N°
177
/ SETTEMBRE 2022 (CCVIII)
arte
SU
GIUSEPPE TERRAGNI
STORIA DI UN ARCHITETTO
DEL RAZIONALISMO ITALIANO
di Mariangela Riggio
«Perfettamente
lineare, senza nessuna concessione
al decorativismo (…) il ritmo è dato
dal gioco dei volumi elementari che
stava alla base dell’architettura
greca e rinascimentale. Questa casa
antiromantica, antidecadente,
anticrepuscolare, non nata per il
capriccio, la bizzarria di un
momento, ma sorta dai nuovi bisogni
spirituali ed estetici, passerà poco
tempo e non sarà più l’anomalia.
Sarà, e per tutti, la “casa di
domani”». È la descrizione del
Novocomum che Giuseppe Pagano fornì
sul numero 27, del Marzo 1930, sulle
pagine della nota rivista di
architettura “Casabella”.
L’edificio per appartamenti,
progettato dall’architetto Giuseppe
Terragni e realizzato a Como nel
1928-1929, inaugurò l’era
dell’Architettura Razionalista
italiana. Fu commissionato nel 1927
al giovane architetto, di appena 23
anni, da Elio Peduzzi,
amministratore delegato della
società immobiliare Novocomum di
Olgiate Comasco. La realizzazione
dell’edificio scatenò non poche
polemiche poiché diverso da quello
che Giuseppe Terragni aveva
presentato alla Commissione
Edilizia, in stile classico. A
cantiere concluso scoprì, invece, un
edificio dalle inconfondibili linee
moderne.
Il “Transatlantico”, come venne
soprannominato, ben presto fu
considerato evidente sintesi del
Razionalismo per l’uso di volumi
geometricamente ben definiti (cubi e
cilindri), le soluzioni
architettoniche che tendono
all’annullamento degli angoli,
l’alternanza di pieni e vuoti, l’uso
di materiali (vetro-cemento,
linoleum) e tecnologie innovative.
“Novocomum”, Giuseppe Terragni, Como
(1928-1929)
La nuova corrente architettonica
prese avvio in un’Italia che da lì a
poco sarebbe stata sconvolta dalla
dittatura fascista e trascinata
nella Seconda Guerra Mondiale.
Eppure, nonostante le tristi sorti
politiche, il periodo compreso tra
la fine degli anni Venti e gli anni
Trenta del Novecento registrò un
grande fervore architettonico, in
parte spinto dal nazionalismo
fascista, in parte influenzato dall’International
Style e dal Funzionalismo che si
diffondevano oltre i confini
nazionali.
Giuseppe Terragni, la cui breve
carriera è caratterizzata da
un’intensa produzione (si contano
ben 86 progetti tra il 1926 – anno
della sua laurea – e il 1943 – anno
della sua morte, a soli 39 anni) è
sicuramente attratto delle correnti
architettoniche d’oltralpe. Non a
caso, Giuseppe Pagano descrive il
Novocomum utilizzando l’espressione
tanto cara a Le Corbusier,
«un’ottima machin à habiter»,
architetto cui il Terragni
sicuramente si è ispirato in talune
altre sue opere.
Si vedano ad esempio: “Casa
Toniniello” progettata insieme a
Pietro Lingeri, a confronto con
“Maison Plaineix” di Le Corbusier,
oppure, Villa sul Lago, (non
realizzata) a confronto con "Villa
Savoye".
“Casa Toniniello”, Giuseppe Terragni
e Pietro Lingeri, Milano (1933)
“ Maison
Plaineix”, Le Corbusier, Parigi
(1927)
in alto: "Villa sul Lago", Giuseppe
Terragni, (1936); in basso: "Villa
Savoye", Le Corbusier, Poissy (1929)
Culla del Movimento Razionalista
Italiano è l’attività del Gruppo
7, fondato proprio da Giuseppe
Terragni nel 1926. Egli, insieme a
L. Figini, G. Frette, S. Larco, A
Libera, G. Pollini, C.E. Rava firmò
il manifesto della nuova corrente
architettonica che compare su
Rassegna Italiana con queste parole:
«tra il passato nostro e il
nostro presente non esiste
incompatibilità. Noi non vogliamo
rompere con la tradizione, è la
tradizione che si trasforma e assume
aspetti nuovi sotto i quali pochi la
riconoscono. La nuova architettura,
la vera architettura, deve risultare
da una stretta aderenza alla logica
e alla razionalità. […] La nuova
generazione proclama una rivoluzione
architettonica ma una rivoluzione
che vuole organizzare e costruire.
Un desiderio di sincerità, di
ordine, di logica, una grande
lucidità soprattutto, ecco i reali
caratteri dello spirito nuovo».
La prima mostra di architettura
razionalista, che segnò così la
nascita nel nuovo movimento
italiano, avvenne a Roma nel 1928:
la “Prima Esposizione di
Architettura razionale”.
Parteciparono, tra tanti, tutti gli
esponenti del Gruppo 7 tra cui
Giuseppe Terragni con il progetto
per la Fonderia di Tubi e l’officina
di produzione del gas.
Nel 1930 aumentarono le adesioni al
programma razionalista e si istituì
il MIAR (Movimento Italiano
Architettura Razionale) che
comprendeva una cinquantina di
architetti. Ma solo due anni dopo si
sciolse.
Altro esempio, acclamato dalla
critica come “opera canonica” del
movimento architettonico in Italia,
è la Casa del Fascio di Como,
commissionata dal Partito Nazionale
Fascista a Giuseppe Terragni e
inaugurata nel 1936. Nel progetto
che porta alla sua realizzazione, le
scelte formali e tecniche
concretizzano quello che era il
manifesto dell’architettura
razionalista. Qui, l’architetto
traduce in edificio il concetto
mussoliniano secondo cui il fascismo
«è una casa di vetro in cui tutti
possono guardare»; lo fa non con
l’intento di esaltarne il valore e
rendersi complice della propaganda
fascista, ma esclusivamente per dare
sfogo alla sua innovazione
architettonica.
“Casa del Fascio”, Giuseppe
Terragni, Como (1936)
Similmente alle vicende che
accompagnarono la realizzazione del
Novocomum, il progetto iniziale
della Casa del Fascio, elaborato nel
1928, prevedeva un edificio
tradizionale, ma la soluzione finale
approvata nel 1933 è un’opera
completamente diversa. L’edificio
nasce, dunque, dalla perfezione
geometrica: la facciata è
rigorosamente progettata secondo la
regola del rettangolo aureo, sulla
piazza si innalzaun parallelepipedo
perfetto con una base il cui lato
maggiore misura 33,20 metri seee al
quale corrisponde un’altezza pari
esattamente alla metà, 16,60 metri.
L’ampio uso delle vetrate mettono in
evidenza la struttura intelaiata in
calcestruzzo di cemento armato,
restituendo una sensazione di
leggerezza all’intera opera. Il
sapiente alternarsi dei pieni e
vuoti caratterizza in maniera
diversa le quattro facciate.
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