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N. 74 - Febbraio 2014 (CV)

IL NEPAL IN PILLOLE
PARTE II - verso la repubblica

di Laura Ballerini

 

Dopo circa un secolo di regno, la notte del 14 settembre 1846, venne messo in moto un colpo di stato che cambiò la sorte del paese per il secolo successivo.

 

Un ufficiale dell’esercito, Jang Bahadur Rana, organizzò una congiura che costò la vita a numerosi membri della corte, riuscendo ad accentrare su di se il potere e farsi nominare Maharaja del Re. Il termine vuol dire letteralmente “grande re” e lo rendeva capo del governo e a tutti gli effetti vero regnante del Nepal, con ereditarietà di questo titolo ai suoi discendenti.

 

Per oltre un secolo il Nepal fu amministrato dalla diarchia costituita dalla famiglia Rana e dai Re, di fatto esautorati e privi di potere. I Rana non condivisero la politica isolazionista dei loro predecessori e aprirono le porte al mondo.

 

Organizzarono viaggi in Europa, dove rimasero molto colpiti dai costumi e dall’architettura neoclassica, che importarono nel loro paese. Cercano di modernizzare il paese, abolirono la schiavitù, i sacrifici umani e alcune antiche usanze come il sati, ovvero il gettare la vedova viva nella pira ardente del marito.

 

Tuttavia il sistema delle caste si irrigidì, la povertà si diffuse e così le persecuzioni religiose. Ad acuire la situazione si aggiunse il terremoto che il 15 gennaio 1936 sconvolse la valle di Kathmandu, uccidendo 4296 persone e radendo al suolo i palazzi della città.

 

Inoltre, l’indipendenza indiana, ottenuta nel 1947, riaccese gli animi politici nepalesi, che si organizzarono nel Congresso nepalese, sul modello del partito indiano. Grazie a quest’ultimo, il re Tribhuvan riuscì a fuggire in esilio a Delhi, ma le tensioni nel suo paese e la durissima repressione dei Rana lo spinsero a tornare nel 1951. Egli venne accolto con entusiasmo dal suo popolo e riconosciuto come il legittimo re: il ministro Rana, Mohan Shamsher, si dimise lo stesso anno, decretando la fine dell’ereditarietà di questa carica e del dominio della sua famiglia.

 

La monarchia era così restaurata e, alla morte di Tribhuvan nel 1955, successe il figlio Mahendra che indisse le elezioni. Il partito del Congresso nepalese ottenne la maggioranza e andò alla guida del governo. Ma già nel 1962 il Re si pentì di questa scelta e abolì i partiti per restaurare l’antico sistema indiano chiamato panchayat, ovvero un sistema di assemblee locali.

 

Alla sua morte, nel 1976, si accesero violenti scontri popolari contro questo antico sistema, e il figlio Birende indisse allora un referendum, che tuttavia mostrò esito sfavorevole per una monarchia parlamentare.

 

Seguì allora un periodo piuttosto tranquillo fin quando, dopo aver comprato armi dalla R.P. cinese e dall’India, quest’ultima non rinnovò il contratto di “amicizia e commerciò”, e procedette all’embargo commerciale verso il Nepal.

 

Il paese insorse e si diffusero proteste e rivolte nelle piazze delle città, finché, il 9 aprile 1990, re Birenda non abolì il sistema panchayat e affidò il governo al partito del Congresso nepalese e al partito dei marxisti e leninisti uniti. Venne redatta allora una costituzione sul modello inglese e vennero indette le elezioni dove vinse il Congresso.

 

Si susseguirono poi diversi governi di coalizione che tuttavia non riuscivano a mantenere la maggioranza e crollavano inevitabilmente. Questa instabilità politica peggiorò e i partiti Maoisti formatisi uscirono dal parlamento e si unirono nel partito Comunista Maoista. Quest’ultimo impose al governo 40 richieste con la minaccia della rivolta.

 

Il 13 febbraio 1996 venne dichiarata la “guerra popolare” contro il sistema, che si tradusse in rivolte che turbarono per anni le piazze delle città.

 

La svolta si ebbe il 1 giugno del 2001, ricordato come il giorno del massacro reale. Per motivi non del tutto chiariti, la famiglia reale venne uccisa in una riunione, lasciando il paese attonito e in stato di shock. Dopo lunghe contestazioni salì al trono il fratello di Birendra, re Gyanendra.

 

Questi fece un governo di coalizione con i principali partiti politici e ottenne il cessate il fuoco dai ribelli maoisti. Non riuscendo tuttavia a stabilizzare la situazione, nel 2005 dichiarò lo stato di emergenza, sciolse i partiti a accentrò su di se l’esecutivo. Iniziò una lotta per le trasparenza delle organizzazioni nazionali e internazionali e alla corruzione, che considerava il vero male del paese, inimicandosi tutte le forze politiche in campo. Per questo, sostenuti dai governi internazionali, i partiti politici si unirono contro il regime e dichiararono la Repubblica Federale Democratica del Nepal il 28 maggio 2008.

 

Venne firmato un accordo di pace con i ribelli maoisti che pose termine a ogni attività militare e diede avviò all’integrazione di questi ultimi nella nuova Repubblica.

 

Dal 2008 a oggi è ancora in corso, con fasi alterne, l’Assemblea costituente, che non riesce tuttavia e mettere d’accordo le forze politiche in campo. Il 19 novembre scorso si sono tenute le elezioni che hanno visto il prevalere del Partito Democratico, ovvero quello filo-monarchico.



 

 

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