N. 13 - Giugno 2006
IL
SECOLO BREVE DEI MONDIALI DI CALCIO
Dalla trasferta
oceanica del '30 all'Italia che quasi
arrivò alla Luna
di
Gilberto
Trombetta
JULES RIMET CUP
.
E' una storia lunga 78
anni. E' la storia di una passione che
ha coinvolto da subito tutto il mondo.
E' la storia di un sogno. Quello del
francese Jules Rimet. Sognatore e
combattente. Combattè in trincea
(Prima Guerra Mondiale, in cui
conquistò il titolo di Capitano di
cavalleria e una croce di guerra).
Combattente come presidente dell'FFF (Fédération
Française de Football).
Combattente come
presidente della FIFA (suo il mandato
più lungo, ben 33 anni). Un
combattente che subì molte sconfitte,
ma che conseguì almeno una grande
vittoria. Ad Amsterdam, il 26 maggio
del 1928 il suo sogno divenne realtà:
22 voti a favore, 5 contrari e una
sola astensione. Era nata la Coppa del
Mondo di calcio. Era nata la Jules
Rimet Cup.
URUGUAY 1930 - URUGUAY
E' la prima tappa. La
Fifa sceglie l'Uruguay come paese
ospitante: perché reduce dalla
vittoria alle Olimpiadi di Parigi
1924, ai giochi di Amsterdam del '28 e
perché nel '30 si festeggia il
centenario della nascita della
Repubblica, a seguito
dell'indipendenza ottenuta nel 1828.
La scelta del paese, se da un lato ha
la sua logica per l'elevata caratura
della sua rappresentativa, dall'altro
incontra molti dissensi a causa della
distanza dal continente europeo. E'
per questo che molti paesi, tra cui
l'Italia, non partecipano.
L'Europa sta vivendo
una grande crisi economica, e una
traversata oceanica come quella non se
la possono permettere in molti. Basti
pensare che Belgio, Francia,
Jugoslavia e Romania affrontano il
viaggio sulla nave italiana "Conte
Verde": si imbarcano il 21 giugno a
Villefranche-Sur:Mer, sbarcando a Rio
de Janeiro il 29 dello stesso mese.
Tra le grandi favorite, insieme a
Brasile ed Argentina, l'Uruguay non
tradisce l'attesa. Si aggiudica la
prima edizione della Coppa Rimet,
grazie soprattutto ai numeri
funambolici della maravilla nigra,
José Leandro Andrade.
La finale è con
l'Argentina del filtrador,
Guillermo Stabile, primo
capocannoniere della rassegna mondiale
(8 gol in 4 gare). C'è grandissima
attesa per la finale del 30 luglio, ma
anche forti preoccupazioni per il
rischio di scontri ed incidenti. Tanto
che l'arbitro della finale, Langenus,
richiede una polizza sulla vita.
Già nel '30 si
riscontrano episodi di bagarinaggio. I
biglietti più popolari, quelli che
danno accesso direttamente al campo
di gioco, costano 20 cent, ma sono
pagati fino a 3,50 pezzi. I posti di
platea costano 2 pezzi, ma vengono
comprati anche a 35-40 pezzi. Così
come si registra proprio in Uruguay la
prima svista arbitrale di questa
competizione. Il 15 luglio si
affrontano Francia e Argentina.
I sudamericani
conducono per 1-0, ma i galletti
si riversano in attacco mettendo a
dura prova la difesa argentina.
L'arbitro, Almeida Rego, fischia la
fine dell'incontro con 3 minuti di
anticipo. Grazie alle proteste dei
francesi, ma soprattutto alla
collaborazione dei guardalinee, il
direttore di gara fa riprendere la
gara che si conclude con la vittoria
di misura della futura finalista.
ITALIA 1934 - ITALIA
Italia paese ospitante,
Italia campione del mondo. Addirittura
7 delle squadre europee che avevano
rifiutato l'invito per l'edizione del
'30, questa volta partecipano. E' il
primo mondiale "mediatico". Per la
finale sono più di 300 i giornalisti
accreditati, per lo più europei. Una
copertura incredibile per l'epoca.
Nasce il mito di
Nicolo' Carosio, uno dei più grandi
radiocronisti della storia. E'
attraverso le sue cronache, infatti,
che gli italiani possono vivere le
emozioni di questa Coppa Rimet che
vede l'Austria (il mitico
Wunderteam), insieme all'Italia,
grandi favorite. Lo scontro tra i
colossi del calcio europeo dell'epoca
si verifica in semifinale.
La formazione
austriaca, pur non raggiungendo i
traguardi che le spettano, verrà
considerata una delle più forti della
storia del calcio (Sindelar e Horvath
due dei giocatori più
rappresentativi). La gara viene decisa
da un'azione macchiata da un errore
del portiere austriaco Platzer. Su
tiro tiro di Schiavio, Platzer para,
ma si lascia sfuggire il pallone che
si ferma poco dietro, in mezzo al
fango. Sul pallone ci si avventano
Schiavio, Meazza e Ferrari.
Ad arrivare per primo
è, però, Guaita, che, complice lo
scontro tra Meazza e Platzer, segna il
gol della vittoria. Sono del '34 anche
le prime polemiche: quella dei
giornalisti italiani col ct Pozzo per
le sue convocazioni, quelle della
stampa estera che lascia intendere che
l'Italia venga aiutata dagli arbitri
in quanto paese ospitante. Insomma,
alla luce di quello che si vive oggi,
niente di nuovo sotto il sole.
I Mondiali del '34
passano alla storia anche perché hanno
visto in campo il più famoso portiere
spagnolo della storia: Ricardo Zamora,
el divino. Per l'accanito
tabagista svizzero, Von Kaenel, che
porta le sigarette anche in campo. Per
la forte scaramanzia. Basti pensare
che poco prima del fischio d'inizio
della gara tra Austria e Francia, la
bandiera francese cade senza apparente
motivo dal pennone. Il fatto viene
interpretato come un cattivo presagio.
La Francia, infatti,
perde per 3-2 con gli austriaci, ma il
gol vittoria di Schall, ai
supplementari, viene realizzato in
netto fuorigioco. E' anche l'anno in
cui si assiste al boom dei soprannomi
per i grandi campioni. IL più
inflazionato, sicuramente, quello
dell'attaccante austriaco Sindelar,
detto cartavelina per la sua
struttura fisica esile.
FRANCIA 1938 - ITALIA
E' la volta della
Francia. Il Mondo si sta avviando
verso uno dei conflitti più drammatici
della sua storia. I riflessi di quanto
avviene sul piano politico si vedono
anche nel mondo del calcio. Una delle
nazionali più forte di sempre, quel
Wunderteam avversario storico
dell'Italia, sparisce con l'Anschluss
nazista. La Germania ne esce
sicuramente rinforzata, ma la perdita
della nazionale austriaca si fa
sentire. Non solo, anche la nazionale
italiana in Francia vedrà le
conseguenze dell'orrore che sta per
scoppiare in Europa.
Molti italiani
antifascisti, scampati alla furia del
Duce, si rifugiano oltralpe. A
Marsiglia l'accoglienza dell'Italia è
delle peggiori. Migliaia i fischi per
gli uomini di Pozzo, e non soltanto
perché rappresentano una delle squadre
più temute. Quando gli azzurri entrano
in campo e fanno il saluto romano, i
fischi diventano quasi assordanti. Le
cronache dell'epoca attribuiscono
questa accoglienza al fatto che i
padroni di casa, temessero gli 11 di
Pozzo. In parte è così. Ma la verità è
che in Francia vivono migliaia di
profughi italiani. I fischi sono i
loro, ma questo, la cronaca di regime,
si guarda bene dal dirlo.
La semifinale è decisa
soprattutto dalla supponenza del
tecnico brasiliano, Adheniar Pimenta,
che, sicuro di poter battere l'Italia,
lascia fuori molti dei punti di forza
della seleçao, tra cui la punta di
diamante Leonidas da Silva che, con
l'azzurro Piola, si contende la palma
di miglior giocatore di Francia '38.
Le sostituzioni non sono ancora
ammesse, si deve aspettare il mondiale
del 1970, quindi gli 11 che scendono
in campo sono quelli che giocano fino
al triplice fischio. In vantaggio di
una rete, l'Italia si procura un
rigore. Sul dischetto va Meazza che
prende la rincorsa, tentenna per un
attimo, calcia e tira. Il
tentennamento è dovuto al fatto che
l'elastico dei suoi pantaloncini si è
rotto. Meazza, dunque, li regge con la
mano per evitare di restare in
mutande. A fine gara, quando i
cronisti gli chiedono perché abbia
calciato lo stesso, risponde: "Mi
sono detto: batti il ferro finché è
caldo". Qunado si dice la
classe...
In finale c'è
l'Ungheria del fenomenale Szengeller,
l'altro cannoniere del Mondiale
insieme al brasiliano Leonidas.
L'Italia, però, è quasi inarrestabile
e il 4-2 finale rende bene l'idea
della differenza tra le due nazionali.
In tribuna il Presidente francese
Lebrun, chiede a Rimet dove fossero i
francesi. Rimet, molto candidamente,
risponde: "I francesi sono
l'arbitro!".
Ora l'Italia è a due
vittorie. Ad una sola, cioè,
dalla conquista definitiva della "Victoire
aux aoles d'or". Questo il nome della
primo trofeo della Coppa Rimet, opera
dello scultore francese Abel Lafleur.
La prima nazionale che vincerà tre
edizioni della Coppa Rimet, infatti,
si terrà per sempre il trofeo.
BRASILE 1950 - URUGUAY
Sono gli anni del
secondo dopoguerra, dopo 12 anni torna
la Coppa Rimet. Si riparte dal
Brasile, nazionale che aveva stupito
tutti coi suoi giocolieri nell'ultima
edizione, quella del '38. L'economia
europea è in lenta ripresa, ma alcune
nazioni dovranno rinunciare al
Mondiale per i costi eccessivi del
trasporto dall'altra parte del mondo:
Austria, Cecoslovacchia, Ungheria,
Portogallo e Turchia. Germania e
Giappone, in seguito alla Seconda
Guerra Mondiale, sono fuori dalla FIFA
e, di conseguenza, non invitate (come
alle Olimpiadi del '48). Il blocco
sovietico decide di non partecipare.
E' l'inizio di quella che passerà alla
storia come Guerra Fredda. L'Argentina
si rifiuta di giocare nell'odiato
Brasile, mentre l'India resta fuori
perché vuole giocare a piedi, nudi.
Cosa, ovviamente, vietata dai
regolamenti.
Il Brasile vive con
enorme fermento l'attesa di questi
mondiali. Nonostante la bizzarra
scelta della FIFA, che proibisce il
gesto tecnico della rovesciata em
bicycleta, una specialità dei
padroni di casa. Il simbolo è, e non
può essere altro, che lo stadio di Rio
de Janeiro: il Maracanà. I lavori
iniziano nel 1948, il progetto è
dell'ingegner Paulo Pinheiro Guedes.
Al suo compimento, il Maracanà è lo
stadio più grande del mondo con luna
capienza di 150.000 spettatori.
L'Italia parte
svantaggiata ancor prima del fischio
d'inizio: è la sola nazionale che
decide di non affidarsi all'aereo,
viaggiando via mare. La
squadra azzurra si imbarca a Napoli il
3 giugno e arriva a Rio de Janeiro il
18 giugno. Inutile dire che il gruppo
in quelle due settimane non si è
potuto allenare. Va ricordato comunque
che è passato appena un anno da quel
fatidico 4 maggio del '49 in cui ha
perso la vita, nella tragedia di Superga, il Grande Torino.
L'Italia perde così
i suoi più grandi talenti calcistici e
non è da escludere che la scelta di
viaggiare in nave anziché in aereo sia
legata al ricordo di quella tragedia,
ancora così fresco nell'immaginario
collettivo.
Nonostante tutto, però,
l'Italia è tra le favorite insieme
all'Inghilterra (alla sua prima
apparizione) e ai padroni di casa.
Purtroppo, dopo la sconfitta con la
Svezia, non serve la vittoria col
Paraguay: gli azzurri sono subito
fuori. L'Italia, comunque, non è la
sola cui il Mondiale sudamericano
riserva brutte sorprese.
L'Inghilterra, altra favorita, è
eliminata dagli sconosciuti Stati
Uniti. Uno smacco enorme per gli
inglesi. Ma il dramma calcistico più
grande si verifica in finale.
Il Brasile arriva a
giocarsi il titolo con l'Uruguay. In
virtù dei 4 punti, frutto delle
vittorie contro Svezia e Spagna, nei
confronti dei 3 dell'Uruguay, ai
carioca basterebbe un pareggio per
diventare campioni del mondo. Il
Brasile passa in vantaggio al 2' della
ripresa. I 160.000 del Maracanà
esplodono in un tripudio infernale. Al
21, però, Schiaffino porta il
risultato in parità.
Il Brasile con l'1-1
sarebbe comunque campione del mondo.
Ma i brasiliani vogliono strafare,
vogliono schiacciare ed umiliare l'Urugay.
Perdono la testa. E così, al 34',
Ghiggia in contropiede infila Barbosa.
Per il Brasile si tratta di una vera e
propria tragedia, che va oltre il
significato sportivo. Molti cadono in
depressione, qualcuno diventa folle.
Ci sono suicidi, anche. Pure uno dei
protagonisti, il difensore Danilo,
prova a togliersi la vita. Mentre è
agghiacciante quello che capita al
portiere brasiliano, Barbosa, prima
della finale ritenuto uno dei
migliori. Sul gol decisivo di Ghiggia,l'estremo
difensore verdeoro ha qualche
responsabilità. Da quel momento la sua
vita va a rotoli. Viene evitato da
tutti e morirà in in miseria e
completamente solo. Poco prima di
andarsene, dirà: "In Brasile la
pena più alta per un crimine ammonta a
30 anni. Io sto pagando da 42 per un
crimine che non ho commesso...".
E' la più
grande tragedia sportiva della storia
del calcio brasiliano. Ora l'Uruguay,
come l'Italia, è ad una sola vittoria
dalla conquista della Coppa Rimet.
SVIZZERA 1954 -
GERMANIA
Primo Mondiale
trasmesso in tv in Italia. Altro
mondiale no, però, per gli azzurri. In
panchina c'è l'ungherese Lajos
Czeizler. Il rapporto che ha con la
stampa e con i suoi giocatori non è
dei migliori. Per usare un eufemismo.
Troppe incertezze sulla formazione,
soprattutto nel reparto avanzato. Così
la stampa trova un facile capro
espiatorio nel ct. E anche i
giocatori, Cappello in testa.
Gli azzurri, dopo
essersi fatti battere 2-1 dai padroni
di casa, complice l'arbitro brasiliano
Viana che annulla per fuorigioco
inesistente una rete di veleno
Lorenzi, sconfiggono 4-1 il Belgio. Ma
nella gara decisiva, ancora con gli
svizzeri, ne prendono altrettanti: 4-1
e mondiale finito.
Una formula che non
prevede teste di serie, mette di
fronte nei quarti due delle possibili
finaliste: Brasile e Ungheria. Si
tratta di due squadre piene di
campioni. I magiari, però, hanno dalla
loro un'evidente superiorità tattica e
non faticano a superare i
sudamericani. A fine gara si
registrano parecchi episodi di
violenza, anche tra gli stessi
giocatori. Al triplice fischio un
fotografo brasiliano atterra un
poliziotto. Interviene Puskas che
inizia ad insultare tutti i carioca,
i quali gli mandano contro Pinheiro,
un vero e proprio colosso. Il magiaro
le prende ovviamente di brutto, ma
proprio quando sta avendo la peggio,
prende una bottiglia da terra e la
spacca in testa a Pinheiro. Da quel
momento scoppia una rissa tutti contro
tutti, nella quale resta ferito anche
il Ministro dello Sport ungherese.
Ma la gara più bella,
una delle più memorabili della storia
dei Mondiali, è la semifinale tra i
campioni in carica, l'Uruguay, e la
fortissima Ungheria di Puskas e
Hidegkuti. Gara che viene vinta dalla
squadra europea. Nella finale, i
magiari sono nettamente favoriti sulla
Germania. I tedeschi sovvertono, però,
ogni pronostico e si aggiudicano la
Coppa.
E' la vittoria del
sistema sul metodo. E' la vittoria del
nuovo calcio. Una vittoria, però,
sulla quale si allunga l'ombra
dell'abuso di farmaci (non si tratta
di doping, non trattandosi di sostanze
vietate). Per ammissione dello stesso
Dr. Zeitler, medico accompagnatore
della nazionale tedesca, ai giocatori,
prima di ogni incontro, viene fatta
un'iniezione endovenosa a base di
acido ascorbico (redoxon forte), con
lo scopo di non far sentire la fatica
agli atleti e di migliorarne le
prestazioni. Dubbi che sono confermati
a distanza di anni. Molti calciatori
di questa nazionale moriranno
prematuramente.
SVEZIA 1958 - BRASILE
Un mondiale
particolare, quello svedese. Per
diversi motivi. Una squadra
sudamericana vince in Europa. I
padroni di casa pedono il Mondiale. Il più importante,
però, l'esordio, che coincide
con la prima vittoria del Brasile, di Edson Arantes do Nascimento. Più
semplicemente Pelè, O'Rey Da
notare che le uniche nazionali che
hanno vinto per due volte la coppa,
Italia e Uruguay, non si qualificano. Gli azzurri sono fermati
dalla modesta Irlanda del Nord,
l'Uruguay si fa superare nel girone di
qualificazione dal Paraguay.
Va
detto che nella prima gara con gli
irlandesi, l'arbitro non si presenta a
Belfast a causa della forte nebbia.
L'incontro diventa così un'inutile
amichevole.Nella ripetizione regolare
del match, invece, i padroni di casa
la mettono sul fisico, quasi sulla
rissa da strada. L'Italia è comunque
fuori dalla competizione.
Molti dei calciatori
che partecipano alla competizione,
arrivano in Svezia muniti di canna da
pesca. Approfittando dei numerosi
laghi presenti sul territorio, sembra
che molti di loro si siano dati alla
pesca come attività ricreativa. I
padroni di casa possono contare su
stelle di primissimo piano, quali
Liedholm, Hamrin, Selmosson e
Gustavsson.
Prima del fischio di
inizio, quello svedese, si annuncia
come uno dei mondiali più equilibrati
di sempre. Alcuni gironi risultano da
subito estremamente competitivi. A
farne le spese sono l'Inghilterra e
l'Argentina, allenata da quello
Stabile, capocannoniere del primo
Mondiale. La nazione non la prende
bene. Il console argentino, dopo la
cocente sconfitta ad opera della
Cecoslovacchia, invia un cablogramma
al tecnico: "Non rispondiamo vita
Stabile se mette piede suolo argentino".
E, al rientro, la
squadra viene accolta da lancio di
pomodori, uova fradice e persino
sassi. Tra le cause della debacle
argentina, si dice ci sia la Svezia.
Ma non la nazionale, bensì le donne
svedesi. Sembra, infatti, che la
squadra di Stabile avesse un forte
debole per le bionde e che si siano
lasciati un po' troppo andare durante
la breve apparizione nel Mondiale. E'
la prima edizione in cui esplode con
forza il fenomeno del gossip.
L'Inghilterra, dal canto suo, paga,
come l'Italia ai Mondiali del '50, lo
scotto per una tragedia aerea. A
Febbraio, infatti, il disastro aereo
di Monaco di Baviera occorso al
Manchester United, priva i leoni di
gran parte dell'ossatura della
squadra.
La Francia è la
sorpresa del '58, una vera e propria
macchina da gol, che si arrende
soltanto in semifinale allo strapotere
e alla tecnica brasiliana. Merito di
questo exploit francese è di Just
Fontaine, autore di 13 gol. Un record
tuttora ineguagliato. La finale tocca,
invece, ai padroni di casa e al
Brasile di Garrincha, Didì, Vavà e
Pelè. Liedholm, Svensson e il tecnico
Hallden si presentano completamente
rasati. Avevano infatti scommesso che
la Svezia non sarebbe arrivata in
finale. Avevano scommesso i capelli.
La Svezia in finale, invece, ci
arriva. Ma anche loro si devono
arrendere all'estro e alla classe
brasiliana. Pelè nella finale, non
ancora maggiorenne, segna due reti. E'
la nascita di un mito.
CILE 1962 - BRASILE
L'Italia si ricorderà
di questa edizione come una della più
infami. Ha dell'incredibile, infatti,
il furto subito dagli 11 della coppia
Mazza-Ferrari. Già la scelta del Cile
come paese ospitante lascia quasi
tutti interdetti. Si tratta di una
nazione ai margini del calcio che
conta. Inoltre la nazione attraversa
una forte crisi economica ed è
attanagliata da gravi tensioni sociali.
L'Italia non viene
accolta bene, in parte anche a causa
di alcuni articoli dell'epoca che
dipingono la nazione ospitante come un
paese retrogrado, non adatto forse ad
ospitare una competizione come i
Mondial. Non solo, alcuni
corrispondenti, in certi pezzi di
colore, definiscono il Cile come un
paese di "barboni e prostitute".
Inutile dire che i cileni non la
prendono bene. Ma è soprattutto la
stampa locale ad incitare
veementemente la popolazione contro la
delegazione azzurra.
Nella prima gara,
un'Italia imbottita più che mai di
oriundi e divisa dalla differenza di
vedute dei due tecnici, che non
riescono
mai a dare un'impronta chiara
alla squadra, cambiando troppo spesso
gli interpreti, pareggia 0-0 con la
Germania Ovest (il ct tedesco
Herberger, poco prima dell'inizio del
mondiale aveva lanciato pesanti accuse
in materia di doping all'Italia. Ne
venne fuori una polemica incredibile,
come era lecito attendersi). La
seconda gara del girone è coi padroni
di casa. Passerà alla storia come una
delle pagine più nere del calcio
mondiale, non solo italiano. Complice
del misfatto, l'arbitro inglese Aston.
In quella gara accade di tutto. Già
all'arrivo del pullman allo stadio,
l'Italia viene accolta con sputi ed
insulti.
Per provare a
stemperare un po' gli animi, prima del
fischio d'inizio, Omari Sivori regala
fiori ai tifosi cileni. Non serve a
nulla. In campo, i padroni di casa
entrano in maniera a dir poco
proditoria, provocano e picchiano come
mai si è visto. Dopo soli 7 minuti,
Ferrini viene colpito con un calcio da
Landa, restituendolo subito. L'arbitro
espelle immediatamente l'azzurro.
Nella mischia che ne segue Maschio,
fermo ai margini, è violentemente
colpito in volto da Sànchez e riporta
la frattura del setto nasale. Nessuno
della terna vede.
I cileni continuano a
picchiare, l'Italia resiste, ma al 41'
ancora Sànchez cade sulla palla. David
tenta di colpire il pallone tra i
piedi del cileno. Sànchez si alza e
assesta un destro sul viso di David.
L'arbitro vede, ma fa finta di niente.
Inutile la segnalazione del
guardalinee. Si crea una furibonda
mischia sedata a stento dalle forze
dell'ordine. La gara continua e poco
dopo, in una normale azione di gioco,
David, mentre rinvia in sforbiciata,
colpisce Sànchez. Scena madre del
cileno che si rotola a terra e
l'inglese Aston espelle l'azzurro. Il Cile
riesce poi a segnare 2 reti, ma la
gara è finita ben prima. Quello che si
è visto in questa gara ha
dell'incredibile.
Nonostante la vittoria,
la furia del popolo cileno nei
confronti dell'Italia non accenna a
diminuire. Gli italiani vengono
chiamati con disprezzo tallalrines
(tagliatelle). In molti locali si
trovano cartelli con la scritta:
Non so atiende a italianos (Non
saranno serviti gli italiani). Italia
a parte, comunque, il mondiale cileno
passa alla storia come uno di quelli
più violenti di sempre. Gli arbitri
non riescono a tenere sotto controllo
la situazione. Botte da orbi si vedono
tra URSS e Jugoslavia, tra Germania
Ovest e Svizzera, tra Spagna e
Cecoslovacchia, tra Italia e Germania
Ovest nella fase a gironi. Nei quarti
ancora Cile protagonista, con Landa
che colpisce in testa con un calcio il
leggendario portiere sovietico Yashin,
lasciandolo stordito per tutto
l'incontro.
La furia cilena si
piega solamente al Brasile di
Garrincha, Didì, Vavà e Amarildo,
sostituto dell'infortunato Pelè. A
farne le spese è proprio Landa, che al
quarto gol brasiliano, messo a segno
da Vavà, inizia una vergognosa caccia
all'uomo che termina con la sacrosanta
espulsione del cileno.
L'allontanamento di Landa non serve,
però, a raffreddare gli animi. Poco
dopo Garrincha, vittima dell'ennesimo
fallo, reagisce colpendo a freddo
Rojas. Espuslo immediatamente
dall'arbitro Yamasaki, Garrincha è
colpito da una pietra lanciata dagli
spalti mentre esce dal campo. Viene
curato con 4 punti di sutura.
Tecnicamente si registra il passaggio
dal 4-4-2 al 4-3-3.
INGHILTERRA 1966 -
INGHILTERRA
E' finalmente la volta
dell'Inghilterra, patria del calcio.
Da dire subito che anche questa
edizione si contraddistingue per la
grande violenza nel gioco, a scapito,
ovviamente, dello spettacolo. Per
l'Italia un altro Mondiale da
dimenticare. Ma se 4 anni prima gran
parte del "merito" è stato
dell'arbitro inglese Aston, questa
volta si tratta di una delle pagine
più umilianti del calcio azzurro.
L'Italia viene,
infatti, buttata fuori dalla Corea del
Nord. E pensare che il Mondiale inizia
nel migliore dei modi. L'Italia nella
prima gara affronta il Cile,
superandolo per 2-0. Una tradiva, ma
soddisfacente "vendetta" per i torti
subiti proprio in Cile contro i
padroni di casa 4 anni prima. C'è poi
la sconfitta di misura con l'URSS. E
quella coi coreani diventa così la
gara del dentro o fuori.
Ovviamente anche nel
'66, anni in cui l'economia si è ormai
ripresa e alla soglia delle grandi
proteste giovanili che scoppieranno 2
anni più in là, ma che già iniziano a
fiorire in vari parti d'Europa, si sa
che l'esito di una gara di calcio non
è mai scontato. Ma tutti gli addetti
ai lavori vedono il fatto di avere
l'ultima gara del girone contro gli
sconosciuti nordcoreani, come una
manna dal cielo. Una garanzia del
passaggio del turno.
Il ct Myung Re Hyung
sembra, invece, sicuro del fatto suo e
continua a ripetere "Non
sottovalutateci, avrete qualche amara
sorpresa". E ancora: "Siamo
convinti di riuscire a qualificarci per
i quarti assieme all'URSS". Ma sia gli
azzurri che i giornalisti italiani
continuano a ridere dei coreani e a
riversare fiumi di ironia sulla
sconosciuta squadra asiatica. La
sconfitta coi sovietici trasforma
quella che doveva essere una
passeggiata nella gara della vita. E i
dubbi iniziano a farsi largo.
Sarà il gol di Pak Doo
Ik, dentista coreano, a buttare
l'Italia fuori. Certo, c'è da dire che
l'infortunio di Bulgarelli, che si
rompe una gamba lasciando di fatto
l'Italia in 10, condiziona gravemente
l'esito dell'incontro. Ma le
sostituzioni sono ancora proibite e il
risultato è sotto gli occhi di tutti.
Inevitabile il processo mediatico. La
colpa è imputata soprattutto al
tecnico Fabbri, reo di cambiare troppo
spesso formazione e eccessivamente
difensivista. M a Genova gli insulti e
il lancio di pomodori sono per tutta
la comitiva azzurra. Triste la storia
di Pak Doo Ik, che finirà in un campo
di prigionia per non aver "regalato"
dei premi in soldi al governo
nordcoreano.
Tra i grandi delusi c'è
anche il Brasile di Pelè, che esce
contro il Portogallo di Eusebio. Pelè
è in cattive condizioni a causa del
gioco eccessivamente violento
consentito dai direttori di gara.
Nell'incontro coi portoghesi viene
letteralmente tartassato di falli,
fino a riportare un brutto infortunio
ai legamenti del ginocchio. Se il
Brasile è eliminato a causa del gioco
violento, l'Argentina viene buttata
fuori nei quarti contro i padroni di
casa grazie alla compiacenza
dell'arbitro. I sudamericani, che
giocano molto duro, vengono chiamati
con disprezzo animals dagli
inglesi. I leoni vincono grazie ad un
gol di Hurst in netto fuorigioco. La
gara finisce in rissa con l'intervento
delle forze dell'ordine. A Buenos
Aires, intanto, deve esibirsi un
maestro d'orchestra inglese che,
ovviamente, rischia il linciaggio e
scappa. Nasce così la storica rivalità
calcistica tra Inglesi ed Argentini.
Il
Portogallo è eliminato in semifinale
dai padroni di casa, guidati dal
leggendario Bobby Charlton. La
Germania Ovest di un giovane
Beckenbauer elimina invece la forte
URSS. Al termine di una splendida
partita di 120 minuti, forse la più
corretta di tutti i Mondiali, i
leoni vincono la loro prima Coppa
Rimet. Tra mille polemiche. Si va,
infatti, ai supplementari col
punteggio di 2-2. Hurst tira e
colpisce la traversa. La palla
rimbalza nei pressi della linea di
porta velocemente. Gol? Non gol?
L'arbitro non vede e chiede al
guardalinee sovietico, che ci pensa un
po' e assegna la rete. I tedeschi
mollano e ne prendono un altro. Negli
anni successivi si stabilirà che molto
probabilmente quella palla non ha mai
varcato la linea di porta...
MESSICO 1970 - BRASILE
E' il '70, i movimenti
studenteschi sono al loro apice, così
come le rivendicazioni sociali. C'è
aria di cambiamento nel mondo. In
Italia si approva lo statuto del
lavoratore e la legge sul divorzio.
Negli States è il momento delle
contestazioni pacifiste, contro
l'intervento americano in Cambogia e
l'aggravarsi della situazione in
Vietnam. In Cile viene eletto
presidente Salvador Allende. Tra
Germania Ovest ed Est ci sono i primi
segnali distensivi. C'è aria di
cambiamento. Così come nel mondo del
calcio, Finalmente le sostituzioni
sono accettate dal regolamento FIFA.
Due per gara ogni squadra.
L'Italia, che un
Mondiale tranquillo proprio non lo sa
affrontare, arriva in Messico con
l'esplosione del caso Mazzola-Rivera.
L'abatino, come lo chiama
Gianni Brera, non ci sta. Sente aria
di esclusione. Se la prende di brutto
con Mandelli, metà della strana coppia
di tecnici, completata da Valcareggi.
L'Italia si divide in due. Mazzola o
Rivera? Concretezza o fantasia? A
ricucire, almeno in parte, lo strappo,
ci pensa Nereo Rocco, Ma il
malcontento continua a serpeggiare.
In Messico si potrebbe
chiudere la storia della Coppa Rimet.
Sono 3 le squadre ad averla già
conquistata 2 volte. Italia, Uruguay e
Brasile. Se una di queste dovesse
vincerla di nuovo, la Coppa sarebbe
sua per sempre. Il girone degli
azzurri è abbastanza deludente. Riva,
attesissimo, sbaglia tutte le gare e non segna
neanche una rete. Si arriva comunque ai
quarti come primi classificati del
girone.
Ad attendere Riva e
compagni ci sono i padroni di casa. Il
primo tempo si chiude sull'uno pari.
Valcareggi prende coraggio, lascia
Mazzola negli spogliatoi e fa entrare
Rivera. La partita cambia volto. Segna
Riva, finalmente. Poi lo stesso Rivera.
E, infine, ancora Riva. E' un trionfo.
La semifinale riserva all'Italia la
Germania di Gerd Muller. I tedeschi
eliminano ai quarti i campioni del
mondo in carica. Una rivincita per i
tedeschi della finale persa 4 anni
prima e del torto subito col gol-non
gol di Hurst: sotto di 2 gol,
rimontano e vincono 3-2.
L'Inghilterra riceve in
Messico l'accoglienza che l'Italia ha
ricevuto in Cile. La causa risale ai
Mondiali precedenti, in cui i sudditi
di sua maestà hanno chiamato in modo
sprezzante i latini, gli argentini
soprattutto, animals.
Insulti e lancio di oggetti in campo
accompagnano tutte le uscite dei
leoni in terra messicana. A
complicare ancora di più le cose per
gli inglesi ci si mette anche un
presunto caso di furto. Bobby Moore,
al rientro da due amichevoli
premondiali, a Bogotà e a Quito, viene
fermato con l'accusa di aver rubato un
braccialetto d'oro, con smeraldi e
diamanti (valore di 1.500 dollari
dell'epoca). Le autorità colombiane
non ci pensano su due volte e per il
capitano inglese scattano le manette.
Viene rilasciato prima
dell'inizio della competizione, ma il
danno, d'immagine e morale, è ormai
fatto. Gli inglesi diventano per tutti
i messicani i ratones (ladri).
Sarà Pelè, nell'incontro con gli
inglesi del 7 giugno, a scagionare
moralmente il capitano inglese. A fine
gara gli va incontro, lo accarezza, lo
abbraccia, gli porge la maglia
chiedendogli la sua. Moore, una statua
di sale fino ad allora, scoppia in un
pianto liberatorio.
La semifinale tra
Italia e Germania è storia nota. Si
tratta, probabilmente, della più
avvincente partita di un Mondiale mai
vista. Fiumi di inchiostro sono stati
scritti per quel 4-3 che ha fatto
storia. Ovviamente il tifo infernale
dello stadio Azteca, è tutto per i
tedeschi. Nulla di personale,
come in Cile, ma gli azzurri hanno pur
sempre eliminati i padroni di casa. Al
gol del pareggio di Schnellinger, allo
scadere dei tempi regolamentari, dalle
tribune si leva una sola voce,
scandita ritmicamente "Alemagna,
Alemagna".
La girandola di
emozioni dei supplementari è, ormai,
leggenda. L'Italia in quella partita
raggiunge quasi la luna: 28 milioni di
italiani stanno incollati davanti alla
tv. Solo lo sbarco sulla luna ha fatto
meglio, con una media di 35 milioni.
Approfittando dell'interesse destato
dalla gara, anche tra i secondini, 23
prigionieri del carcere di Città del
Messico evadono proprio durante quegli
storici tempi supplementari.
In finale, ad aspettare
gli eroi azzurri, c'è il Brasile. Chi
vince, si prende la coppa per sempre.
L'Italia si ferma davanti allo
strapotere dei sudamericani e al loro
attacco a 5 stelle. Quello di
Jairzinho, Gérson, Tostào, Rivelino e
di Pelè. Nonostante l'ottimo Mondiale,
l'Italia viene accolta nel peggiore
dei modi al rientro. Soprattutto la
dirigenza e il tecnico Valcareggi,
colpevoli di aver concesso solamente 6
minuti a Rivera, eroe della gara
contro i tedeschi.
La coppa Rimet è del Brasile,
anche se non per sempre. Nel 1983, a
Rio de Janeiro, la coppa viene rubata
e, probabilmente, fusa da alcuni ladri
per essere poi rivenduta. La
Federcalcio Brasiliana ne costruisce
un duplicato identico, ma l'originale
è persa per sempre. Come per sempre
resteranno nella storia le imprese di
quel magnifico Brasile per tre volte
sul tetto del mondo. |