N. 15 - Agosto 2006
STORIA DI HEZBOLLAH
Uno stato nello stato
di
Daniel
Arbib Tiberi
Il movimento libanese sciita Hezbollah (in arabo Hibz
Allah ovvero il Partito di Dio) nasce nel
1982 a Baalbek, nella valle della Bekaa, come
movimento di resistenza contro l’operazione “Pace
in Galilea” lanciata da Israele in piena guerra
civile libanese, per colpire direttamente le basi del
terrorismo palestinese approfittando del clima di
instabilità presente allora in Libano.
Derivazione diretta del Consiglio dei Guardiani della
Rivoluzione iraniana, Hezbollah dal 1985 si è resa
responsabile dell’uccisione di almeno un migliaio di
israeliani e del rapimento di diversi cittadini
occidentali.
Impegnata direttamente nella politica nazionale libanese
dal 1992, con il ritiro delle forze dell’IDF (Israel
Defense Forces) nel maggio 2000 dal Sud del Libano,
Hezbollah ha sentito la necessità di ridefinire i suoi
target per giustificare la sua stessa
esistenza. Per questo ha iniziato una forte politica
di vicinanza alla causa palestinese, legandosi
direttamente con gruppi militanti nei Territori
palestinesi occupati quali i Tanzim, la Jihad
Islamica, il Fronte Popolare e, principalmente, con il
movimento fratello di Hamas.
In tal senso il Partito di Dio ha ridefinito i suoi
obiettivi in quattro direzioni:
a -
reclutare terroristi e aiutarli nei loro spostamenti
oltre confine;
b - far
nascere organizzazioni eversive in Giudea, Samaria e
la Striscia di Gaza;
c -
far
giungere armi nei Territori occupati da Tzhal;
d -
finanziare economicamente il terrorismo palestinese.
Altra finalità dichiarata del movimento è quella di
ottenere il controllo delle fattorie di Shab’a, un
lembo di terra ancora sotto il controllo israeliano.
Va però precisato in tal senso, che il rapporto del
Segretario Generale dell’ONU del 16 giugno 2000 ha
confermato che Israele ha compiuto un ritiro totale
dalle zone occupate del Libano, adempiendo così
pienamente alle risoluzioni 425 e 426 e rispettando la
Linea Blu di confine identificata dalle stesse
Nazioni Unite.
Sono stati diversi i tentativi attuatu da Tel Aviv per
eliminare Hezbollah: il 16 febbraio 1992 elicotteri
israeliani riuscirono ad intercettare presso Sidone
l’allora segretario del movimento sceicco Abbas
Mussawi, uccidendolo. Da allora l’organizzazione ha
nominato come suo volto esterno lo sceicco Hassan
Nasrallah (rieletto come leader il 7 agosto 2001).
Comunque Hezbollah ha sempre più rafforzato il potere nel
Sud del Libano e, caratterizzandosi pubblicamente come
“gruppo di resistenza nazionale”, è riuscita a
creare un vero e proprio stato nello Stato, rendendo
praticamente nullo il ruolo del governo centrale e
agendo come diretto concorrente del debole esercito
nazionale.
Nel settembre del 2004 la risoluzione numero 1559 ha
chiesto inutilmente al governo libanese di disarmare
tutte le milizie presenti nel Paese (inclusa quindi
Hezbollah) e di prevenire il trasferimento illegale
degli armamenti da Iran e Siria. Il 18 aprile 2006 un
nuovo richiamo del Segretario delle Nazioni Unite Kofi
Annan è rimasto anch’esso lettera morta.
Nel 1996 un patto di non aggressione venne deciso tra
Israele e Hezbollah. La tregua però durò poco. Già nel
2002 infatti il movimento sciita riprese il lancio di
razzi Katiuscha (sempre di fabbricazione iraniana)
verso il Nord di Israele.
A nulla servì anche il clima di dialogo instaurato con lo
scambio di prigionieri avvenuto nel gennaio 2004: Hezbollah ha restituito i corpi di tre soldati uccisi
e liberato l’uomo d’affari israeliano Tannembaum in
cambio dell’uscita di 400 detenuti dalle carceri
israeliane. Alla folla acclamante per il successo
ottenuto lo sceicco Nasrallah rispose: “siamo
decisi a continuare la nostra battaglia contro
Israele. Se non rilasceranno tutti i nostri detenuti,
ci saranno nuovi rapimenti”. Un monito che oggi
suona tristemente profetico.
Il 12 luglio 2006 membri di Hezbollah si sono infiltrati
nel territorio israeliano attaccando una pattuglia di
riservisti, uccidendone otto (tre direttaemente
nell’incursione e cinque in attacchi immediatamente
successivi) e rapendone altri due.
Facendo Hezbollah parte in quel momento del governo
nazionale libanese (il movimento è rappresentato da
due ministri nel Gabinetto), Gerusalemme ha
considerato questo attacco come compiuto da uno Stato
sovrano, quindi un atto di guerra.
Il premier israeliano Olmert, capo di un esecutivo di
centro-sinistra, ha così dato il via all’operazione
militare il cui scopo è la liberazione dei soldati e
la distruzione dei centri logistici di Hezbollah nel
Sud del Libano.
Da notare infine come l’attacco del movimento sciita
sia stato compiuto immediatamente dopo la fine dei
mondiali e in un momento in cui il G8 si apprestava a
discutere la minaccia proveniente dai propositi
nucleari dell’Iran: molti esperti per questi motivi,
hanno giudicato tale mossa direttamente premeditata da
Teheran per impegnare la comunità internazionale su un
nuovo (e diverso) fronte. |