[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

167 / NOVEMBRE 2021 (CXCVIII)


medievale

TEODORA, IMPERATRICE

TRA FASCINO, SEDUZIONE E UN CELEBRE MOSAICO

di Francesca Lorenzini

 

Era effettivamente bella, piuttosto piccola di statura, ma di una grazia estrema. Il viso incantevole, dalla carnagione olivastra un po’ pallida, era illuminato da due occhi immensi, pieni di sentimento, di vivacità, di passione”.

 

Con questa descrizione Charles Diehl, famoso bizantinista francese, consegnò alla letteratura europea dei primi anni del Novecento la figura di Teodora imperatrice “scandalosa”, protagonista di una monografia, fiore all’occhiello della serie di biografie contenute nella sua opera principale le Figure Bizantine.

 

Proprio nella biografia a lei dedicata, Diehl, attraverso la sua penna di storico e la verve tipica dei grandi appassionati e conoscitori della materia, riuscì a restituire un ritratto della sovrana ma, ancor prima, della donna che seppe dominare il VI secolo bizantino e conquistare i posteri grazie alla sua innata spregiudicatezza.

 

Non sappiamo se, effettivamente, Teodora potesse somigliare, anche in minima parte, all’immagine delineata da Diehl che, nel descrivere il suo aspetto fisico in maniera così accurata, sembrava avere Teodora proprio sotto ai suoi occhi. Probabilmente era davvero bella, una vera femme fatale ma, l’unico ritratto autentico e ufficiale che possediamo è quello che si trova a Ravenna, nella basilica di San Vitale.

 

Come notò lo stesso Diehl a suo tempo, in questa raffigurazione pubblica di corte è difficile rintracciare quell’aspetto seduttivo che tanto doveva aver colpito i contemporanei, gli abitanti della capitale Costantinopoli e di tutto l’impero, compreso l’imperatore Giustiniano: «La figura è rigida sotto il pesante manto imperiale e appare più alta; sotto il diadema che nasconde la fronte il viso minuto, delicato, dall’ovale un po’smunto, dal gran naso dritto e sottile, ha una gravità solenne, quasi malinconica. Dell’antica bellezza, in quel volto sciupato non rimangono che gli splendidi occhi neri sotto la sbarra scura dei sopraccigli congiunti».

 

 

Mosaico in San Vitale, Ravenna

 

Non erano probabilmente di questo parere l’artista Gustave Klimt e il drammaturgo francese Victorien Sardou. Il primo, riscontrando un fascino incontenibile, utilizzò proprio la figura di Teodora in San Vitale per il suo famoso ritratto di Adele Bloch-Bauer. Il secondo, il 26 dicembre del 1884 portò in scena una Teodora intrigante, una vera seduttrice, interpretata non a caso dalla femme fatale per eccellenza dell’epoca, l’attrice Sarah Bernhardt la quale, per l’occasione, fece visita proprio alla Teodora di San Vitale cercando ispirazione per gli stessi costumi di scena.

 

Oltre alla bella presenza,  a  imporsi con forza nell’immaginario collettivo fu la stessa storia di questa donna. Impressionò in particolare l’ascesa di una giovane cresciuta a contatto con il popolo, dai trascorsi professionali e sentimentali alquanto discutibili che arrivò a guadagnarsi, nel vero senso del termine, la porpora imperiale. E, non meno importante, il rispetto del suo popolo e del suo sovrano che, per dirla con le parole della canzone di Francesco Guccini, divenne “sposo di puttana”.

 

Fu proprio questo aspetto della vita di Teodora che attirò come una calamita gli occhi degli spettatori contemporaneie quelli soprattutto dei posteri tanto da domandarsi con grande insistenza: Teodora era o no una prostituta?

 

Quasi sicuramente sì. Secondo la testimonianza di un grande storico del periodo Procopio di Cesarea, un insider della corte bizantina, durante la sua giovinezza Teodora fu non solo una ballerina e un’attrice dai facili costumi e dal dubbio valore, ma anche una prostituta pronta ad accompagnarsi con chiunque ricercasse una “certa” compagnia. Le parole di Procopio contenute nella sua opera la Storia Segreta, non lasciano adito a dubbi.

 

Eppure, nel considerare le “malefatte” giovanili di questa ragazza, figlia forse di un addomesticatore di orsi e cresciuta nel contesto politico e civile dell’Ippodromo, si dovrebbe porre l’accento anche sulla sua grande capacità di reiventarsi, agire opportunisticamente a seconda delle circostanze, in maniera camaleontica, sfoderando un’intelligenza priva di scrupoli. Nel parlare di Teodora non è possibile prescindere dalla sua precedente esistenza ma, questa, non deve essere l’unico tassello da considerare nel variegato mosaico della figura di donna e di basilissa.

 

Come scrisse Diehl, Teodora fu molto più di una semplice, diremmo oggi, arrampicatrice sociale. Era intelligente, brillante e arguta, un vero “uomo di Stato” che seppe non solo ricoprire il ruolo di imperatrice consorte, ma anche influenzare il suo sposo nelle decisioni politiche più delicate e spinose, che si trattasse di questioni interne o estere o di controversie religiose che tanto infiammarono il panorama del periodo.

 

Questo aspetto contribuì moltissimo ad accrescere la potenza e il fascino di Teodora ma, in maniera opposta, fu giudicato anche inappropriato e sconveniente, emblema concreto della debolezza di Giustiniano. Fu esattamente il contrario: Teodora fu la sua vera forza e l’imperatore lo comprese ben prima di altri. Le lasciò infatti ampio spazio di manovra come sua prima collaboratrice avvalendosi sempre del suo consiglio. La sua intromissione nelle vicende e negli affari di Stato divenne la carta vincente della politica bizantino-giustinianea.

 

Se la Teodora dei primi anni divertì, affascinò e scandalizzò Costantinopoli per il suo spirito ribelle e libertino fece lo stesso, con indirizzo opposto, una volta divenuta imperatrice. A non abbandonare mai Teodora fu quel sentimento di rancore e rivalsa mescolato all’orgoglio che determinò la linea del suo governo. Crudele e spietata con i nemici, sapeva però ben ricambiare coloro che le dimostrassero fiducia e appoggio incondizionato nei suoi progetti anche quelli più oscuri. Stando alle parole di Procopio, per raggiungere i suoi scopi Teodora nella sua avidità di potere si avvalse sempre dell’aiuto di individui privi di morale.

 

Teodora si spense il 20 giugno del 548 d.C, dopo venti anni di regno e una lunga malattia. Se, nel ritratto mosaicato di San Vitale è difficile ammirare la lungimiranza e la femminilità seduttiva di Teodora, questa rappresentazione consacra all’immortalità la donna, la moglie e l’imperatrice all’apice, in tutta la sua maestosa autorevolezza.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

Diehl C., Figure Bizantine, Einaudi, Torino 2007.

Diehl C., Théodora, impératrice de Byzance, trad. A. Fattorini, Castelvecchi, Roma 2015.

Procopio di Cesarea, Carte segrete, Garzanti, Milano 2008.

Ronchey S., Teodora Femme Fatale, in Aa.Vv., La decadenza, Sellerio, Palermo 2002, pp. 19-43.

Ronchey S., Charles Diehl, o del bizantinismo, in C. Diehl, Figure bizantine, ed. it., Torino, Einaudi 2007, pp. VII-XIV.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]