[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 159 / MARZO 2021 (CXC)


contemporanea

LA NAVE SEPOLTA
THE DIG, DA libro a film TRA STORIA PASSATA E PRESENTE

di Giovanna D’Arbitrio

 

Ancora una volta il cinema riporta alla luce una lontana epoca storica, questa volta attraverso l’archeologia, con il film di Simon Stone La nave sepolta, (The Dig) disponibile su Netflix. Tratta dell’omonimo romanzo di John Preston, la pellicola è focalizzata sugli scavi di Sutton Hoo (Suffolk 1939) che condussero al ritrovamento della nave funeraria di Raedwald, re anglosassone dell’Anglia orientale del VII secolo.

 

Figlio di Tytila, Raedwald si convertì al cristianesimo e a partire dal 616 divenne il sovrano più potente a sud del fiume Humber. Secondo Beda il Venerabile, monaco cristiano e storico, durante il suo regno l’Anglia Orientale dominava su tutti gli altri regni anglosassoni.

 

Il suddetto film conferma anche l’innegabile costante legame tra cinema e letteratura, pur essendo due arti distinte, un rapporto in cui il rischio di confronto è sempre presente. Accade in genere che da buone opere letterarie vengano realizzate pellicole di livello artistico inferiore, oppure al contrario si verifica che i film tratti da libri modesti, siano più significativi grazie all’abilità di bravi registi. E comunque venga giudicato il suddetto film rispetto all’omonimo libro, esso ha il merito di riportarci alla memoria un episodio storico di rilievo.

 

Come al solito, inoltre, continua l’eterna querelle sul cinema, spesso considerato più come prodotto di fantasia e creatività che come specchio della vita, più o meno trasfigurata o distorta a seconda dei generi, delle epoche, dei luoghi. In effetti il cinema non è solo fabbrica di sogni, ma anche specchio della realtà e della storia dell’umanità, come nel caso di The Dig.

 

In Italia il romanzo di John Preston è stato pubblicato dalla casa editrice Salani con il titolo La Nave sepolta-The Dig, e viene così descritto: “Inghilterra, estate 1939. Quando Edith Pretty, affascinata dalle leggende locali che parlano di un tesoro vichingo sepolto nella sua terra, decide di contattare l’archeologo autodidatta Basil Brown, non sa che sta per dare inizio a una delle più straordinarie avventure archeologiche del Novecento.

Presto gli scavi riveleranno il gigantesco scheletro di un’antichissima nave funeraria appartenuta a un sovrano anglosassone, che richiamerà l’interesse degli accademici più blasonati. Uniti dalla passione per l’archeologia e da un sentimento delicato e profondo che li lega l’uno all’altra, Basil e Edith lotteranno per proteggere la loro scoperta. Ma la Seconda guerra mondiale incombe e gli scavi si trasformeranno in una corsa contro il tempo, soprattutto quando dalla terra emerge qualcosa di ancor più stupefacente (…)

Basato su fatti realmente accaduti, La nave sepolta è un romanzo in cui l’amore e la passione assumono aspetti tutt’altro che scontati e che, toccando il significato più profondo del matrimonio, del rapporto tra genitori e figli, della ricerca dell’identità personale, riesce a farci riflettere sul significato dell’essere umani e di condividere la Storia e, in ultima analisi, il dono stesso della vita.

 

Il film segue più o meno la trama del libro e parte dal 1938, quando Edith Pretty (Carey Mulligan) contattò l’archeologo autodidatta Basil Brown (Ralph Fiennes) per effettuare degli scavi nei terreni di sua proprietà. I primi scavi, iniziati a giugno 1938, portarono alla luce un disco di bronzo, ma la scoperta archeologica più sensazionale arrivò un anno dopo: uno scheletro navale di 27.4 m, tanto grande da poter ospitare 20 vogatori su ogni lato.

 

Il British Museum inviò subito sul posto il noto archeologo Charles Phillips, insieme a due professionisti, Stuart Piggott (Ben Chaplin) e sua moglie Peggy (Lily James) che rifiutarono di lavorare con Brown. Il 21 luglio Peggy trovò il primo pezzo d’oro che condusse alla scoperta di 250 oggetti, come gioielli, monete, scettri e quant’altro, un tesoro che contribuì a far luce sul periodo risalente agli anglosassoni, un popolo fino ad allora considerato rozzo e barbaro.

 

Il messaggio del film, tuttavia, va oltre tale scoperta e costruisce un ponte tra passato e presente, valido anche oggi in un periodo di lotta contro la pandemia: ambientato in un momento in cui era imminente la seconda Guerra Mondiale, esso mette in rilievo il valore del passato e della storia che mediante l’archeologia rivela la continuità della vita sulla Terra, un testimone che passa da una generazione all’altra attraverso il tempo, malgrado guerre, morte e distruzioni.

 

In effetti quando Edith, malata di cuore e in costante pericolo di vita, si chiede a cosa possa servire la vita di ognuno di noi se un giorno moriremo e saremo dimenticati, Basil afferma: "Dai tempi delle prime impronte umane sul muro di una grotta, facciamo parte di qualcosa che continua”.

 

Un film significativo e delicato che dà importanza ai sentimenti dei personaggi, non solo agli scavi: grazie ad alcuni cambiamenti rispetto al libro, la sceneggiatrice Moira Buffini, descrive il rapporto fra Basil ed Edith come quello di due anime affini, affascinate da cultura e archeologia, mentre la moglie May (Monica Dolan) si rivela un sostegno saldo e sicuro per il marito. E in secondo piano, si svolge anche la storia d’amore tra due giovani, il cugino di Edith, Rory Lomax (Johnny Flynn) e Peggy che decide di lasciare Stuart. Tenero infine il rapporto tra Edith e il figlio Robert (Archie Burnes), ragazzo vivace e intelligente, interessato alle scoperte archeologiche che lo aiutano a superare la paura della probabile dipartita della mamma.

 

Interessante ciò che ha affermato Ralph Fiennes in un’intervista: “Penso che sia forse un bene che il film esca quando siamo in un altro periodo di incertezza a causa di Covid. Spero che le persone ne traggano un messaggio positivo, su ciò che possiamo ottenere attraverso uno sforzo e una determinazione comuni”. 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]