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N. 34 - Ottobre 2010 (LXV)

Tina, Tinissima
Vita e passioni di una donna oltre ogni stereotipo

di Michele Broccoletti

 

« Ogni volta che si usano le parole “arte” o “artista” in relazione ai miei lavori fotografici, avverto una sensazione sgradevole dovuta senza dubbio al cattivo impiego che si fa di tali termini. Mi considero una fotografa, e niente altro. »

Tina Modotti

 

Fu il grande fotografo Edward Weston che fece apprendere l’arte della fotografia a Tina Modotti, per la quale la fotografia stessa divenne una delle sue più grandi e vere passioni.

 

Assunta Adelaide Luigia Modotti, detta semplicemente Tina (ma chiamata Tinissima da sua madre), nacque nel borgo popolare di Pracchiuso, in provincia di Udine, il 17 agosto del 1896. Proveniente da una numerosa famiglia operaia, in cui il padre Giuseppe lavorava come carpentiere e meccanico, e la madre Assunta Mondini faceva la cucitrice, all’età di soli due anni, Tina emigrò con la famiglia nella vicina Austria, per far ritorno ad Udine pochi anni più tardi.

 

Dopo aver frequentato, con ottimi risultati, le prime classi della scuola elementare, Tina, già all’età di dodici anni, conobbe il mondo del lavoro, quando, per contribuire al sostentamento della famiglia, entrò come operaia in una filanda.

 

Nel 1913, all’età di diciassette anni, sempre come emigrante al seguito della famiglia, Tina arrivò a San Francisco, dove iniziò a lavorare in una fabbrica tessile, cominciando però anche a frequentare mostre, manifestazioni e compagnie teatrali.

 

Proprio durante la visita dell’Esposizione Internazionale Panama-Pacific, Tina conobbe il pittore e poeta canadese Roubaix del’Abrie Richey (da tutti chiamato Robo) con il quale si sposò, trasferendosi a Los Angeles nel 1917, per inseguire la carriera nel cinema: fin da subito, la loro casa divenne un punto di riferimento ed un luogo d’incontro per poeti artisti ed intellettuali, tra i quali vi era anche il celebre fotografo americano Edward Weston.

 

Nel 1920 iniziò a recitare ad Hollywood, interpretando The Tiger’s Coat (diretto da Roy Clement) e ricoprendo ruoli secondari in altri due film, ma quest’esperienza fu noiosa e deludente per Tina, la quale conobbe il mondo vuoto e fatuo di Hollywood, mosso da dinamiche puramente commerciali.

 

Proprio però durante l’esperienza hollywoodiana, i fotografi Jane Reece, Johan Hagemayer e lo stesso Edward Weston (con il quale ben presto Tina intesserà un profondo legame sentimentale) notarono la bellezza esotica di Tina, caratterizzata dai scuri capelli corvini e dagli occhi carbone. Nel giro di un anno Tina divenne la modella preferita di Edward Weston e, nell’ottobre del 1921, sua amante.

 

L’anno 1922 fu molto doloroso per Tina: il 9 febbraio, il marito Robo morì di vaiolo durante un viaggio in Messico e Tina fece appena in tempo ad arrivare per i funerali. Durante questa triste occasione, Tina poté scoprire per la prima volta il Messico (che a lungo l’affascinerà), poco prima di dover rientrare a San Francisco, richiamata dall’inaspettata ed improvvisa morte del padre Giuseppe.

 

Dopo più di un anno dalla morte del marito, nel luglio del 1923, Tina, insieme ad Edward Weston, si trasferì proprio in Messico dove i due strinsero un patto: Weston si dedicherà al suo lavoro, mentre Tina si occuperà della gestione dello studio fotografico; in cambio lui dovrà svelarle i segreti dell’arte fotografica.

 

La casa dei due compagni divenne presto un luogo di ritrovo per artisti, rivoluzionari ed intellettuali, e Tina ebbe modo di entrare in contatto con i grandi pittori muralisti come David Alfaro Siqueiros, Clemente Orozco e Diego Rivera, fondatori del giornale El Machete e appartenenti al Sindacato degli Artisti, trovandosi perciò direttamente immersa nel clima culturale e politico post-rivoluzionario.

 

Vivendo con Weston inoltre, Tina poté studiare ed approfondire l’arte e gli elementi della fotografia, che peraltro da giovane aveva in parte appreso frequentando lo studio dello zio paterno Pietro. I risultati del suo entusiasmo e del suo impegno non si fecero attendere: alla fine del 1924, insieme con Weston, partecipò ad un’esposizione nel Palacio de Minerìa, inaugurata alla presenza del Capo dello Stato.

 

Ben presto però, il legame affettivo con Weston si deteriorò, e quest’ultimo ritornò a vivere in California. Al contrario, Tina rimase in Messico, continuando a mantenere i rapporti con Weston in forma epistolare per alcuni anni, e soprattutto continuando a praticare la fotografia.

 

In quello che venne definito come il “Rinascimento messicano”, caratterizzato dal clima rivoluzionario e dai numerosi fermenti artistici, Tina divenne amica di importanti personaggi (come la pittrice Frida Kahlo, lo scrittore John Dos Passos e l’attrice Dolores Del Rio), si impegnò socialmente e politicamente (aderendo al Partito Comunista e partecipando a numerose manifestazioni), e soprattutto divenne un’eccellente fotografa: padrona della tecnica ed abile con le luci e le ombre, in breve tempo elaborò il proprio stile esclusivo ed originale.

 

Dopo le prime attenzioni per soggetti naturali inoltre, Tina spostò il suo obiettivo verso forme più dinamiche, iniziando ad utilizzare il mezzo fotografico come uno strumento di indagine e denuncia sociale. I suoi scatti, pur mantenendo un equilibrio estetico, assunsero ben presto una valenza ideologica che esaltava i simboli del lavoro, del popolo e del suo riscatto.

 

Nel settembre del 1928, Tina divenne la compagna del rivoluzionario cubano Julio Antonio Mella, e vivendo un amore profondo ed intenso, si concentrò ancora di più nel suo lavoro di militante politica e fotografa impegnata. Il suo compagno venne però ucciso la sera del 10 gennaio 1929, e Tina, anche in seguito all’attentato del presidente Pasqual Ortiz Rubio, venne considerata persona sospetta, e per questo fu arrestata ed espulsa dal Messico.

 

Tina iniziò così a vagare per l’Europa, ed insieme a Vittorio Vidali, membro del partito comunista, raggiunse prima Rotterdam e poi Berlino, entrando in contatto con intellettuali ed artisti europei.

 

Nell’ottobre del 1930, sempre seguendo Vidali, Tina decise di partire per Mosca dove, oltre ad allestire una sua personale esposizione, lavorò come traduttrice e lettrice della stampa estera, si impegnò nella redazione di opuscoli politici, ed ottenne la cittadinanza diventando membro del Partito Comunista.

 

Fino al 1935 visse fra la Russia, l’Austria, la Francia e la Spagna, prestando attività di soccorso a perseguitati ed esiliati politici, in qualità di membro militante del Soccorso Rosso Internazionale.

 

Nel luglio del 1936, allo scoppio della guerra civile spagnola, sempre seguendo Vittorio Vidali ormai suo fedele compagno, Tina iniziò ad impegnarsi negli ospedali e nei collegamenti.

 

Nel 1937 prese parte all’organizzazione del Congresso Internazionale degli Intellettuali contro il fascismo, mentre un anno più tardi risultò annoverata tra gli organizzatori del Congreso Nacional de la Solidariedad che si tenne a Madrid, ed ebbe occasione di conoscere Robert Capa, Hemingway, Antonio Machado, e molti altri membri delle Brigate internazionali.

 

Solo nel 1939 Tina, lasciando la Spagna ormai allo sbando, poté fare ritorno in Messico, in quanto il nuovo presidente Labaro Cardenas aveva ormai annullato la precedente espulsione.

 

Di nuovo in America, ancora insieme con Vittorio Vidali, Tina continuò ad avere una difficile esistenza, visse facendo traduzioni, dedicandosi al soccorso dei reduci e lavorando per l’”Alleanza internazionale Giuseppe Garibaldi”.

 

Nella notte del 5 gennaio 1942, Tina Modotti morì, dentro un taxi che la sta riportando a casa, stroncata da una fulminea crisi cardiaca.

 

Da quel momento, Tina Modotti entrò per sempre nella leggenda: il riconoscimento della sua grande personalità umana, artistica e politica fu quasi istantaneo e per svariati anni la sua vita e le sue opere restarono vive in gran parte dell’America Latina.

 

In seguito, le sue fotografie vennero tenute nascoste negli archivi statunitensi, in quanto realizzate da una militante del movimento comunista internazionale.

 

Oggi rendiamo omaggio ad una donna fotografa, operaia, emigrante, attrice, modella, rivoluzionaria, seduttrice, combattente, esule politica, comunista, antifascista e perseguitata.

 

Tina Modotti ebbe comunque una sola grande passione, che fu quella per la fotografia, prima messa al servizio degli ideali sociali e poi sacrificata per la lotta politica.

 

Innegabile è il fascino dei suoi sofisticati scatti, che inizialmente raffigurarono composizioni astratte, nature morte e fiori, per poi trasformarsi in volti di operai e donne lavoratrici, che ancora ci sorprendono per il talento tecnico e per la sconvolgente modernità.

 

 



 

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