N. 127 - Luglio 2018
(CLVIII)
Andrea Gaudenzi - parte I
Il
laureato
di
Francesco
Agostini
È
stato
uno
tra
i
tennisti
italiani
più
forti
degli
anni
Novanta
ricordato,
soprattutto,
per
la
faccia
pulita
e
per
essere
stato l’eroe
di
Davis.
Questa
è
Andrea
Gaudenzi.
Nato
a
Faenza
il
30
luglio
del
1973, da
giovanissimo
è
stato
uno
dei
tennisti
più
promettenti
e
quotati
del
circuito.
Da
junior,
infatti,
si
aggiudica
addirittura
2
slam:
lo US
Open,
giocato
sul cemento,
e il
Roland
Garros,
su terra
rossa.
L’italiano
diventa
in
poco
tempo
numero
uno
ITF,
guadagnandosi
l’onore
delle
cronache
e un
futuro
da
predestinato.
Come
molto
spesso
accade,
però,
il
salto
dalla
categoria
junior
al
mondo
dei
grandi
dell’Atp è
traumatico
e
Andrea
Gaudenzi
non fa
eccezione.
I
problemi
arrivano
subito
e
hanno
un
nome
e un
cognome: Bob
Hewitt,
un
tennista
che
aveva
giocato
principalmente
in
doppio
negli
anni
’70
e
che
la
federazione
aveva
indicato
come
l’allenatore
giusto
per
il
faentino.
Con
Hewitt
i
rapporti
si
fanno
sempre
più
tesi,
segno
evidente
di
una
totale
incompatibilità
caratteriale
che
rischia
di
‘bruciare’
l’italiano
dopo
pochi
mesi
di
permanenza
tra
i
grandi.
Sul
personaggio
Hewitt,
poi,
è
doveroso
aprire
una
piccola
ma
necessaria
parentesi.
Nel
2015
il
doppista
verrà
condannato
a 8
anni
di
carcere
per
i
reati
di
violenza
sessuale
e
stupro,
più
una
sostanziosa
multa
(ma
nemmeno
troppo)
di
8.500,00
dollari.
Il
che
ha
poco
a
che
fare
con
i
rapporti
tesi
con
Andrea
Gaudenzi,
è
chiaro,
ma
ci
fa
inquadrare
in
ogni
caso
il
personaggio
Hewitt
nella
sua
interezza.
Ma
torniamo
al
faentino.
La
carriera
per
Andrea
Gaudenzi
è
stata
buona,
non
c’è
che
dire,
forse
però
un
gradino
sotto
rispetto
a
quelle
che
erano
le
grandi
aspettative
su
di
lui.
Alla
fine
per
lui
i
titoli
conquistati
in
bacheca
saranno
tre:
Casablanca
(il
29
marzo
del
1998),
St.
Poelten
(27
maggio
2001)
e
Bastad
(15
luglio
2001).
Tutti
e
tre
i
tornei
erano
su
terra
rossa.
In
Marocco
sconfigge
lo
spagnolo
Alex
Calatrava
per
6-4,
5-7,
6-4,
in
Austria
Markus
Hipfl
6-0,
7-5
e in
Svezia
Bohdan
Ulihrach
7-5,
6-3.
A
fronte
di
tre
vittorie
in
singolare,
però,
vanno
anche
annoverate
ben
6
sconfitte
in
finale:
Stoccarda,
Dubai,
San
Marino,
Estoril,
Bucarest
e
Kitzbuhel.
Detta
così
potrebbe
sembrare
che
Andrea
Gaudenzi
sia
stato
un
‘perdente
di
successo’
ma
se
andiamo
a
leggere
i
nomi
degli
avversari
in
finale
c’è
da
rimanere
con
la
bocca
aperta.
In
ordine:
Berasategui,
Ferreira,
due
volte
Muster,
Fromberg
e
Albert
Costa.
Oltre
al
singolare,
però,
Andrea
Gaudenzi
è
anche
ricordato
per
essere
l’uomo-Davis,
il
tennista
che
trascinava
la
nostra
Nazione
praticamente
da
solo.
La
gara
per
cui
verrà
ricordato
è,
ovviamente,
quella
del
4
dicembre
1998
quando
l’Italia
si
ritrova
ad
affrontare
la
Svezia
in
casa,
al
Forum
d’Assago
di
Milano,
contro
la
Svezia.
Tutte
le
nostre
speranze
sono
riposte
nel
faentino
e,
infatti,
è
lui
a
scendere
in
campo
per
primo
in
singolare
contro
un
allora
giovanissimo
Magnus
Norman.
La
partita
è
splendida
e
Gaudenzi
fa
di
tutto
per
vincere,
gettando
il
cuore
oltre
l’ostacolo:
il
faentino
porta
lo
svedese
al
quinto
set
dopo
un
epico
7-6,
6-7,
6-4,
3-6.
Ma
sul
6-6
e
ancora
in
piena
lotta,
il
tendine
della
spalla
si
rompe
di
netto
nel
bel
mezzo
di
uno
scambio.
E’
la
fine:
Andrea
Gaudenzi
si
ritira
e la
Svezia
si
porta
sull’1-0.
Il
resto
sarà
un
vero
e
proprio
dramma.
Davide
Sanguinetti
perde
contro
Magnus
Gustafsson
(6-1,
6-4,
6-0),
Nargiso
e lo
stesso
Sanguinetti
escono
sconfitti
nell’incontro
con
Jonas
Bjorkman
e
Nicklas
Kulti
e
Gianluca
Pozzi
cede
il
passo
allo
stesso
Gustafsson
(6-4,
6-2).
L’unico
punto
dell’Italia,
oramai
inutile,
si
deve
a
Diego
Nargiso
che
supera
Magnus
Norman
per
6-2,
6-3.
Il
risultato
finale
è
impietoso:
4 a
1
per
la
Svezia.