N. 124 - Aprile 2018
(CLV)
A pochi centimetri dalla gloria
L’avventura del Torino nella Coppa UEFA 1991-1992
di Giuseppe Livraghi
A
un
passo
dalla
gloria:
quante
volte,
narrando
di
occasioni
mancate,
si
utilizza
questa
famosa
frase?
Il
Torino,
in
una
partita
della
sua
ultracentenaria
storia,
è
andato
ancor
più
vicino
a un
trionfo:
non
un
passo,
ma
pochi
centimetri.
Stiamo
parlando,
ovviamente,
della
gara
di
ritorno
della
finale
della
Coppa
UEFA
1991-’92,
che
vede
i
granata
uscire
sconfitti
da
imbattuti
per
mano
degli
olandesi
dell’Ajax
di
Amsterdam.
Ma
andiamo
con
ordine.
La
compagine
torinese
torna
in
Europa
dopo
un’assenza
che
durava
dalla
stagione
1986-’87:
quattro
annate,
nelle
quali
i
granata
conoscono,
nell’ordine,
la
finale
di
Coppa
Italia
(nel
1987-’88),
un’amara
retrocessione
in
Serie
B
(nel
1988-’89),
l’immediata
risalita
nella
massima
Serie
(nel
1989-’90)
e un
ottimo
quinto
posto
in
Serie
A,
con
annesso
ritorno
sul
palcoscenico
continentale.
Superato
agevolmente
il
primo
turno
al
cospetto
dei
dilettanti
islandesi
del
KR
Reykjavik
(piegati
per
2-0
all’andata
sull’isola
e
per
6-1
al
ritorno
in
Piemonte),
il
Toro
è
chiamato
a un
compito
difficile
già
al
secondo
turno,
che
lo
oppone
alla
sorpresa
portoghese
Boavista,
che
nella
fase
precedente
ha
clamorosamente
eliminato
dalla
competizione
l’Inter
detentrice
del
trofeo:
i
ragazzi
del
tecnico
Emiliano
Mondonico
sfoderano,
però,
delle
prestazioni
in
vecchio
stile
granata,
superando
i
lusitani
per
2-0
all’andata
fra
le
mura
amiche
del
“Delle
Alpi”,
impattando
poi
per
0-0
quindici
giorni
più
tardi
al
vecchio
stadio
“do
Bessa”
di
Oporto,
accedendo
in
tal
modo
al
terzo
turno
(cioè
l’ultimo
prima
della
lunga
pausa
invernale),
ove
la
sorte
assegna
loro
l’ostico
AEK
Atene.
Il
club
giallo-nero,
il
cui
nome
è un
acronimo
significante
“Unione
Sportiva
di
Costantinopoli”
(poiché
fondato
da
rifugiati
greci
fuggiti
dall’attuale
Istanbul
a
causa
della
Guerra
greco-turca
del
1919-’22),
è un
osso
duro,
ma
il
Toro
lo
supera
con
la
sua
proverbiale
grinta:
2-2
in
terra
ellenica
ed
1-0
in
casa,
risultati
che
valgono
il
passaggio
ai
quarti
di
finale.
Il
turno
primaverile
vede
il
Torino
opposto
agli
sconosciuti
danesi
del
BK
1903
Copenaghen,
sodalizio
al
suo
ultimo
anno
d’attività,
poiché
destinato
alla
programmata
fusione
coi
concittadini
del
KB,
per
dar
vita
all’attuale
FC
Copenaghen:
i
granata
s’impongono
sia
all’andata
in
trasferta
(2-0),
sia
al
ritorno
in
casa
(1-0),
accedendo
alle
semifinali,
in
compagnia
dei
connazionali
del
Genoa,
degli
spagnoli
del
Real
Madrid
e
degli
olandesi
dell’Ajax
Amsterdam.
La
sorte
evita
lo
scontro
fratricida
con
il
“Grifone”
ligure,
mettendo
in
scena
l’affascinante
confronto
con
le
“merengues”
madrilene:
andata
in
Spagna
il
1°
aprile,
ritorno
in
casa
due
settimane
dopo.
Nella
terra
della
corrida,
il
Toro
non
ha
affatto
intenzione
di
venir
“matado”,
anzi:
dopo
una
prima
frazione
conclusasi
sul
nulla
di
fatto,
un
guizzo
di
Walter
Junior
Casagrande
(lesto
nell’approfittare
di
un
errore
del
portiere
spagnolo
Buyo
su
un
tiro-cross
di
Roberto
Policano)
porta
avanti
i
granata,
zittendo
il
pubblico
del
“Santiago
Bernabéu”:
è il
58’.
La
reazione
madridista,
furiosa,
porta
all’immediato
pareggio
di
Hagi
(al
61’)
e al
raddoppio
di
Hierro
(al
66’),
per
il
2-1
finale
a
favore
degli
iberici:
la
sfida,
comunque,
resta
aperta,
poiché
al
ritorno
il
Torino
può
contare
sul
fattore
campo,
sul
calore
dei
suoi
fedelissimi
sostenitori
della
Curva
Maratona.
Nella
gara
di
ritorno,
il
15
aprile
1992,
i
sessantamila
tifosi
accorsi
al
“Delle
Alpi”
assistono
ad
un’altra
grande
impresa
della
compagine
torinista,
che
surclassa
letteralmente
il
Real:
apre
le
danze
un’autorete
di
Rocha
(che
al
7’,
nel
tentativo
di
anticipare
Casagrande,
insacca
nella
propria
porta),
chiude
Luca
Fusi
al
76’,
per
un
2-0
che
consente
al
“Vecchio
Cuore
Granata”
d’accedere
alla
prima
finale
europea
della
propria
storia.
L’avversario
dei
torinisti
nell’ultimo
atto
della
competizione
è
un’altra
nobile
del
calcio
europeo:
il
sodalizio
olandese
dell’Ajax
di
Amsterdam,
che
in
semifinale
ha
eliminato
il
Genoa.
Il
29
aprile
1992,
la
gara
d’andata
nella
città
sabauda
vede
un
Torino
un
po’
ingenuo
dover
recuperare
prima
dallo
0-1
e
poi
dall’1-2,
chiudendo
con
un
pareggio
per
2-2,
frutto
di
una
bella
doppietta
del
solito
implacabile
Casagrande
(a
segno
al
62’
e
all’84’).
Il
pari
con
reti
complica
ma
non
compromette
le
possibilità
dei
piemontesi:
per
vincere
la
Coppa,
però,
si
necessita
di
una
vittoria
nel
ritorno,
in
programma
il
13
maggio
in
quel
di
Amsterdam.
Per
nulla
intimorito
da
uno
stadio
quasi
completamente
gremito
di
tifosi
olandesi,
il
Toro
le
prova
tutte,
vedendosi,
tuttavia,
dire
di
no
dai
legni
della
porta
difesa
dal
comunque
bravo
(e
fortunato)
Stanley
Menzo.
Si
comincia
nel
primo
tempo,
con
un
colpo
di
testa
di
Casagrande
che
incoccia
sul
palo
a
portiere
battuto
(25’),
si
continua
nella
ripresa,
con
un
altro
palo
che
respinge
un
tiro
di
Mussi
al
74’
e
con
la
traversa
che
dice
di
no a
una
bella
girata
di
Sordo
all’89’
(cioè
ad
un
solo
minuto
dalla
fine
dell’incontro).
Finisce
0-0
e,
per
la
regola
delle
reti
realizzate
in
trasferta,
la
Coppa
è di
un
Ajax
più
esperto
e
destinato
a
conquistare,
tre
anni
più
tardi,
anche
la
Coppa
dei
Campioni.
Al
Toro
resta
la
consapevolezza
d’aver
dato
tutto
e di
non
potersi
rimproverare
nulla:
la
fortuna,
come
spesso
è
accaduto
in
passato,
non
ha
baciato
i
granata,
comunque
autori
di
una
cavalcata
europea
entusiasmante.
L’appuntamento
con
un
trofeo
è,
tuttavia,
solamente
rimandato
alla
stagione
successiva,
che
vede
i
torinisti
far
loro
la
Coppa
Italia,
nella
doppia
finale
con
la
Roma.
Ma
questa
è
un’altra
storia.