N. 85 - Gennaio 2015
(CXVI)
l’Ordine Teutonico
i cavalieri teutonici la battaglia di Tannenberg
di Tommaso Cherubini
Come
i
loro
fratelli
maggiori,
i
cavalieri
templari
dell’Ordine
del
Tempio
e
gli
Ospitalieri
dell’Ordine
di
San
Giovanni,
anche
i
cavalieri
dell’Ordine
Teutonico
devono
la
loro
esistenza
alla
Terra
Santa
e
alle
Crociate.
La
crescente
presenza
di
cavalieri
teutonici
in
Terra
Santa,
spinse
dei
frati
di
lingua
tedesca,
durante
l’assedio
di
Acri
del
1190,
a
istituire
un
ospedale
da
campo,
sotto
la
protezione
dell’Ordine
di
San
Giovanni,
oggi
Ordine
di
Malta.
Per
l’emancipazione
dei
frati
teutonici
dall’Ordine
ospitaliero
di
San
Giovanni
bisogna
attendere
il
1198,
quando
Papa
Innocenzo
III
approvò
la
regola,
sotto
i
principi
di
povertà,
castità
e
obbedienza,
dell’Ordo
Fratrum
Domus
Hospitalis
Sanctae
Mariae
Teutonicorum
in
Jerusalem,
denominazione
ufficiale
dell’ordine
monastico
cavalleresco
teutonico.
Con
la
crisi
della
presenza
cristiana
in
Terra
Santa
e il
definitivo
abbandono
delle
terre
del
Mediterraneo
orientale,
i
cavalieri
teutonici
già
nel
Duecento
spostarono
il
loro
interesse
verso
il
Nord
Europa
intraprendendo
quella
che
sarebbe
stata
una
vera
crociata
contro
le
popolazioni
pagane
del
Nord:
prussiani,
lettoni,
estoni
e
lituani.
Nel
1226
Federico
II
concesse
all’Ordine
la
signoria
su
un
territorio
ancora
tutto
da
conquistare
e
cristianizzare,
la
Prussia,
assicurando
all’Ordine,
una
volta
conquistato
questo
territorio,
la
facoltà
di
creare
un
vero
e
proprio
Stato
monastico-militare
in
Europa
orientale.
La
conquista
della
Prussia
iniziò
nel
1231,
ma
terminò
solo
nel
1283.
L’Ordine
teutonico
continuò
nella
sua
politica
di
espansione,
conquistando
i
territori
delle
odierne
città
di
Danzica,
Brandeburgo
e
Konigsberg,
quest’ultima
fondata
dagli
stessi
teutonici.
L’inarrestabile
espansione
teutonica
aveva
procurato
all’Ordine
non
solo
nuovi
estesi
territori,
ma
anche
un
considerevole
numero
di
nemici:
tra
i
più
potenti
le
due
grandi
monarchie
cattoliche
dell’Europa
orientale,
Ungheria
e
Polonia.
I
polacchi
riuscirono
senza
alcuna
offensiva
militare,
ma
attraverso
abili
mosse
politiche,
a
conseguire
ciò
per
cui
si
battevano
i
cavalieri
teutonici,
la
conversione
dei
lituani.
Infatti
il
Gran
Duca
di
Lituania,
Ladislao
II
Jagellone
(1350–1434),
sposando
la
regina
di
Polonia
Edvige,
nel
1385,
si
impegnò
a
ricevere
il
sacramento
del
battesimo
insieme
al
suo
popolo:
due
nemici
giurati,
Polonia
e
Lituania
si
erano
finalmente
uniti
contro
l’Ordine.
Una
volta
convertito
il
popolo
lituano
al
cattolicesimo,
Ladislao
II
ottenne
anche
il
riconoscimento
della
Chiesa,
privando
così
l’Ordine
Teutonico
dell’arma
propagandistica
della
crociata
contro
i
pagani
lituani.
La
mancanza
di
una
motivazione,
se
non
esclusivamente
politico-economica,
che
giustificasse
la
loro
presenza
nell’area
balcanica,
non
dissuase
i
Teutonici
a
seguire
una
politica
di
espansione
verso
i
territori
polacchi
e
lituani.
I
polacchi,
d’altro
canto,
volevano
uno
sbocco
sul
mare,
pertanto
puntavano
a
conquistare
il
porto
tedesco
di
Danzica
e a
schiacciare
definitivamente
l’acerrimo
nemico
teutonico.
Lo
scontro
tra
due
potenti
blocchi
si
profilava
inevitabile
di
fronte
alla
passività
del
Sacro
Romano
Impero
e la
neutralità
del
Papato
che,
indeciso
su
quale
fazione
appoggiare,
si
adoperò
per
tentare
la
pacificazione
tra
i
contendenti.
All’interno
del
regno
polacco
Ladislao
II
riuscì
ad
abbattere
le
riserve
dei
lituani,
convertiti
a
forza
al
cattolicesimo
e
per
nulla
convinti
dell’unione
con
la
Polonia,
affidando
il
governo
della
regione
lituana
a un
cugino,
autorevole
rappresentante
del
movimento
nazionalista
lituano:
il
gran
duca
Vytautas.
In
ambito
militare
la
specialità
più
efficiente
delle
truppe
polacche
era,
senza
dubbio,
la
cavalleria,
formata
prevalentemente
da
uomini
valorosi
e
combattivi,
armati
con
una
delle
migliori
montature
dell’epoca.
Al
contrario
la
fanteria,
composta
da
agricoltori
poco
inclini
all’arte
della
guerra,
priva
di
un
buon
equipaggiamento,
rappresentava
l’anello
debole
della
macchina
militare
polacca.
L’altra
componente
dell’esercito
slavo,
quella
lituana,
era
composta
da
asiatici,
che
in
varie
occasioni
avevano
sconfitto
i
valorosi
mongoli:
costituiti
in
un
agile
reparto
di
cavalleria
leggera,
si
unirono
alla
cavalleria
mercenaria
tartara.
L’esercito
teutonico
era
certamente
più
professionale:
il
nucleo
fondamentale
era
costituito
da
2000/3000
cavalieri
teutonici
fortemente
motivati
e
disciplinati,
forniti
di
ottime
armature
e
armi.
Nel
campo
di
battaglia
la
cavalleria
teutonica
non
aveva
rivali;
con
l’espansione
territoriale
dell’Ordine
fu
necessario
rinforzare
le
fila
dei
cavalieri
con
un
nutrito
numero
di
mercenari,
costituito
da
fanti,
provenienti
non
solo
dalle
regioni
tedesche,
ma
anche
da
altre
regioni
europee,
e da
un
nutrito
numero
di
truppe
specializzate,
come
gli
arcieri
inglesi
e i
balestrieri
genovesi.
L’organizzazione
e
l’ammassamento
degli
eserciti
delle
due
fazioni
facevano
presagire
un
inevitabile
scontro,
che
si
concretizzò
a
seguito
della
contesa
territoriale
della
Samogizia,
provincia
di
notevole
importanza
strategica
per
i
cavalieri
tedeschi,
perché
assicurava
il
fondamentale
collegamento
tra
i
loro
territori
occidentali
e
quelli
orientali.
Si
scatenò
una
breve
guerra
che
durò
due
mesi
e
terminò
con
la
ratifica
di
un
trattato
che
impegnava
le
parti
ad
una
tregua,
fino
al
mese
di
giugno
del
1410.
L’interruzione
delle
ostilità
permetteva
alle
due
fazioni
di
riorganizzarsi
in
vista
di
un
futuro
e
decisivo
scontro.
Nel
giugno
del
1410
l’esercito
slavo,
riunitosi
presso
Czerwinsk,
a
nord
est
di
Varsavia,
attraversò
il
fiume
Vistola
iniziando
così
l’avanzata
verso
Marienburg,
la
capitale-fortezza
dell’Ordine
Teutonico.
Avvertito
dell’ardita
strategia
slava,
il
Gran
Maestro
dell’Ordine,
Ulrich,
che
si
era
diretto
verso
i
territori
nemici,
tornò
precipitosamente
indietro,
riuscendo
a
giungere
in
tempo
per
ostacolare
l’avanzata
delle
truppe
anti-teutoniche
e
costringerle
ad
attestarsi
nei
pressi
del
lago
Lubien
a 7
km
circa
da
Tannenberg
(Grunwald
in
lingua
slava).
Il
fattore
sorpresa
era
svanito
per
gli
slavi,
ma
il
maltempo
aveva
rallentato
il
ripiegamento
teutonico,
costringendo
anche
i
cavalieri
tedeschi
ad
attestarsi
nelle
vicinanze
del
villaggio
di
Tannenberg.
I
due
eserciti
si
trovarono
finalmente
l’uno
di
fronte
all’altro
su
un
fronte
di
battaglia
aperto
e
libero
da
ostacoli
naturali
lungo
circa
2
chilometri:
era
l’alba
del
15
luglio
del
1410.
Ladislao
II,
che
aveva
assunto
il
comando
supremo
delle
forze
alleate
slave,
affidò
l’esercito
polacco
al
nobile
di
Cracovia
Pan
Zyndram
de
Maszkowice,
confermando
al
comando
dell’esercito
lituano
Vytautas.
Aveva
disposto
inoltre
la
propria
armata
su
tre
linee
con
la
numerosa,
ma
piuttosto
disorganizzata,
fanteria
in
prima
linea
e
con
le
due
specialità
di
cavalleria,
prima
la
leggera
poi
la
pesante,
nelle
linee
successive.
L’ala
destra
dello
schieramento
era
composto
da
truppe
lituane,
russe
e
tartare,
mentre
sulla
sinistra
erano
schierati
i
reparti
polacchi,
boemi
e
moldavi.
L’Ordine
Teutonico
era
invece
inquadrato
su
due
linee:
la
cavalleria
in
prima
linea
e la
fanteria
con
i
balestrieri
in
seconda,
mentre
il
Gran
Maestro
Ulrich
si
attestava
alle
spalle
dello
schieramento
affiancato
dai
suoi
uomini
più
fidati.
Nonostante
alcune
discrepanze
tra
gli
studiosi
sulla
reale
entità
degli
eserciti
in
campo,
si
può
affermare
con
ragionevole
certezza
che
l’armata
polacco-lituana
disponeva
di
un
numero
maggiore
di
effettivi
rispetto
ai
Teutonici:
le
stime
più
verosimili
riferiscono
di
27000
uomini
per
l’Ordine
Teutonico
e di
39000
per
le
truppe
nemiche.
Considerato
che
la
notte
precedente
allo
scontro
una
pioggia
torrenziale
aveva
reso
il
campo
di
battaglia
quasi
impraticabile
per
la
cavalleria
pesante
slava,
se
il
Gran
Maestro
avesse
attaccato
immediatamente
le
truppe
nemiche,
piuttosto
disorganizzate,
probabilmente
oggi
analizzeremmo
una
nuova
vittoria
teutonica.
Ulrich
però
decise
di
aspettare
che
il
nemico
facesse
la
prima
mossa.
Cominciò
così
l’avanzata
delle
ordinate
truppe
polacche
quando
un
lato
dello
schieramento
slavo,
composto
da
lituani
russi
e
tartari,
si
lanciò
con
impeto
contro
il
nemico
con
la
speranza
di
aprire
una
breccia,
ma
Vytautas
dovette
constatare
in
breve
il
fallimento
di
tale
strategia:
i
Teutonici
avanzavano
metodicamente
facendo
strage
di
lituani
e
tartari,
i
quali
sfaldarono
lo
schieramento
ritirandosi
precipitosamente.
In
questo
frangente,
mentre
i
comandanti
dei
Teutonici
ordinarono
un
contrattacco,
concentrando
un
cospicuo
numero
di
cavalieri
verso
i
lituani
in
ritirata,
Vytautas,
seppur
immerso
nella
nebbia
di
polvere
provocata
dagli
scontri,
riuscì
a
raggiungere
il
cugino
Ladislao
chiedendogli
di
intervenire
rapidamente
in
soccorso
delle
proprie
truppe.
La
strategia
teutonica
di
inseguire
il
nemico
in
ritirata
si
rivelò
un
grave
errore
tattico.
Infatti
le
pesanti
cavallerie
teutoniche,
che
con
questa
manovra
persero
la
compattezza
del
proprio
schieramento,
ostacolate
dal
terreno
impraticabile
per
il
fango,
non
furono
in
grado
di
raggiungere
velocemente
le
rapide
e
leggere
truppe
a
cavallo
lituane,
che
poterono
riorganizzarsi
a
ridosso
di
un
bosco,
mentre
le
truppe
polacche
contrattaccavano.
Nonostante
il
diradamento
delle
file
teutoniche,
colpite
da
una
pioggia
di
frecce
delle
riorganizzate
truppe
a
cavallo
tartare
e da
un
carica
di
cavalleria
lanciata
da
Ladislao,
i
cavalieri
dell’Ordine
riuscirono
a
respingere
l’urto
e
far
ripiegare
momentaneamente
le
truppe
polacche.
Lo
sforzo
sostenuto
dalla
cavalleria
teutonica
fu
enorme:
affaticati
dal
caldo,
dal
peso
delle
armature
e
sfiancati
dagli
sforzi
sostenuti
nei
precedenti
attacchi,
i
soldati
dell’Ordine
non
riuscirono
a
contrattaccare,
subendo
l’accerchiamento
da
parte
del
nemico
e
conseguenti
gravi
perdite.
La
morte
sul
campo
di
battaglia
del
Gran
Maestro
Ulrich
von
Jungingen,
insieme
con
lo
stato
maggiore
teutonico,
decretò
la
definitiva
sconfitta
dell’esercito
dell’Ordine.
Alle
7
della
sera
del
15
luglio
terminarono
le
operazioni
militari.
La
battaglia
di
Tannenberg
può
essere
considerata
una
delle
ultime
battaglie
medievali
combattute
in
modo
classico:
un
fronte
lineare
aperto
e
pianeggiante
dove
gli
schieramenti
si
fronteggiavano
a
forza
di
cariche
frontali
di
cavalleria.
Le
estenuanti
nove
ore
di
battaglia
vennero
combattute
ancora
nello
stile
classico
della
cavalleria
feudale:
Tannenberg
fu
una
delle
ultime
battaglie
in
cui
ancora
una
volta
la
cavalleria
risultò
decisiva,
in
un
momento
in
cui
primordiali
studi
di
artiglieria
permettevano
di
sviluppare
la
creazione
e la
produzione
delle
prime
bombarde
e
dei
primi
rudimentali
cannoni.
La
battaglia
di
Tannenberg
segnò
per
l’Ordine
Teutonico
una
battuta
d’arresto
verso
l’espansione
a
Oriente
e un
momento
critico
per
la
sua
stessa
esistenza:
il
nuovo
Gran
Maestro
von
Plauen
fu
costretto
ad
imporre
ulteriori
tasse
agli
abitanti
dello
stato
teutonico
prussiano,
per
evitare
il
dissesto
finanziario
e
per
riorganizzare
un
esercito
di
mercenari.
Negli
anni
successivi
alla
sconfitta
l’Ordine
Teutonico
riuscì,
con
un’astuta
politica
diplomatica,
a
riconquistare
quello
che
aveva
perso
con
la
battaglia
di
Tannenberg.
Infatti
le
parti
concordarono,
a
Thorn
nel
1411,
la
ratifica
della
pace,
che
prevedeva
il
pagamento
da
parte
teutonica
di
pesanti
tributi
ai
vincitori
polacchi,
ma
al
tempo
stesso
permetteva
ai
Teutonici
di
vedere
ridimensionate
le
proprie
perdite.
Il
trattato,
infatti,
prevedeva
la
restituzione
all’Ordine
dei
territori
perduti,
ad
eccezione
della
Samogizia
lituana.
Il
simbolismo
della
battaglia
di
Tannenberg
fu
talmente
forte
che
avrebbe
acceso,
nel
corso
dei
secoli,
gli
animi
nazionalisti
slavi
e
tedeschi:
per
i
polacchi
ha
rappresentato
uno
dei
momenti
più
esaltanti
ed
epici
della
storia
nazionale,
mentre
per
i
tedeschi
fu
una
disfatta
di
proporzioni
tragiche.
Lo
dimostra
il
fatto
che
dopo
quasi
500
anni,
durante
la
Prima
Guerra
Mondiale,
a
seguito
della
vittoria
del
generale
prussiano
Paul
von
Hindenburg
contro
le
truppe
imperiali
russe,
nei
pressi
di
Tannenberg,
la
propaganda
tedesca
presentò
tale
esito
come
l’epica
vendetta
per
la
sconfitta
subita
cinque
secoli
prima.
Riferimenti
bibliografici
Bogdan
Henry,
Cavalieri
teutonici,
storia
e
leggenda
dei
monaci
guerrieri
che
conquistarono
le
steppe,
Edizioni
Piemme,1998
Cuomo
Franco,
Gli
Ordini
cavallereschi
nel
mito
e
nella
storia
di
ogni
paese,
Editore
Universale
Storica
Newton,
2004
Pelz
Monika,
Speciale
Cavalieri
Teutonici,
l’epopea
dei
monaci
guerrieri,
in
"Medioevo",
De
Agostini,
Rizzoli
Periodici
n.12
dicembre
1998
Turnbull
Stephen,
La
battaglia
di
Tannenberg
(1410).
La
disfatta
dei
cavalieri
teutonici,
Editrice
Goriziana,
2013