TESEO E LA NASCITA DELLA
DEMOCRAZIA ATENIESE
TRA MITO E STORIA
di Matteo Liberti
“Teseo concepì un piano grandioso
[...], radunò in città tutte le
genti sparse per l’Attica e fece di
un popolo fino ad allora disunito
[...] un popolo coeso”. È così
che lo storico greco Plutarco
riassume un momento decisivo nella
storia di Atene: quello in cui dal
suo nucleo originario iniziò a
sorgere una grande città destinata a
illuminare il mondo. Tale storia
affonda peraltro nel mito e spesso
vi si confonde, tanto da iniziare
con una contesa tra due divinità,
Atena e Poseidone, e proseguire con
le leggendarie gesta di un eroe,
Teseo.
«Prima che nel V secolo a.C.
Tucidide dettasse le regole con cui
scrivere la storia, la gente di
Atene raccontava sulle proprie
origini vicende simili alle favole»,
spiega lo storico Valerio Massimo
Manfredi, autore di Akropolis. La
grande epopea di Atene
(Mondadori). In particolare, il mito
riferisce che, al momento della
fondazione della città, la celebre
dea della sapienza e il dio del mare
se ne contesero la protezione nonché
il diritto di dargli il nome.
Affidarono quindi il giudizio finale
ai suoi stessi abitanti, leggenda da
leggersi come una sorta di
“antipasto mitologico” del futuro
governo democratico ateniese. Per
ingraziarsi il popolo, Poseidone
donò un cavallo,
simbolo di vigore e coraggio,
promettendo inoltre il proprio
appoggio in guerra. «Atena,
invece, batté il suolo con la sua
lancia e ne fece germogliare una
pianticella dalle foglie d’argento
con piccole bacche scure.
Era l’ulivo, pianta più nobile tra
quelle che crescono sulle sponde del
Mediterraneo,
dai cui frutti si ricava il
preziosissimo olio»,
continua Manfredi. Con esso la dea
promise
saggezza e pace, ed ebbe infine la
meglio.
Storicamente, Atene iniziò a
prendere forma concreta nel corso
del II millennio a.C., quale centro
miceneo il cui cuore corrispondeva
all’odierna acropoli.
I primi insediamenti sorsero in una
posizione estremamente favorevole
dell’Attica,
regione
protesa nel mar Egeo. In
particolare, essi vennero alla luce
in una fertile pianura – irrigata
dai fiumi Cefiso e Ilisso – che ben
si prestava alla produzione
agricola, base dell’economia greca.
Quest’area, inoltre, era protetta da
più massicci montuosi – come quelli
dell’Imetto e del Pentelico – che
fungevano da ostacolo per i venti
freddi provenienti da Nord-Est
nonché per potenziali invasori. Non
solo: tali alture erano ricche di
pascoli e vi si potevano ricavare
marmi e altri materiali da
costruzione. A rendere ancora più
prezioso il territorio, punteggiato
da colline simili a quella
dell’Acropoli, era il fatto che si
aprisse a Sud-Ovest sul mare,
affacciandosi sul golfo di Saronico.
Questo abbondava di approdi
naturali, soprattutto nell’area del
Pireo, dove sorgerà non a caso il
porto principale della città (suo
vanto dal V secolo a.C.), distante
una decina di chilometri
dall’acropoli, ma oggi parte
integrante della metropoli ateniese.
Nei primi secoli di vita Atene
sarebbe stata retta da una serie di
leggendari monarchi il
primo dei quali fu Cecrope. Secondo
la mitologia, il
più celebre tra tutti fu però Teseo,
figlio del sovrano ateniese Egeo
e di Poseidone, unitisi nella stessa
notte a sua madre Etra. Cresciuto
lontano da Atene, venne a sapere
delle proprie origini attorno ai
sedici anni e mostrò subito il suo
valore in una serie di imprese degne
delle fatiche di un altro celebre
eroe mitologico, Eracle,
sconfiggendo le creature mostruose
che infestavano l’Attica. «Teseo
uccise animali feroci, assassini e
predoni sanguinari», conferma lo
storico. «Fu quindi accolto ad Atene
con grandissimi onori, ma un’altra
prova già lo attendeva: salpare alla
volta di Creta per affrontate il
Minotauro, mostro antropofago con
testa taurina e corpo umano».
Tale bestia si nutriva
periodicamente di giovani ateniesi,
sacrificati per volere di Minosse,
re di Creta da cui deriva il nome
della civiltà minoica, fiorita nel
II millennio a.C. e affermatasi come
potenza di primo piano
nel Mediterraneo. Quanto a Teseo,
una volta sconfitto il mostro –
aiutato in ciò da Arianna, figlia di
Minosse che si era invaghita di lui
e che gli diede un filo da srotolare
nel labirinto per ritrovare l’uscita
– tornò ad Atene e ne divenne
sovrano, procedendo poi a una
serie di cruciali riforme. Oltre a
donare agli ateniesi le prime leggi
democratiche e i primi monumenti,
l’eroe avrebbe avuto il merito di
riunire attorno al nucleo principale
della città le molteplici comunità
presenti nell’Attica.
Il processo di raggruppamento dei
molti villaggi presenti nella
regione, attribuito dal mito a
Teseo, avvenne realmente ed è detto
in storiografia “sinecismo”: da
syn, “insieme” e oikos,
“casa”. Atene divenne così un grande
e potente centro, ricco di monumenti
voluti secondo la leggenda dallo
stesso Teseo. A lui è attribuita
infine l’istituzione delle
“Panatenee”, festa religiosa in
onore della dea protettrice della
città, e per tutto ciò, in talune
versioni del mito, egli è indicato
come il “vero” fondatore di Atene.
La storica capacità degli ateniesi
di tenere uniti più villaggi,
con relativo riconoscimento di pari
diritti politici, spiegherebbe
invece perché qui e non altrove
prenderà corpo la prima forma di
democrazia.
Superata definitivamente l’epoca di
Teseo e degli altri mitologici
monarchi,
Atene vide emergere la figura degli
arconti, magistrati che avevano la
massima autorità in ambito civile e
militare. Provenivano dalle
aristocrazie locali, si riunivano
in un consiglio detto Aeropago
(“collina di Ares”) e si giunse a
nominarne
nove ogni anno, ognuno con poteri
specifici.
Le lotte interne a
quest’aristocrazia portarono
peraltro a una prolungata
instabilità politica, e in tale
contesto giunse nel VII secolo a.C.
l’opera del legislatore Dracone, che
adottò
severi provvedimenti per
stabilizzare la situazione
stilando uno dei primi
codici penali della storia.
Tuttavia, continuò a crescere la
tensione tra le classi sociali
disagiate e quelle dominanti, finché
queste ultime nominarono arconte con
pieni poteri un uomo di grande
saggezza per varare le misure
necessarie a pacificare gli animi.
Si trattava di Solone, che nel 594
a.C. introdusse importanti riforme
economiche e divise la cittadinanza
in classi basate sul censo e non più
sulla nascita. «La grande novità era
la possibilità per i cittadini di
passare a una classe superiore se il
loro reddito fosse aumentato,
accedendo così alla gestione della
cosa pubblica», prosegue l’esperto.
«Fu una rivoluzione: non c’era più
una società immobile, legata al
diritto di sangue, ma una società
dinamica».
Il percorso democratico si
interruppe alla metà del VI secolo
a.C. allorché emerse la figura di
Pisistrato, scaltro politico che
sfruttò le faide tra fazioni
aristocratiche per accattivarsi il
popolo e instaurare un governo
tirannico. Dopo la sua morte, a far
rifiorire la politica ateniese ci
pensò Clistene, ex arconte che nel
508 a.C. avviò una riforma
democratica riorganizzando tra
l’altro la polis in divisioni
amministrative dette “demi”, anche
se la democrazia “alla greca” era
ben diversa da come la intendiamo
oggi (la politica ateniese era
riservata ai soli uomini adulti,
escludendo sia le donne sia i
residenti stranieri e gli schiavi).
In seguito, tra i leader democratici
più celebri spiccò Pericle, che
guidò Atene tra il 461 e il 429 a.C.
investito dell’alta carica militare
di strategos. Fu il momento
di massimo splendore della città,
vittoriosa nelle recenti guerre
persiane – da cui uscì come potenza
egemone sui mari – e ricca di
fervori artistici e culturali. «In
tale periodo si
registrò una sorta di “miracolo
greco” che coinvolse ogni aspetto
della società e che ebbe il suo
apice proprio ad Atene, dove fiorì
tra l’altro la storiografia,
dapprima con Erodoto, che fece da
ponte con le opere epiche, e poi con
Tucidide, la cui ricerca era basata
sull’assenza di ogni divinità dalla
narrazione», conclude Manfredi. E
mentre il mito usciva dalla Storia,
sull’Acropoli, nel cuore originario
di Atene, prendeva forma il
Partenone, maestoso tempio dedicato
a quella dea Atena con cui tutto
aveva avuto inizio, grazie a un
albero d’ulivo e a una promessa di
pace.