N°
173
/ MAGGIO 2022 (CCIV)
antica
LA TAVOLETTA DI NARMER
ALLA SCOPERTA DI UN ANTICO REPERTO EGIZIO
di Rosalba Macchiavelli
La Tavoletta di Narmer è simile a uno scudo e risale
al 3100 a.C. Si tratta di una tavola di pietra
incisa a bassorilievo che contiene le più antiche
iscrizioni geroglifiche mai rinvenute. Ricavata da
un blocco di siltite è stata ritrovata nell’inverno
1897-1898 dagli archeologi James Quibell e Frederick
Green mentre scavavano l’antico sito di Nekhen, la
“città del falco” nell’estremo sud dell’Egitto.
Avevano scelto di scavare in quel sito alla ricerca
di qualche manufatto risalente alle rovine del
tempio locale. Per i due ricercatori quel tempio
aveva una valenza non indifferente in quanto quel
luogo era il simbolo delle celebrazioni per le
istituzioni reali e Horus era la divinità
protettrice della monarchia egizia. Horus comparirà
in tutto il suo splendore sulla tavoletta di Narmer.
Era lecito che Quibell e Green si chiedessero se in
quel sito avrebbero mai trovato qualcosa di unico.
Mentre procedevano nei lavori di scavo furono
rinvenuti inizialmente oggetti di poco conto, niente
che potesse attirare loro l’attenzione. Quibell e
Green, però, non si diedero per vinti e,
oltrepassato lo strato d’argilla, si imbatterono
nella meravigliosa scoperta di alcuni manufatti
sacri nascosti da chissà quali sacerdoti in un tempo
molto lontano.
Tra i vari oggetti sacri, uno su tutti destava la
curiosità dei due archeologi: la tavoletta di
Narmer. Si presume che quel manufatto servisse a
mescolare diversi pigmenti, avendo una forma
circolare al centro su uno dei due lati. Le scene
elaborate che presenta su ambo i lati fanno, però,
presupporre che l’oggetto sia stato commissionato
per celebrare le vittorie di Narmer, il glorioso re.
Un lato della tavoletta mostra in alto due teste
bovine e poco sotto il re Narmer che con una mazza
rivolta verso l’alto sembra pronto a colpire un
prigioniero che tiene per i capelli. Accanto al
prigioniero troviamo i glifi che indicano la Libia,
regione da cui proviene il prigioniero.
Sopra la testa del prigioniero si trova il falco
Horus che con gli artigli tiene un arpione ancorato
a una testa umana. Assume un enorme significato
questa rappresentazione: il dio Horus domina il
respiro del nemico e ne decide dunque la vita e la
morte.
I sei papiri su cui poggia il falco sono stati
oggetto di dibattito. Per alcuni indicherebbe la
zona paludosa del Nilo, luogo in cui si è svolta la
battaglia, altri invece fanno un conto più
aritmetico. Ogni papiro corrisponderebbe a 1.000
nemici sottomessi e quindi a un totale di 6.000
anime. Sotto i piedi del re si trovano due nemici in
posizione scomposta, uccisi e gettati nel fiume. A
sinistra, accanto alle loro teste, troviamo due
geroglifici che indicherebbero una città murata per
il primo e la città sconfitta per il secondo.
L’altro lato della tavoletta, invece, mostra altre
nuove caratteristiche. Nella parte alta della
tavoletta distinguiamo sempre due teste bovine, poco
sotto una processione in cui è rappresentato
nuovamente il re Narmer con la barba ricurva come
una divinità. Poco dietro il re un “portatore di
sandali” mentre davanti al re un sacerdote.
Davanti al sacerdote troviamo quattro portastendardi
che sorreggono gli emblemi. Poi all’estrema destra
si trovano dieci corpi tutti decapitati con le teste
tra le gambe. Sopra di loro i tre simboli indicano,
molto probabilmente, le città conquistate. Sotto
alla processione ci sono due servi che sono intenti
a tenere le teste dei due serpopardi che risultano
tra loro aggrovigliati atti a formare un cerchio,
dove si ipotizza venissero mescolate le polveri.
Poco sotto il re dalle sembianze di un toro calpesta
il nemico e ne conquista la città.
Un monumento, la tavoletta di Narmer, oggi facente
parte della collezione permanente del museo del
Cairo. Si dice che sia “il primo documento storico
al mondo” e inoltre rappresenta uno dei documenti
più importanti giunti fino a noi dall’antico Egitto.
Successive ricerche storiche riconducono il re
Narmer come il primo sovrano d’Egitto, ma i serpopardi e il toro che attacca le mura della
fortezza appartengono a un passato preistorico ben
più lontano.
Per citare alcuni simboli di regalità ricordiamo che
da un lato il re tiene in mano la mazza del
guerriero e il flagello. Inoltre il re appare, da un
lato, indossando la corona rossa del Basso Egitto e
il gonnellino dal quale pende la coda di toro che
simboleggia Horus (Toro Possente) e dall’altra parte
della tavoletta il re indossa il copricapo a bulbo
dell’Alto Egitto.