N. 29 - Ottobre 2007
Tolfa e il suo
territorio.
Archeologia e
storia
Il luoghi
prima della storia - Parte I
di Antonio Montesanti
Il circondario dell’area urbana di Tolfa
offre un’insolita serie di coincidenze e
sovrapposizioni, da una parte oro-, idro-,
morfologiche e dall’altra
storico-archeologiche. L’intera area del
“tolfetano” è racchiusa in un quadrilatero
sghembo dai confini sfumati che ha come
vertici Rota, Monterano, Stigliano e lo
stesso paese di Tolfa, che essendo
ricchissimo di rinvenimenti, trova conferme
d’insediamento in punti rispondenti a
caratteristiche ben precise.
Da Monte delle Grazie e dall’Elceto
si protende verso E una dorsale “trachitica”
che culmina con il Monte della Rocca
dominato dai ruderi del castello dei
Frangipani: su questa dorsale s’impernia
tutto il sistema orografico ed idrografico
di questa regione. In prosimità del Mignone
si trovano infine i numerosi pianori tufacei
di notevole interesse antropico dovute alle
attività dei Monti Sabatini e Cimini.
Il tolfetano presenta delle
caratteristiche peculiari rispetto alle zone
circostanti, che si possono riassumere nella
varietà di rocce e minerali, sorgenti
perenni e di conseguenza torrenti e fossi,
macchia mediterranea densa nei pressi della
quale è impossibile la coltivazione vista la
scarsa produttività.
La maggior parte di queste aree di
concentrazione insediamentale, scelte in
base alle loro caratteristiche fisiche e
favorite per divenire aree abitative,
necropoliche, fortificate, produttive, di
passaggio e sacre, vedrà ricadere la
preferenza sui vasti pianori tufacei dai
pendii scoscesi che nella zona prendono il
nome di “Piani”. Questi vennero scelti come
località per farvi sorgere gli abitati, per
la sua posizione difensiva, elevata, e
produttiva; uno sperone più alto e verticale
andava bene come luogo fortificato, un
restringimento del letto di un fiume come
testa per un ponte. Tutta questa serie di
elementi geo-fisici si legano tra loro con
la componente storico-archeologica,
divenendo così indissolubili da essa.
Il comprensorio dei Monti
della Tolfa è delimitato a O dalla costa
tirrenica laziale compresa tra Civitavecchia
e Santa Severa, ad E dai rilievi interni del
viterbese, a N dal fiume Mignone. Tuttavia i
confini non risultano facilmente
distinguibili per gli aspetti geologici,
paesaggistici e storici, perché l’area fa
parte di un comprensorio più ampio che si
estende dal territorio tarquiniese a quello
ceretano.
L’aspetto collinare del territorio
fortemente influenzato dalle attività dei
vulcani Ernico, Sabatino e Laziale, oggi
riscontrabili nei tre sistemi lacustri di
Vico, di Bracciano e Bolsena, è addolcito
spesso da grandi pianori tufacei, dovuti ad
una attività eruttiva di tipo lineare del
sistema sabatino, che spesso hanno pareti
scoscese con declivi e versanti alquanto
arrotondati che si raccordano in valli poco
solcate ed incise da fossi o torrenti.
Conseguentemente la genesi del territorio è
segnata da una lunga vicenda geologica
scandita da tre fasi di vulcanesimo che
risalgono rispettivamente all’Eocene,
al Miocene e al Quaternario: queste hanno
originato nel medesimo comprensorio tre
settori a caratteristiche morfologiche
differenziate e quindi tre tipi di terreni.
Una serie di picchi quasi tutti di tipo
trachitico rappresentano i punti più alti (e
geologicamente più antichi) dove le cime più
elevate possono talora superare i 600 m
s.l.m. (M. delle Grazie, M. della Frombola e
M. Sassicari), al contrario la Montagnola e
la Tolfaccia rappresentano due cupole
laviche isolate, mentre il pianoro di Pian
Sultano risulta composto, almeno
superficialmente da un grande piastrone di
travertino.
Su questa base trachitica primaria
s’impostano a N con una lingua che si dirige
verso S, dividendo gli altri due sistemi,
terreni del Pliocene Superiore e Pleistocene
composti da prodotti tardovulcanici (lave in
domi, ignimbriti e tufi). Ad E terreni del
Miocene Superiore – Pliocene composti da
argille grigie e sabbie argillose: questi
terreni sono sovrastati da quattro piccole
acropoli (i “Piani”) del Quaternario (ignimbriti
e tufi) riferibili all’apparato vulcanico
sabatino.
La terza tipologia di terreni risalgono al
Cretaceo Superiore composto da argilliti
brune con alternanze di calcari (marnosi e
silicei): anche in questo caso s’innalzano
due piccoli rilievi (Montagnola e Tolfaccia)
differenti dai picchi trachitici poiché
composti da prodotti tardovulcanici del
primo tipo.
Il reticolo idrografico in seguito al
profilo altimetrico presenta un andamento
centrifugo-radiale: la regione è delimitata
a N e ad E dal fiume Mignone che, per
portata e dimensioni, si distacca da tutti
gli altri corsi d’acqua, e dal fosso del
Lenta, suo tributario primario, dal
Verginese, Capocaccia e il Rio Melledra,
quasi tutti a carattere stagionale. Il fiume
entra nel territorio provenendo da E e
lambisce il comprensorio della Tolfa lungo
il lato N per poi gettarsi in mare; nel suo
corso inferiore attraversa un’ampia valle a
cui da il nome.
L’antico Minio sembra definire prima di
tutto geograficamente e poi antropicamente
una serie di confini a cominciare dal la
confluenza con il Lenta a SE del castello di
Rota. Un secondo tipo di allineamento deve
necessariamente considerato il Fosso del
Ferrone, mentre è ancora oggi necessario
verificare le confluenze minori: Fosso
Lungo, Fosso Catenare e Fosso Rio Fiume che
sfocia presso S. Severa. Quest’ultimo
geologicamente divide i monti della Tolfa
dal Sasso di Cerveteri che però appaiono
come parte integrante dello stesso
complesso.
Il comprensorio dei Monti della Tolfa
presenta delle particolari caratteristiche
che hanno facilitato l’insediamento umano e
lo sfruttamento del territorio sin da epoche
antichissime. La posizione naturale propizia
più elevata con la presenza di zone
montagnose e di aspri dirupi, la salubrità
rispetto alle zone malariche della bassa
Maremma, l’estensione di boschi e pascoli,
la posizione strategicamente favorevole
hanno facilitato e condizionato
l’occupazione di insediamenti naturalmente
fortificati e nascosti e, al tempo stesso,
la vicinanza al mare ha permesso di
mantenere scambi e contatti commerciali
grazie agli sbocchi portuali di Pyrgi,
di Gravisca e di Centumcellae
(Civitavecchia).
Il silenzio delle fonti antiche non ha
impedito all’evidenza archeologica di
attestare l'importanza storica dell’area,
sotto l’aspetto economico, dei giacimenti e
della lavorazione di minerali conosciuti e
sfruttati: il carattere primitivo
dell’estrazione, tanto nel periodo
preistorico quanto in quello storico,
favorirono costantemente un aumento di
densità popolativa. Già anticamente si
conoscevano i giacimenti di allume, rame, le
sporadiche miniere di ossido di ferro e di
piombo ed una serie di altri minerali ed
argille.
Le ricerche e le esplorazioni archeologiche,
per le fasi più antiche, limitate troppo
spesso a ricognizioni di superficie, non ha
fornito ancora dati esaurienti che possano
darci un quadro globale sui primi
insediamenti umani nel territorio. Le
ricerche più recenti hanno dimostrato che la
frequentazione dell’intera area risalirebbe
fino al Paleolitico. Tuttavia è solo con
l'età del Bronzo che le presenze aumentano
fino ad arrivare con il Bronzo Medio e
Finale ad una densità ragguardevole (XIII-XII
sec. a.C.?), e di grande interesse all'età
del Ferro (VIII sec. a.C.) e all'età
Orientalizzante (VII sec. a.C.).
Le prime attestazioni risalgono al
Paleolitico Superiore. A questa fase è
attribuibile un’industria rinvenuta non
lontano dall’area tolfetana, in località
Montauto, caratterizzata da strumenti in
roccia vulcanica e, più raramente, in
calcare: si tratta di ciottoli scheggiati (“choppers”)
unifacciali o bifacciali lavorati per lo più
con tecnica rudimentale. L’industria di
Montauto, raccolta in superficie, è priva di
riferimenti cronologici certi che tuttavia,
sulla base di confronti si può datare tra
700.000 e 600.000 anni fa.
Modeste aree d’affioramento d’industria
litica su ciottoli silicei risalenti al
Paleolitico Medio che attestano la presenza
umana di insediamenti nella zona sono state
rinvenute a M. Castagno, Riserva del
Ferrone, M. Piantangeli, Pian Cisterna
(inedite) a Poggio della Capanna, Tenuta
Giovanna e Ripa Maiale.
Il Paleolitico Inferiore non è ben
documentato, allo stato attuale delle
ricerche, e l’unica attestazione sembra
essere una lama microritoccata da Poggio
Casalavio.
Neolitico
Nel Neolitico, databile in Italia tra il
6000 e il 3000 a.C. ca. avviene la comparsa
delle prime comunità di villaggio. I primi
insediamenti della zona risalgono al V mill.
a.C., come testimoniano le fondazioni di
capanne di M. Rovello e le cuspidi di frecce
e le accette levigate rinvenute in varie
parti: Bufalareccia (comune di Allumiere),
M. Abatone, San Pietrino, Piana di Stigliano.
Un tipo di ceramica successivo è quella
detta “del Sasso”, dalla Grotta Patrizi del
Sasso di Furbara – Cerveteri rinvenuta
abbondante ed in molti siti del comprensorio
dei Monti della Tolfa: Bufalareccia, Codata
delle Macine, Tufarelle, Ripa Maiale (?),
Polledrara di Pian Cisterna, San Pietrino,
San Giovenale, Luni - Tre Erici, M. Abatone
- Due Ponti. La ceramica inoltre è attestata
anche a Coste del Marano.
Le selci, non ancora definitivamente
classificabili e nuclei di ossidiana con
tracce di distacco provengono da Grotte
Pinza, Grotte del Marano, Poggio Mulino e a
Pian Conserva-Cesone mentre pochissime
schegge da: Lampregnana, Bufalareccia, San
Pietrino, di Pian Cisterna (Polledrara,
Castellina di Poggio Arsiccio), Parentina,
Castellina del Cerazolo.
L’Eneolitico, allo stato attuale delle
ricerche, è poco rappresentato. In questa
età che va dalla metà del III millennio alla
seconda metà del II millennio a.C. i
rinvenimenti si limitano quasi
esclusivamente all’ambito funerario. Pochi
frammenti di ceramica impressa attestano la
frequentazione a Pian dei Santi, a M. Lungo
di Rota e nella media valle del Mignone.
Forse a La Tolfa (?) si deve il rinvenimento
di un’ascia piatta di rame.
La densità di popolamento continua ad
apparire decisamente bassa almeno nelle
prime fasi di questo periodo: tutto si
riduce a poche necropoli, pochissimi
ripostigli, alcune tracce d’abitato e una
miriade di frammenti di vario genere. Si
nota però che c’è una certa tendenza a
privilegiare aree pedemontane redditizie sul
piano agricolo. Verso le fasi finali si
assiste ad un’occupazione sistematica delle
aree più elevate con preferenze verso siti
arroccati.
Gli scavi effettuati nell’800 nei dintorni
di Allumiere e Tolfa hanno fornito una
grande quantità di evidenze: Fontana del
Papa, M. S. Angelo, M. Elceto, Capannone,
Forchetta di Palano, Fontanaccia, Cibona,
Tolficciola.
Afferenti a questo periodo sono sei
complessi archeologici ed un ripostiglio:
Bufalareccia q. 77; Fosso del Laghetto, Pian
Sultano, Bufalareccia, Caolino del Fosso
Eri, Pian d’Angelo, Rota.
Il rinvenimento più sensazionale è
costituito da un ricchissimo ripostiglio di
bronzi (II millennio a.C.) scoperto a Coste
del Marano nel 1880, costituito da oltre 120
pezzi eseguiti con alto livello tecnico di
lavorazione.
Per quanto riguarda l’aspetto funerario una
vera e propria necropoli, rilevante per
dimensioni e numero di tombe, è quella di
Poggio la Pozza (Allumiere). A Pian dei
Santi, invece è avvenuto il recupero di una
struttura scavata nel tufo (c.d. tomba II) e
di una serie di asce metalliche, mentre
elementi ceramici provengono da Crepacci di
Pian Sultano e dalla Bufalareccia.
Ben attestata è questa fase (XVII-XIV sec.
a.C.) e, in particolare quella tra il XV e
il XIV sec. a.C., in cui si manifesta la
cosiddetta “Cultura appenninica”.
Significativo, per l’abbondanza e la
rilevanza di Ceramica incisa è il sito di
Pian Sultano.
Rinvenimento a Tolfa di ceramica del Bronzo
Medio riconoscibile nel bosco nei dintorni
della strada da palazzo Celli verso la
Fontana di Canale inoltre presenze di
caverne naturali sui costoni della vallata
“greppe” e “coste” (via delle Greppe e via
di Costa Bassa ed Alta) sulle quali sorgono
abitazioni.
Bufalareccia q. 77; Fosso del Laghetto
(abitato), Pian Sultano (abitato), Caolino
del Fosso Eri (abitato), Sughera-Orto
(abitato); Cicugnola, M. Pozzo di Ferro
(abitato); Roma delle Pantanelle; Capannone;
Castel del Cerasolo (abitato); la Tolfa
(abitato); Rota; Poggio S. Pietro; Pian
Curiano.
Pian Sultano (abitato), Bufalareccia,
Caolino del Fosso Eri (abitato), Capannone;
Castel del Cerasolo (abitato); la Tolfa
(abitato); Rota; M. Radicata; Lampregnana,
Cerreta, Mignone – Poggio Vivo; F.lla del
Cerrobuco.
Il sito della Tolfaccia presenta grandi
quantitativi di frammenti ceramici del
Bronzo Medio e Bronzo Finale con scarsissime
testimonianze del periodo del Ferro per poi
riprendere nell’VIII avanzato.
Testimonianze subappenniniche: Bufalareccia
(abitato consistente inedito rinvenuti da
Associazione Arch. Allumiere); Rota; Ponte
Ridolfo; Casaletto Mignanti.
La fase finale dell’età del Bronzo ha
restituito delle preziosissime testimonianze
concretizzzate nell’occupazione delle alture
dominanti probabilmente su strutture ed
impianti precedenti che controllavano il
territorio molto più favorevolmente.
Gli abitati, in corrispondenza dei quali è
stato facile individuare le necropoli,
sembrano essere “dominati” dall’abitato
dell’Elceto, in posizione egemonica che
dominava essenzialmente il bacino minerario.
Il posizionamento antico, proprio in questo
punto, può essere ricondotto ad un preciso
disegno politico come appropriazione o
controllo della principale fonte di
acquisizione economica.
Lo stesso Elceto è costellato
da una serie di siti sopraelevati che sono
in relazione con i vari pagi, e
quindi ad una maggiore difendibilità che non
viene a coincidere però con il quadro di
stabilità dato dalla cultura
protovillanoviana
Gli abitati protovillanoviani,
che si evolveranno in quelli orientalizzante
si possono riassumere in quello dell’Elceto
(600 m s.l.m.) che, come abbiamo detto,
rappresenta l’abitato più elevato in
assoluto al quale si affiancano le cime
sensibilmente più basse della Tolfaccia (550
m s.l.m.) e di Monte Rovello, seguite, a
loro volta, dai picchi di Marano, Tolfa e
Uliveto di Cencelle.
I segni congrui di un ampio periodo di
cambiamenti si riscoprono nella
differenziazione tra quest’età e le
precedenti innanzitutto per la diffusione
del rito dell’incinerazione.
Numerose sono le testimonianze del periodo
protovillanoviano: Poggio la Pozza, Valle
del Campaccio, Forchetta di Palano, Contrada
delle Trincere.
All’interno della Rocca vengono individuate
due aree: quella ipotetica e quella
convenzionale a cui apparterrebbero le
necropoli di Poggio della Capanna e della
Tolficciola di età protovillanoviana ma in
maniera ipotetica.
Le prime tombe a cremazione si riscontrano
nelle località di Coste del Marano, Poggio
Ombricolo, a Pian dei Santi (forno fusorio);
Caolino del Fosso Eri (ripresa dell’abitato),
Castel del Cerasolo (abitato), la Tolfa
(abitato), Rota, Casaletto Mignanti, Costa
Grande, Le Grotte, Pian della Conserva,
Cesone, San Pietrino.
Elenco dei Siti dell’età del Bronzo:
Allumiere:
Campaccio, Codata delle Macine (BM, BF),
Tufarelle (BM, BR), Cava Gangalandi (o
Gangalante) (BF), Poggio La Pozza (BF),
Forchetta di Palano (BF), M. Rovello (BM,
BR, BF), Elceto (BR, BF), Cibona, Poggio
Ombricolo (BF), Ripa Maiale (BF), M.
Sassetto (BF), Le Trincere (BF), M. delle
Grazie-Cave Vecchie (BF), La Tolfaccia (BF).
Tolfa
Giovita (BM), Tagliacci e ai Castagneti (o
M. Castagneto) nella Tolfa attuale dietro il
M. della Rocca (BM, BR, BF), Poggio Capanna
(BF), La Cerreta (BM), Lampregnana (BM),
Bufalareccia (BM,BR), Casaletto Mignanti
(BR), M. Radicata, Rota (BR, BF), Coste del
Marano (BF), Le Spiagge (BF), Poggio
Finocchiaro (BF), La Cicugnola (BM).
Nel passaggio tra il Bronzo e il Ferro
esplode il fenomeno politico che renderà la
civiltà etrusca alla stregua di quella
greca: con il sinecismo si assiste alla
nascita di formazioni urbane vere e proprie
o di siti più consistenti: alla scomparsa
dei siti del Bronzo Finale segue la nascita
delle città etrusche storiche. L'età del
Ferro (IX-VIII sec. a.C.), in cui fiorisce
la cultura villanoviana, vede lo spostamento
di gruppi umani e l’addensamento sui pianori
che provoca in quest’area un fenomeno di
spopolamento determinato dal formarsi dei
centri urbani di Tarquinia e Cerveteri.
A ciò seguì immediatamente un decremento
notevole degli insediamenti rispetto alla
fase più avanzata dell’età del Bronzo: una
tale rarefazione delle presenze rispecchia
necessariamente un abbandono dell'area.
Tuttavia le ricerche più recenti hanno
portato a rinvenimenti di alcuni frammenti
ceramici a Rota, a Pian Conserva, Caolino
del Fosso Eri (ripresa dell’
abitato); Elceto, oltre quelle della
Cibona, di Fontana del Papa e di Ripa
Cerviale avvenute precedentemente.
Il rinvenimento più consistente è quello
alle pendici della Tolfaccia, località
Fontanaccia, dove è stato scavato un settore
di un sepolcreto di tombe a incinerazione e
a inumazione .
La zona di Pian Sultano era già nota per le
importanti presenze dell'età del Bronzo e
per la necropoli monumentale di età arcaica.
Una fibula sporadica a sanguisuga indica che
la necropoli ha avuto origine, come la
Tolfaccia, in età anteriore all'Orientalizzante,
nella tarda età del Ferro.
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