Da qualche anno a questa parte, si parla sempre più
spesso dell’ingresso della Turchia nell’Unione
Europea. Il paese, nonostante le sue strutture
democratiche formali, ha politiche interne ed estere
dettate da un consiglio nazionale di sicurezza
composto per lo più da militari (che non sono molto
entusiasti del possibile ingresso in UE).
Il Governo ha infatti ratificato tutti i trattati
riguardanti l’Unione Europea, ma i risultati
effettivi sul campo, sono decisamente negativi.
Inoltre la Turchia, che ha mosso i suoi primi passi
verso l’Unione Europea nel 1987. Nel 2004 i
negoziati hanno avuto il via libera dal Consiglio
Europeo.
Per poter fregiarsi di membro dell’UE, la Turchia
deve sottostare alle seguenti tre linee guida,
definite nel Consiglio Europeo di Copenaghen nel
1993. I criteri scelti furono i seguenti:
Criterio politico, ovvero la stabilità delle
istituzioni, la presenza di una democrazia stabile,
il rispetto della legge, dei diritti umani e il
rispetto e la protezione delle minoranze. In seguito
all'entrata in vigore del trattato di Amsterdam nel
maggio 1999, questi requisiti sono stati inseriti
come principi costituzionali nel trattato
sull'Unione europea e riaffermati nella carta dei
diritti fondamentali dell'Unione europea, approvata
dal Consiglio europeo di Nizza nel dicembre 2000;
Criterio economico, ovvero l’esistenza di
un’economia di mercato funzionante, la capacità di
affrontare le pressioni competitive e le forze di
mercato all’interno dello spazio dell’Unione
Europea. Tali criteri sono in linea con i principi
delle politiche economiche inseriti nel trattato CE
dal trattato di Maastricht, entrato in vigore il 1°
novembre 1993;
Criterio dell’Acquis Communautaire, ovvero la
capacitò di assumere gli obblighi derivanti
dall’appartenenza all’Unione, inclusa l’aderenza
agli obiettivi politici, economici e sociali. In
effetti, si tratta di applicare correttamente la
legislazione dell'Unione. I successivi Consigli
europei, in particolare quello di Madrid del 1995,
hanno ribadito non solo l'importanza di inserire l'acquis
nella legislazione nazionale ma anche di garantirne
la corretta applicazione attraverso strutture
amministrative e giudiziarie adeguate.
Va chiarito come tutti e tre criteri di
condizionalità siano legati in maniera intrinseca,
essendo evidente come elementi dei criteri legali
siano riconducibili ad aspetti economici e politici,
e come l’analisi della condizionalità economica
riveli profonde implicazioni politiche.
Le condizioni che garantiscono una democrazia sono
quindi la stabilità e il rispetto della legge, che
può essere garantita soltanto dalla presenza della
divisione dei poteri e della pluralità a tutti i
livelli dello stato, dalla trasparenza e dalla
responsabilità di tutti gli organi di governo
(intendendo come responsabilità il fatto di dover
rispondere delle proprie azioni ai governati), dal
funzionamento e dall’indipendenza degli organi di
controllo, e dalla presenza di una burocrazia
efficiente, trasparente e responsabile.
Per quanto riguarda la sostanza della democrazia, il
rispetto dei diritti civili e politici, la lotta
alla discriminazione, la garanzia dei diritti
economici, sociali e culturali e il rispetto e la
protezione delle minoranze all’interno della
società, rappresentano i contenuti senza dei quali
ogni struttura democratica rimane esclusivamente un
contenitore vuoto.
In linea più generale, il rispetto della
condizionalità politica rappresenta il mezzo
attraverso il quale l’Unione Europea corregge, nel
più ampio contesto dell’obiettivo di coesione tra i
paesi membri, il significato stesso di coesione
economica, spostandolo da una definizione neutra ad
una impregnata sul principio di equità e di pari
opportunità per tutti i cittadini dell’Unione, a
prescindere dal paese di provenienza.
Conclusioni
Negli ultimi anni il governo turco ha introdotto
riforme giuridiche e di altra natura, allo scopo di
adeguare la sua legislazione agli standard
internazionali. Tuttavia, la messa in atto di tali
riforme è stata frammentaria e nel diritto sono
rimaste ampie restrizioni all’esercizio di diritti
fondamentali. Nonostante positive modifiche alle
norme sulla detenzione, non sono cessati casi di
tortura e maltrattamenti commessi dalle forze di
sicurezza. L’uso di forza eccessiva contro i
manifestanti ha continuato ad essere motivo di
grande preoccupazione agli occhi della comunità
internazionale, anche perché i responsabili di tali
violazioni raramente sono stati condotti dinanzi
alla giustizia, mentre chi ha cercato di esercitare
il suo diritto di manifestare pacificamente o di
esprimere dissenso su certi argomenti ha continuato
a rischiare l’incriminazione penale o altre
sanzioni.
Il
governo turco ha proseguito nell’introduzione di
riforme costituzionali e giuridiche al fine di
soddisfare i criteri di richiesta per l’avvio dei
negoziati di adesione all’Unione Europea. Il 17
dicembre 2004, il Consiglio d’Europa ha dichiarato
l’intenzione di iniziare i negoziati con la Turchia
nell’ottobre del 2005.
Infatti nell’anno 2005, il Consiglio dei ministri
dell’Unione Europea (UE) ha formalmente aperto i
negoziati per l’accessione della Turchia all’UE,
anche se la legislatura interna ha continuato a
prevedere restrizioni all’esercizio dei diritti
fondamentali. Dopo l’introduzione del nuovo codice
penale, coloro che avevano espresso pacificamente il
loro dissenso riguardo ad alcuni argomenti hanno
continuato ad affrontare procedimenti e sanzioni
penali. Sono proseguite le segnalazioni di tortura e
maltrattamenti, che hanno esposto particolarmente a
rischio le persone arrestate per reati comuni.
Le
forze dell’ordine hanno continuato a ricorrere
all’uso eccessivo della forza durante manifestazioni
pubbliche; a novembre del 2005 quattro dimostranti
sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco. Le
indagini in merito a tali episodi si sono rivelate
inadeguate e raramente gli agenti responsabili di
violazioni sono stati condotti dinanzi alla
giustizia. La situazione dei diritti umani si è
deteriorata nelle province orientali e
sud-orientali, nel contesto dell’aumento degli
scontri armati tra i servizi di sicurezza turchi e
il partito armato di opposizione, Partito dei
lavoratori del Kurdistan (PKK).
Nel mese di giugno del 2005 sono entrati in vigore i
nuovi codici penale e di procedura penale e la legge
sull’applicazione delle sentenze. Accanto agli
elementi positivi previsti dai nuovi strumenti
giuridici, come ad esempio, una maggiore protezione
delle donne contro la violenza inserita nel codice
penale, permangono aspetti negativi, come le
restrizioni al diritto di libertà di espressione,
previste in particolare dal codice penale. Difensori
dei diritti umani turchi hanno anche sollevato
obiezioni sul regime di punizione per i detenuti
disciplinato dalla legge sull’applicazione delle
sentenze.
A fine anno una sottocommissione
parlamentare stava discutendo una bozza di revisione
della legge anti-terrorismo; organizzazioni di
tutela dei diritti umani si erano espresse in modo
critico sulle precedenti versioni della bozza.
Ma è così importante la Turchia per l’Unione
Europea?
Secondo una giornalista turca, Nefise
Bazoglu, La Turchia senza Europa può farcela,
mentre l’Europa senza la Turchia no. Questo
perché, l’Europa non si è resa conto che la Turchia
sarebbe la sua salvezza, visto che il continente è
in crisi, sull’orlo del declino.
Le crisi che sarebbero presenti in Europa
sono sotto gli occhi di tutti, crisi demografica,
l’età media dei cittadini europei è destinata a
crescere in maniera vertiginosa, i tassi di
fertilità sono ai minimi storici, il numero dei
disoccupati è molto alto.
In grado di risolvere questi problemi
sarebbe la Turchia. I turchi, che secondo
l’articolista, hanno dimostrato di essere capaci e
desiderosi di cambiare e ridefinire la loro identità
sociale e politica, mettere da parte le passate
ostilità etniche e politiche per andare avanti,
incontro l’UE.
In quanto l’opinione pubblica turca,
sarebbe diventata euro scettica, in quanto si sono
visti sorpassare nella corsa verso l’UE, da Paesi
come la Romania e la Bulgaria (reduci del passato
sovietico), mentre il Consiglio d’Europa non
riuscirebbe ad accettare i progressi compiuti dalla
Turchia, che senz’altro ci sono stati ma non sono
ritenuti all’altezza degli standard europei.
Secondo l’autrice dell’articolo Il sogno
europeo, apparso sul Turkish Daily News, questa
politica dell’Unione Europea dei due Paesi e delle
due misure, avrebbe aiutato molti turchi a farsi una
idea della democrazia europea, intendendola in un
senso negativo.