.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


.

ATTUALITà


N. 148 - Aprile 2020 (CLXXIX)

CORONAVIRUS: STRAGE DI anziani NEGLI OSPIZI

Alla ricerca della dignità umana

di Giovanna D’Arbitrio

 

“Lungi dalla ignobile lotta della pazza folla…

 tennero un corso tacito e tranquillo”

 

T. Gray, Elegia scritta in un cimitero di campagna

  

Molti credono che esistano i “cimiteri degli elefanti”, luoghi in cui gli elefanti più anziani si dirigono per morire lontani dal branco. La prima volta che ne sentii parlare fu alla fine degli anni Cinquanta, ma non era riferito agli elefanti bensì agli ospizi dei Paesi del Nord Europa, dove sembra che fossero già numerosi, citati con sdegno dai miei nonni e genitori secondo i quali agli anziani spettava amore, rispetto e assistenza da parte della famiglia fino alla fine della loro vita. E mentre mi spiegavano tutto ciò, pensai che gli elefanti, benché animali, fossero più liberi di scegliere degli umani.

 

A quanto pare pian piano in paesi ricchi e classi sociali abbienti è prevalsa la scelta egoistica e anaffettiva di collocare gli anziani negli ospizi, denominati spesso case di riposo o di cura, eufemismi per “anticamera del cimitero”.

 

A ciò si deve aggiungere, inoltre, la crisi delle famiglie, smembrate dalla globalizzazione per motivi di lavoro, famiglie i cui membri, sparsi in vari paesi del mondo, sono costretti a ricorrere agli ospizi per lontananza o mancanza di tempo in questa frenetica società ora bloccata dal Coronavirus. Ogni tanto vanno a trovarli e per qualche istante i vecchi s’illudono di rivivere quel calore familiare, anche se per loro il vero dramma forse è l’essere consapevole che chi entra in quei luoghi non ne esce certo vivo.

 

Così in tutto il mondo milioni di anziani che avevano dato molto a famiglia e società trascorrono i loro ultimi anni, spesso contro la loro volontà e talvolta maltrattati da personale disumano, come ci hanno rivelato alcuni filmati. Sembra perfino fortunato chi può essere assistito almeno da una badante a casa!

 

E pensare di morire lontani dai familiari, tra estranei, deve essere davvero straniante: è ciò che sta accadendo ora a livello internazionale a causa del coronavirus, in particolare in Italia in cui il numero dei vecchi è superiore a quello dei giovani che emigrano in cerca di lavoro. Davvero macabro e triste il corteo dei camion che trasportano bare e orrende le fosse comuni negli Usa che ci ricordano quelle dei campi di concentramento nazisti.

 

Poi mi son venuti in mente i tempi in cui si moriva in casa, anche per le malattie più gravi e i vecchi erano circondati dall’affetto dei propri familiari. C’era sempre un parente che stringeva la mano del moribondo per confortarlo fino alla fine e che, quando il pulsare del cuore si spegneva pian piano, avvertiva i presenti con un cenno, poi con un gesto pietoso e gentile chiudeva gli occhi del defunto.

 

I medici curavano gli ammalati senza alcun accanimento terapeutico e, giunta l’ora fatidica, lasciavano che il malato morisse con dignità dandogli qualche sedativo o un antidolorifico. Talvolta era presente anche un prete, solo se veniva chiamato, e con umiltà e senza tante parole o inutili ingerenze, impartiva un’estrema unzione. Ho visto morire così i miei nonni, mio padre e altre persone di famiglia.

 

Nei piccoli cimiteri di campagna ti colpivano quei cartelli con la scritta “SILENZIO E RISPETTO” e così camminavi in punta di piedi e parlavi a voce bassa. La solennità del grande mistero della Morte ti avvolgeva, ma in quell’atmosfera piena di pace il dolore per la perdita dei tuoi cari si addolciva e, riflettendo sui loro esempi positivi, cercavi poi di imitarli dando un significato alla tua vita, senza sprecarla con inutili azioni e vane parole.

 

E tornando ai tempi del Coronavirus, non possiamo fare a meno di evidenziare la dipartita di un’intera generazione che credeva di poter cambiare il mondo: quelli usciti dalla guerra che hanno ricostruito l’Italia, i ventenni della Rivoluzione Giovanile del ‘68, quelli che cantavano le canzoni dei Beatles, di Mina e Celentano, di Bob Dylan contro la guerra, i seguaci di Martin Luter King, di Nelson Mandela, i figli dei fiori e il loro slogan “Make love, not war.

 

Ripensando a loro e sentendo dire in giro che “per fortuna il virus colpisce soprattutto i vecchi”, ho riletto il libro di James Hillman, La Forza del Carattere, che rivaluta il ruolo degli anziani, poiché “la vecchiaia può diventare una forma d’arte, un’occasione unica per creare una struttura estetica possente e memorabile che incarni il ruolo archetipico dell’avo, custode non bigotto della memoria e della tradizione”.

 

Comunque anche se ne stanno andando i vecchi, i giovani non è che stiano meglio. Mala tempora! Tempi terribili per tutti, tempi che ci ricordano il libro di George Orwell, 1984, dove un’Umanità robotizzata e omologata è costretta a obbedire al Grande Fratello.

 

La verità è che stiamo rinunciando forse al nostro libero arbitrio, la libertà di scelta, cioè quella capacità che ci fa essere qualcosa in più di una pianta o un animale che certamente “vivono, ma non possono scegliere”.

 

I progressi della scienza e della tecnica stanno cambiando il nostro modo di vivere e di morire: siamo giunti a una svolta e pertanto occorrerebbero leggi più mirate in difesa di democrazia, libertà e privacy, diritti umani e civili, beni comuni, libere scelte su vita e morte, sempre nel rispetto di se stessi e degli altri e soprattutto della “dignità umana”. 



 

 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.