N. 92 - Agosto 2015
(CXXIII)
La storia degli US Open - parte IV
Il dominio di Roger Federer
di Francesco Agostini
Con il nuovo millennio si affacciò nel mondo del tennis un giovane svizzero dalle grandissime potenzialità: Roger Federer. Quando Pete Sampras vinse il suo ultimo US Open, nel 2002, fu chiaro che un’era stava per finire e una nuova età era agli inizi.
Nel
periodo
d’
interregno
fra
questi
due
grandi
campioni,
fece
in
tempo
a
inserirsi
un
altro
giovane
americano
dal
servizio
fulminante
e
dall’inseparabile
cappello,
ossia
Andy
Roddick.
Nel
2003
vinse
il
grande
Slam
americano,
sconfiggendo
in
tre
set
il
temibile
spagnolo
Juan
Carlos
Ferrero
con
un
perentorio
6/3,
7/6,
6/3.
Il
futuro
sembrava
schiudersi
davanti
a
Roddick,
tant’è
che
il
famoso
giornalista
italiano
Rino
Tommasi
ebbe
a
dire:“Andy
Roddick
vince
il
suo
primo,
ma
non
certo
l'ultimo
torneo
del
Grande
Slam”.
Invece,
sarà
proprio
l’ultimo.
Non
per
un
errore
di
valutazione,
però:
Tommasi
non
aveva
calcolato
che
l’ascesa
di
Roger
Federer
sarebbe
stata
così
spietata
da
non
lasciare
spazio
a
nessun
altro.
Lo
svizzero
dominò
in
modo
eclatante
dal
2004
al
2007
e
numerosi
avversari
caddero
sotto
i
suoi
incredibili
colpi,
resi
ancora
più
devastanti
da
una
superficie
veloce
come
il
cemento.
L’aspetto
straordinario
di
Federer
allo
Us
Open
è
stata
la
sua
incredibile
varietà
di
colpi
sciorinati
in
questo
torneo,
in
cui
di
solito
si
preferisce
dare
solidità
e
potenza.
Lo
svizzero,
invece,
riuscì
a
dominare
alternando
gioco
da
fondo,
a
rete,
smorzate,
slice
e
pallonetti.
Anche
nel
2009
Federer
arrivò
in
finale
ma
fu
fermato
dall’argentino
Juan
Martín
del
Potro,
tennista
su
cui
ben
pochi
avrebbero
scommesso.
Il
sudamericano
vinse
invece
l’edizione
del
2009
interrompendo
il
dominio
dell’elvetico
e
sembrò
proprio
che
una
nuova
era
potesse
cominciare.
Sfortunatamente
per
del
Potro,
vari
infortuni
al
polso
e
alle
ginocchia
ne
limitarono
l’inarrestabile
ascesa.
Si
può
dire,
comunque,
che
l’argentino
interruppe
per
sempre
una
striscia
positiva
dal
momento
che
oltre
a
lui,
negli
anni,
vinsero
lo
Slam
americano
anche
Novak
Djokovic,
Rafael
Nadal
e
Andy
Murray.
L’ultimo,
in
particolar
modo,
interruppe
una
maledizione
per
i
giocatori
britannici
che
li
vedeva
perdenti
negli
Slam.
Per
quanto
riguarda
le
donne,
allo
Us
Open
due
tenniste
estremamente
diverse
dal
punto
di
vista
tecnico
si
contesero
gran
parte
della
posta
in
gioco:
Kim
Clijsters
da
una
parte
e
Justine
Henin
–
Hardenne
dall’altra.
La
prima
abile
nel
gioco
da
fondo,
potente
e
cattiva,
talmente
crudele
da
annientare
psicologicamente
l’avversario,
l’altra,
la
belga
Henin,
con
un
corpo
gracile
ed
esile,
di
bassa
statura
e
dotata
di
un
elegante
quanto
anacronistico
rovescio
a
una
mano.
Le
due,
campionesse
vere,
vinsero
molte
edizioni
di
questo
torneo:
alla
Clijsters
andarono
quelle
del
2005,
del
2009
e
del
2010
e
alla
Henin
quelle
del
2003
e
del
2007.
A
queste
due
giocatrici
si
affiancarono
le
onnipresenti
sorelle
Williams,
fameliche
di
vittorie
come
sempre.
Dotate
di
un
gioco
aggressivo
e di
un
atteggiamento
in
campo
non
impeccabile
(Serena
soprattutto)
ma,
numeri
alla
mano,
vincente.
Venus,
la
maggiore,
vinse
nel
2000
e
nel
2001,
mentre
Serena
nel
1999,
2002,
2008,
2012,
2013
e
2014.
Fu
davvero
difficile
quindi
per
le
altre
giocatrici
inserirsi
all’interno
di
queste
quattro
campionesse.