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STORIA & SPORT


N. 91 - Luglio 2015 (CXXII)

La storia degli US Open - parte III
Nel segno di Sampras, Agassi e Steffi Graf

di Francesco Agostini

 

Finita l’era dei vari Connors, Lendl e McEnroe, nuove leve si stagliano all’orizzonte più agguerrite che mai. Sono giocatori talentuosi e affamati di vittorie che da lì a qualche anno domineranno il tennis mondiale, lasciando solo le briciole a tutti gli altri. I nomi che spiccano su tutti in campo maschile sono, fortuna loro, entrambi statunitensi: Andre Agassi e Pete Sampras, due talenti estremamente diversi fra loro. Pazzo e irrequieto il primo (almeno all’inizio, prima della totale redenzione) e timido e introverso, quasi ostile, il secondo. Anche sul campo, comunque, i due sono diversi. Agassi è cresciuto alla famigerata scuola di Nick Bollettieri, un duro che ha avuto il merito di sfornare una miriade di talenti e qualche fenomeno assoluto grazie alla cultura del lavoro e alla completa dedizione a esso, e pratica un tennis da fondocampo, aggressivo e tutto giocato sull’anticipo. L’altro, Sampras, è il perfetto erede di giocatori come Edberg o Becker, servizio e volee.

 

Agassi è riuscito a trionfare due volte nel cemento americano, in due fasi estremamente diverse della carriera. La prima affermazione l’ebbe nel 1994, in quella che potremmo definire l’era “pre - redenzione”, quella dove il vecchio Agassi, Il “kid” arrogante e strafottente di Las Vegas, sconfisse il talentuoso tedesco Michael Stich. La seconda, invece, arrivò quasi a fine carriera, nel 1999, quando oramai Andre è un castigatissimo tennista tutto lavoro e famiglia, che veste di bianco e che si è rasato tutti i capelli a zero. L’ ultima vittoria allo Us Open giunse contro il bravo e sfortunato Todd Martin dopo un’epica battaglia terminata solamente al quinto set.

 

L’altro statunitense, Pete Sampras, ha invece vinto più e più volte questo Slam: nel 1990, 1993, 1995, 1996 e 2002. La prima affermazione ci fu a soli diciannove anni proprio contro l’amico – rivale Andre Agassi, facendo di “Pistol Pete” il più giovane tennista ad aggiudicarsi questo importante Slam. Da lì in poi, la strada sarà tutta in discesa: il cemento, infatti, ben si adattava alle caratteristiche di Sampras che basava il proprio gioco su scambi brevi e fulminei, negando ogni possibile replica all’avversario di turno.

 

Anche in campo femminile, comunque, la storia fu più o meno la stessa. Anzi, forse anche peggio, dato che la figura dominante di quegli anni fu prevalentemente una, ossia quella di Steffi Graf, la tedesca dalla mente d’acciaio. Dotata di un dritto potentissimo e di un velenoso rovescio slice, riuscì ad aggiudicarsi ben cinque edizioni dello Us Open: nel 1988, 1989, 1993, 1995 e 1996. Con un ruolino di marcia del genere, è chiaro che per le avversarie ci fu pochissimo spazio; quasi nessuna, infatti, era all’altezza della sua incredibile classe e versatilità. Nonostante ciò, nel 1994 l’eterna rivale su terra rossa, la spagnola Arantxa Sánchez Vicario, riuscì a trionfare nel trofeo statunitense.

 

 Forse, però, più della spagnola fu Monica Seles a infastidire la tedesca anche sul cemento americano. Vinse facilmente, infatti, le edizioni del 1991 e del 1992, prima del famoso episodio dell’accoltellamento subìto che le cambiò irrimediabilmente la vita. In negativo, purtroppo. A questo punto è lecito chiedersi quanti Us Open avrebbe potuto vincere Monica Seles, senza che quell’episodio le intralciasse il cammino. Non lo sapremo mai e forse è meglio così: nello sport, come nella vita, a volte è meglio non essere a conoscenza di molte cose ma saperne solo il necessario.



 

 

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