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N. 12 - Maggio 2006

LA STORIA DEI TEMPLARI

I cavalieri della nuova civiltà - Parte IV

di Cristina Lombardi

 

Abbiamo raccontato come il papa Clemente V  nel 1311 condannava definitivamente l’Ordine del Tempio. Anche se la storia si conclude, vi sono anche molte considerazioni da fare.

 

Come abbiamo detto, l’esercito francese non aveva mezzi e uomini a sufficienza per contrastare i guerrieri templari. È dunque naturale pensare che molti di loro riuscirono a scappare o nascondersi sotto altri abiti monacali.

 

Consideriamo inoltre che in altri paesi europei la loro sorte non fu la stessa che in Francia. In Germania, Portogallo e Italia non furono condannati. Quindi è chiaro che molti di loro proseguirono la tradizione, certamente in maniera molto più occulta rispetto a prima.

 

Molte accuse  che furono mosse non hanno fondamento per gli stessi atti del processo. Infatti furono accusati di rinnegare Cristo mentre in moltissimi chiesero di assistere alla messa quel minimo necessario. Solo questo basta a notare una illogicità di fondo nelle accuse. Furono accusati di adorare un idolo.

 

Cosa rappresentava questo idolo? In realtà non appartiene prettamente alla cultura Templare il così detto Baphomet, ma deriva dal mondo arabo e dalla pratiche alchemiche. In esso infatti è sintetizzata l’intera opera alchemica. Esso in se contiene il codice e la chiave di tutta la tradizione esoterica templare ed occidentale.

 

Un vero e proprio codice alchemico, impossibile da interpretare e tradurre per un non adepto del tempio, tanto meno per un comune monaco, così come le cattedrali sono per i templari e per il mondo di studiosi di tradizioni occidentali, la stessa pietra filosofale.

 

La morte di J. De Moley è molto simbolica, se si vuole usare questo termine,  pensando alla loro tradizione più occulta.  Il racconto del suo boia dice che mentre  accompagnava l’ultimo Gran Maestro del tempio al patibolo per essere bruciato, egli si cominciò a spogliare di tutti i vestiti  rimanendo solo in camicia. Chiese che gli fossero liberate le mani per giungerle in preghiera. Non lo fecero e così le unì  di dietro. E poi disse:

 

“Dio sa che muore un innocente e farà giustizia!”

 

Per una di quelle strane coincidenze storiche, di lì a poco morirono  il papa Clemente V, il re Filippo il bello e il suo primo consigliere Nogaret.  Per la dinastia di Filippo i successivi anni furono di decadenza, fino al giorno in cui – ma questa è solo una leggenda – al momento dell’esecuzione del 21 gennaio 1793 dell’ex sovrano di Francia Luigi XVI qualcuno urlò:

 

“J. De Moley è stato vendicato!”

 

In ogni caso ormai, attraverso questo racconto, sappiamo che i Templari non morirono  mai. Continuarono a parlare attraverso i Compagni dei Doveri, costruttori di cattedrali, successori dei Figli di Salomone “operai” del Tempio.

 

Le loro ricchezze solo in Francia furono spartite tra i poteri, mentre nei paesi dove non furono condannati, molti andarono devoluti all’ordine di degli Ospitalieri (da cui sembra derivi l’Ordine di Malta).

Ancora oggi i Cavalieri del Tempio fanno parlare di loro e della grandezza che furono in grado di costruire. Tra mito e storia si incontrano in un unico avvenimento che è la costruzione delle Cattedrali, unica grande sintesi della loro cultura e del loro messaggio.

Nessuno può negare la Gloria e il Potere che gli fù proprio. Nessuno può affermare o negare verità sulle loro attività quotidiane.  Ancora oggi, forse più che allora, restano un mistero che affascina e muove molti tra studiosi e curiosi. In qualche modo, questo movimento, fa si che la loro opera prosegua nei secoli.



 

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