[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

189 / SETTEMBRE 2023 (CCXX)


contemporanea

centanni di la coscienza di zeno
SUL CAPOLAVORo DI ITALO SVEVO
di Riccardo Renzi

 

Il presente lavoro intende indagare l’evoluzione nella narrativa piscologica, come frutto delle nuove teorie di inizio del Novecento, avvenuta grazie all’apporto dell’opera di Svevo. Quali risvolti a cent’anni dalla pubblicazione?

 

Italo Svevo, pseudonimo di Ettore Schmitz, costituisce uno dei casi più singolari della letteratura italiana di tutto il Novecento. Iniziò a dedicarsi alla narrativa solo dopo i trent’anni, poi sparì per un ventennio e riapparse sulla scena letteraria europea solo qualche anno prima della morte. Svevo nacque a Trieste il 19 dicembre 1861 da una famiglia ebraica benestante, il padre commerciante d’origine tedesca e la madre friulana. Trascorse la sua giovinezza studiando materie tecniche commerciali e frequentando scuole sia in Germania che a Trieste. Nel 1880 iniziò a lavorare presso la filiale triestina di una banca Viennese, ma il lavoro impiegatizio non lo esaltava molto e continuò a coltivare la sua passione per la letteratura.

 

Nel 1892 pubblicò il suo primo libro Una vita, ma l’opera non ebbe il successo sperato. Nel 1896 si sposò con la cugina Livia Veneziani. Ettore Schmitz nel 1898 pubblicò la sua seconda opera, Senilità e, come il primo romanzo, risultò un insuccesso. Nel 1907 conobbe lo scrittore irlandese James Joyce suo insegnante d’inglese e l’opportunità di confrontarsi direttamente con uno scrittore affermato, suscitò in Svevo nuovi stimoli, così forti da riavvicinarlo alla scrittura. Durante la prima guerra mondiale iniziò a studiare le teorie della psicoanalisi di Freud, fondamentali per la stesura di La coscienza di Zeno. Il 13 settembre del 1928 Italo Svevo morì per insufficienza cardiaca causata da un violento incidente stradale, avvenuto nei pressi di Motta di Livenza.

 

L’opera di Svevo racchiude in sé sia cronologicamente, che letteralmente parlando, il vecchio e il nuovo, cioè sia gli schemi ottocenteschi che le innovazioni di primo Novecento. All’Ottocento appartengono le sue prime due opere: Una vita (1892) e Senilità (1898). Protagonista della prima è Emilio Brentani, impiegato tediato dal lavoro che cerca un riscatto letterario, mentre del secondo è Alfonso Nitti, pensionato annoiato. In queste due opere sono palesemente racchiusi tutti gli schemi della letteratura Ottocentesca, quella naturalistica e quella verista. Dalle due opere emerge un’attenzione alle minuzie dei particolari ambientali e caratteriali, la quale esploderà definitivamente in La coscienza di Zeno.

 

Da notare il gusto attento con cui è reso Trieste nella varietà delle stagioni e nelle diverse ore del giorno. Ma tutto ciò per l’autore è circostanziale e circoscritto, in quanto trova senso solo se provoca mutamenti d’animo nel protagonista. Ecco la grande novità introdotta da Svevo, la relazione tra personaggio e realtà, che non è più scissa, ma diventa un unicum: qui si vede tutto lo Svevo alunno di Joyce e intriso di psicoanalisi freudiana.

 

Inoltre entra in gioco un ulteriore elemento della psicoanalisi: l’autoinganno. Infatti sia Alfonso Nitti che Emilio Brentani, incapaci di affrontare e vivere attivamente la realtà, si autoingannano, mistificano platealmente la loro sconfitta. Il ruolo dello scrittore sta proprio nello smontare questo complesso meccanismo di menzogne, come un deus ex machina della commedia greca e latina. Nitti si rifugia costantemente nei suoi mondi fantastici per celare un’inettitudine innata e intrinseca del personaggio stesso. Brentani pensa invece di essere un vincente e di avere artigli dotati per aggredire la linfa della vita, ma anche lui vive un enorme autoinganno.

 

Alla fine vince sempre la vita, poiché essa è realtà tangibile, mentre l’autoinganno è mera illusione. Svevo fin dalle prime pubblicazioni ha già l’atteggiamento di un fine sociologo e perspicace psicologo, attento al modo di atteggiarsi dell’uomo di fronte alla realtà. Gli schemi narrativi in Svevo divengono secondari e spesso si sfaldano, quasi disintegrano, proprio in ciò risiede il rinnovamento narrativo sveviano rispetto agli schemi tradizionali.

 

«Sul finire dell’inverno del 26’, in un mattino quasi primaverile, un signore piuttosto anziano, non alto, alquanto corpulento, ma elegante, si era fermato d’innanzi all’ingresso del Teatro della Scala, a Milano, per leggere il manifesto del Lohengrin […] Il signore anziano somigliava a un ritratto dell’industriale triestino Ettore Schmitz […]».

 

Queste le parole utilizzate da Eugenio Montale per descrivere lo scrittore triestino. Perché esse sono tanto significative? Poiché Montale descrive Svevo proprio come lo scrittore triestino descriverebbe uno dei suoi personaggi. Montale ci si fermò a chiacchierare e si accorse immediatamente della somiglianza tra Svevo e i suoi personaggi: «in lui era tutto sveviano […] tale restò fino alla morte».

 

La domanda sorge spontanea, chi aveva incontrato Montale, Ettore Schmitz o Italo Svevo, alter ego ed esso stesso personaggio di narrativa?

 

Montale fece una considerazione perspicace, cioè che solitamente il corpo anagrafico non si identifica mai con lo scrittore, ma con Svevo era da fare un discorso a parte, lui stesso è personaggio e soggetto narrativo. Però la vera presenza di Svevo nella sua opera si fa dominante solo con il suo terzo romanzo: La coscienza di Zeno. Qui i moduli narrativi tradizionali vengono abbandonati definitivamente.

 

Zeno Cosini non è altro che una copia di Nitti o Brentani, con la grande differenza che ora il romanzo assume quella struttura narrativa perfetta per accogliere un’opera di psicologia introspettiva. Il protagonista sveviano ha finalmente un suo palcoscenico. Narrando oggi i fatti di ieri, il protagonista scardina le categorie temporali, in quanto il fatto e l’accaduto o accidente, non costituiscono più una realtà definitiva. Svevo, restando in anonimato, rivoluziona radicalmente la narrativa italiana, con grandi ripercussioni sul panorama europeo.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

S. Guglielmino, Guida al Novecento, Principato Editore, Milano 2014.

E. Montale, Poesia e società, in Corriere d’Informazione, 21 febbraio 1946.

I. Svevo, La coscienza di Zeno, a cura di Mario Lunetta, Newton Compton, Roma 2008.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]