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N. 11 - Aprile 2006

LA STORIA DEI TEMPLARI

I cavalieri della nuova civiltà - Parte III

di Cristina Lombardi

Perché gli scambi si sviluppassero era necessario che la moneta circolasse sia all’interno dei territori sia nelle mani di ogni singolo abitante. All’epoca, trasportare moneta (non esisteva la carta moneta ma solo metallo), era decisamente pericoloso a causa dei numerosi briganti che infestavano gli itinerari. Il trasporto infatti avveniva con grossi forzieri e carovane di soldati a protezione del denaro.

Era necessario dunque escogitare un nuovo sistema di scambio di denaro: per questo si pensò di adottare un metodo già in uso presso i mercanti veneziani e lombardi. La lettera di cambio consisteva in un documento che attestava che il portatore possedeva l’autorità per richiedere all’arrivo un corrispettivo in denaro già versato alla partenza dietro un pegno. In questo modo la moneta rimaneva ferma e i viaggi erano più sicuri.

Ciò che resta oscuro è come i Templari potessero riconoscere l’autenticità della lettera di cambio. Sicuramente ci sarà stato un sigillo o uno stemma o una parola, segno o monogramma, conosciuti solo da loro. In ogni caso ancora al giorno d’oggi non è nota.

Nessun viaggiatore si lamentò mai dell’eccessivo pedaggio richiesto dai Templari. Non risulta da nessuna documentazione, neppure dalle carte del processo che dovettero affrontare. Evidentemente la tassa di passaggio era bassa e questo ci induce a credere che questo comportamento fosse dettato non esclusivamente dal guadagno ma piuttosto dalla volontà di sviluppare ciò che avevano iniziato: nuove forme di scambio e commercio, di comunicazione da una città all’altra in piena sicurezza. In poche parole: una nuova civiltà.

Il principio era quello di permettere a chiunque di poter scambiare dei beni. Infatti, mantenendo i costi bassi e le strade sicure si poteva sviluppare un modello similare sia a quello che oggi viene definito capitalismo e sia a quello chiamato socialismo. Ma perché? Perché con questo metodo era possibile, contemporaneamente, incrementare il commercio e arricchire tutti in misura equa.

Arricchire non nel senso di sconfinare in un “possesso troppo opulento” ma nell’avere il giusto per una vita dignitosa. Infatti se riflettiamo un attimo su questo principio, non è possibile per nessuna civiltà svilupparsi adeguatamente e liberamente se ogni singola famiglia non ha di che vivere in piena autonomia e dignità.

In nucleo base della civiltà, la famiglia, non può né scambiare  né partecipare alla vita comune se non ha i mezzi ed i modi per potervi prendere parte. Sembra proprio che le Commende avessero questo scopo: la loro ricchezza proveniva dal lavoro all’interno di esse, dove ognuno produceva e distribuiva. Nessuna di esse pagava alcun tipo di dazio o tassa e nei 200 anni della loro presenza nei territori di Francia e Spagna e quelli limitrofi non si ha memoria di una sola carestia.

Ma lo scopo delle Commende era di tipo “aggregativo”, cioè servivano a sviluppare il lavoro di ogni singolo individuo, a renderlo partecipe e fonte di arricchimento non solo materiale ma anche intellettivo e civile della comunità.

Questa ricchezza era a beneficio del popolo e del commercio, dell’agricoltura e degli scambi. Questo clima era estremamente ‘esaltante’ ma al tempo stesso cominciava a diventare molto pericoloso perché rendeva gli uomini liberi.

Iniziavano quindi a pesare due tipi di problematiche: la prima politica – il popolo libero dal pensiero di procurarsi il cibo e capace di scambiare e commerciare, era pericoloso per il potere monarchico in quanto non più sottomesso; la seconda economica – esisteva un sistema parastatale e para spirituale che silenziosamente era diventato più potente di entrambi.

  “NON NOBIS DOMINE, NON NOBIS, SED NOMINI TUO GLORIAM DA”

[Non a noi o signore, non a noi, ma al nome tuo dai gloria]

Questo era il motto Templare. Al suo interno c’era il principio stesso che Bernardo da Serravalle emanò e che ogni Templare, pena l’esclusione dal Tempio, doveva rispettare.

Dopotutto nessuno poteva arricchirsi personalmente ma solo il Tempio era ricco. E loro lo erano attraverso l’opera del Tempio.

L’impegno dell’ordine non era solo quello di ricostruire un paese ma anche quello di una crescita spirituale. Occorreva per far ciò uno strumento nuovo.

L’arte in questo senso è parola fatta materia. Se un artigiano è in grado di essere la sua stessa arte, allora l’opera trasmetterà il senso dello spirito con il quale è stata costruita. Motivo questo che mostra le ragioni per cui nel passato per accedere ai mestieri bisognava essere in qualche modo iniziati all’arte stessa.

È necessario sottolineare che gli stessi “Compagni del dovere di libertà “ erano gli eredi dei “Figli di Salomone” compagnia di costruttori che operava sotto la croce templare durante gli anni della loro esistenza. Loro ci hanno regalato le più belle Cattedrali Gotiche.

Loro stessi dichiararono di aver ricevuto la conoscenza dell’arte gotica e della sua realizzazione da documenti dei quali non specificarono mai la provenienza e la fonte. Soprattutto non rivelarono mai dove erano custoditi.

Ma è facile dedurre che fossero nei monasteri cistercensi, infatti senza tale educazione i monaci operai di Citeaux non avrebbero mai potuto regalarci il Gotico, un sistema di perfetti equilibri e tensioni in cui il peso delle volte che si annullava completamente nella chiave di volta.

Tutto questo parlava dell’uomo attraverso armonie, sincronie, vibrazioni che emanavano dalle tensioni stesse. L’acustica di queste cattedrali è sbalorditiva. Ed è dovuta proprio a questo gioco di tensioni.

La ricchezza del Tempio era incommensurabile e ancora ad oggi non è stimabile. Il Tempio governava ormai (intorno al 1290/1300) quasi tutte le vie della Francia e della Spagna. In ogni città aveva delle proprietà e la stessa Parigi era quasi totalmente nelle mani dell’Ordine.

Al Suo servizio c’erano flotte di navi che dominavano i mari; un esercito di terra che allo stesso tempo era temuto e desiderato da molti che poteva attraversare intere nazioni senza pagare mai pedaggi ai confini tra feudi. Inoltre chiunque desiderasse porsi sotto la protezione del potentissimo esercito Templare poteva farlo, liberandosi così dal giogo delle tasse.

Ciò che lasciava i Templari al sicuro dalla chiesa e dal re era, oltre il fatto di essere fonte dei loro forzieri, la partecipazione alle crociate. Ma abbiamo visto e detto che i Templari parteciparono alle crociate solo per trovare qualcosa che oggi non è ancora meglio definito. Nel 1200 l’esercito Templare non partecipava più a crociate da molto tempo, e la Terra Santa era ormai perduta.

Così, non essendo più utili alla causa delle crociate ed essendo un esercito così vasto e potente era necessario arginarli in questo strapotere. Non sarebbe bastato un semplice atto di forza, era necessario un movimento popolare contro di loro.

Pensiamo per un attimo a questi uomini. Guerrieri che vegliavano su ricchezze che non potevano tenere per regola. Monaci che, nonostante avessero accumulato ricchezze in quantità smisurata, non potevano possederle!

Uomini che fecero di questo la loro vita, i loro valori e che vedevano nella loro opera il futuro dell’umanità. Uomini che furono fermati con la menzogna e l’inganno.

Questa così grande ricchezza doveva sicuramente fare gola a molti monarchi soprattutto a coloro che erano incapaci di amministrare le casse dello stato.

Il Tempio prestava anche denaro a chi ne facesse richiesta. Tra i suoi debitori più consistenti ci sarà il re di Francia Filippo il Bello (1268-1314). Lo stesso re aveva anche proposto di unire il suo esercito a quello del Tempio ma l’idea era stata respinta.

Il potere temporale e spirituale aumentava in seno all’Ordine del Tempio. Il re Filippo fece così arrestare e tutti coloro che facevano parte dell’Ordine in una sola notte.

Era la notte del 14 settembre 1307.

Le cause e le motivazioni di un tale gesto sono rintracciabili nella loro fama e nel loro prestigio che ormai erano altissimi. Il clero di fronte a loro perdeva potere. Lo stato non ne aveva mai avuto. Si stava delineando fortemente e prepotentemente un nuovo potere Spirituale associato ad un potere statale. Il Tempio diventava uno Stato nello Stato, con pieni poteri.

Dopo il 14 settembre 1307 niente sarebbe stato più come prima. Carestie, tasse e disgregazione sarebbero ben presto tornati ad affamare il popolo. Di nuovo potenze senza “Regola e Morale” avrebbero rigettato l’Europa nel buio del settarismo e delle guerre.

Tutti i “Rispettosi della Regola” furono arrestati in una notte, rinchiusi e messi ai ferri. L’inquisizione iniziò il processo per calunnia, affermando che se la Terra Santa era andata perduta era per via del tradimento templare e di ed accusando i Cavalieri di commistione con i Musulmani.

Accusati inoltre di rinnegare il Cristo e di essere adoratori di Satana, vennero definiti come stregoni, perché la gente li temesse e li odiasse in modo che fosse la stessa opinione pubblica a condurli sul rogo con accuse infamanti legate alla sodomia, all’avidità e allo spergiuro.

Il processo della storia considererà l’ordine domenicano come l’ideatore e l’esecutore teorico di quest’attacco all’Ordine.

Per anni vi era stato infatti da parte dell’ordine ecclesiastico il tentativo di fondersi con quello templare. Per anni fallì il tentativo domenicano della ricerca di quel segreto che aveva reso i Templari così ricchi e potenti. La violenza trionfava con il domenicano Giacomo, grande inquisitore e confessore del Re. 

Giacomo riuscì ad ottenere grande fama e ricchezze smisurate per lui e per il suo ordine, quando queste furono sequestrate ai Templari e divise tra i poteri del Regno di Francia. 

È giusto considerare come vergognose tali nefandezze di “questi piccoli uomini” che si gloriarono del nome di Cristo nel fare la storia, distruggendo ed uccidendo altri uomini con atti di orrore inqualificabili. 

La notte dell’irruzione nelle Commende di tutto il paese non vennero trovati né denaro né ricchezze. Molte testimonianze riportano che la notte prima della cattura molti carri abbandonarono le Commende principali e la Casa Magistrale. Per questo motivo abbiamo solide basi per ritenere che i facenti parte dell’ordine furono avvertiti per tempo. 

Ma se i Cavalieri furono messi al corrente dell’agguato, perché non abbandonarono loro stessi le Commende, mettendosi così in salvo? E ancora, perché l’esercito più preparato e fornito d’Europa non oppose alcuna resistenza a pochi uomini spauriti? 

La risposta va cercata nella regola, che venne rispettata fino all’ultimo istante! La regola diceva infatti che i Cavalieri non potevano alzare le armi per difendersi se non attaccati tre volte e comunque mai contro dei cristiani. In tutta la Francia nessun cavaliere fece resistenza. Esclusivamente il Gran Maestro poteva sottrarsi e sottrarre i Templari a questa regola con un ordine perentorio. Ma non fu fatto. Jaques De Moley, ultimo Gran Maestro non diede mai l’ordine di difendersi! 

La spiegazione più plausibile è che questo martirio volontario venne accettato per un ordine superiore di cose: difendere ciò che era uscito dalla casa magistrale, attirare l’attenzione su di loro e distrarre la “fuga”. Come per le crociate un enorme massacro copriva qualcosa di altro. 

Furono torturati dall’inquisizione di Giacomo il Grande. Vennero trovati appositamente testimoni d’accusa tra i templari espulsi dal tempio, decisamente poco attendibili. Gli accusati confessarono, dopo aver ricevuto orrende mutilazioni, le calunnie formulate. Appena ristabilitisi molti di loro ritrattarono le confessioni. 

Tanto erano atroci le pene che, per dignità umana, papa Clemente V nel 1308, fu costretto a sospendere gli interrogatori sotto tortura. Quindi aumentarono le ritrattazioni e furono talmente tante che non era più possibile distinguere la verità. E per questo, lo stesso papa, le reintrodusse. 

Durante il processo nessun Benedettino o Cistercense fece parte del tribunale ma il compito del giudizio venne affidato esclusivamente ai domenicani.

Alla fine Clemente V sciolse l’ordine confiscando tutti i lori avere e tutte le Commende. Distribuì i beni tra i vari ordini domenicani e quelli di stato. 

Incredibilmente, mentre nel resto d’Europa continuava l’Inquisizione ai loro danni, in Italia e Germania furono assolti. 

In Portogallo fu creato un nuovo ordine dei Cavalieri di Cristo nel quale furono incorporati i beni e le persone dei Templari. Qui mantennero lo stemma della croce ed è curioso che sulle navi dei viaggiatori ed esploratori delle nuove terra, tra cui Cristoforo Colombo, vi fosse sempre la loro croce.

Il 18 marzo 1314 J. de Moley fu arso vivo. L’ultimo Gran Maestro conosciuto moriva. Sembra che vi siano documenti nei quali si attesta che Giacomo il Grande torturò personalmente J. de Moley, facendogli vivere la passione del Cristo, togliendolo dalla croce appena prima che morisse.



 

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