N. 89 - Maggio 2015
(CXX)
La storia degli US Open - parte I
La genesi del tennis in terra d’America
di Francesco Agostini
La
stagione
tennistica
è
ricca
d’impegni
e di
trasferte,
con
tantissimi
tornei
a
disposizione
e
montepremi
milionari
in
palio.
Per
capire
la
portata
di
questa
manifestazione,
basti
pensare
che
esse
esistono
in
ogni
parte
del
globo.
Verso
fine
agosto
e
agli
inizi
di
settembre
ha
luogo
l’ultimo
grande
Slam
della
stagione:
lo
US
Open,
una
vera
e
propria
festa
del
tennis.
Questo
grande
evento
ha
luogo
a
Flushing
Meadows,
una
zona
di
New
York
dove
si
estende
un
grande
parco
che
ha
cambiato
il
nome
della
zona
in
Flushing
Meadows
Park
o
Flushing
Meadows
–
Corona
Park.
A
tutt’oggi
lo
Us
Open
è
universalmente
conosciuto
come
uno
dei
più
prestigiosi
tornei
del
mondo,
famoso
soprattutto
per
la
superficie
in
cui
i
tennisti
giocano,
ossia
il
cemento.
Qui,
la
palla
corre
a
una
velocità
folle
e se
non
si
hanno
riflessi
pronti
e
un’eccellente
reattività,
risulta
davvero
difficile
giocare.
Eppure
non
tutti
sanno
che
per
gran
parte
della
sua
storia
lo
US
Open
non
si è
giocato
sul
cemento,
bensì
sull’erba,
quell’erba
che
sa
tanto
di
verdi
campi
inglesi
e di
Wimbledon.
Solo
dal
1978
negli
Stati
Uniti
si è
cominciato
a
giocare
sul
cemento
e,
se
pensiamo
che
la
prima
edizione
è
datata
addirittura1881,
allora
capiamo
bene
che
per
gran
parte
della
sua
storia
l’erba
ha
vissuto
da
protagonista
in
terra
d’America.
La
struttura
degli
Us
Open
è a
dir
poco
imponente,
com’è
tipico
dello
stile
americano.
Lo
stadio
principale
oggi
è l’Artur
Ashe
Stadium,
una
vera
e
propria
meraviglia
dell’architettura
moderna,
capace
addirittura
di
contenere
ben
22.547
posti,
un
record
assoluto
nel
mondo
del
tennis.
Il
secondo
campo
per
importanza,
invece,
è il
Louis
Armstrong
Stadium,
dalla
capienza
ragguardevole
(10.103
posti)
ma
pur
sempre
di
molto
inferiore
rispetto
al
campo
principale.
Curiosamente,
la
struttura
è
intitolata
alla
memoria
del
famoso
musicista
per
un
fatto
singolare
che
non
ha
nulla
a
che
vedere
col
tennis:
semplicemente,
il
jazzista
abitava
nel
quartiere
dove
oggi
sorge
lo
stadio.
Per
quanto
riguarda
il
tennis
giocato,
le
prime
edizioni
furono
dominate
da
un
giovane
studente
chiamato
Rich
Dudley
Sears
che
conquistò
lo
Us
Open
per
otto
volte
di
fila.
Ancora
oggi
questo
di
Sears
è un
vero
e
proprio
record
imbattuto,
anche
se è
doveroso
specificare
che
all’epoca,
il
vincitore
del
torneo
l’anno
seguente
si
ritrovava
direttamente
in
finale,
senza
dover
disputare
nessun
precedente
incontro
in
tabellone.
Gli
anni
a
seguire
(siamo
nel
decennio
dei
’20)
furono
dominati
da
Bill
Tilden,
uno
dei
primissimi
sportivi
apertamente
omosessuali
a
fare
la
comparsa
nel
mondo
americano
conservatore
dell’epoca.
Dopo
Sears
e
Tilden
in
campo
maschile
fino
alla
metà
degli
anni
settanta
non
vi
furono
veri
e
propri
dominatori,
ma
solo
una
lunga
serie
di
grandi
nomi:
Fred
Perry,
Ken
Rosewall,
Manuel
Santana
e
Roy
Emerson,
tanto
per
citarne
alcuni.
In
campo
femminile,
invece,
il
primo
torneo
si
svolse
nel
1887
e a
vincere
fu
Ellen
Hansell.
In
questi
anni
travagliati
e di
rinnovamento
fecero
la
comparsa
anche
donne
vicine
alla
politica
come
Ellen
Roosvelt,
la
cugina
di
Franklin
Delano,
il
coraggioso
presidente
che
con
il
“New
Deal”
riuscì
a
tirar
fuori
gli
Stati
Uniti
da
una
violenta
recessione
economica.
Come
dominatrice
assoluta,
il
torneo
statunitense
ha
comunque
un
nome
solo,
quello
di
Anna
Margareth
“Molla”
Bjurstedt
Mallory
che
si
aggiudicò
ben
otto
edizioni.