[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 207 / MARZO 2025 (CCXXXVIII)


moderna

Zwingli il riformatore e la Zweiter Kappelerkrieg
GUERRA TRA CANTONI

di Matteo Buzzurro


L’avvento della Riforma di Martin Lutero fu come un fiume in piena all’interno della cristianità; la consapevolezza di un declino papale, che dalla cattività avignonese alla depravazione del sacro collegio divenne sempre più evidente, scoperchiò un vaso di Pandora divenuto ormai assai fragile e devastato. Uno dei paesi che accolse la riforma con ambiguità e inflessibilità fu la Svizzera. Nel paese elvetico la riforma protestante si allargò a macchia d’olio, partendo da Zurigo con la diffusione che fece Huldrych Zwingli (1484-1531). Fu ambigua l'interpretazione che Zwingli diede della Riforma di Martin Lutero: pur condividendone l'opposizione alla Chiesa romana e la giustificazione per sola fede, rifiutava nettamente invece la dottrina eucaristica e battesimale. Zwingli, infatti, non reputava l’eucarestia un sacramento bensì un puro e semplice rito di ricordo dell’ultima cena, in quell'ostia per il religioso non c'era la presenza reale di Cristo ma il ricordo. Anche l'abluzione battesimale per Zwingli non poteva essere un sacramento relegando l’atto ad un mero rito di iniziazione.

 

La caratteristica più rilevante della posizione zwingliana fu l'integralismo patriottico della nuova religione che introdusse in Svizzera; memore dell'esperienza militare che come cappellano lo aveva visto protagonista nelle guerre mercenarie, fu da subito convinto che l’invio delle truppe mercenarie fosse causa di un inutile spargimento di sangue e infatti una delle prime richieste integraliste fu proprio quella di interrompere l'invio di mercenari al soldo delle potenze straniere ivi compresa quella che dal 1506 era diventata la guardia personale del romano pontefice. Zwingli sostenne che "il patriottismo elvetico lo spinge a condannare tale lucroso commercio di uomini: deve salvaguardare la spiritualità e la moralità della sua amata Confederazione, profondamente convinto che […] la pace tra i popoli può nascere solo da una fede comune in Gesù Cristo".

Nel 1522 Zwingli, abbracciando la protesta, abbandonò l'abito talare e si mise a servire come cittadino riformatore Zurigo, che gli diede il compito di plasmare la chiesa locale secondo i modelli che cinque anni prima aveva impostato Martin Lutero nelle novantacinque tesi di Wittenberg portandolo alla scomunica papale del 1521 con la Decet Romanum Pontificem di papa Leone X. Zwingli mal digerì però questo accostamento e più di una volta tenne a precisare con parole ficcanti la paternità della rivolta religiosa: “Nel 1516, prima che si sentisse parlare di Lutero dalle nostre parti, incominciai a predicare l’Evangelo di Cristo e non salivo mai sul pulpito senza cercare di spiegare, in base alla sola Scrittura, le parole del Vangelo che si leggevano nella messa del giorno" abbracciando in tal maniera un'umiltà che non solo lo portò al di sopra dei cattolici ma anche di Lutero.

 

La prima disposizione teologica di Zwingli fu, dunque, il divieto dei riti cattolici e la secolarizzazione dei beni ecclesiastici, con le forme del culto profondamente rinnovate, vietando in primis le immagini religiose e poi sopprimendo la messa liturgica. La riforma zwingliana ebbe da subito talmente tanto successo, sul piano politico, che acquisì senza remore e problemi l’adesione anche di Berna, tuttavia i cantoni cattolici come quelli di Lucerna, Uri, Zug, Schwyz e Unterwalden si ribellarono a queste imposizioni autoritarie e fondamentaliste che Zwingli volle imporre; rinunciare ai redditizi arruolamenti dei mercenari, secondo l'antica massima pecunia non olet, fu recepito dai cinque cantoni ribelli come una perdita redditizia che avrebbe messo in ginocchio l’economia elvetica.

 

La tensione elvetica, si acuì con la morte sul rogo del pastore riformatore Jakob Kaiser a Svitto, portò dunque allo scoppio di una guerra civile chiamata Zweiter Kappelerkrieg, dal luogo Kappel am Albis dove si combatté la guerra; dopo una prima fase contraddistinta da un equilibrio latente che portò nel 1529 ad un trattato di pace, la guerra riprese vigore dall’inconciliabilità delle richieste fatte dalle due parti. La pace fu una mera ed effimera illusione, appesantita dai blocchi commerciali che i protestanti portarono, mettendo alla fame i cantoni cattolici i quali furono costretti, nel 1531, a riprendere le ostilità e, questa volta, di imporre loro l'attacco. l’11 ottobre 1531 le truppe marciarono verso la frontiera di Zugo, dove gli eserciti zurighesi furono sconfitti.

 

Tra i caduti vi fu anche Zwingli, che aveva accompagnato le truppe come cappellano militare; ritrovato il corpo, venne bruciato come eretico compiendo quello che papa Leone X scrisse nella scomunica: “Si quis autem hoc attentare praesumpserit, indignationem Omnipotentis Dei, ac beatorum Petri et Pauli Apostolorum eius,se noverit incursurum” (Se qualcuno osa tentare una cosa del genere, sappia che incorrerà nella collera di Dio onnipotente e dei beati apostoli Pietro e Paolo). La morte di Zwingli segnò praticamente la fine della Zweiter Kappelerkrieg.

 

A seguire, alcuni focolai continuarono a bruciare come a Menzinger dove le truppe dei cinque cantoni furono sconfitte ma in sostanza la guerra terminò in una carneficina generalizzata che portò ad una divisione che lasciando ferite indelebili nella fede cristiana in Svizzera.

 

 

Riferimenti Bibliografici:

 

Ago R., Vidotto V., Storia moderna. Roma-Bari: Laterza, 2010.

Hay D., La Chiesa nell’Italia rinascimentale. Roma-Bari: Laterza, 1979.

Leone X, Bolla di comunica Decet Romanum Pontificem (3 gennaio 1521) in ASV, Reg. Vat., 1160, f. 305r.

Meyer H., Guerre di Kappel in Dizionario Storico Svizzero. DSS, 2009.

Ronchi S., Huldrych Zwingli, Il riformatore di Zurigo. Torino: Claudiana, 2022.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]