[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

170 / FEBBRAIO 2022 (CCI)


arte

RIPERCORRENDO LA STORIA DEL TATUAGGIO

TRA CULTURA ED ESTETICA / III

di Emanuel De Marchis

 

Scoperte le radici storiche del tatuaggio e la sua valenza antropologica, è il momento di uscire dal sottosuolo per poter scoprire il tronco, i rami e i frutti di questa particolare “pianta”. O meglio, di quest’arte che ci accompagna dalla notte dei tempi, coinvolgendo eroi, imperatori, sacerdoti, pirati e persone comuni. Peraltro, venendo spessa visto, in area occidentale, non come un arricchimento artistico, ma come un’azione deplorevole. Sull’argomento, esistono d’altronde ancora numerose remore, pur a fronte a una diffusione dei tatuaggi che risulta oggi eccezionale.

 

Tornando ora alla storia e alle evoluzioni di tale forma d’arte, un’importante svolta fu costituita dall’avvento delle macchinette elettriche. Nello specifico, e come già accennato in precedenza, fu l’inventore statunitense Thomas Edison (1847-1931) a mettere a punto un dispositivo elettrico noto come “Elettric Pen”, da cui nacque tutto. Tale penna sfruttava il lavoro di un motorino in miniatura (ma comunque apprezzabile, visto il periodo storico), che faceva muovere ad alta velocità un piccolo ago.

 

Cinque anni dopo, nel 1881, giunse quindi il tatuatore newyorkese Samuel O’Reilly (1854-1909), che fece un upgrade dell’invenzione di Edison, aumentando il numero degli aghi e aggiungendo un serbatoio per l’inchiostro. Era finalmente nata la prima vera macchinetta elettrica per tatuaggi, il cui utilizzo velocizzò enormemente la realizzazione di tali piccole opere d’arte. Peraltro, come capita per molte invenzione, la reale paternità della macchina per tatuaggi è tuttora dibattuta. Difatti, contemporaneamente Samuel O’Reilly, anche un altro tatuatore, Charly Wagner, cominciò a usare un congegno simile. Quel che è certo, è che con la “meccanizzazione” degli antichi rituali polinesiani con le bacchette si aprirono nuove porre nel mondo del tatuaggio.

 

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Struttura della macchinetta brevettata nel 1891 da Samuel O’Reilly

 

Nel dettaglio, grazie alle macchinette le linee cominciarono a essere più fini, armoniose ed eleganti, e nel contempo anche la manualità e la manovrabilità risultavano più efficaci. Tutto ciò permise agli artisti di quell’epoca di “sbilanciarsi” e passare a stili di tatuaggio diversificati, in grado di accontentare un pubblico sempre più ampio.

 

Nel 1929 il tatuatore Percy Waters, di Detroit, sull’onda dei suoi predecessori brevettò un nuovo modello di macchinetta che somigliava in tutto e per tutto a quelli odierni, con due bobine d’inchiostro (prima se ne utilizzava solo una). Oltre a ciò, era previsto un sistema protezione dalle possibili scintille (che comunque fuoriuscivano in parte durante l’esecuzione del tatuaggio). In seguito, tale problema sarà del tutto risolto grazie all’uso di condensatori. Quanto a Waters, i suoi studi ebbero stato un grande impatto sul mondo dei tatuaggi, anche perché di anno in anno produsse macchinette sempre migliori, per un totale di ben quattordici modelli, molte dei quali in uso ancora oggi.

 

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Una delle macchinette a doppia bobina progettate da Percy Waters

 

Un altro grande passo nelle tecniche tatuatorie venne fatto dall’artista canadese Carol Nightingale, che nel 1979 prevettò una macchinetta che puntava molto al design e che ancora oggi circola tra i cultori di tali oggetti. Nel frattempo, con l’arrivo del nuovo millennio, sono state introdotte sul mercato ulteriori tipologie di macchinette, sempre più leggere (anche perché prive di bobine) e simili a delle penne. Queste nuove strumentazioni (sulle quali sarà interessante tornare) hanno fatto sì che i tatuatori possano oggi esprimere al meglio la propria arte, lavorando con maggior accuratezza e, nello stesso tempo, con maggior velocità e praticità. Senza però mai dimenticare le radici di un arte che accompagna l’essere umano fin dalla nascita.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]