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N. 98 - Febbraio 2016 (CXXIX)

SULLA STORIOGRAFIA E SULLA LETTERATURA MUSULMANA IN INDIA

BREVI NOTE

di Vincenzo La Salandra

 

In questo contributo si vuole delineare sinteticamente un profilo di storia musulmana in India concludendo con i riferimenti a due importanti storici musulmani dei Mughal, la pių importante dinastia islamica dell’India (1526-1707).

 

In argomento di letteratura indo-persiana si puō sottolineare come in India sin dal Medioevo furono davvero importanti e diffusi i libri di storia, la cui produzione e classificazione in genere letterario č certamente un frutto del genio islamico nel subcontinente. Infatti una spiccata mentalitā metafisica dell’esistenza č da sempre connaturata con gli indų, di conseguenza la classificazione del tempo e dell’evento non ha mai rappresentato un aspetto prioritario nella letteratura prosastica induista. Molti degli storici indo-persiani furono tradotti e classificati dall’Eliot nell’Ottocento: la sua ricca History of India as told by its own Historians. The Muhammadan Period, London 1866-1877 (8 voll.), č una summa completa anche se un po’ datata.

 

Una delle pių notevoli tra le prime storie č la Tabaqāt-i Nāsirė, prodotto di corte, venne redatta da un cortigiano del Sultano Muhamma Ghōrė e tradotta in inglese dal maggiore Raverty, rappresenta una fonte preziosa e una raccolta di documenti sulla formazione e primo consolidamento del Sultanato di Delhi. Per lo stesso periodo č fondamentale anche la Storia di Fėrųz-sciāh di Ziyā’uddėn Barnė (m. 1357 ca.): l’opera traccia la successione degli avvenimenti storici negli anni dal 1265 al 1357, dilungandosi sulle biografie dei regnanti ma senza lesinare una serie di aneddoti sulla loro vita privata. Continuatore di Barnė (Barnė continuatus, ovvero ‘Afėf) fu ‘Afėf che scrisse il libro Futųhāt-i Fėrųz-sciāhė, La storia delle conquiste di Fėrųz, in cui spicca per precisione il ritratto autobiografico puntuale di Fėrųz-sciāh e della sua epoca. Nello stesso periodo si arricchisce la prosa persiana di diverse “tazkira” poetiche e numerose biografie di Santi.

 

Tra gli epistolari mistici, merita sicura menzione quello dello sciaikh Sciarafu’ d-Dėn Yahyā Mānėrė di Mānėr nel Bihār; mentre in mezzo alla produzione epistolare di principi e governanti locali spicca, nell’epoca degli ultimi tughluqidi, quella del governatore dell’Oudh ‘Ainu ‘l-Mulk. Nel XV secolo emerge la produzione di dizionari e grammatiche della lingua persiana, tra essi il Khāliq Bārė e lo Sciaraf-nāma, pubblicato nel Bengala del Cinquecento e arricchito da colte citazioni estratte dai canzonieri di poeti per spiegare i singoli vocaboli elencati. Mentre il Khāliq Bārė venne attribuito ad Amėr-i Khusrav ed č opera di grande importnza per lo studio delle origini della lingua urdu. Il periodo mughal vide arricchirsi e specializzarsi sempre pių la produzione letteraria, che anche attraverso una troppo raffinata ricerca estetica e fromale raggiunse uno stile ben presto complicato e vagamente decadente, specialmente in seno ai contenuti/nella matrice contenutistica.

 

Tra gli storici del periodo di Akbar (1542-1605) uno dei pių importanti fu certamente Abų ‘l-Fazl, ministro dell’imperatore e autore dell’A’ėn-i Akbarė, compendio sull’organizzazione amministrativa e catastale dell’impero Mughal: basterebbe solo fornire un dato militare per valutare l’imponenza di questo apparato imperiale, l’esercito permanente era costituito da circa 140.000 unitā. Il libro si divide in tre parti: prima un manuale di operazioni governative sul tesoro, sugli alloggiamenti degli elefanti, sull’esercito e sulla riscossione delle tasse; poi una snella descrizione e breve storia delle dodici province del regno; finalmente un compendio della cultura e delle scienze induiste. Abų ‘l- Fazl scrisse anche il Libro di Akbar, Akbar-nāma, tra le cui pagine il ministro fornisce alcune importanti notizie sulla nuova religione sincretistica fondata da Akbar. Il sogno universalistico ed ecumenico del grande mughal prese forma tra il 1575 e il 1579. Secondo le fonti islamiche avrebbe tradotto anche la Bibbia in persiano; le sue azioni militari e amministrative nel Deccan e il suo ricco epistolario rendono Abų al-Fazl un personaggio chiave per la comprensione del suo secolo e la trasmissione della storia musulmana in India.

 

Altro importante storico di corte fu Abd al-Qādir Badā’ųnė (1540-1615), quasi antagonista di Abų al-Fazl, č anche lui un maggiore storico indo-persiano dei Mughal dell’India. Con Badā’ųnė completiamo il quadro.

 

Studiō in giovinezza a Sambhal e Agra, si spostō a Badaun e Patiala, dove entrō al servizio per principe locale Husayn Khān e, dopo un decennio, continuō a studiare presso vari mistici musulmani per poi essere presentato all’imperatore Mughal Akbar, che gli assegnō un incarico religioso a corte e gli diede una pensione.

 

Badā’ųnė scrisse svariati libri su commissione dell’imperatore e tra essi un Kitāb al-adėth, i detti del profeta Mohammed, una sezione della Tārėkh-e alfė la celebre e giā menzionata Storia del Millennio, voluta da Akbar per celebrare il millenario dell’egira muhammadica nel 1591-92, con la collaborazione di dieci altri autori, su tutti Abų al-Fazl. Compose inoltre una traduzione sintetica del libro del grande storico Rashėd ad-Dėn, la Storia universale, Jāmi al-tawārėkh. Ma il suo lavoro pių importante fu la Selezione dalla storia, ovvero Muntakhab al-tawārėkh, chiamata anche Tārėkh-e Badā’ųnė, la Storia di Badā’ųnė, che č una vera storia dell’India musulmana, con sezioni biografiche sui personaggi: figure di religiosi, medici, poeti ed eruditi. Per alcuni riferimenti alla libertā religiosa di Akbar e alle sue esplorazioni filosofiche troppo ardite l’opera venne bandita e sparė dalla circolazione sotto Jahāngėr nella prima parte del XVII secolo. Infine Bada’uni tradusse molti racconti e storie dal sanscrito e rese disponibile per la cultura islamica l’epica Indų traducendo il Rāmāyana e il Mahābhārata.



 

 

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