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N. 47 - Novembre 2011 (LXXVIII)

l'italia in VIETNAM
Quando i nostri incursori uccisero 120 vietcong

di Luca Lepori

 

Sì avete capito bene…

Non solo italo-americani, ma anche italiani, probabilmente appartenenti al corpo speciale dei cosiddetti “Incursori di Marina” combatterono nella guerra del Vietnam. Tutto ebbe inizio allorquando il Professor Alessandro Trojani dell’Università degli Studi di Firenze raccolse tale testimonianza dalla voce di Vito “Mike” Foschetti, un reduce italo-americano della guerra del Vietnam residente a Eagle Rock, California.

 

In quell’occasione Mike, così tutti lo chiamano in famiglia, riportò la notizia che circa trenta soldati appartenenti quasi certamente ai baschi verdi del COMSUBIN (“Comando Raggruppamento Subacquei e Incursori”) uccisero 120 vietcong senza che alcuno di essi rimanesse ferito in combattimento (fonte: libro “Go West!” p.43).

 

In una recente intervista svolta questa estate, Mike ha aggiunto che quando si trovò in Vietnam, precisamente alla fine del 1965, aveva addirittura sentito raccontare dal suo capitano la vicenda di sette italiani, “somiglianti” ai “Navy SEALs” americani, che con la loro assodata professionalità bellica avevano sconfitto un’intera compagnia di vietcong approssimativamente composta da sessanta uomini. A questo riguardo, un aspetto decisamente interessante è rappresentato dall’odierna storiografia la quale non menziona affatto la presenza d’italiani nella guerra del Vietnam: già, ma perché?

 

Per cominciare a rispondere a questo grande interrogativo è necessario in tal contesto considerare le operazioni segrete compiute dai neonati “Navy SEALs” in Vietnam e dirette dalla CIA dall’inizio del 1963. Dal 1967, gl’incursori americani furono utilizzati, mediante il sostegno della CIA, nel cosiddetto “Phoenix Program” volto a identificare e neutralizzare le infrastrutture dei vietcong. Seguendo un filo logico, la presenza del COMSUBIN in questo scenario è possibile sia stata plausibilmente determinante poiché da tempo gl’incursori di marina italiani godevano di un’enorme esperienza che trovava la sua origine nelle loro prestigiose gesta durante la Seconda guerra mondiale; alcune fonti storiche affermano che sia i “Navy SEALs” che il “British Special Boat Service” presero a modello la superiorità italiana in questo campo. Quindi, la mancanza del COMSUBIN nella storia ufficiale della guerra del Vietnam potrebbe essere giustificata dalla sua presenza in queste operazioni segrete con il presumibile scopo di fiancheggiare i neonati ed “inesperti” “Navy SEALs”.

 

Il COMSUBIN prese origine dalla nascita nel 1939 della “1ª Flottiglia MAS” la quale a sua volta s’ispirò alle eroiche imprese della “Regia Marina” durante la Prima guerra mondiale; quest’ultima faceva esplodere le navi nemiche attraverso avveniristici mezzi d’assalto detti “MAS” (Motobarca Armata SVAN, dove “SVAN” stava per “Società Veneziana Automobili Navali”).

 

Dalla “1ª Flottiglia MAS” nacque, il 15 marzo 1941, la celebre “10ª Flottiglia MAS”, così chiamata in onore della “Legio X Gemina” del famoso Giulio Cesare. Prima del “breve armistizio” del 3 settembre 1943, era nei piani di utilizzare la “10ª Flottiglia MAS” al fine d’intraprendere, con il fondamentale sostegno del “Gruppo Gamma”, l’audace missione di conquista di un grattacielo di New York al fine di portare il “terrore” sul suolo americano. Dopo l’8 settembre del 1943 la “10ª” si sciolse e si vennero a creare due gruppi d’incursori: la “Mariassalto”, comandata da Ernesto Sforza che operò al fianco degli Alleati, e la “Xª Flottiglia MAS” comandata da Junio Valerio Borghese che continuò la guerra a fianco del Terzo Reich.

 

Dopo un ulteriore periodo di transizione conseguente la fine della Seconda guerra mondiale, il COMSUBIN nacque il 15 febbraio 1960. Considerando l’inaudita audacia e l’alta professionalità degli operatori di questo peculiare corpo speciale, le affermazioni di Mike Foschetti meritano certamente approfondimenti e conferme, ma risultano perlomeno plausibili in riferimento sia alla presumibile necessità della CIA di disporre dell’abilità di uomini come questi nelle operazioni segrete durante la guerra del Vietnam che alla probabile relativa poca esperienza degli appena nati “Navy SEALs”.



 

 

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