ambiente
TRA STORIA E GEOSCIENZE
PARTE I / TERREMOTI LOMBARDI NEGLI
ULTIMI DIECI SECOLI
di Davide Marino
I
terremoti avvenuti nel Milanese il 17
dicembre 2020 e nel Veronese il seguente
29 dicembre, rispettivamente di
magnitudo locale 3.9 e 4.4,
rappresentano l’occasione per
approfondire la sismicità che
caratterizza quell’area della penisola
italiana, classificata a pericolosità
sismica medio-bassa.
1. Classificazione sismica del
territorio nazionale (suddivisione per
province) al 30 novembre 2020.
Partendo dal presupposto che l’accurata
valutazione della sismicità di un
territorio è fondamentale per adottare
le misure necessarie per prevenire e
mitigare gli effetti degli eventi futuri
in maniera efficace, l’obiettivo di
questo articolo è quello di mettere in
luce gli ottimi risultati ottenuti in
Italia negli ultimi decenni dalle
discipline scientifiche che studiano i
terremoti e i loro effetti. A questo
scopo verrà ripercorsa la storia sismica
della regione Lombardia dall’anno 1000
fino a oggi.
Per fare questo è stato utilizzato il
Catalogo dei Forti Terremoti in Italia
(461 a.C.-1997) e nell’area Mediterranea
(760 a.C.-1500) nella versione online
CFTI5Med, le cui ricerche sono guidate
dalla storica e sismologa storica
Emanuela Guidoboni, e sono stati
selezionati i terremoti storici di
interesse per la regione Lombardia nel
periodo considerato, ossia quelli con
epicentro regionale o con epicentro
esterno all’area che hanno causato danni
all’interno degli attuali confini
regionali (intensità al sito IS ≥ VI
MCS).
2. Effetti sismici nella regione
Lombardia sopra la soglia del danno (IS
≥ VI MCS).
Per avere un quadro più completo delle
conoscenze attuali sulla sismicità
regionale, sono state poi delineate le
sorgenti sismogenetiche (le strutture
che generano i terremoti) che
caratterizzano il territorio lombardo,
grazie ai dati pubblicati nel Database
of Individual Seismogenic Sources nella
versione DISS 3.2.1 (2018).
Il DISS, nato nel 1997 e originariamente
denominato Database of Italy’s
Seismogenic Sources, è il risultato
dell’elaborazione congiunta dei dati
storici, geologici e strumentali.
Infatti, la realizzazione del
sopracitato CFTI, a partire dalla prima
versione del 1995, ha permesso nuove
possibilità di elaborazione, fra cui la
rappresentazione virtuale, ma spesso
molto fedele, della proiezione in
superficie della faglia (ossia una
frattura delle rocce della crosta
terrestre) sismogenetica profonda.
Sorgenti virtuali che insieme alle
sorgenti ottenute con gli strumenti
geologici e con i dati strumentali
registrati dalla rete sismica nazionale
dell’ING (oggi INGV) hanno dato vita al
DISS, nel quale sin dalla nascita sono
state caratterizzate solo le sorgenti in
grado di generare terremoti
significativi, ovvero di magnitudo
superiore a 5.5.
L’identificazione e la caratterizzazione
sempre più dettagliata delle sorgenti
sismogenetiche ha permesso negli ultimi
anni di simulare scenari di scuotimento
del terreno sempre più realistici, un
obiettivo che la sismologia si è posta
da poco più di vent’anni. Questo perché
lo scuotimento del terreno è il
principale responsabile del
danneggiamento degli edifici e delle
infrastrutture durante un forte
terremoto e, di conseguenza, nell’ottica
della prevenzione queste elaborazioni
risultano estremamente utili per
l’attuazione pratica delle misure
finalizzate alla messa in sicurezza del
patrimonio edilizio e infrastrutturale.
I terremoti storici
Per quel che riguarda in particolare la
storia sismica della Lombardia, i
terremoti catalogati nel CFTI con
intensità epicentrale superiore o uguale
a VI MCS avvenuti nell’area dall’anno
1000 al 1997 sono 35, a cui vanno
aggiunti il terremoto di Salò del 2004 e
il terremoto dell’Emilia del 2012, non
ancora inseriti nel catalogo.
3. Tabella relativa i
terremoti
storici (dall’anno 1000 al 1997)
che hanno causato danni in Lombardia (IS
≥ VI MCS).
Nel
complesso, l’area più colpita è quella
del Bresciano, con 5 terremoti, dal
terremoto di Brescia del 1065 a quello
di Salò del 1901, che diventano 6 con il
terremoto avvenuto ancora a Salò nel
2004. E proprio quest’ultimo terremoto
ha rappresentato l’occasione per
rivisitare la sismicità del versante
occidentale del Lago di Garda. Lo studio
di Camassi et. al. del 2011, partendo da
una profonda revisione del terremoto del
1901 ha definito in maniera più precisa
le caratteristiche della sismicità
locale e della relativa pericolosità
sismica, per concludere che gli effetti
più gravi del terremoto del 2004 sono
imputabili alle condizioni di sito, ma
anche, se non soprattutto, alle
particolari condizioni di vulnerabilità
del patrimonio edilizio. Una
vulnerabilità del patrimonio edilizio
che è emersa anche dalla documentazione
utilizzata per studiare il terremoto del
1901.
Poco più a Sud si registrano gli eventi
del Cremonese del 1642 e della Valle
dell’Oglio del 1802. Per quest’ultimo
episodio sismico, di intensità
epicentrale pari a VIII MCS, fra le
fonti del CFTI emerge un caso
particolare che merita di essere
approfondito: si tratta del comune di
Orzinuovi nel cui territorio, facendo
riferimento alle fonti pubblicate nel
catalogo, l’80% degli edifici (400 su
500) fu danneggiato. Questi danni furono
aggravati dalla debolezza strutturale
del patrimonio edilizio, dovuta
all’utilizzo di malte di scarsa qualità
al posto del cemento armato. Un semplice
esempio del passato utile per
sottolineare quanto sia importante
costruire con criteri che tengano conto,
in primo luogo, dell’arte del buon
costruire, e in secondo luogo, dei dati
disponibili sulla sismicità dell’area in
cui si edifica: oggi come allora molto
spesso si ragiona in un’ottica di breve
o brevissimo termine, puntando sul
risparmio economico immediato e perdendo
di vista l’importanza della
pianificazione di lungo termine (che i
tempi lunghi di un carattere
dell’ambiente naturale come la sismicità
rendono o, meglio, renderebbero
attuabile, se essa divenisse un
obiettivo prioritario di tutte le parti
coinvolte, istituzionali e non),
presupposto necessario per consegnare
alle generazioni future una nuova
mentalità in grado di innescare quel
circolo virtuoso capace di ridurre, a
quel punto sì, i costi economici e
sociali dei terremoti.
Vi è poi l’area di Bergamo, interessata
da episodi sismici di media rilevanza:
fra i 5 terremoti che hanno colpito quel
territorio nel periodo considerato, il
più importante è quello del 1661, la cui
intensità epicentrale stimata nel CFTI è
stata pari a VII MCS. Un’area ad alta
densità abitativa e fortemente
industrializzata, e che anche per questo
motivo merita, nell’ottica della
pianificazione preventiva, di essere
valutata con grande attenzione.
Per quel che riguarda la parte
occidentale del territorio regionale, i
terremoti oltre la soglia del danno
inseriti nel catalogo a partire
dall’anno 1000 sono quello di Monza del
1396 e, più a sud, i 2 terremoti della
Pianura Padana del 1786 e del 1951
(indicativamente, l’area nella quale è
stato localizzato l’epicentro del
terremoto dello scorso 17 dicembre),
oltre ai 2 eventi sismici registrati in
Valle Staffora (Oltrepò Pavese) nel 1828
e nel 1945.
Infine, i terremoti con epicentro
esterno ai confini regionali: i 5
terremoti avvenuti sul versante est del
Lago di Garda, fra cui quelli del 1117 e
del 1907 proprio nel Veronese,
territorio colpito dal sisma dello
scorso 29 dicembre; altri 3 con
epicentro in area veneta, oltre a quello
del 1511 in Slovenia; i 3 terremoti
avvenuti in area emiliana (Emilia
orientale 1796, Reggiano 1832 e Parmense
1971, a cui va aggiunto il
sopramenzionato terremoto dell’Emilia
del 2012), il terremoto del 1887 con
epicentro in Liguria occidentale e i 2
in territorio svizzero (Vallese) del
1755 e del 1855.
4. Massime intensità macrosismiche
osservate nei comuni della Lombardia.
Riferimenti bibliografici:
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