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N. 61 - Gennaio 2013 (XCII)

THOMAS SANKARA
UN PRESIDENTE RIBELLE - PARTE I

di Richard Caly

 

Thomas Sankara è uno di quei personaggi di cui pochi oggi conoscono l’esistenza. Tuttavia la sua breve esperienza alla guida dell’Alto Volta, stato dell’Africa occidentale da lui ribattezzato Burkina Faso, rappresentò una speranza per molti africani, i quali intravidero nel giovane statista non solo un leader carismatico vicino al popolo, ma anche un uomo pragmatico, capace di tradurre aspettative comuni e richieste di giustizia in realtà concrete.

Definirlo semplicemente un rivoluzionario è forse riduttivo, poiché la sua rivoluzione fu priva della furia sanguinaria che spesso accompagnò eventi del genere nel continente africano; più corretto sarebbe definirlo un patriota, il quale, al di là della forte connotazione ideologica che caratterizzò gli anni del suo governo, seppe mantenere come obiettivi imprescindibili il progresso e l’indipendenza dello stato e dei suoi abitanti rispetto agli interessi neocolonialisti delle potenze straniere e alla sfrenata corruzione della classe politica africana.

Questo suo impegno, che lo portò a divenire un precursore di istanze terzomondiste quali la cancellazione del debito, gli valse soprannomi quali “il Che Guevara africano”, o “il presidente ribelle”.

Sankara era nato nel 1949 a Kaya, nel nord del paese, quando ancora l’Alto Volta era una colonia francese, da una numerosa famiglia cattolica. Malgrado le ristrettezze economiche, il padre, piccolo impiegato presso l’amministrazione coloniale, riuscì a garantirgli una buona istruzione, facendogli intraprendere la carriera militare nei ranghi dell’esercito.

Fu proprio negli anni in cui frequentò l’accademia in Madagascar che Sankara cominciò ad avvicinarsi all’ideologia marxista, rimanendone fortemente colpito. Al ritorno da un viaggio in Francia, durante il quale ebbe modo di approfondire gli studi sul marxismo, conobbe Blaise Compaoré, un altro giovane ufficiale con il quale da allora mantenne un rapporto di fraterna amicizia. Quest’ultimo avrà un ruolo chiave nella sua ascesa come nella sua caduta.

Entrambi, tornati in patria, fondarono il ROC (Regroupement des Officiers Communistes). Tale organizzazione riuniva clandestinamente un gruppo di ufficiali d’opposizione, che denunciando le inefficienze nella gestione politica dell’Alto Volta, proponeva una serie di riforme di impronta progressista per porre un freno alla disastrosa condizione in cui versava lo stato.

Pur avendo raggiunto formalmente l’indipendenza dalla Francia nel 1960, l’Alto Volta era una delle nazioni più povere del mondo, con un tasso di analfabetismo pari al 98%, una mortalità infantile altissima ed una aspettativa di vita media che non superava i quarant’anni; la debole economia rurale del paese era insufficiente a sfamarne gli abitanti, la stragrande maggioranza dei quali impiegati nel settore dell’agricoltura (l’85% della popolazione era composto da contadini).

A queste cifre di per sé non incoraggianti l’Alto Volta aggiungeva inoltre una situazione politica fragile e mutevole, frutto dell’inadeguatezza della classe dirigente, incapace di costruire delle istituzioni solide all’indomani dell’indipendenza.

Dal 1960 in poi, si erano succeduti colpi di stato e governi tra i quali il denominatore comune erano l’immensa corruzione e l’inadeguatezza a capire e risolvere il fortissimo malcontento popolare.

In tale confuso contesto l’esercito aveva assunto un ruolo sempre più invasivo, passando da una posizione super partes volta al ristabilimento dell’ordine costituito a quella di attore attivo, fortemente politicizzato e in grado di prendere il controllo diretto dei vertici dello stato. Non deve quindi stupire che Sankara e Compaoré, pur essendo degli ufficiali, potessero esporsi politicamente in modo così marcato.

Nel 1980, dopo che un colpo di stato l’aveva portato al potere, il governo del colonnello Saye Zerbo cercò di coinvolgere Sankara, insieme ad altri esponenti d’opposizione, nella gestione della cosa pubblica, nominandolo sottosegretario di stato all’informazione.

La sua esperienza fu però breve: le iniziative da lui proposte furono infatti ignorate, e bastarono pochi mesi perché Sankara si rendesse conto dell’incompatibilità del suo modo di vivere e fare politica rispetto a quello degli altri esponenti del governo.

Di fronte al lusso esagerato in cui vivevano le alte sfere dell’esercito, Sankara mostrava infatti una semplicità più unica che rara, tanto da presentarsi in bicicletta alla prima riunione di governo subito dopo la nomina.

Le successive inevitabili dimissioni e l’arresto del giovane capitano furono accompagnate da una frase, pronunciata alla radio, che lo rese presto celebre: “guai a prendere in giro il popolo”.

Anche il governo di Zerbo però durò poco: un ennesimo colpo di stato portò infatti al potere il capitano-medico Jean-Baptiste Ouédraogo, che assunse la carica di presidente della repubblica. Quest’ultimo, volendo creare un fittizio equilibrio tra forze di destra e di sinistra nominò Sankara primo ministro nel 1983; non poteva infatti ignorare la sua popolarità nell’esercito e in parte della popolazione.

Nel periodo in cui fu primo ministro, il giovane capitano riuscì ad allargare notevolmente le simpatie intorno alla sua persona, in forza di un modo di esprimersi semplice, tagliente ed efficace, e di un carattere che sembrava autenticamente vicino alle richieste delle fasce più deboli della popolazione. A rafforzare queste impressioni c’era anche la già accennata diversità nello stile di vita di Sankara rispetto a quello delle altre figure di governo.

Il contrasto tra Ouédraogo e il suo primo ministro in un clima di crescente malcontento popolare e di manifestazioni di piazza portò però di nuovo all’arresto di Sankara e di altri esponenti della sua corrente.

La svolta autoritaria fu secondo molti almeno in parte etero-diretta. Non sembra infatti un semplice caso che poco prima, nella notte tra il 16 e il 17 maggio 1983, il consigliere per gli affari africani del presidente francese Mitterand, Guy Penne, si fosse recato a Ouagadougou, capitale dell’Alto Volta, sbarrando le porte ai giornalisti.

Il ruolo attivo della Francia negli eventi che portarono all’arresto di Sankara appare oggi quasi una certezza, considerata la preoccupazione con la quale i francesi guardavano alla corrente di sinistra che il giovane capitano rappresentava, e ai rapporti che quest’ultimo intratteneva con la Libia e con altri movimenti rivoluzionari.

Tuttavia l’arresto di Sankara non sortì gli effetti sperati: sollecitate dalle forze di sinistra, infatti, numerose manifestazioni di protesta scossero il paese facendo tremare la poltrona di Ouédraogo.

Compaoré, sfuggito all’arresto, riuscì inoltre a mobilitare gran parte degli ufficiali progressisti e della truppa, ottenendo ben presto il controllo del territorio dello stato. Ouédraogo venne deposto poco dopo.

 

Al suo posto, il trentaquattrenne Thomas Sankara diveniva capo dello stato...



 

 

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