N. 73 - Gennaio 2014
(CIV)
Il Nepal in pillole
Parte I - Dalle leggende alla Storia
di Laura Ballerini
In
un
tempo
molto
lontano,
la
valle
dove
sorge
l’odierna
capitale
del
Nepal,
Kathmandu,
era
un
enorme
lago,
popolato
da
insidiosi
serpenti,
finché
non
giunse
il
bodhisattva
Manjusri:
il
bodhisattva
è
colui
che
percorre
il
cammino
per
diventare
un
buddha
e
Manjusri
ne è
uno
dei
più
importanti,
poiché
incarna
la
saggezza.
Quest’ultimo,
secondo
la
leggenda,
si
recò
un
giorno
presso
il
lago
e
con
un
colpo
di
spada
spaccò
una
montagna
della
catena
Himalaiana
dando
origine
alle
gole
di
Chobar,
dove
confluirono
tutte
le
acque
a
formare
il
fiume
Bagmati.
Vennero
travolti
anche
i
serpenti,
tranne
uno,
che
si
narra
abiti
ancora
nelle
gole,
ed è
Kartotak,
il
re
dei
serpenti.
Come
ogni
leggenda
anche
questa
ha
un
nucleo
di
verità:
gli
studi
geologici,
infatti,
dimostrano
che
effettivamente
la
valle
di
Kathmandu
era
un
grande
lago,
fin
quando
non
si
prosciugò
e i
Kirati
per
primi
vi
si
stanziarono
nel
VIII
secolo
a.C.
Questi
ultimi
sono
una
popolazione
montanara,
che
abita
i
versanti
dei
monti
himalaiani
dedicandosi
all’agricoltura:
furono
i
primi
abitanti
del
Nepal
e
tutt’oggi
hanno
una
forte
rappresentanza
etnica.
Un
altro
celeberrimo
abitante
del
Nepal
fu
il
Buddha
Siddharta
Gautama,
che
nacque
nel
VI
a.C.
a
Lumbini,
città
al
confine
con
l’India
oggi
meta
dei
pellegrinaggi
buddhisti.
Da
allora
si
diffuse
la
religione
Buddhista,
che
venne
però
soppiantata
dall’induismo
circa
nel III
secolo
d.C.,
con
l’insediamento
dei
Licchavi
nella
valle
di
Kathmandu.
Si
ritiene
che
questa
popolazione
provenga
dall’India
e
per
questo,
vinto
il
re
dei
Kirati,
introdusse,
conseguentemente
alla
religione
induista,
la
ripartizione
della
società
in
caste.
Così,
dopo
più
di
mille
anni,
i
Kirati
persero
il
dominio
di
queste
terre.
Il
periodo
di
regno
dei
Licchavi,
che
durò
all’incirca
fino
al
IX
secolo,
è
ricordato
come
un
periodo
molto
fiorente
per
il
futuro
dell’arte
nepalese,
e si
concluse
con
l’arrivo
di
una
nuova
popolazione,
i
Thakuri.
Questi
ultimi
scapparono
dalle
invasioni
mussulmane
in
India
e
riuscirono
a
prevalere
sulle
altre
etnie
nepalesi,
regnando
per
circa
un
secolo.
Oggi
i
Thakuri
sono
circa
420mila
individui
di
religione
induista,
appartenenti
alla
casta
dei
Chhetri,
ovvero
la
Kshatriya,
quella
dei
re e
dei
guerrieri.
Persero
il
potere
con
l’arrivo
dei
Malla
nel
XII
secolo,
ma
continuarono
a
governare
sulle
piccole
realtà
locali
al
di
fuori
della
valle
di
Kathmandu.
Cacciati
anch’essi
dal
regime
mussulmano
insediatosi
in
India,
in
questo
caso
a
Delhi,i
Malla
si
stanziarono
nella
valle
e si
attribuirono
loro
stessi
l’appartenenza
alla
casta
dei
Kshatriya,
regnando
così
su
queste
terre
fino
al
XVIII
secolo.
Sotto
il
loro
regno
vi
fu
una
fiorente
attività
artistica
e
legislativa,
con
l’affermazione
del
sistema
delle
caste:
e in
questo
stesso
periodo,
le
genti
della
valle,
tra
l’India
e
l’Himalaya,
iniziarono
a
parlar
di
sé
come
nepalesi.
A
questo
periodo
appartengono
molti
degli
splendidi
templi
nepalesi
e
delle
meraviglie
architettoniche
che
si
possono
vedere
ancora
oggi
nel
paese.
I
Malla,
inoltre,
per
primi
concessero
agli
europei
di
entrare
in
questi
luoghi,
permettendo
l’arrivo
dei
padri
cappuccini
nel
1715.
Nel
1743
giunsero
poi
i
gli
Shah,
guidati
da
Prithvi
Narayan
Shah:
sfidarono
i
principati
locali
fino
a
vincerli
tutti
e a
proclamare
il
Regno
del
Nepal
nel
1768.
Questi
regnanti
concentrarono
le
loro
forze
nel
consolidare
il
loro
potere
e
nell’espansione
territoriale.
Chiusero
il
Regno
a
ogni
intromissione
esterna,
negando
anche
l’accesso
dei
missionari,
esclusi
fino
al
1950.
Per
affermare
la
loro
potenza
sul
territorio
si
spinsero
fino
al
Tibet,
attaccandolo
e
subendo
però
la
ritorsione
cinese.
La
battaglia
si
concluse
con
la
disfatta
nepalese
e il
pagamento
di
tributi
alla
Cina.
I
rapporti
non
furono
migliori
neanche
con
gli
altri
vicini,
gli
indiani,
sotto
dominio
britannico.
Questa
tensione
infatti
sfociò
nella
guerra
indio-nepalese,
1814-1816,
dagli
esiti
non
migliori:
l’esercito
nepalese
venne
sconfitto
dalla
Compagnia
britannica
delle
Indie
Orientali
e il
paese
fu
costretto
a
cedere
un
terzo
dei
suoi
territori
ai
britannici,
secondo
il
trattato
di Sugauli,
mantenendo
però
l’indipendenza.