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N. 24 - Dicembre 2009
(LV)
Tra storia e filosofia
riflessioni sulla libertà
di Valentina Bruzzone
Durante
una
mattina
di
studio
in
biblioteca,
prendo
appunti
sul
Trattato
teologico-politico,
capitolo
XX –
Si
mostra
che
in
libero
Stato
a
chiunque
è
lecito
pensare
ciò
che
vuole
e
dire
ciò
che
pensa.
Inizio
a
leggere,
annoto,
leggo...annoto...
leggo,
rifletto...
“Nessuno
può
rinunciare
alla
propria
libertà
di
giudicare
e di
pensare
ciò
che
vuole,
ma
ciascuno
per
massimo
diritto
di
natura
è
padrone
dei
propri
pensieri,
segue
che
mai
nello
Stato
si
può
tentare,
se
non
con
esito
del
tutto
infelice,
di
fare
in
modo
che
gli
uomini,
sebbene
di
opinioni
diverse
e
contrarie,
non
dicano
niente
se
non
secondo
quanto
è
prescritto
dalle
supreme
potestà...
Sarà
dunque
violentissimo
quel
governo
nel
quale
si
nega
a
ciascuno
la
libertà
di
dire
e
insegnare
ciò
che
pensa,
al
contrario
sarà
moderato
quello
nel
quale
a
ciascuno
è
concessa
questa
libertà...
Il
fine
dello
Stato,
dico,
non
è
cambiare
gli
uomini
da
esseri
razionali
in
bestie
o
automi,
ma,
al
contrario,
fare
in
modo
che
le
loro
funzioni
e
che
essi
si
servano
della
libera
ragione,
e
non
combattano
con
odio,
ira
o
inganno,
né
si
comportino
l'un
verso
l'altro
con
animo
ostile.
Il
fine
dello
Stato,
dunque,
è la
libertà...
Se
qualcuno
mostra
che
una
legge
ripugna
alla
retta
ragione
e
ritiene
perciò
che
debba
essere
abrogata,
e,
insieme,
sottomette
la
sua
opinione
al
giudizio
della
suprema
potestà
(alla
quale
soltanto
spetta
fare
le
leggi
e
abrogarle)
e
non
fa
niente
contro
quanto
è
prescritto
da
quella
legge,
egli
è
certamente
benemerito
dello
Stato
come
ogni
ottimo
cittadino;
ma
se,
al
contrario,
fa
questo
per
accusare
d'ingiustizia
il
magistrato
e
renderlo
odioso
al
volgo,
o
cerca
faziosamente
di
abrogare
quella
legge
contro
la
volontà
del
magistrato,
è
senz'altro
un
agitatore
e un
ribelle...
E
perciò
tutte
le
opinioni
che
non
implicano
l'azione,
cioè
la
rottura
del
patto,
la
vendetta,
l'odio
ecc.,
non
sono
sovversive
se
non
in
uno
Stato
che
sia
corrotto
per
qualche
ragione,
cioè
là
dove
i
superstiziosi
e
gli
ambiziosi,
che
non
possono
sopportare
le
persone
sincere,
hanno
raggiunto
un
tale
prestigio
che
presso
la
plebe
valga
di
più
la
loro
autorità
che
quella
delle
supreme
potestà...
Quanto
più
ci
si
preoccupa
di
togliere
la
libertà
di
parola
agli
uomini,
tanto
più
ostinatamente
essi
vi
si
oppongono,
e
non
gli
avari,gli
adulatori
e
gli
altri
di
animo
debole,
la
cui
suprema
salvezza
consiste
nel
contemplare
il
denaro
che
hanno
nello
scrigno
e
nell'avere
la
pancia
piena,
ma
coloro
che
la
buona
educazione,
l'integrità
dei
costumi
e la
virtù
hanno
reso
liberi...Se
gli
uomini,
infatti,
non
fossero
presi
dalla
speranza
di
tirare
dalla
loro
parte
le
leggi
e il
magistrato,
di
trionfare
dei
loro
avversari
con
il
plauso
comune
del
volgo
e di
conseguire
onori,
giammai
combatterebbero
con
un
animo
così
ostile,
né
un
furore
così
grande
agiterebbe
le
loro
menti...
Quale
male
peggiore
per
lo
Stato
può
essere
infatti
escogitare
del
mandare
in
esilio
gli
uomini
onesti,
perché
pensano
diversamente
e
non
sanno
simulare?,
che
cosa,
dico,
di
più
pericoloso
del
fatto
che
degli
uomini,
non
per
qualche
delitto
o
misfatto,
ma
perché
sono
di
spirito
libero,
siano
considerati
come
nemici
e
siano
condotti
a
morte...
Affinché,
dunque,
non
il
servilismo,
ma
la
fedeltà
sia
apprezzata,
e
affinché
le
somme
podestà
tengano
il
potere
nel
modo
migliore
e
non
siano
costrette
a
cedere
ai
faziosi,
deve
essere
necessariamente
concessa
la
libertà
di
giudizio,
e
gli
uomini
devono
essere
governati
in
modo
tale
che,
sebbene
pensino
apertamente
cose
diverse
e
contrarie,
vivano
tuttavia
in
concordia...
Le
leggi
fatte
intorno
alle
cose
speculative
sono
del
tutto
inutili...”.
In
questo
periodo
nel
nostro
Paese,
e
non
solo,
la
libertà
è
stata
chiamata
in
causa
per
quanto
riguarda
la
sfera
dell'espressione:
in
un
paese
Democratico
e
Occidentale
può
risultare
strano?
Gli
imponenti
aggettivi
Democratico
e
Occidentale
dovrebbero
andare
“a
braccetto”
con
il
sostantivo
libertà,
libertà
intesa
in
tutte
le
sue
sfaccettature.
Questo
concetto
prende
forma
specialmente
nell'immaginario
a
noi
comune,
noi
residenti
in
uno
spazio
geo-politico,
che
ormai
“per
tradizione”,
per
via
di
rappresentazioni
stereotipate,
per
la
fede
in
questi
valori,
per
presunzione,
è
caratterizzato
anche
da
queste
“parole
chiave”...
Anche
se
la
storia,
nel
corso
del
XX
secolo
ha
smentito
- a
volte
- la
necessità
di
legame
tra
i
tre
compagni
di
viaggio,
dovremmo
sperare
di
non
temere
più
per
la
loro
incolumità...
A
quanto
pare,
se
tanto
se
ne
parla,
ad
alcuni
sono
sorti
dei
dubbi.
Queste
citazioni,
riportate
trascrivendo
stralci
di
testo
dell'edizione
in
mio
possesso,
non
hanno
certamente
un
carattere
scientifico,
non
vogliono
essere
un'ulteriore
onda
polemica
nel
burrascoso
mare
della
questione,
né
vogliono
essere
partigiane
di
uno
schieramento
politico
o di
un
altro.
Si
tratta
solamente
del
desiderio
di
una
studentessa,
che
vuole
condividere
con
altre
persone
la
lettura
di
un
filosofo
del
XVII
secolo,
che
per
qualche
istante,
mentre
prendeva
appunti,
l'ha
fatta
fermare
a
riflettere.
Nulla
di
più.

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