N. 78 - Giugno 2014
(CIX)
LE STRAGI NAZISTE DI LEONESSA
SANGUE NEL PRIMO TERRITORIO LIBERO D’ITALIA
di Giorgio Giannini
Il
16
marzo
1944,
durante
l’occupazione
nazista,
la
Brigata
garibaldina
“Gramsci,
costituisce
il
primo
“Territorio
Libero”
d’Italia,
a
cavallo
tra
il
Lazio
e
l’Umbria,
nei
Comuni
di
Cascia,
Norcia,
Leonessa,
Monteleone
di
Spoleto,
Poggio
Bustone
e
Rivodutri.
All’inizio
di
aprile
scatta
la
repressione
nazista,
per
riacquisire
il
controllo
di
tutta
la
zona,
con
oltre
un
centinaio
di
vittime
civili,
51
delle
quali
solo
nel
Comune
di
Leonessa (Rieti).
LA
LIBERAZIONE
DI
LEONESSA
Dopo
l’Armistizio
dell’8
settembre
1943,
gli
operai
delle
Acciaierie
di
Terni
ed
altri
antifascisti
costituiscono
la
Brigata
Garibaldina
“Gramsci”, alla
quale,
in
seguito,si
aggregano
alcune
decine
di
prigionieri
di
guerra
slavi,
fuggiti
dai
Campi
di
concentramento,
della
zona,
dopo
la
dissoluzione
delle
nostre
truppe
successiva
all’Armistizio.
Nel
settembre
1943,
è
costituito
a
Leonessa
il
Comitato
di
Liberazione
Nazionale-CLN,
formato
da
Don
Concezio
Chiaretti,di
27
anni,Tenente
Cappellano
del
9°
Reggimento
Alpini
della
Divisione
Julia,
che
ne
diventa
il
Presidente,
dal
Commissario
Prefettizio
del
Comune
Ugo
Tavani,
Maggiore
Medico,
dal
dott.
Roberto
Pietrostefani,
Sottotenente
di
Fanteria,
e
dal
l’avv.
Giuseppe
Chimenti.
Nel
mese
di
gennaio
1944,
i
partigiani
della
Brigata
Gramsci
intensificano
l’attività
nella
zona
di
Leonessa.
Nella
notte
tra
l’11
ed
il
12
gennaio
si
recano
nella
Frazione
di
Terzone
e
prelevano
oltre
350
quintali
di
grano
dal
locale
magazzino
adibito
all’ammasso
dei
cereali
e ne
distribuiscono
circa
250
tra
la
popolazione,
conservando
il
resto
per
le
necessità
della
Brigata.
La
sera
del
28
gennaio
i
partigiani
si
recano
di
nuovo
a
Terzone
e
prelevano
altri
80
quintali
di
grano.
La
mattina
del
16
febbraio
i
partigiani
attaccano
il
presidio
fascista
della
Frazione
di
Vindoli,
catturando
e
disarmando
l’intera
guarnigione
composta
da
una
quindicina
di
militi
fascisti
della
Guardia
Nazionale
Repubblicana,
una
parte
dei
quali
chiede
di
aderire
alla
Brigata
Gramsci.
E’
presa
una
grande
quantità
di
armi
e di
munizioni.
Il
25
febbraio
i
partigiani
catturano
tre
militi
fascisti
nella
frazione
di
Villa
Lucci,
togliendo
loro
le
armi,
i
vestiti
e le
scarpe.
Nella
stessa
giornata
i
militi
sono
rilasciati
in
seguito
all’intervento
umanitario
di
don
Concezio
Chiaretti.
A
metà
marzo
1944,
il
Comando
della
Brigata
“Gramsci”
decide
di
occupare
Leonessa.
Avendo
saputo
del
progetto,
don
Concezio
Chiaretti
si
reca
all’albergo
Italia
di
Cascia,
sede
del
Comando
della
Brigata,
ed
incontra
i
Comandanti
Zagaglioni
Vero
e
Bartolini
Dante
invitandoli
a
desistere
dall’iniziativa,
allo
scopo
di
evitare
uno
scontro
con
i
fascisti,
che
sarebbe
stato
molto
cruento
anche
per
la
popolazione
civile.
Poiché
i
due
Comandanti
partigiani
insistono
nel
loro
progetto,
don
Concezio,
ritornato
a
Leonessa,
si
reca
al
locale
presidio
fascista,
facendo
presente
al
Comandante
l’imminente
attacco
partigiano
e
consigliandolo
di
ritirarsi
dalla
cittadina
con
i
suoi
militi
per
evitare
lo
scontro
armato.
Così
i
fascisti
lasciano
Leonessa,
dove
rimangono
solo
i
pochissimi
Carabinieri
della
locale
caserma.
La
mattina
del
16
marzo
1944
i
partigiani
entrano
a
Leonessa
senza
spargimento
di
sangue,
liberando
la
cittadina
dall’occupazione
nazifascista.
Il
Comandante Zagaglioni
Vero
parla
alla
popolazione
spiegando
gli
scopi
della
lotta
armata
ed
invitandola
alla
collaborazione.
Lo
stesso
giorno
è
costituito
il “Territorio
Libero”,
a
cavallo
tra
il
Lazio
e
l’Umbria,
nei
Comuni
di
Cascia,
Norcia,
Leonessa,
Monteleone
di
Spoleto,
Poggio
Bustone
e
Rivodutri,con
una
superficie
di
circa
1.000
Kmq.
Il
Comando
è
posto
nell’albergo
Italia
di
Cascia.
Il
18
marzo
i
partigiani
si
ritirano
da
Leonessa
ritornando
a
Cascia.
GLI
ECCIDI
DI
LEONESSA
L’esistenza
del
Territorio
Libero
non
può
essere
tollerata
dai
tedeschi
che
alla
fine
di
marzo
decidono
di
riprendere
il
controllo
della
zona
con
l’Operazione
“Uovo
di
Pasqua”
(Unternehmen
Osterei).
Pertanto,sono
inviati
nella
zona,
oltre
a
vari
reparti
della
Wehrmarcht,appartenenti
al
Comando
di
Piazza
(PlazKommandatur)
di
Rieti,
anche
alcuni
reparti
corazzati
della
3a e
90a
Divisione,
appartenenti
alla
14a
Armata,
quali
il
69°
Reggimento
Corazzato,
al
comando
del
Colonnello
Ludwig
Schanze,
Comandante
dell’Operazione,
il
103°
e
190°
Reparto
Esplorante
Corazzato
(
appartenenti,
rispettivamente
alla
3a
ed
alla
90a
Divisione
Panzer
–Corazzata),
il
2°
Battaglione
del
3°
Reggimento
Brandenburg,
1
Battaglione
del
20°
Reggimento
di
Polizia
SS,
Unità
di
Allarme
del
Quartier
Generale
della
14°
Armata
e
Unità
di
Allarme
della
Piazza
di
Rieti
(
compresa
la
Luftwaffe-l’Aereonautica
Militare).
I
tedeschi
sono
supportati
da
reparti
fascisti
della
116a
Legione
della
Guardia
Nazionale
Repubblicana,
di
stanza
a
Rieti,
inquadrati
in
una
Compagnia
della
Flak
( la
contraerea
tedesca),
e
dal
Battaglione
Ordine
Pubblico
di
Rieti.
Il 31 marzo 1944, inizia
la “Grande
Operazione
contro
le
bande
partigiane”
(Grossunternehmen
gegen
die
Banden),
denominata
Uovo
di
Pasqua,
chiamata
anche
Operazione
Colonnello
Schanze
(Unternehmen
Oberst
Schanze),
dal
nome
del
Colonnello
Ludwig
Schanze,
Comandante
del
69°
reggimento
Corazzato,
che
dirige
l’operazione
militare.
La
mattina
del
31
marzo
1944,
un
reparto
di
soldati
nazisti
arriva
a
Leonessa,
dove
non
ci
sono
partigiani,
e
riprende
il
controllo
dell’abitato.
Vengono
rastrellati
alcune
decine
di
uomini,
molti
dei
quali
sono
portati
a
Rieti
e
rinchiusi
nelle
locali
carceri.
Altri
rastrellamenti
vengono
operati
dai
nazisti
nei
giorni
seguenti
nelle
varie
“ville”
(Frazioni),
catturando
altre
decine
di
uomini,
compresi
i
due
Parroci
di
Leonessa:
Don
Pio
Palla,
Parroco
di
S.
Pietro,
e
Don
Guido
Rosini,
Parroco
di
S.
Maria,
che
sono
accusati
di
essere
dei
"badogliani"
(sostenitori
del
Governo
Badoglio)
e
quindi
passibili
di
fucilazione.
Il
Vescovo
di
Rieti,
Mons.
Migliorini,
avendo
saputo
del
loro
arresto,
ne
chiede
la
liberazione
al
Capo
della
Provincia
(Prefetto)
di
Rieti,
Ermanno
Di
Marsciano,
che
però
risponde
di
non
poter
intervenire
presso
i
tedeschi.
Alcuni
giorni
dopo
i
due
Parroci
sono
rilasciati.
La
ferocia
dei
nazifascisti,
che
non
riescono
a
scovare
i
partigiani,
si
accanisce
contro
i
cittadini
inermi,
accusati
di
averli
protetti
e
nascosti.
Così’,
il 1
aprile
una
persona
è
fucilata
sul
Monte
Cambio
e
tre
persone
sono
uccise
nella
Frazione
di
Vallunga.
Il
giorno
seguente
( 2
aprile,
Domenica
delle
Palme),
6
persone
sono
uccise
nella
Frazione
di
Villa
Carmine
ed
un’altra
a
Villa
Pulcini
il 4
aprile.
Il 5
aprile
è
incendiata
e
distrutta
la
Frazione
di
Cumulata,
dove
sono
massacrate
12
persone,
su
istigazione
della
collaborazionista
Rosa
Cesaretti,
che
fa
uccidere
anche
suo
fratello,
che
è un
invalido
di
guerra.
Vorrebbe
far
uccidere
anche
la
cognata,
che
è
incinta,
ma
appunto
per
questo
suo
stato
è
risparmiata
dai
tedeschi.
Degli
abitanti
maschi
di
Cumulata,
le
cui
case
vengono
tutte
incendiate,
si
salvano
solo
due
giovani.
Il 6
aprile
le
vittime
di
Cumulata
sono
sepolte
dopo
la
messa
celebrata
da
don
Concezio
Chiaretti.
Il 7
aprile,
2
persone
sono
uccise
in
località
Rio
Valle
ed
altre
3 in
località
Terreto.
L’Eccidio
più
grande
ed
efferato
è
compiuto
lo
stesso
7
aprile
(
Venerdì
Santo
di
Pasqua)
nell’abitato
di
Leonessa,
dove
sono
catturate
da
un
reparto
di
SS,
di
cui
fanno
parte
anche
alcuni
italiani,
al
comando
di
un
Tenente,
e
con
la
delazione
della
collaborazionista
Rosa
Cesaretti,
23
persone,
che
sono
poi
fucilate
alla
periferia
dell’abitato.
Tra
di
loro
c’è
anche
don
Concezio
Chiaretti,
Presidente
del
Comitato
di
Liberazione
Nazionale-CLN
di
Leonessa,che
è
catturato
mentre
esce
dalla
chiesa
di
S.
Giuseppe,
dove
ha
appena
celebrato
la
messa.
Le
persone
catturate
sono
raccolte
nella
Piazza,
all’angolo
con
il
Corso;
quindi
verso
le
ore
14
sono
portate
appena
fuori
dell’abitato,
vicino
alla
locale
centrale
elettrica,in
località
Fossatello,
dove
alle
15
circa
ha
inizio
il
loro
massacro,
a
gruppi
di
3-5
persone,
con
una
mitragliatrice.
Molti
abitanti
di
Leonessa
assistono
all’eccidio
dato
che
il
luogo
è
ubicato
su
un
poggiolo.
La sera, dopo che i tedeschi
hanno
lasciato
la
cittadina,
i
corpi
delle
23
vittime
vengono
recuperati
e
portati
nella
chiesa
di
S.
Francesco,
dove
sono
deposti
sul
pavimento,
coperti
con
lenzuola.
Il
giorno
seguente,
Sabato
Santo
8
aprile
e la
Domenica
di
Pasqua,
9
aprile,
le
vittime
sono
portate
al
cimitero
senza
suono
di
campane
e
senza
cerimonia
religiosa
perché
nel
paese
non
c’è
più
alcun
sacerdote.
Complessivamente,
i
civili
trucidati
dai
nazifascisti
sono
51.
LA MEDAGLIA D’ARGENTO
AL
VALORE
CIVILE
AL
COMUNE
DI
LEONESSA
Per questo alto tributo
di
sangue,
è
stata
conferita,
l’8
luglio
1959,
al
Comune
di
Leonessa,
con
Decreto
del
Presidente
della
Repubblica
Giovanni
Gronchi,
la
Medaglia
d’Argento
al
Valor
Militare,
con
la
seguente
motivazione:
“Resisteva
con
intrepido
coraggio
allo
straniero
accampato
in
armi
sul
sacro
suolo
della
Patria,
offrendo
la
vita
di
numerosi
dei
suoi
figli
per
la
causa
della
libertà”.
L’Amministrazione Comunale
e la
sezione
dell’ANFIM
(
Associazione
Nazionale
delle
Famiglie
dei
Martiri
caduti
per
la
libertà
della
Patria)
hanno
chiesto
più
volte
di
poter
commutare
la
Medaglia
d’Argento
in
Medaglia
d’Oro
per
l’alto
tributo
di
sangue
pagato
dalla
popolazione
di
Leonessa,
senza
però
alcun
risultato.In
particolare,nel
2000
il
Comune
di
Leonessa,
con
la
Delibera
123
del
27
settembre,
ha
incaricato
il
Generale
Enzo
Climinti,
membro
della
Società
di
Storia
Militare
(
che
nel
settembre
1943,quando
era
allievo
Ufficiale
dell’Esercito,
aveva
fatto
il
partigiano
nell’altopiano
di
Leonessa)
di
effettuare
una
nuova
indagine
storica
allo
scopo
di
reperire
nuovi
documenti
per
sostenere
la
richiesta
della
concessione
della
Medaglia
d’Oro
al
Valore
Militare.
Il Generale Climinti ha
reperito
alcuni
importanti
documenti,soprattutto
nell’Archivio
Militare
tedesco
di
Friburgo,
relativi
alla
14
Armata
tedesca,
operante
nell’Italia
Centrale,
dal
quale
risulta
che
l’attività
dei
partigiani
della
zona
di
Leonessa
ha
provocato
più
volte
l’interruzione
delle
vie
di
comunicazione.
La ricerca del Generale
Climinti
è
stata
pubblicata
nel
2001
nella
monografia
“Leonessa
1943-1944”.
In particolare,in un
documento
classificato
“segreto”
del
Comando
Supremo
Tedesco
in
Italia,
retto
dal
Feldmaresciallo
Kesselring,
del
7
aprile
1944
ed
intitolato
“Punto
strategico
delle
bande”,
è
scritto
che
fu
necessario
distrarre
ingenti
truppe
dai
“fronti”
di
Anzio
e
Cassino
per
riprendere
il
controllo
dell’intera
zona
tra
il
Lazio
e
l’Umbria,
controllata
dalle
“bande
partigiane”,
dove
era
stato
costituito
appunto
il
primo
Territorio
Libero
d’Italia.
Sulla base di questa
ricerca,
nel
2001
è
stata
presentata
una
nuova
domanda
per
ottenere
la
Medaglia
d’Oro,che
però
non
è
stata
concessa.
Nell’aprile 2004 è stata
presentata
dal
Consigliere
Regionale
dei
Verdi
Angelo
Bonelli
la
Proposta
di
Legge
Regionale
per
la
Istituzione
di
un
Parco
storico
a
Leonessa,
allo
scopo
di
mantenere
vivo
il
ricordo,
soprattutto
tra
le
nuove
generazioni,
del
primo
Territorio
Libero
d’Italia
e
degli
eccidi
nazisti
dell’aprile
1944.
Purtroppo,la
Proposta
di
Legge
non
è
stata
esaminata
né è
stata
ripresentata.