N. 71 - Novembre 2013
(CII)
La Polonia e la Guerra fredda
Le sfide di Tadeusz Mazowiecki per la democrazia
di Vincenzo Grienti
Il 9
novembre
del
1989,
giorno
della
caduta
del
Muro
di
Berlino,
Tadeusz
Mazowiecki
era
insieme
a
Helmut
Kohl,
il
cancelliere
tedesco.
Quando
il
28
ottobre
scorso
è
morto
a 86
anni
la
Polonia
e il
mondo
si
sono
ricordati
di
lui.
"Nel
mese
di
agosto
1980
sostenne
gli
intellettuali
che
scrissero
una
lettera
aperta
per
difendere
i
lavoratori
dei
cantieri
navali
di
Danzica"
ha
scritto
il
quotidiano
polacco
Gazeta
Wyborcza.
Eletto
primo
ministro
nell’agosto
1989,
accompagnò
la
transizione
della
Polonia
verso
la
democrazia.
Relatore
delle
Nazioni
Unite
per
l’ex
Jugoslavia
dal
1992
al
1995
lasciò
l’incarico
dopo
il
massacro
di
Srebrenica,
per
protestare
contro
l’inerzia
della
comunità
internazionale.
Per
due
volte
vedovo,
Tadeusz
Mazowiecki
viveva
da
solo
in
un
modesto
appartamento.
“È
scomparso
il
più
grande
dei
primi
ministri
della
Polonia”
ha
detto
lo
storico
leader
di
Solidarnosc
Lech
Walesa.
Era
nato
nel
1927
a
Plock,
a
ovest
di
Varsavia.
Di
famiglia
borghese,
colta
e
liberale.
Il
padre
medico,
la
madre
insegnante.
Fin
da
giovane
faceva
parte
del
gruppo
di
cattolici
intellettuali.
Era
comunista,
ma
si
opponeva
alla
dittatura,
cercando
di
cambiare
il
regime
dall’interno.
A 25
anni,
diventò
direttore
a
Breslavia
di
un
settimanale
cattolico.
Nell’81
finì
in
carcere
per
un
anno.
Fu
tra
i 57
che
sedettero
al
tavolo
dei
famosi
accordi
della
«Tavola
Rotonda»
avviati
a
febbraio
e
firmati
il 5
aprile
1989.
Accordi
che
si
svilupparono
in
un
clima
internazionale
che
lasciava
intravedere
la
crisi
definitiva
dei
regimi
comunisti
dell’Europa
orientale.
Il
17
aprile
dello
stesso
anno
Solidarnosc
veniva
riconosciuta
definitivamente
e
poteva
operare
liberamente.
Le
prime
elezioni
libere
furono
indette
per
il 4
giugno
1989
e le
forze
di
opposizione
potevano
ottenere
il
35
per
cento
dei
seggi.
Al
senato
furono
eletti
99
candidati
di
Solidarnosc
su
100
seggi.
Intorno
al
sindacato
si
coagulò
una
vera
forza
politica
e la
stessa
elezione
del
generale
Jaruzelski
come
primo
presidente
della
Repubblica
polacca
fu
possibile
grazie
all’appoggio
di
alcuni
parlamentari
di
Solidarnosc.
Il
31
luglio,
tuttavia,
dovette
dimettersi
da
primo
segretario
del
Comitato
centrale
del
Partito
operaio
unificato
polacco.
Il
21
agosto
nasceva
il
primo
governo
del
blocco
sovietico
guidato
da
un
non
comunista
dichiarato,
appunto
Tadeusz
Mazowiecki.
Come
lo
stesso
ambasciatore
Davis
ha
scritto
il
19
aprile,
dopo
un
viaggio
di
dieci
giorni
negli
Usa
–
secondo
quanto
reso
noto
nei
documenti
del
The
National
Security
Archive
-
“le
autorità
comuniste
hanno
maggiori
probabilità
di
incontrare
la
totale
sconfitta
e
grande
imbarazzo”.
In
sostanza,
sentito
l’umore
del
Poup,
dell’opinione
pubblica
e di
Solidarnosc,
Davis
rispedì
a
Washington
informazioni
che
confermavano
la
vittoria
di
Solidarnosc,
a
differenza
di
altri
analisti
del
tempo
che,
invece,
prevedevano
spiragli
positivi
per
Solidarnosc.
Davis
vide
chiaramente
che
il 4
giugno
sarebbe
stato
un
giorno
di
vittoria
per
Solidarnosc.
Il
1°
dicembre
dello
stesso
anno
Mikhail
Gorbaciov
si
recò
in
Vaticano
per
incontrare
Giovanni
Paolo
II e
per
Lech
Walesa,
prossimo
ad
essere
eletto
democraticamente
e a
suffragio
universale
presidente
della
Repubblica
di
Polonia
con
il
74
per
cento
dei
voti
«l’autentica
capitolazione
del
blocco
sovietico
si
ebbe
proprio
quel
primo
dicembre
1989”
(The
National
Security
Archive,
“Solidarity’s
Coming
Victory:
Big
or
Too
Big”
Poland’s
Revolution
as
Seen
from
the
U.S.
Embassy,
Electronic
briefing
books,
edited
by
Gregory
F.
Domber).
Con
Tadeusz
Mazowiecki
va
via
un
pezzo
di
storia
non
solo
della
Polonia,
ma
dell’Europa
orientale.