SVEGLIAMOCI!
ALCUNE Riflessioni scaturite
dal pamphlet di Edgar Morin
di Giovanna D'Arbitrio
Senza
dubbio la vita sul pianeta Terra non
è stata mai facile, ma l’attuale
momento storico ci appare sempre più
drammatico e preoccupante, tra
pandemia, guerre, minaccia nucleari,
disastri climatici, consequenziali
crisi economiche e quant’altro.
Molti affermano che non ci siano
alternative, ma Edgar Morin, pur
lanciando un grido d’allarme, ci
invita a non disperare.
Edgar Morin, pseudonimo di Edgar
Nahoum (Parigi, 8 luglio 1921),
famoso sociologo e filosofo, noto
per i suoi numerosi libri le sue
teorie sulla complessità e il
cosiddetto “pensiero complesso”, ha
scritto un pamphlet-manifesto dal
titolo Svegliamoci, in cui ci invita
a riflettere sui pericoli di un
mondo in trasformazione e nello
stesso tempo ci sollecita ad
affrontare le nuove sfide cercando
alternative costruttive.
Il libro viene cosi presentato:
«”Non sappiamo che cosa ci sta
accadendo, ed è precisamente questo
che ci sta accadendo”. La celebre
frase di José Ortega y Gasset, posta
da Edgar Morin a epigrafe di questo
pamphlet, vale a maggior ragione per
il nostro tempo. La nostra miopia
nella comprensione del presente
dipende da una crisi del pensiero? O
da una sorta di sonnambulismo
generalizzato? In questo nuovo
saggio, il grande filosofo francese
sottolinea la necessità di trovare
una bussola per orientarsi
nell’oceano dell’incertezza in cui
siamo dispersi. Una bussola che ci
aiuti a comprendere la storia che
stiamo vivendo, dalla marea di
estrema destra dilagante in Europa
alla crisi economica, fino al
degrado ambientale del nostro
pianeta. Grazie alle riflessioni del
filosofo planetario, incalzati dalle
sue domande possiamo tentare di
comprendere come il mondo si sta
trasformando e accogliere la sfida
senza precedenti che siamo chiamati
ad affrontare. Dunque...
svegliamoci!».
In un’intervista di Nuccio Ordine su
Lettura del Corriere, Morin ha
espresso liberamente le sue idee:
«Vorrei dirlo con chiarezza: non
stiamo vivendo soltanto la crisi di
una sinistra in rovina, la crisi
della democrazia nel mondo intero,
la crisi di uno Stato sempre più
burocratizzato, la crisi di una
società dominata dal denaro, la
crisi di un umanesimo sopraffatto da
odio e violenza, la crisi di un
pianeta devastato, dall’onnipotenza
del profitto, la crisi sanitaria
scatenatadalle epidemie. Stiamo
vivendo, soprattutto, una crisi, più
insidiosa, invisibile e radicale: la
crisi del pensiero».
A 101 anni il filosofo francese, con
grande lucidità, ha invitato i
lettori a risvegliare le loro
coscienze, riflettendo sul degrado
che investe diversi ambiti, dalla
politica con classi dirigenti spesso
impreparate e sempre menocolte,
all’ecologia (una Terra depredata di
cui ci si ostina a ignorare le
anomalie climatiche),
dall’educazione (istruzione
subordinata ad aziende) al mondo del
lavoro (precarizzazione e perdita di
diritti). Sembra che non ci siano
più alternative, ma per Morin
lealternative ci sono e bisogna
costruirle attraverso un nuovo
umanesimo, non sopraffatto da odio,
violenza e onnipotenza del profitto.
Secondo Morin, è proprio durante le
grandi crisi economico-politiche che
le forze regressive diventano più
potenti. E mentre in passato c’erano
forze progressiste in grado di
coltivare la speranza nel futuro,
oggi dal loro degrado scaturisce un
altro profondo degrado: quello del
pensiero. Non possiamo più
accettare, quindi, passivamente le
nuove strategie del Potere che oggi
rispetto al passato si serve di
inedite e ancor più pericolose
possibilità di controllo elettronico
e tecnologico (riconoscimento
facciale, sorveglianza quotidiana
attraverso telefonini e internet).
Da non trascurare, inoltre, i
pericoli del transumanesimo e
dell’intelligenza artificiale (IA)
che se in futuro dovesse governare
qualsiasi aspetto della nostra vita,
finirebbe per dominare noi stessi,
causando una metamorfosi
antropologica nella quale l’umano
diventerebbe allo stesso tempo
metaumano, sovrumano e postumano:
con le nuove possibilità di
intervento biologico (cellule
staminali, modifiche di Dna e
telomeri, organi artificiali ecc.)
il transumanesimo crede nel
prolungamento della vita umana senza
invecchiamento, ma è solo una
mitologia delle élite ricche.
«Il vero problema oggi non è
aumentare la potenza dell’uomo (che
sta già provocando il degrado
ecologico e la nostra rovina), ma
rafforzare le relazioni umane.
Contro il sogno del dominio, si
tratta di dominare il dominio».
Morin quindi sottolinea l’importanza
di un pensiero nuovo in cui
concretamente interagiscano
conoscenze scientifiche e
filosofiche, un movimento (non i
partiti tradizionali che hanno fatto
il loro tempo) in grado di
promuovere coraggio e speranza.
«Ciò che manca oggi è la chiarezza
di indicare una via: non un cammino
tracciato in anticipo, ma un
percorso che indichi almeno una
direzione. Per superare la crisi che
stiamo vivendo, auspico un ritorno
alle fonti e la creazione di un
nuovo pensiero».
E non si possono creare alternative
senza coltivare la solidarietà
umana: «Stiamo assistendo al degrado
della solidarietà e dobbiamo
impegnarci a crearne di nuove. Nel
mio saggio La voie, e in altri
lavori, ho proposto la solidarietà
come pieno riconoscimento
dell’umanità dell’altro. Oggi ci
sono troppe persone (penso agli
anziani, ai giovani, alle donne) che
soffrono la tragedia della
solitudine. C’è una politica di
solidarietà da sviluppare. C’è
urgente bisogno di un enorme
cantiere (…) Questo è il cuore della
crisi e la crisi è nel cuore
dell’umanità. Non dobbiamo più
oppone l’universale alla patria. Ma
legare le nostre patrie (familiari,
regionali, nazionali, europee (…) e
integrarle con la nostra unica
patria terrestre».