N. 79 - Luglio 2014
(CX)
Le domus di Terracina
I Sulpicii
di Daniele De Meo
Ci sono numerose iscrizioni che attestano la presenza a
Terracina
di
personalità
importanti
del
periodo
tardo-repubblicano/imperiale.
Il
personaggio
che
più
rende
nota
la
città
in
tutto
il
mondo
romano
è
l’imperatore
Galba,
nativo
proprio
di
questa
città.
Sono state trovate diverse iscrizioni della gens Sulpicia,
cui
apparteneva
quest’imperatore.
I
Sulpicii
probabilmente
erano
patroni
della
città
e
dalle
fonti
è
risaputo
che
possedevano
una
villa
nei
dintorni
di
Terracina
(Arturo
Bianchini,
Storia
di
Terracina,
p.51).
Nel 1842 sul colle S. Francesco fu scoperta un’iscrizione
in
mosaico,
oggi
andata
perduta,
menzionante
Serg.
Sulpicio
Galba,
oratore
e
console
nel
144
a.C.
(CIL,
I,
694,
X,
6323).
De La Blanchère riteneva che nei pressi dell’iscrizione
dovesse
essere
situata
la
villa
dei
Sulpicii
e
che
proprio
lì
era
nato
e
vissuto
il
futuro
imperatore
Galba
(Terracine,
Essai
d’Histoire
locale,
p.18).
Il
Lugli
invece
sosteneva
che
questa
villa
bisognava
situarla
su
un
colle
non
lontano
dalla
città,
a
sinistra
della
strada
che
va
verso
Fondi
(Forma
Italiae,
vol.
1,
p.98
e
sgg).
Gli storici locali tendono a considerare maggiormente quest’ultima
ipotesi
sulla
base
di
un
passo
di
Svetonio
che
testimonia
la
posizione
della
villa
su
un
colle
verso
Fondi
(Galba,
4),
confermata
da
ricerche
archeologiche
che
hanno
ritrovato
i
resti
di
un
edificio
dell’età
compresa
tra
Silla
ed
Augusto.
Un’altra gens già menzionata è quella degli Auli
Aemilii
presente
in
tutto
il
Sud
pontino
e
soprattutto
a
Terracina,
dove
le
iscrizioni
indicano
Aulo
Aemilio,
membro
della
gens,
come
curatore
del
complesso
teatro-portico
urbanisticamente
connesso
con
il
Foro
Emiliano.
Un
altro
A.
Aemilius
finanziò
invece
la
costruzione
del
tempio
maggiore
della
città.
Negli ultimi anni nella zona del centro storico, durante il
rifacimento
della
pavimentazione
stradale
sono
stati
scoperti,
in
corso
Garibaldi,
resti
che
sembrano
risalire
a
una
domus
di
età
tardo-repubblicana
(domus
dei
“Trioni”).
L’identificazione della struttura risulta difficile a causa
dei
bombardamenti
che
la
città
subì
nell’ultimo
confitto
mondiale
e
per
la
ricostruzione
successiva.
In
generale
è
difficile
risalire
alle
domus
dei
personaggi
più
ricchi
e
importanti
della
città.
Nella maggior parte dei casi né siamo a conoscenza grazie
ai
numerosi
monumenti
funerari,
presenti
ai
margini
“dell’Appia
Superiore”
che
collega
il
centro
abitato
con
il
monte
Sant’Angelo,
databili
dal
periodo
tardo-repubblicano
alla
prima
età
imperiale,
e in
uno
stato
di
forte
abbandono.
Presenza
di
consistenti
monumenti
funerari
si
trova
anche
lungo
il
percorso
dell’Appia,
ad “Medias
Paludes”,
che
porta
direttamente
al
centro
storico.
Qui
è
situata
la
tomba
di
un
liberto
della
gens
Gegania,
di
origini
antiche,
avente
diverse
proprietà
nel
territorio
terracinese.
Il liberto si chiamava Clisippo e secondo l’iscrizione funebre
venne
liberato
da
una
patrizia
di
questa
gens.
Alla
morte
di
quest’ultima
ne
ereditò
l’immenso
patrimonio
e le
innalzò
una
tomba
magnifica.
Ottenne
ogni
onore
cui
un
liberto
potesse
aspirare.
Sempre
sull’Appia,
vicino
a
Ponte
Maggiore,
c’era
una
delle
più
grandi
e
belle
tombe
appartenente
a
Q.
Atinius,
“praefectus
fabrum
e
tribunus
militum”
(CIL,
X,
6325).
La gens Atinia, originariamente plebea, divenne illustre
dal
III
sec
a.C.,
probabilmente
proveniente
dalla
città
di
Atina.
Uno
scavo
condotto
nei
pressi
della
stazione
ferroviaria
di
Terracina,
più
precisamente
attorno
l’area
dove
è
situato
un
arco
medievale
denominato
di
Santa
Caterina,
ha
portato
alla
luce
una
iscrizione
funebre
che
originariamente
doveva
essere
collocata
sull’edificio
funebre.
Il testo, inciso su un blocco di marmo bianco, indica
Fufia
Viticula
come
colei
che
fece
erigere
la
tomba
per
sé e
per
i
suoi
cari.
L’intestataria
dell’iscrizione
è
una
ricca
liberta
della
gens
Fufia,
famiglia
presente
in
diverse
iscrizioni
della
città.
Esse
rivelano
anche
l’importanza
della
gens
a
Terracina
perché
aveva
diversi
privilegi
come
il
posto
riservato
a
teatro.
Inoltre
associano
la
gens
Fufia
con
quella
terracinese
dei
Favoni,
il
cui
esponente
più
noto
era
M.
Favonius,
amico
stretto
di
Catone
Uticense.
Le fonti lo ricordano come uomo mediocre che cercò di imitare
senza
successo
il
suo
amico,
considerato
un
modello.
Fu
pretore
nel
49
a.C.,
militò
prima
nell’esercito
di
Pompeo,
poi
con
i
Cesaricidi.
Catturato
a
Filippi,
fu
ucciso
perché
insultò
Ottaviano
(Arturo
Bianchini,
Storia
di
Terracina,
p.53).
Cicerone nella Pro Caelio aveva difeso Marco Celio
Rufo,
cavaliere
e
tribuno
nel
52
a.C.,
cittadino
formiano
e
appartenete
alla
gens
Coelia,
molto
presente
a
Terracina.
Altre
iscrizioni
indicano
il
ceto
equestre
di
questa
gens
e
l’importanza
che
aveva
nella
città.
Degna di nota è la matrona Coelia C. f. Macrina per
l’opera
assistenziale
svolta
in
favore
di
fanciulli
poveri.
Infatti
la
donna,
avendo
perduto
il
figlio
Macer
in
tenera
età,
volle
consacrare
la
sua
memoria
con
una
istituzione
caritatevole
che
sosteneva
ragazzi
e
ragazze
della
città
dando
loro
gli
alimenta
fino
all’età
di
16
anni
per
i
primi
e 14
anni
per
le
seconde.
Per assicurare la durata della sua opera, Celia versò la
somma
alle
casse
comunali
affidando
alla
cittadinanza
la
direzione
dell’attività.
Sull’edificio
adibito
ad
accogliere
e
sostenere
i
ragazzi
era
posta
l’iscrizione
che
ne
ricordava
la
fondazione
da
parte
di
Celia
per
l’opera
caritatevole.
Un’altra meravigliosa tomba nei pressi di Terracina appartiene
a un
membro
della
gens
Vibia,
di
nome
C.
Vibius,
triumviro
monetario
nell’86
a.C.
Proscritto
da
Silla
nell’81
a.C.,
figlio
di
C.
Vibius
C.
f.
Pansa
e
padre
di
C.
Vibius
Pansa,
il
console
ucciso
nella
guerra
di
Modena
nel
43
a.C.
Importante
sottolineare
il
fatto
che
in
qualità
di
triumviro
e a
ricordo
della
sua
origine
terracinese,
aveva
messo
sulle
monete
l’immagine
di
Iuppiter
Anxur.