antica
TRAIANO
IL PRINCEPS CHE PORTÒ ROMA ALLA
MASSIMA GRANDEZZA
di Giacomo Sabbatini
Il regno dell’imperatore Marco Ulpio
Nerva Traiano, durato dal 98 al 117
d.C., segnò il culmine della potenza
della Roma Imperiale, rimanendo impresso
non solo nella memoria degli antichi
romani, ma anche in quella delle
popolazioni successive.
Traiano nacque probabilmente nel 53, a
Italica, in Spagna Betica, da una
facoltosa famiglia originaria di Tuder,
in Umbria, ma i cui avi si erano
trasferiti in Spagna. Il primo della
famiglia a divenire console fu il padre
dell’imperatore, affianco del quale
Traiano servì dal 71 come tribunus
militum in Siria.
Console nel 91, era governatore della
Germania quando apprese di essere stato
adottato da Nerva, il quale preferì
anteporre le virtù di un uomo rispetto
al diritto dinastico di successione. Fu
così che ebbe inizio l’epoca degli
imperatori adottivi, di cui Traiano
divenne il primo esponente. Con l’ascesa
al trono di questo imperatore non solo
diventa possibile per un uomo salire
all’Impero per le sue capacità, ma anche
che questi sia un provinciale, un fatto
del tutto nuovo per l’epoca. Bisogna
però pensare che la provenienza spagnola
di Traiano non debba aver destato molto
scalpore; infatti dai tempi della
Repubblica, le province iberiche erano
state intensamente romanizzate e avevano
assimilato appieno la cultura Romana.
Traiano scelse da subito di mostrarsi
come imperatore austero e dedito alle
attività sportive, riproponendo la
figura del principe migliore tra i suoi
pari, che lavora al servizio dello
Stato. Forte della sua posizione di
imperatore puramente militare, rinnovò
l’accordo con il Senato e l’aristocrazia
tradizionale, volgendo però di fatto in
senso autoritario la funzione del
principe.
La politica di Traiano fu attiva in
molti campi, il suo atteggiamento da
uomo virtuoso, attento al benessere
pubblico e alla giustizia, favorì fin da
subito lo sviluppo di un clima sereno,
che aprì la strada al periodo che gli
antichi giudicarono l’età felice
dell’Impero. Per contro la politica
estera di questi anni vide la ripresa di
un piano di espansione su larga scala,
che non aveva nulla a che vedere con
questioni difensive o di confine. È
tuttavia difficile stabilire con
certezza quali fossero le motivazioni
dei progetti di conquista attuati
durante questo regno.
Nel caso della Dacia, l’irrequietezza e
la repulsione del re Decebalo verso ogni
soluzione pacifica diedero l’occasione
per due campagne condotte in profondità.
Doveva esserci la convinzione che in
Dacia vi fosse oro in gran quantità, e
ciò dovette essere certamente una grande
attrattiva. Tra il 101-102 si svolse una
prima campagna, durante la quale furono
mobilitati circa ottantamila legionari,
senza contare gli ausiliari. La resa di
Decebalo di fronte all’impossibilità di
sovrastare le forze romane, decretò la
vittoria dell’Impero. Tuttavia Decebalo
fu riconosciuto ancora re, fino al
105-106, quando nuove irrequietezze
diedero il via a una massiccia invasione
della Dacia fino alla capitale
Sarminzegetusa, conducendo al suicidio
lo stesso re. La Dacia fu ridotta a
stato di provincia e i Romani misero le
mani su un grande bottino. Ebbe così
termine l’ultima grande conquista
dell’antica Roma, meticolosamente
descritta sui rilievi della Colonna
Traiana, nel Foro.
Nel 106 vi fu l’annessione dell’Arabia
Petrea, un’importantissima zona per il
commercio carovaniero con l’Oriente, uno
dei più fruttuosi dell’antichità. Con
quest’ultima conquista il Mediterraneo
passò in mano ai Romani, che lo
iniziarono a vedere come un “lago
privato”, conferendogli il titolo di
mare nostrum. In quegli stessi anni
sul trono del vicino Impero Partico si
era insediato Osroe I, che aveva deciso
di riprendere le ostilità.
Dapprima Traiano cercò una soluzione
pacifica, ma vedendo che non era
possibile, ricondusse gli eserciti alla
guerra. Nel 114 invase l’Armenia (una
sorta di stato cuscinetto tra i due
imperi) e la Mesopotamia settentrionale,
spingendosi fino alla capitale partica
Ctesifonte, che conquistò nel 116.
Cosroe fu costretto alla fuga e le zone
conquistate furono tramutate in
province, compresa l’ex capitale partica.
Tuttavia le difficoltà di tenere un
territorio così vasto e con tradizioni
radicate si rivelarono subito.
Iniziarono a formarsi ovunque sacche di
resistenza e la città di Hatra, sul
Tigri, resistette all’assedio imperiale,
provocando numerose perdite tra le file
romane. Solo con grande difficoltà i
Romani riuscirono a riprendere un certo
controllo sulla situazione orientale, ma
a seguito dello scoppio in Giudea di un
numero di rivolte mai visto prima,
l’imperatore fu costretto a spostare gli
eserciti verso ovest.
Quest’ultima rivolta venne presto domata
da Lusio Quieto, un famoso comandante di
cavalleria. Ciononostante Traiano nel
117, quando la rivolta non era ancora
domata, si mise in viaggio verso la
Giudea. L’imperatore che viaggiava
sempre alla testa del suo esercito,
condividendone i pericoli e i disagi,
ormai vecchio e stanco, morì appena
giunto a Selino, in Cilicia. Suo
successore fu Adriano, forse più per
influsso della moglie Plotina che per
volontà propria, il quale abbandonò le
nuove conquiste orientali, giudicandole
troppo impegnative da tenere.
Negli intervalli tra le varie guerre
Traiano aveva trovato il tempo di
rivelarsi un abile amministratore
civile. Confermò sempre i privilegi del
Senato, ma furono i bisogni della
popolazione ad attrarre particolarmente
la sua attenzione. Grazie a Traiano i
rifornimenti di grano vennero sempre
assicurati e le distribuzioni gratuite
vennero estese a un numero ancora
maggiore di persone. Eliminò i donativi
fatti in occasione dell’elevazione al
trono e introdusse gli alimenta,
una serie di aiuti economici per i
fanciulli poveri.
Documenti importantissimi risalenti a
questo periodo sono le lettere dirette
dall’allora governatore della Bitinia,
Plinio il Giovane, a Traiano, dove
l’imperatore rivela un’umana
preoccupazione per il benessere dei
provinciali. Particolarmente
interessante è il contenuto di un
rescritto, in cui Plinio con
preoccupazione chiede all’imperatore
come dovesse comportarsi nei confronti
dei Cristiani.
«Essi non sono da perseguitare» –
rispondeva Traiano «sono da punire solo
quelli che vengono denunciati e convinti
di colpa, con la riserva che se uno nega
di essere cristiano e lo dimostra con
gli atti – cioè onorando i nostri dei-
allora, anche se di lui si è sospettato
in passato, può ottenere il perdono».
Poiché non vi erano norme ufficiali per
il trattamento dei Cristiani, questo
rescritto fu l’unica modalità di
approccio fino a Valeriano e fu la base
per il trattamento indulgente degli
imperatori successivi, Adriano e
Antonino Pio.
Durante il principato di Traiano furono
fatti programmi sempre più ampi di
lavori in tutte le province dell’Impero.
Numerose colonie vennero fondate in giro
per l’Impero, mentre in Italia venne
edificato l’ultimo degli acquedotti per
l’alimentazione della capitale, l’Aqua
Traiana.
A Roma sotto la guida di Apollodoro di
Damasco vennero edificati i monumentali
Fori di Traiano, comprendenti il
complesso dei Mercati Traianei, la
Basilica Ulpia e due biblioteche (una di
greco e una di latino), che circondavano
la già citata Colonna Traiana.
La sensazione di potenza e di benessere
che questo principato suscitò nei
contemporanei, contribuirono alla quasi
idealizzazione di questo imperatore, che
venne consegnato ai posteri come la
figura dell’Optimus Princeps,
cioè il miglior principe. Traiano
godette di una fama straordinaria, dai
Romani della tarda antichità fino a
Dante, che lo collocò nel Paradiso,
divenendo espressione del consenso dei
ceti elevati e della consapevolezza di
un apice mai più raggiunto.
Riferimenti bibliografici:
AA. VV, Traiano: costruire l’Impero,
creare l’Europa, a cura di Claudio
Presicce, Marina Milella, Simone Pastor
e Lucrezia Ungaro, De Luca Editori
d’Arte, Roma 2017.
Cassio
Dione, Storia Romana, libro
LXVIII, Mondadori,
Milano 2018.
Clemente G., Guida alla storia romana,
Mondadori Libri, Milano 2017.
Grant M., Gli imperatori romani,
Newton Compton editori, Roma 2017.
Plinio il Giovane, 50 lettere,
Mondadori, Milano 2019, pp. 167-185.
Plinio il Giovane, Panegirico a
Traiano, Mondadori, Milano 2019.
Zanker P., Arte romana, Laterza,
Roma-Bari 2012. |