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[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 156 / DICEMBRE 2020 (CLXXXVII)


antica

TRAIANO

IL PRINCEPS CHE PORTÒ ROMA ALLA MASSIMA GRANDEZZA

di Giacomo Sabbatini

 

Il regno dell’imperatore Marco Ulpio Nerva Traiano, durato dal 98 al 117 d.C., segnò il culmine della potenza della Roma Imperiale, rimanendo impresso non solo nella memoria degli antichi romani, ma anche in quella delle popolazioni successive.

 

Traiano nacque probabilmente nel 53, a Italica, in Spagna Betica, da una facoltosa famiglia originaria di Tuder, in Umbria, ma i cui avi si erano trasferiti in Spagna. Il primo della famiglia a divenire console fu il padre dell’imperatore, affianco del quale Traiano servì dal 71 come tribunus militum in Siria.

 

Console nel 91, era governatore della Germania quando apprese di essere stato adottato da Nerva, il quale preferì anteporre le virtù di un uomo rispetto al diritto dinastico di successione. Fu così che ebbe inizio l’epoca degli imperatori adottivi, di cui Traiano divenne il primo esponente. Con l’ascesa al trono di questo imperatore non solo diventa possibile per un uomo salire all’Impero per le sue capacità, ma anche che questi sia un provinciale, un fatto del tutto nuovo per l’epoca. Bisogna però pensare che la provenienza spagnola di Traiano non debba aver destato molto scalpore; infatti dai tempi della Repubblica, le province iberiche erano state intensamente romanizzate e avevano assimilato appieno la cultura Romana.

 

Traiano scelse da subito di mostrarsi come imperatore austero e dedito alle attività sportive, riproponendo la figura del principe migliore tra i suoi pari, che lavora al servizio dello Stato. Forte della sua posizione di imperatore puramente militare, rinnovò l’accordo con il Senato e l’aristocrazia tradizionale, volgendo però di fatto in senso autoritario la funzione del principe.

 

La politica di Traiano fu attiva in molti campi, il suo atteggiamento da uomo virtuoso, attento al benessere pubblico e alla giustizia, favorì fin da subito lo sviluppo di un clima sereno, che aprì la strada al periodo che gli antichi giudicarono l’età felice dell’Impero. Per contro la politica estera di questi anni vide la ripresa di un piano di espansione su larga scala, che non aveva nulla a che vedere con questioni difensive o di confine. È tuttavia difficile stabilire con certezza quali fossero le motivazioni dei progetti di conquista attuati durante questo regno.

 

Nel caso della Dacia, l’irrequietezza e la repulsione del re Decebalo verso ogni soluzione pacifica diedero l’occasione per due campagne condotte in profondità. Doveva esserci la convinzione che in Dacia vi fosse oro in gran quantità, e ciò dovette essere certamente una grande attrattiva. Tra il 101-102 si svolse una prima campagna, durante la quale furono mobilitati circa ottantamila legionari, senza contare gli ausiliari. La resa di Decebalo di fronte all’impossibilità di sovrastare le forze romane, decretò la vittoria dell’Impero. Tuttavia Decebalo fu riconosciuto ancora re, fino al 105-106, quando nuove irrequietezze diedero il via a una massiccia invasione della Dacia fino alla capitale Sarminzegetusa, conducendo al suicidio lo stesso re. La Dacia fu ridotta a stato di provincia e i Romani misero le mani su un grande bottino. Ebbe così termine l’ultima grande conquista dell’antica Roma, meticolosamente descritta sui rilievi della Colonna Traiana, nel Foro.

 

Nel 106 vi fu l’annessione dell’Arabia Petrea, un’importantissima zona per il commercio carovaniero con l’Oriente, uno dei più fruttuosi dell’antichità. Con quest’ultima conquista il Mediterraneo passò in mano ai Romani, che lo iniziarono a vedere come un “lago privato”, conferendogli il titolo di mare nostrum. In quegli stessi anni sul trono del vicino Impero Partico si era insediato Osroe I, che aveva deciso di riprendere le ostilità.

 

Dapprima Traiano cercò una soluzione pacifica, ma vedendo che non era possibile, ricondusse gli eserciti alla guerra. Nel 114 invase l’Armenia (una sorta di stato cuscinetto tra i due imperi) e la Mesopotamia settentrionale, spingendosi fino alla capitale partica Ctesifonte, che conquistò nel 116. Cosroe fu costretto alla fuga e le zone conquistate furono tramutate in province, compresa l’ex capitale partica.

 

Tuttavia le difficoltà di tenere un territorio così vasto e con tradizioni radicate si rivelarono subito. Iniziarono a formarsi ovunque sacche di resistenza e la città di Hatra, sul Tigri, resistette all’assedio imperiale, provocando numerose perdite tra le file romane. Solo con grande difficoltà i Romani riuscirono a riprendere un certo controllo sulla situazione orientale, ma a seguito dello scoppio in Giudea di un numero di rivolte mai visto prima, l’imperatore fu costretto a spostare gli eserciti verso ovest.

 

Quest’ultima rivolta venne presto domata da Lusio Quieto, un famoso comandante di cavalleria. Ciononostante Traiano nel 117, quando la rivolta non era ancora domata, si mise in viaggio verso la Giudea. L’imperatore che viaggiava sempre alla testa del suo esercito, condividendone i pericoli e i disagi, ormai vecchio e stanco, morì appena giunto a Selino, in Cilicia. Suo successore fu Adriano, forse più per influsso della moglie Plotina che per volontà propria, il quale abbandonò le nuove conquiste orientali, giudicandole troppo impegnative da tenere.

 

Negli intervalli tra le varie guerre Traiano aveva trovato il tempo di rivelarsi un abile amministratore civile. Confermò sempre i privilegi del Senato, ma furono i bisogni della popolazione ad attrarre particolarmente la sua attenzione. Grazie a Traiano i rifornimenti di grano vennero sempre assicurati e le distribuzioni gratuite vennero estese a un numero ancora maggiore di persone. Eliminò i donativi fatti in occasione dell’elevazione al trono e introdusse gli alimenta, una serie di aiuti economici per i fanciulli poveri.

 

Documenti importantissimi risalenti a questo periodo sono le lettere dirette dall’allora governatore della Bitinia, Plinio il Giovane, a Traiano, dove l’imperatore rivela un’umana preoccupazione per il benessere dei provinciali. Particolarmente interessante è il contenuto di un rescritto, in cui Plinio con preoccupazione chiede all’imperatore come dovesse comportarsi nei confronti dei Cristiani.

 

«Essi non sono da perseguitare» – rispondeva Traiano «sono da punire solo quelli che vengono denunciati e convinti di colpa, con la riserva che se uno nega di essere cristiano e lo dimostra con gli atti  – cioè onorando i nostri dei- allora, anche se di lui si è sospettato in passato, può ottenere il perdono». Poiché non vi erano norme ufficiali per il trattamento dei Cristiani, questo rescritto fu l’unica modalità di approccio fino a Valeriano e fu la base per il trattamento indulgente degli imperatori successivi, Adriano e Antonino Pio.

 

Durante il principato di Traiano furono fatti programmi sempre più ampi di lavori in tutte le province dell’Impero. Numerose colonie vennero fondate in giro per l’Impero, mentre in Italia venne edificato l’ultimo degli acquedotti per l’alimentazione della capitale, l’Aqua Traiana.

 

A Roma sotto la guida di Apollodoro di Damasco vennero edificati i monumentali Fori di Traiano, comprendenti il complesso dei Mercati Traianei, la Basilica Ulpia e due biblioteche (una di greco e una di latino), che circondavano la già citata Colonna Traiana.

 

La sensazione di potenza e di benessere che questo principato suscitò nei contemporanei, contribuirono alla quasi idealizzazione di questo imperatore, che venne consegnato ai posteri come la figura dell’Optimus Princeps, cioè il miglior principe. Traiano godette di una fama straordinaria, dai Romani della tarda antichità fino a Dante, che lo collocò nel Paradiso, divenendo espressione del consenso dei ceti elevati e della consapevolezza di un apice mai più raggiunto.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

AA. VV, Traiano: costruire l’Impero, creare l’Europa, a cura di Claudio Presicce, Marina Milella, Simone Pastor e Lucrezia Ungaro, De Luca Editori d’Arte, Roma 2017.

Cassio Dione, Storia Romana, libro LXVIII, Mondadori, Milano 2018.

Clemente G., Guida alla storia romana, Mondadori Libri, Milano 2017.

Grant M., Gli imperatori romani, Newton Compton editori, Roma 2017.

Plinio il Giovane, 50 lettere, Mondadori, Milano 2019, pp. 167-185.

Plinio il Giovane, Panegirico a Traiano, Mondadori, Milano 2019.

Zanker P., Arte romana, Laterza, Roma-Bari 2012. 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]