ambiente
TRA STORIA E GEOSCIENZE
PARTE II / SORGENTI SISMOGENETICHE
LOMBARDe
di Davide Marino
Dopo
aver analizzato nella prima parte
dell’articolo la storia sismica della
Lombardia negli ultimi dieci secoli, con
l’ausilio dei dati pubblicati nel
Catalogo dei Forti Terremoti in Italia
(CFTI5Med), per completare il quadro
complessivo della sismicità che
caratterizza il territorio lombardo, in
questa seconda parte si mettono in
evidenza le sorgenti sismogenetiche che
interessano l’area, così come
identificate nel
Database of Individual Seismogenic
Sources (versione
DISS 3.2.1). Occorre sottolineare che
fino al 2007 nel database erano censite
anche le sorgenti macrosismiche
(definite esclusivamente dagli effetti
dell’ultimo terremoto generato, senza
vincoli geologici o strumentali), pur
consapevoli della loro potenziale
lacunosità, al fine di sopperire alla
mancanza di dati geologici dettagliati
su alcuni importanti terremoti o aree.
Oggi, grazie allo sviluppo delle
conoscenze sismotettoniche, avvenute
soprattutto negli ultimi due decenni,
sono presenti nel database soltanto
sorgenti basate su dati geologici e
geofisici.
Le principali sorgenti inserite nel DISS
appartengono a due categorie: le
Individual Seismogenic Sources (ISS),
che descrivono nel dettaglio le faglie
che hanno generato forti terremoti nel
passato o si ipotizza potranno avvenire,
e le Composite Seismogenic Sources
(CSS), che descrivono sistemi di faglia
estesi anche se in modo meno dettagliato
rispetto alle prime. Le ISS nella
maggior parte dei casi hanno terremoti
associati, le CSS, al contrario, non
hanno terremoti associati, sebbene siano
stati pubblicati alcuni
articoli scientifici
che collegano questo tipo di sorgenti a
forti terremoti del passato.
Nella tabella seguente sono elencate
22 sorgenti sismogenetiche composite,
così come delineate nel DISS 3.2.1,
presenti (almeno in parte) all’interno
del territorio regionale, che lo
lambiscono o esterne ai confini della
regione ma alle quali appartengono
sorgenti individuali a cui sono
associati terremoti che hanno causato
danni in Lombardia.
4. Tabella relativa alle sorgenti
sismogenetiche di interesse per la
regione Lombardia.
Qui di seguito si elencano 11 forti
terremoti associati alle sorgenti
individuali, così come classificati nel
DISS 3.2.1.
Per quel che riguarda le sorgenti
interne ai confini regionali o che
almeno in parte si trovano entro tali
confini: la sorgente individuale di
Salò, che appartiene alla sorgente
composita denominata Giudicarie, è
associata al terremoto del 30 ottobre
1901; la sorgente individuale di
Romanengo, che fa parte della sorgente
composita denominata Western S-Alps
external thrust shallow-west, è ritenuta
responsabile del terremoto della Valle
dell’Oglio del 1802; infine, la sorgente
individuale del Veronese, all’interno
della sorgente composita denominata
Adige Plain, è stata associata al sisma
del 3 gennaio 1117.
Passando alle sorgenti esterne ai
confini regionali, in area veneta sono
localizzate: la sorgente composita
denominata Thiene-Cornuda, alla quale
appartiene le sorgente individuale
Bassano-Cornuda e a cui è associato il
fortissimo terremoto dell’Asolano del 25
febbraio 1695; la sorgente composita
Montebelluna-Montereale alla quale
appartengono le sorgenti individuali
Polcenigo-Montereale, a cui è associato
il terremoto del Bellunese del 29 giugno
1873, e Cansiglio, ritenuta responsabile
del terremoto del 18 ottobre del 1936.
Oltre i confini nazionali si colloca la
sorgente composita Tolmin-Idrija alla
quale appartiene la sorgente individuale
Idrija e a cui è associato il terremoto
della Slovenia del 26 marzo 1511.
In area emiliana si trovano: la sorgente
individuale di Ferrara, appartenente
alla sorgente composita Poggio
Rusco-Migliarino, associata al sisma del
1570, un terremoto che, sulla base delle
osservazioni macrosismiche riportate nel
CFTI,
fu avvertito in area lombarda, ma i cui
effetti furono al di sotto della soglia
del danno; la sorgente individuale di
Finale Emilia, all’interno della
sorgente composita Finale
Emilia-Mirabello, a cui è associato il
terremoto del 20 maggio 2012; la
sorgente individuale di Mirandola, che
appartiene alla sorgente composita
Carpi-Poggio Renatico, a cui è associato
il terremoto del 29 maggio 2012.
Infine, se ci si sposta verso ovest, in
area ligure si trova la sorgente
composita denominata Imperia Promontory,
situata in mare, alla quale appartiene
l’omonima sorgente individuale e a cui è
associato il terremoto della Liguria
occidentale del 23 febbraio 1887.
5. Sorgenti sismogenetiche di interesse
per la regione Lombardia.
Partendo dal presupposto che l’attività
sismica del passato è simile a quella
che ci si può attendere in futuro, dato
che i processi geologici e con essi la
dinamica che determina i terremoti
possono essere considerati stabili se
paragonati alla scala temporale della
storia umana, in questo articolo si è
ripercorsa la storia sismica della
regione Lombardia a partire dall’anno
1000 con l’obiettivo di inquadrare le
porzioni di territorio nelle quali sono
avvenuti i terremoti più forti, il primo
passo da compiere per stabilire a quali
aree destinare in via prioritaria i
principali sforzi nell’attività di
prevenzione sismica.
Gli ultimi 10 secoli sono il periodo di
tempo per il quale le fonti storiche
forniscono informazioni più numerose e
precise rispetto a quelle disponibili
per le epoche precedenti (sebbene per il
pieno Medioevo non siano sempre
soddisfacenti) e permettono, di
conseguenza, alla sismologia storica di
elaborare dati più dettagliati. Ma è un
arco temporale troppo esiguo per
acquisire dati sufficienti a
identificare e caratterizzare le
strutture sismogenetiche e, quindi,
elaborare scenari di scuotimento del
terreno, a cui si è accennato nella
prima parte dell’articolo, finalizzati a
programmare l’attività di prevenzione e
a definirne le priorità. In questo
senso, i dati di sismologia strumentale
sono molto preziosi, ma purtroppo
riguardano un periodo di tempo troppo
breve per poter soddisfare tale
esigenza. Questa lacuna è acuita dal
fatto che i grandi terremoti italiani
sono piuttosto rari e per questo può
facilmente accadere che le faglie di cui
si vuole conoscere il potenziale
sismogenetico siano state quiescenti
nell’arco di tempo per il quale sono
disponibili i dati storici. Una lacuna
che, almeno in parte, può essere colmata
facendo ricorso ai dati geologici e
geofisici che permettono di integrare,
sviluppare e sostituire i dati storici.
Ed è stato proprio questo il percorso
che, come già evidenziato, è stato
seguito per elaborare il DISS, a cui si
è attinto per delineare le strutture
sismogenetiche primarie che interessano
la regione Lombardia.
L’accresciuta attenzione sul tempo di
ricorrenza (ossia il tempo medio che
intercorre fra due eventi successivi di
attivazione della stessa faglia
sismogenetica) come parametro chiave per
valutare la frequenza dei terremoti, da
affiancare all’altro parametro già
ampiamente in uso, il tempo di ritorno
(ossia il tempo medio che intercorre tra
il verificarsi, in una determinata area,
di due eventi successivi di entità
uguale o superiore a un prefissato
valore di scuotimento), quest’ultimo
utilizzato soprattutto in chiave
ingegneristica, risale allo sviluppo
delle ricerche nel campo della
sismotettonica, che hanno ricevuto un
grande impulso dopo il terremoto
dell’Irpinia-Basilicata del 1980, la
terza catastrofe sismica in Italia per
numero di vittime in tutto il XX secolo.
Una catastrofe che ha inevitabilmente
segnato la vita delle popolazioni delle
comunità coinvolte, come del resto tutti
i terremoti di quella forza avvenuti in
Italia, ma che ha avuto un impatto
straordinario anche in chi quel
terremoto lo ha vissuto indirettamente,
attraverso le immagini della TV o dai
racconti dei giornali. L’impreparazione
delle istituzioni, la disorganizzazione
dei soccorsi, l’appello del Presidente
della Repubblica Sandro Pertini
rimangono un ricordo indelebile nella
memoria degli italiani. Proprio
all’indomani di quell’esperienza, il 10
dicembre 1980 il prof. Barberi, in una
relazione sulla difesa dai terremoti
nell’ambito del Progetto Finalizzato
Geodinamica, i cui risultati saranno
alla base delle ricerche sui terremoti
sviluppate nei decenni successivi,
rivolgendosi ai membri delle commissioni
parlamentari competenti e in presenza
del Capo dello Stato, riuniti nella Sala
Zuccari di Palazzo Giustiniani, metteva
in guardia dai costi sociali immensi che
il Paese avrebbe dovuto sopportare in
conseguenza della mancata messa in
sicurezza del patrimonio edilizio
esistente.
Quarant’anni dopo la
comunità scientifica,
o almeno parte autorevole di essa,
ritiene che gli sforzi profusi nella
direzione della prevenzione siano
insufficienti e inadeguati, se
paragonati alle conoscenze acquisite
negli ultimi decenni. La traduzione
pratica di questo sapere passa
necessariamente attraverso la presa di
coscienza individuale e collettiva del
problema sismico, e di come affrontarlo,
affinché le scelte politiche possano
essere indirizzate verso una
pianificazione dell’attività di
prevenzione finalizzata al breve e medio
periodo, ma anche al lungo e lunghissimo
periodo, partendo dalla consapevolezza
che i frutti di queste azioni sarebbero
solo in minima parte immediati perché
destinati soprattutto alle generazioni
future.
Riferimenti bibliografici:
Barberi F., Grandori G. (1980).
Relazione sulla difesa dai terremoti
trasmessa dal CNR – Progetto Finalizzato
Geodinamica in occasione delle
considerazioni sulla lezione traibile
dal sisma del 23 novembre 1980,
prospettate – alla presenza del Capo
dello Stato On. Sandro Pertini – dai
proff. F. Barberi e G. Grandori ai
membri delle competenti Commissioni del
Senato, riuniti nella sala Zuccari di
Palazzo Giustiniani, il 10 dicembre 1980.
De Marco R., Guidoboni E., Crespellani
T., Guagenti Grandori E., Petrini V.,
Allegretti U., Sabetta F., Manieri G.
(2020). Manifesto per una strategia
nazionale di riduzione dell’impatto dei
terremoti sulle popolazioni esposte a
maggior rischio, dopo cent’anni di
fallimenti.
http://www.nonquestaprevenzione.it/wp-content/uploads/2021/01/il-ManifestoAppello-END-06-12-20.pdf
(ultimo accesso 27/05/2021).
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(ultimo accesso 27/05/2021).
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(ultimo accesso 27/05/2021).
Valensise G. (2015). Una geologia
ponderata dalla storia: dove e quando
accadranno i futuri forti terremoti in
Italia?. In: Guidoboni E., Teti V.,
Mulargia F. (a cura di).
Prevedibile/imprevedibile: eventi
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Rubbettino, Soveria Mannelli, pp.
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Vannoli P., Valensise G. (2019).
DISS, ovvero il Database delle sorgenti
sismogenetiche italiane.
https://ingvterremoti.com/2019/01/16/diss-ovvero-il-database-delle-sorgenti-sismogenetiche-italiane/
(ultimo accesso 27/05/2021). |