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N. 80 - Agosto 2014 (CXI)

THE NATIONAL LIVE
LA DATA ROMANA ALL'AUDITORIUM

di Andrea Bajocco

 

Esattamente a un anno di distanza dal precedente tour nel "Vecchio Stivale", i The National tornano a farsi vivi in Italia, per calcare i palchi di Ferrara, Lucca, Vasto, Gardone Riviera e Roma.

 

Nella capitale, come successo nel 2013, l’appuntamento è alla cavea dell’Auditorium Parco della Musica, all’interno del Luglio Suona Bene, kermesse che da qualche anno propone circa due mesi di concerti all’ombra degli “Scarafaggi” di Renzo Piano.

 

I The National si presentano in orario, subito scusandosi per l’assenza di un gruppo spalla ad aprire come di consueto il concerto. Alla fine dell’evento saranno 26 i pezzi suonati dalla band di Brooklyn, che ha proposto una scaletta con molte canzone tratte da Trouble Will Find Me (2013); saranno infatti ben 9 le tracce dell’ultimo lavoro.

 

La sottocutanea e baritona voce di Matt Berninger, eclettico frontman e vera anima del gruppo, si scalda – anche grazie alla solita bottiglia di vino presente sul palco – e dà il via al concerto.

 

Si parte con Wasp Nest pezzo tratto dall’EP Cherry Tree del 2004.

 

La performance dei 7 musicisti Newyorkesi prosegue gradevole, alternando tracce vecchie e nuove. La sesta traccia è Don’t Swallow The Cap, tra le migliori dell’ultimo album.

 

Finito di suonarla, Matt ringrazia il fratello regista che ha seguito – filmandola – la band durante tutto il precedente tour. Alcuni pezzi del “docu-film” che ne è uscito sono state proiettate durante la traccia successiva: I Should Live In Salt.

 

Parla poco Matt, ma sprigiona energia e la gente non può che apprezzare. Si continua con Mistaken for Strangers e Bloodbuzz Ohio, pezzo datato 2010 e amatissimo dal pubblico romano.

 

Altra canzone fortemente voluta dalla cavea dell’Auditorium è Squalor Victoria che prontamente viene proposta in maniera ineccepibile.

 

Le tracce con più seguito, tuttavia, sono le 8 finali. Una scia di capolavori intramezzata, come al solito, dal canonico encore. Se Pink Rabbits, England, Graceless e Fake Empire vengono infatti suonate prima dei bis, il concerto, di fatto, lo concludono Ada, Mr November, Terrible Love e Vandrlyle Crybaby Geeks.

 

L’auditorium, non propriamente pieno in ordine di posto, impazzisce quando i caldi tasti del pianoforte danno il via a Fake Empire, riempiendo il cielo romano di una dichiarazione d’amore dietro cui si cela un velato pessimismo e una meno velata critica al sistema imperialista statunitense.

 

Al rientro sul palco, la quiete che accompagna l’esecuzione di Ada non è altro che un preludio alla tempesta scaturita da Mr November. La calma è spazzata via, Matt prende il microfono e si getta – ed è proprio il caso di dirlo – tra le braccia del “suo” pubblico. Tutta la canzone, come d’altronde succede in ogni live dei The National, viene cantata dalla stanca (non potrebbe essere altrimenti) voce del frontman mentre si dona agli spettatori presenti nel parterre

 

Ci mette un po’ Matt a risalire sul palco. Giusto il tempo di riprendere fiato ed è il momento di Terrible Love. Il testo vuole esprimere le paure di un padre nel momento in cui realizza di dover mettere moglie e figlio davanti a se stesso. Questa paura viene magistralmente espressa con l’uso di immagini apocalittiche (inondazioni, sciami di api, ragni, zombie...).

 

Sguardi persi tra gli spettatori. L’emozione la fa da padrona.

 

Si chiude quindi con l’onirica Vanderlyle Crybaby Geeks, eseguita come di consueto a cappella, quasi fosse un trait d'union tra i 7 musicisti e il pubblico che, nonostante sia distante qualche metro, si sente quanto mai vicino ai propri beniamini.

 

Il momento dei saluti è arrivato. Solo arrivederci per Matt e soci, nessun addio. Nella speranza di rivederli presto, magari sempre nella suggestiva cornice del Parco della Musica.



 

 

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