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[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 156 / DICEMBRE 2020 (CLXXXVII)


contemporanea

SULLURANIO USATO NELLA BOMBA DI HIROSHIMA

UNA STORIA IRRISOLTA

di Francesco Cappellani

 

Un recente articolo ha riportato la notizia che almeno una parte dell’Uranio usato per la costruzione della bomba atomica “Little Boy” sganciata il 6 agosto 1945 su Hiroshima, fosse di provenienza nazista.

 

Sembra infatti che nel maggio del 1945, quando oramai la Germania, ridotta a un cumulo di macerie e sul punto di soccombere a ovest agli anglo-americani e a est ai russi di Stalin, il generale Hans Kammler, un ufficiale rimasto sempre in ombra malgrado un fine carriera folgorante, a cui era affidata la gestione delle armi segrete di Hitler, si sia consegnato agli americani portando con sé una valigia con circa 70 kg di Uranio.

 

Kammler era un ingegnere civile appartenente alle SS che si era distinto nella progettazione, costruzione e ampiamento dei campi di concentramento e in particolare delle camere a gas e degli impianti di cremazione di Auschwitz-Birkenau. Era un uomo dotato di grande attivismo, efficienza e instancabile capacità lavorativa. Queste sue qualità convinsero Himmler, nel 1944, a proporlo a Hitler come direttore del progetto delle V2 e, dal 31 gennaio 1945, dei programmi relativi ai missili in generale e infine, nel marzo 1945, anche come responsabile della realizzazione degli aerei a reazione Messerschmitt Me 262, mettendo in ombra lo stesso Göring che fino ad allora, godeva di poteri assoluti sull’aviazione.

 

Il primo Marzo 1945 verrà nominato Obergruppenführer und General der Waffen-SS, divenendo il numero tre nella gerarchia del partito nazista dopo il Führer e Himmler. Verso la fine della guerra Kammler era responsabile di progetti che coinvolgevano circa 4 milioni di persone. L’uso di prigionieri di guerra come schiavi e la loro eliminazione quando non erano più necessari perché stremati o ammalati, lo marchiò da parte degli alleati come uno dei peggiori criminali nazisti. Stranamente però, nella prima parte del processo di Norimberga che si svolse dal Novembre 1945 all’Ottobre 1946, il nome di Kammler non è menzionato nelle 35.000 pagine del processo se non per qualche incarico di secondario interesse, e così pure nel prosieguo del processo esteso ai criminali di minore importanza terminato nel 1948.

 

Secondo l’articolo, nei primissimi giorni di Maggio 1945, Kammler sarebbe entrato in contatto in Austria con l’americano Don Richardson, agente speciale della OSS (Office of Strategic Services) inviato in Germania con i suoi colleghi per catturare gli scienziati tedeschi, in primis Wernher von Braun, attivi nella progettazione e la realizzazione delle famose Verwaltungswaffen (letteralmente “armi di rappresaglia”, e cioè le V1 e le V2).

 

Richardson avrebbe portato Kammler in America dove fu sottoposto a stringenti interrogatori e dove sarebbe morto in carcere, forse suicidandosi per impiccagione, nel 1947. Richardson, prossimo alla morte avvenuta nel 1996, avrebbe confidato ai figli questi avvenimenti finora rimasti ignoti o secretati per mezzo secolo.

 

Il figlio Richardson jr, medico, rivela che Kammler aveva con sé circa 70 kg di Uranio “che probabilmente proveniva dalle gallerie sotterranee del lager di Gusen, il complesso denominato Bergkristall, in Austria”. Gusen era il maggiore dei campi periferici di Mathausen dove erano stati scavati decine di chilometri di tunnel sotterranei per proteggere dai martellanti bombardamenti americani, la costruzione di caccia a reazione e la progettazione di nuove armi forse anche nucleari, come la fabbricazione della bomba atomica su un ordine di Hitler della fine del 1944.

 

Al di fuori delle dichiarazioni dei figli di Richardson, non esistono prove certe e definitive sul “caso Kammler”; il giornalista austriaco Frank Döbert, in un recente scritto, afferma che “Testimonianze affiorate nel 2006 indicano che Don Richardson sarebbe partito a bordo di un B-29 con poco più di 60 kg di Uranio alla volta degli USA, atterrando alla base dell’US-Air Force a Wendover. Qui erano già in corso i preparativi per il lancio dell’atomica sul Giappone”.

 

Kammler aveva incontrato Hitler per l’ultima volta il 3 Aprile 1945, ma il 13 Aprile aveva rivelato ad Albert Speer, ministro per gli armamenti del Reich, visto che la guerra era oramai irrimediabilmente perduta, di volersi consegnare agli americani offrendo tutte le sue conoscenze sulla “Wunderwaffe” (l’arma dei miracoli) che Hitler vagheggiava potesse all’ultimo momento volgere la guerra a suo favore.

 

Sulla fine di Hans Kammler esistono altre versioni: la vedova dichiarò di avere avuto notizia dall’autista di suo marito, che Kammler era morto circa il 9 o 10 Maggio del 1945 per avvelenamento da cianuro a Praga. Bernd Ruland in un suo libro del 1969, sostiene che Kammler era arrivato a Praga il 4 Maggio 1945 dove, insieme a un reparto di SS aveva difeso un bunker dall’attacco di partigiani cechi. Nel corso del combattimento, il suo aiutante di campo lo avrebbe ucciso per evitare che venisse catturato dai nemici.

 

Questa versione contrasta con quanto pubblicato nel 2014 anche su Repubblica, che parla di un documento del CIC (Counter Intelligence Corps), desecretato dagli USA nel 1978, dove si afferma che “poco dopo l’occupazione, Hans Kammler apparve agli uomini del CIC a Gmunden e fece una dichiarazione dettagliata sulle operazioni e le attività della Baustelle Ebensee”.

 

Baustelle Ebensee era il nome che definiva lo sterminato complesso di tunnel e laboratori sotterranei che comprendeva i campi di Mathausen, Gusen ed Ebensee. In effetti il documentarista austriaco Andreas Sulzer, che studia da anni i “segreti nucleari” del campo di concentramento di Gusen, ha scoperto copie autografe e cianografie di progetti di Kammler in America, tra le carte del lascito di Samuel Goudsmit, direttore scientifico della missione Alsos creata nel settembre del 1943 per intercettare i piani e le risorse nucleari naziste nonché gli scienziati attivi in quelle ricerche (tra cui i premi Nobel Otto Hahn e Werner Heisemberg), il che confermerebbe, secondo Sulzer, che Kammler era in mano agli americani.

 

Ma perché era così importante la valigia di Kammler con circa 70 kg di Uranio?

 

Qui occorre fare un passo indietro. Alla fine del 1938, a Berlino-Dahlem nel Kaiser Wilhelm Institut für Chemie, Otto Hahn e il suo giovane collega Fritz Strassmann, nel ripetere alcuni esperimenti compiuti da Enrico Fermi a Roma nel 1934 bombardando con neutroni vari elementi tra cui l’Uranio al fine di generare elementi transuranici, si accorsero che alcuni atomi di Uranio si spaccavano praticamente a metà formando due atomi di elementi più leggeri come Bario e Kripton, rilasciando una notevolissima quantità di energia.

 

Si rivolsero allora alla collega Lise Meitner, nel frattempo fuggita in Svezia perché ebrea e già ricercata dai nazisti; la Meitner dopo un’attenta analisi fisico-matematica, capì che l’esperimento aveva provocato la “fissione” dell’atomo di Uranio in due parti quasi eguali, ma soprattutto che la fissione aveva liberato una grandissima quantità di energia nucleare dovuta alla conversione di parte della massa dell’atomo di Uranio in energia secondo la famosa formula di Einstein E = mc². Inoltre nel processo venivano liberati dei neutroni in grado di fissionare altri atomi di Uranio generando così una reazione a catena con una produzione di energia enorme in un tempo brevissimo.

 

Se questi neutroni, molto energetici, venivano poi rallentati mediante l’uso di “moderatori” come la grafite e l’acqua pesante, l’efficienza del processo aumentava decisamente. La notizia si propagò rapidamente anche negli USA dove l’esperimento di Otto Hahn fu subito ripetuto e confermato. Un problema che subito si presentò fu quello del reperimento di notevoli quantità di uranio in quanto in natura questo elemento si presenta per il 99,3% come Uranio 238, cioè Uranio costituito da atomi il cui nucleo è composto da 92 protoni e 146 neutroni, e per circa lo 0,7% dall’isotopo (forma dello stesso elemento ma con massa differente) Uranio 235, cioè con tre neutroni in meno, che è il materiale fissile. Occorre quindi separare il poco Uranio 235 dalla grande massa di Uranio 238, cioè “arricchire” l’Uranio naturale fino a portare la concentrazione del suo isotopo 235 a percentuali dell’ordine del 5% per poterlo usare come combustibile per reattori nucleari e, a percentuali molto maggiori, fino al 90%, per la fabbricazione di ordigni nucleari.

 

Già nel febbraio del 1942 il premio Nobel Werner Heisenberg, impegnato nel progetto “Uranverein”, aveva parlato in una conferenza pubblica della possibilità di realizzare armi nucleari di inimmaginabile potenza, milioni di volte maggiore degli esplosivi convenzionali, basate sulla fissione dell’Uranio 235. In una successiva conferenza, accennando al grande interesse degli USA per le armi nucleari, aveva predetto che, se la guerra fosse durata un tempo sufficiente, la realizzazione tecnica di tali armi avrebbe deciso le sorti del conflitto. Heisenberg non si interessò alle armi nucleari per ragioni morali, dichiarando in diverse occasioni, dopo la guerra, che aveva cercato di prevenire ogni ricerca sulla fabbricazione della bomba, specificando che “Dr. Hahn, Dr. Von Laue ed io, avevamo falsificato i calcoli matematici per evitare lo sviluppo della bomba atomica tedesca”.

 

Quindi, al contrario degli americani, i tedeschi non si concentrarono subito sulle ricerche nucleari anche di tipo pacifico come la costruzione di pile atomiche, forse perché speravano nella rapida conclusione vittoriosa della guerra che il successo iniziale della “blitzkrieg” (guerra-lampo) lasciava presagire; soltanto nell’estate del 1944 Heinrich Himmler ordinò di sviluppare armi nucleari.

 

Sembra però, anche se prove inconfutabili non esistono, che gli scienziati tedeschi fossero riusciti a costruire un reattore nucleare di bassa potenza e anche, come appare da alcuni dossier del servizio segreto militare sovietico del marzo 1945, che avessero compiuti due test atomici in Turingia: “I tedeschi hanno provocato due grandi esplosioni (…) i prigionieri di guerra che si trovavano dentro il perimetro dell’esplosione sono morti e di loro non pare rimasta alcuna traccia. Inoltre è stato riscontrato un forte effetto radioattivo”.

 

Nella primavera del 1945 gli americani della missione Alsos avevano trovato e raccolto alcuni elementi riconducibili al progetto “Uranverein”, tra cui un prototipo di reattore nucleare a Haigerloch, acqua pesante e blocchetti di Uranio a Tailfingen. Inoltre sapevano che a Oranienburg, con l’aiuto della competenze in materia della industria chimica Degussa, era stato realizzato un impianto per la produzione di ossido di Uranio di elevata purezza che doveva servire per gli esperimenti connessi alla realizzazione di una pila atomica (Uranmachine).

 

A fine conflitto quella zona sarebbe passata ai russi, per cui il generale Leslie Groves, comandante del progetto Manhattan, diede ordine al generale Marshall di radere immediatamente al suolo l’impianto in modo da evitare che quelle tecnologie molto progredite, fossero acquisite dall’armata rossa. Il bombardamento e la conseguente completa distruzione dell’attività ebbe luogo il 15 Marzo 1945.

 

Un recente studio condotto dall’Institute for Transuranium Elements dell’Unione Europea a Karlsruhe su campioni di Uranio trovati dagli Alleati nel 1945 durante la ricerca dei progetti nucleari nazisti, ha dimostrato, mediante un’accurata analisi fisico-chimica dei campioni, che gli isotopi dell’Uranio si trovano nel rapporto naturale e quindi non vi erano stati processi di arricchimento. L’articolo si conclude con l’affermazione che “the experimental results support historical reports that the German experiments did not result in a self-sustaining nuclear chain reaction”, cioè non vi sono prove che i tedeschi fossero arrivati a realizzare processi di fissione controllata in grado di autosostenersi.

 

C’è però da considerare che molte installazioni che potevano ricollegarsi a tentativi di costruire impianti per lo studio e lo sfruttamento della fissione controllata sia come tecnica per generare energia che per usi bellici, furono distrutti nel corso degli ultimi violenti mesi di guerra anche dagli stessi tedeschi, se si pensa che Hitler sembra pensasse addirittura di eliminare i suoi migliori scienziati pur di non consegnarli al “nemico”.

 

La Germania comunque negli ultimi anni del conflitto mondiale non era più in grado di sostenere l’immenso sforzo tecnico ed economico che invece gli americani avevano messo in opera per l’arricchimento dell’Uranio nel centro di ricerca appositamente creato a Oak Ridge, nel Tennessee, dove tre giganteschi impianti che usavano sistemi diversi per la separazione dell’Uranio fissile lavoravano senza interruzione giorno e notte. Gli americani si erano approvvigionati di Uranio facendo riaprire in Canada una miniera di Radio della Eldorado Gold Mining Company.

 

Le rocce contenenti Uranio, in genere pechblenda, venivano poi lavorate per fornire agli Usa un materiale sufficientemente puro da destinare al progetto Manhattan per la realizzazione della bomba atomica. Inoltre Uranio di ottima qualità proveniva dalla miniera di Shinkolobwe nel Katanga, che inizialmente era stato esportato in Belgio per l’estrazione del Radio. Edgar Sengier, allora direttore dell’Union Minière du Haut Katanga, anticipando l’invasione nazista del Belgio, aveva trasferito 1.200 tonnellate di rocce uranifere in un deposito di olii vegetali a Staten Island, New York, per venderle agli americani che però in quel periodo, siamo nel 1939, erano più interessati al cobalto.

 

Ma nel settembre del 1942, Sengier ricevette la visita del colonnello Ken Nichols, amministratore del Manhattan Project, che acquistò il materiale stoccato a Staten Island, unitamente ad altre 3.000 tonnellate di rocce depositate accanto alla miniera. Il materiale scavato a Shinkolobwe era eccezionalmente puro, conteneva infatti circa il 65% di ossido di uranio mentre rocce di altre provenienze arrivavano a qualche percento. Nichols scrisse che senza il minerale proveniente dal Katanga “non avremmo avuto la quantità di uranio necessaria per giustificare la costruzione degli immensi impianti di separazione” che permisero di fornire circa 2/3 dell’Uranio fissile per la bomba atomica.

 

Malgrado il grandioso sforzo ingegneristico e tecnico realizzato a Oak Ridge, la produzione di Uranio 235 era scarsa e molto lenta, e alla fine del 1944 si cominciò a dubitare di potere raggiungere il quantitativo necessario (circa 64 kg) per realizzare la bomba atomica a base di Uranio, mentre, in parallelo, si andava sviluppando il progetto per la bomba al Plutonio 239. Questo materiale fissile veniva prodotto dall’isotopo Uranio 238 mediante una reazione nucleare di “fertilizzazione”, cioè trasformando un nuclide come l’Uranio 238 “fertile”, cioè non fissile, in uno fissile, appunto il Plutonio 239, mediante l’assorbimento, in un reattore nucleare, di un neutrone.

 

In effetti l’esperimento di prova della prima bomba atomica compiuto ad Alamogordo nel deserto del Nuovo Messico era una bomba al Plutonio 239. Anche la bomba lanciata il 9 Agosto 1945 su Nagasaki era caricata con 6,2 kg di Plutonio 239 puro al 90% che forniva una potenza di 20 kilotons di TNT (20.000 tonnellate di tritolo). Questo perché le difficoltà tecniche per la separazione del Plutonio 239 con semplici metodi chimici erano decisamente minori di quelle ben più complesse per l’arricchimento mediante separazione isotopica dell’Uranio 235, per cui, dopo la bomba su Hiroshima, l’uso dell’Uranio per le bombe atomiche fu abbandonato.

 

Secondo quanto riportato dallo storico Ian Greenhalgh, al primo maggio 1945 erano disponibili soltanto 15 kg di Uranio arricchito, tuttavia, dopo solo tre mesi, i 64 kg di materiale fissile arricchito per la bomba a Uranio erano pronti malgrado, stando ai ritmi di produzione di Oak Ridge, questa quantità sarebbe stata raggiunta solo alla fine del 1946.

 

Per Greenhalgh la spiegazione va cercata nell’imprevedibile ritrovamento di Uranio proveniente dalla cattura il 14 Maggio 1945 di un U-boat tedesco a lunga percorrenza che aveva il compito di fornire tecnologie militari avanzate e ossido di Uranio o Uranio arricchito al Giappone. Infatti gli scienziati nipponici, come appare da recenti ricerche, conoscevano la fisica e la tecnologia per costruire la bomba atomica ma mancavano della materia prima, l’Uranio, e contavano di riceverlo dalla Germania oramai in procinto di capitolare. Ma il comandante del sottomarino, dopo avere ricevuto dall’ammiraglio Karl Dönitz, divenuto capo del Reich dopo la morte di Hitler, l’ordine di tornare in superficie e di arrendersi data la resa incondizionata della Germania l’8 Maggio 1945, aveva abbandonato la rotta verso il Giappone e consegnato l’U-Boat alla marina americana che l’aveva scortato alla base navale di Portsmouth.

 

Un documento della US Intelligence del 19 Maggio elenca il materiale contenuto nel sottomarino: armi, medicine, strumenti vari, mercurio, caffeina, acciaio etc., ma anche alcuni contenitori protetti da uno strato di oro con la scritta U-235 e contenenti 540 kg di Uranio. Questo Uranio scomparve; si pensa che sia stato trasferito all’impianto di Oak Ridge nel quadro del progetto Manhattan.

 

«Tuttavia 540 kg di ossido d’Uranio avrebbero fornito all’incirca 7,7 kg di Uranio 235 dopo i processi di arricchimento; cioè circa il 5% della quantità richiesta per Little Boy, la bomba a fissione di Uranio. Inoltre l’ossido di Uranio non è così radioattivo da richiedere una spedizione in contenitori rivestiti d’oro, solo l’Uranio arricchito richiede questi schermaggi. Quindi si può sicuramente concludere che l’Uranio trovato nel sommergibile era arricchito e pronto per essere impiegato come materiale fissile per la bomba Little Boy».

 

La conclusione appare discutibile, probabilmente l’Uranio era solo parzialmente arricchito, anche se sembra che gli scienziati tedeschi avessero sviluppato un processo di arricchimento più efficiente di quelli in funzione a Oak Ridge e quindi il materiale poteva contenere un’importante quantità di Uranio 235. Non esistono conferme ufficiali su questo punto. Analogamente non si hanno certezze sulla famosa valigia, con circa 70 kg di Uranio arricchito, che il generale Hans Kammler avrebbe consegnato agli americani in cambio della sua incolumità.

 

Kammler non era uno scienziato, ma soltanto un solerte “general manager”, un amministratore, per cui le sue conoscenze tecniche erano di scarso interesse per gli americani, e quindi, ammesso che le cose siano andate realmente così, la valigia era l’unico dono prezioso e forse indispensabile per raggiungere la quantità di Uranio necessaria per il funzionamento di Little Boy, che il generale delle SS poteva offrire agli alleati.

 

Dalla sterminata letteratura a disposizione, malgrado esistano ancora parecchi aspetti non chiariti forse perché tuttora secretati o perché alcune prove e testimonianze sono state perse o distrutte, sembra che sicuramente una parte dell’Uranio usato per la bomba di Hiroshima provenisse dalla Germania sconfitta.

 

Nel suo libro sulla storia della “German bomb”, Thomas Powers scrive che Pash e Goudsmit nel corso della missione Alsos catturarono parecchie tonnellate di Uranio “che fu spedito in Inghilterra e quindi negli Stati Uniti, trasformato in esafluoruro di Uranio per procedere alla separazione isotopica ad Oak Ridge e finalmente, sotto forma di Uranio 235 usato per distruggere Hiroshima”.

 

C’è da aggiungere un curioso e paradossale commento attribuito a Robert Oppenheimer, direttore scientifico del Progetto Manhattan, che avrebbe detto che la bomba lanciata su Hiroshima era fatta in Germania.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

Berndt Ruland, Wernher von Braun: Mein Leben für die Raumfahrt, Burda, 1969.

Roberto Brunelli: “La fuga segreta del custode dell’atomica nazista”. La Repubblica, 25/04/2014.

Rose Paul Lawrence, Heisenberg and the Nazi Atomic Bomb Project: A Study in German Culture, University of California Press, 1998.

Klaus Mayer et al., Uranium from German Nuclear Power Projects of the 1940s. A Nuclear Forensic Investigation, Angewandte Chemie, Vol. 54, Issue 45, November 2, 2015.

Thomas Powers, Heisenberg’s War: The Secret History of the German Bomb, Da Capo Press, August 11, 2000. 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]