N. 53 - Maggio 2012
(LXXXIV)
TO ROME WITH LOVE
WOODY ALLEN TRA ITALIA E USA
di Giovanna D'Arbitrio
Benché
stroncato
dai
critici
italiani,
il
nuovo
film
di
Woody
Allen
continua
a
far
registrare
un
notevole
successo
di
pubblico
che
sembra
apprezzare
una
comicità
frizzante
ed
intelligente
“tagliata
su
misura”
per
ogni
personaggio
e
quindi
variegata
e
divertente.
In
un
caleidoscopico
vortice
di
personaggi
americani
e
italiani
emergono
le
storie
di
quattro
coppie
che
fanno
da
cardine:
due
studenti
americani
Jack
(J.
Eisenberg)
e
Sally
(G.
Gerwig)
che
formano
un
triangolo
amoroso
con
Monica
(Ellen
Page),
seduttiva
attricetta
contro
la
quale
si
schiera
John
(A.
Baldwin)
famoso
architetto
di
ritorno
a
Roma
dopo
30
anni,
una
sorta
di
surreale
mentore,
Hayley
(A.
Pill)
giovane
turista
americana
e il
suo
fidanzato,
Michelangelo
(F.
Parenti),
comunista
sfegatato
e
figlio
di
Giancarlo
(F.
Armillato),
impresario
delle
pompe
funebri
e
tenore
brillante
solo
sotto
la
doccia,
il
padre
di
Hayley,
Jerry
(W.
Allen)
nevrotico
regista
d’opera
in
pensione
e
sua
moglie
Phillis
(J.
Davis)
sarcastica
psicologa,
una
coppietta
di
sposi,
Milly
(A.
Mastronardi)
e
Antonio
(A.Tiberi),
venuti
a
Roma
da
Pordenone
in
cerca
di
lavoro
con
l’aiuto
di
parenti
influenti
che
s’imbattono
in
Anna
(Penelope
Cruz),
prorompente
escort,
ed
infine
Roberto
Pisanello,
modesto
impiegato
con
moglie
(M.
Nappo)
e
figli,
improvvisamente
travolto
da
una
notorietà
imprevista
ed
immeritata
oggi
troppo
spesso
offerta
da
superficiali
mass
media,
personaggio
ben
caratterizzato
anche
grazie
alla
bravura
di
Benigni.
Per
sminuire
il
film
alcuni
critici
hanno
parlato
di
ritratto
superficiale
ed
offensivo
dell’Italia,
rappresentata
con
i
soliti
cliché
in
un
tentativo
fallito
di
imitare
la”
commedia
all’italiana”
o
addirittura
il
grande
Fellini,
con
un
marcato
richiamo
ai
film
degli
anni
‘50
e
con
canzoni
talvolta
troppo
banali.
Si è
detto
inoltre
che
dopo
aver
offerto
un’immagine
molto
accattivante
di
Parigi
nel
suo
“Midnight
in
Paris”,
non
è
stato
altrettanto
benevolo
nel
descrivere
Roma
e
soprattutto
gli
italiani.
Tali
critici
dimenticano,
tuttavia,
che
W.
Allen
ha
colpito
con
la
sua
satira
pungente
non
solo
gli
italiani,
ma
anche
gli
americani
attraverso
alcuni
personaggi
come
quello
di
Ellen,
attrice
istrionica
che
recita
anche
nella
vita,
di
Jerry,
pensionato
ossessionato
da
vecchiaia
e
morte
che
tenta
di
distrarsi
con
nuovi
impegni
lavorativi,
di
Phillis,
la
saccente
strizzacervelli,
figura
molto
presente
nella
nevrotica
società
americana,
di
Jack,
studente
insoddisfatto
alla
ricerca
di
un
rapporto
amoroso
più
eccitante,
di
John,
uomo
di
successo
cinico
e
disilluso.
Non
bisogna
dimenticare,
inoltre,
che
quasi
tutti
i
personaggi,
sia
italiani
che
stranieri,
sono
pronti
a
rinunciare
alla
propria
privacy
e
agli
affetti
pur
di
conquistare
fama,
successo
e
soldi
in
linea
con
i
dictat
della
nostra
epoca.
Soltanto
i
giovani
sposi
Milly
e
Antonio
decidono
di
ritornare
alla
vita
tranquilla
di
Pordenone
rinunciando
a
carriera
e
inserimento
nell’
high
society.
Insomma
come
spiega
un
autista
a
Pisanello,
sconvolto
dalla
perdita
di
popolarità,
la
morale
è
che
“tutti
possono
essere
infelici,
ma
meglio
esserlo
da
ricchi
e
famosi
che
da
poveri
e
sconosciuti”.
Una
Roma
bellissima
balza
fuori
dallo
schermo,
fotografata
con
una
luce
straordinaria
da
D.Khondji
e
costantemente
inondata
dalla
musica
che
alterna
canzoni
a
stupendi
brani
di
opere
liriche:
una
straordinaria
città
rivisitata
dal
regista
non
solo
attraverso
rovine
antiche
e
monumenti,
ma
anche
nel
dedalo
di
vicoli
e
vicoletti
molto
amati
da
alcuni
stranieri
che
cercano
un
contatto
con
la
vita
quotidiana,
come
John
che
nel
film
dice
“non
mi
diverto
a
fare
il
turista,
preferisco
vagare
tra
i
vicoli”.
Il
film
è
ricco
di
“cammei”
tra
i
quali
ricordiamo
quelli
di
R.
Scamarcio
(ladro
d’albergo)e
di
A.
Albanese
(attore
famoso
e
seduttore),
con
ruoli
più
importanti,
e di
numerosi
attori
come
O.
Muti,
G.
Gemma,
S.
Rubini,
M.
Ghini,
N.
Marcoré,
Lina
Sastri,
I.
Ferrari,
Carol
Alt,
D.
Finocchiaro,
G.
Tognazzi
e
tanti
altri
che
si
sono
accontentati
anche
di
poche
inquadrature
pur
di
essere
presenti
nel
film.
Nel
complesso
quindi
“To
Rome
with
Love”
a
molti
spettatori
è
sembrato
un
buon
film:
in
esso
il
pessimismo
di
Allen
sembra
a
tratti
aprirsi
a
qualche
sprazzo
di
luce,
come
la
sua
sferzante
satira
che
pur
colpendo
vizi
e
debolezze
umane,
diventa
alla
fine
più
tollerante
e
benevola.
Sarà
l’effetto
dell’età
che
avanza
anche
per
il
famoso
regista?
Lodevole
in
fondo
l’impegno
di
questo
ultrasettantenne
(76
primavere!)
nel
riprendere
a
recitare,
oltre
che
ad
occuparsi
di
sceneggiatura
e
regia.