.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


 

 

 

 

 

 

 

.

turismo storico


N. 42 - Giugno 2011 (LXXIII)

dIREZIONE PUGLIA
Viaggio sulle tracce dell’erbal fiume silente

di Giulia Gabriele

 

“Settembre, andiamo. È tempo di migrare.

Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori

lascian gli stazzi e vanno verso il mare:

scendono all'Adriatico selvaggio

che verde è come i pascoli dei monti.

Han bevuto profondamente ai fonti

alpestri, che sapor d'acqua natìa

rimanga ne' cuori esuli a conforto,

che lungo illuda la lor sete in via.

Rinnovato hanno verga d'avellano.

E vanno pel tratturo antico al piano,

quasi per un erbal fiume silente,      

su le vestigia degli antichi padri. […]”

(Gabriele D’Annunzio – da I pastori in Alcyone)

 

Nel silenzio della campagna, magnifiche greggi camminano con andatura lenta, assorta. Mani ruvide stringono bastoni di legno bruno, forte. Il passo è calmo, vibrante.

 

Lo sguardo attento, nostalgico. Il corpo stanco, temprato dal sole e dal vento. Il paesaggio una distesa verde ricca di fiori.

 

Il lavoro degli uomini si ferma, gli occhi si fissano su figure mitiche col viso scolpito dal sudore, sui manti bianchi delle greggi, sui cani che le proteggono. Guardano quel cammino, sentono nel vento che si son portati dietro i pastori, il sapore di un’altra terra.

 

È probabilmente il Regio tratturo L’Aquila-Foggia (o Tratturo Magno) quello che gli uomini del D’Annunzio devono affrontare con l’arrivo di settembre. Trecentomila passi a dividere le due città. Oltre 250 km.

 

Percorsi, per lo più, a piedi o con i carri. L’erbal fiume silente L’Aquila-Foggia è il più importante tra i tratturi nonché il più lungo.

 

A seguire il Castel di Sangro-Lucera (o ‘Tratturo della zittola’), il Celano-Foggia, il più settentrionale dei percorsi che dall’Abruzzo scendono in Puglia e il Pescasseroli-Candela, uno dei più antichi d’Italia (denominato dai Romani ‘consolare Minucia’ o ‘Numicia’) e lungo circa 170 km.

 

Derivato dai termini latini trans (‘di là da’) e humus (‘terra’), ad indicare la migrazione ‘al di là della terra’, i tratturi rappresentano per le civiltà antiche le autostrade dell'epoca moderna, lunghe direttrici per uomini e bestie che percorrevano da nord a sud la penisola, collegando popoli culturalmente ed etnicamente lontani.

 

Le tracce di un simile sistema di allevamento sono presenti non solo nel Mezzogiorno italiano ma anche in Spagna, in Francia meridionale, in Svizzera, nel sud della Germania e nei Balcani, per quanto la diffusione più massiccia si ebbe proprio nelle regioni del nostro centro-sud.

 

Il primo popolo a sfruttare i tratturi in modo sistematico fu quello dei Sanniti, i cui maggiori centri abitati e fortificazioni nacquero nelle vicinanze di queste importanti vie di transito.

 

Solo con il pieno raggiungimento del controllo del territorio per mano dei Romani, l'impiego dei tratturi venne regolarizzato tanto che diverse leggi furono promulgate per il loro corretto impiego da parte dei pastori transitanti e per dirimere controversie tra privati.

 

L'importanza dei tratturi si mantenne invariata nel corso del Medioevo, per quanto solo con l'avvento degli Aragonesi nel XV secolo il sistema della transumanza divenne nuovamente soggetto ad uno sfruttamento regolarizzato, che fece dell'allevamento degli ovini e della commercializzazione dei prodotti il motore dello sviluppo del Regno del Sud.

 

La prammatica del 1447 emanata da Alfonso I d'Aragona quando, col compito principale della riscossione di tributi, fu istituita la "Dogana della Mena delle pecore in Puglia" con sede a Lucera prima e a Foggia poi, imponeva differenti periodi per la migrazione del bestiame: entro i primi di maggio doveva avvenire lo spostamento verso l'Appennino di tutte le specie di animali (detto ‘monticazione’); il ritorno in Puglia, invece, era diversificato: le pecore e le capre dovevano ridiscendere entro la fine di settembre, i tori e le vacche entro dicembre. I pastori, quindi, passavano la vita tra partenze, arrivi e ancora partenze.

 

Durante il tragitto dormivano in tende, vicino le greggi radunate in un recinto ‘mobile’. Il loro lavoro era rubato dagli occhi di bambini curiosi e ricompensato dagli adulti (a volte capitava che i contadini facessero radunare gli animali nei loro campi, in modo che mangiassero l’erba e concimassero il terreno e dessero pasta, pane, uova ai pastori in cambio di qualche forma di formaggio o di ricotta.

 

Nessun accordo scritto, semplicemente una reciproca riconoscenza/convenienza tra ‘uomini di fatica’). Quando, poi, era tempo di riprendere il cammino verso la Puglia, che durava circa un mese, i pastori mungevano gli animali, mettevano da parte il latte e si avviavano lungo il tratturo con il gregge, seguiti dai loro cani; i vetturini, poche ore dopo, preparavano formaggi e ricotte, radunavano gli strumenti e i recinti e non solo li raggiungevano, ma li superavano anche, per piazzare di nuovo un’altra stazione a circa 30 km di distanza dalla precedente.

 

E così finché non si aprivano davanti a loro le temperate e accoglienti terre pugliesi. Gentili e pronte a diventare, in un tacito rituale, la casa di questi pastori-migranti: Andria, Canosa, Casale Trinità, Salpi, Salsola costituivano alcune delle 23 locazioni ordinarie in cui era suddiviso il Tavoliere delle Puglie.

 

Art. 1 Legge Regionale 23 dicembre 2003 n. 29, "Disciplina delle funzioni amministrative in materia di tratturi" che istituisce il "Parco dei tratturi della Puglia", in quanto "monumento della storia economica e sociale del territorio pugliese interessato dalle migrazioni stagionali degli armenti e in quanto testimonianza archeologica di insediamenti di varia epoca".

 

La legge parla chiaro (e non solo per la Puglia): i tratturi sono un patrimonio (nazionale aggiungerei) e non si toccano. Eppure c’è un però.

 

Capita, volendo provare a riscoprire questi percorsi erbosi, sì di trovare perentori cartelli con scritto “Tratturo”, ma, a volte, senza che ci sia la minima traccia almeno di un misero filo d’erba o di una timida pratolina.

 

Al loro posto, dei bei campi arati o una strada asfaltata. Insomma, lo scenario sembra essere una sorta di Ei fu campestre.

 

E a memoria di quelle vie rimangono i ricordi di uomini e donne che hanno fatto passare tra le dita vento e anni, assaporando cieli azzurri, mari blu e verdi valli.

 

Di altri uomini e donne dai visi scolpiti dai giorni, allora bambini curiosi pronti a rubare con gli occhi il mistero della vita che nasce, di quei pastori senza casa, di quel mondo che si reggeva sulla fatica di mani ruvide e cuori puri.



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 

 

 

 

 

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.