[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

181 / GENNAIO 2023 (CCXII)


filosofia & religione

CHE COS’È LA STORIA?
LA DISPUTA DI FINE OTTOCENTO TRA CROCE E VILLARI / Parte I

di Stefano De Stefano
 
N
ella Prefazione ai Primi Saggi, pubblicati nel 1918 e comprendenti la Memoria intitolata La storia ridotta sotto il concetto generale dell’arte letta all’Accademia Pontaniana il 5 marzo 1893, Benedetto Croce sottolinea il disorientamento provato nel rileggere quegli scritti giovanili (si vedano le pp. VIII e IX della prefazione) e lo sforzo compiuto per arrivare a comprenderne i motivi collegandoli alle «condizioni della cultura d’allora».

Fa parte della cultura della fine del secolo XIX la polemica con Pasquale Villari sulla natura della storia, polemica nel corso della quale il giovane Croce ebbe modo di manifestare tutta la sua avversità per la filosofia positivista alla quale era indubbiamente legato il Villari, accademico, ex Ministro, storico di fama internazionale, personaggio di spicco anche dal punto di vista politico.

Polemica aspra, condotta con toni molto accesi dal giovane Croce, forse vissuta anche come una critica alla cultura accademica della quale senz’altro Villari poteva considerarsi un esponente. Ci si potrebbe domandare se il disorientamento di cui sopra possa riguardare anche i toni aspri usati nei confronti del Villari. La risposta, probabilmente negativa, ci è fornita da due riferimenti di molti anni dopo e che confermano la posizione fortemente polemica di Croce.

Nel saggio La questione del Machiavelli, pubblicato in Indagini su Hegel e schiarimenti filosofici nel 1952, il Villari, che fra gli anni Settanta e Ottanta del XIX secolo si era occupato del Machiavelli, viene descritto come «tutt’altro che adusato e disposto alla tensione speculativa»; Villari, secondo Croce, «dimostrò di non aver compreso nulla di nulla del Machiavelli». Recensendo il volume di Gaetano Salvemini su Storia e scienza, pubblicato nel 1948, Croce richiama il saggio del Villari dell’ormai lontano 1891 e lo definisce «lungagnata inconcludente», come si vede, riprendendo toni e accenti di oltre cinquant’anni prima.

Questo disaccordo tra i due studiosi napoletani nasce sul finire di un secolo durante il quale, per tutta la sua durata, gli studi storici hanno sempre occupato posizioni di rilievo nella cultura. E non solo per la fama degli intellettuali che ne sono stati protagonisti ma anche, e forse soprattutto, per i numerosi eventi che hanno sollecitato cambiamenti, rivoluzioni, affermazioni di identità e che quindi hanno connotato il XIX secolo come secolo della storia. Pasquale Villari e Benedetto Croce hanno storie diverse, formazioni diverse, età anagrafiche diverse ma entrambi sono animati da una fortissima tensione civile che li porta a pensare agli studi storici, sia pure ciascuno con proprie peculiari sensibilità, come a un ambito molto importante per l’educazione degli Italiani e per la costruzione della giovane società italiana.

La loro polemica sulla natura della storia riprende un tema che ha attraversato tutto l’Ottocento: la storia è scienza e/o arte?

Dal punto di vista storiografico si può dire che la disputa abbia tre filoni di riferimento: l’eredità hegeliana, il positivismo e la nuova scuola storica tedesca. Presento qui, molto sommariamente, i tratti essenziali di questi tre filoni.

Eredità hegeliana: il concetto fondamentale è che la storia è storia del mondo come manifestazione della razionalità. Ciò comporta che l’accidentale, pur in sé ininfluente, esprima la realizzazione individuale concreta della razionalità. Da qui il ruolo della storia: studiare e rappresentare le prove dello svolgimento dello Spirito razionale, dare concretezza alla totalità di tutti i punti di vista e rappresentare «un pensiero universale che permea il tutto».

Il positivismo comtiano sostiene che la storia sia scienza e assume come modello le scienze naturali: è il modello obiettivistico che separa nettamente soggetto e oggetto e con ciò pone le premesse per una storia intesa come descrizione naturalistica e imparziale secondo canoni che, per i positivisti, possono applicarsi a ogni forma di sapere.

Sempre sul piano della scienza, ma con un’altra impostazione rispetto al positivismo, si posiziona la scuola storica tedesca (Ranke, Droysen e poi Bernheim). Non viene accettata l’assimilazione alle scienze naturali perché l’oggetto della storia è il mondo umano e non la natura; il carattere scientifico si fonda su criteri metodologici che riguardano l’identificazione e la selezione delle fonti e la funzione soggettiva dello storico viene rigorosamente guidata dal rigore del metodo critico-filologico.

Nell’ambito dello storicismo tedesco un’importanza particolare ha Wilhelm Dilthey con l’Introduzione alle scienze dello spirito, studio pubblicato nel 1883 e dunque conosciuto sia da Pasquale Villari che da Benedetto Croce. In esso Dilthey sostiene che la scienza riguarda una procedura che non può rimanere prerogativa degli studi naturalistici, com’era nei programmi positivisti. Anche i fatti spirituali, i fatti umani, possono essere oggetto di scienza, di una scienza che si fonda sulla comprensione e che aspira a trovare legami, collegamenti tra le azioni degli uomini così da costruire un significato che ne renda ragione.

Per i positivisti la scienza della natura costituisce il paradigma anche per i fatti dell’uomo; diversamente Dilthey ritiene che il mondo degli uomini, il mondo sociale, sia prodotto assolutamente diverso dal mondo della natura e tragga da se stesso procedure e categorie di spiegazione.

Nella raccolta Illustrazioni e discussioni, inserita nei Primi saggi, Croce cita Dilthey a proposito della classificazione delle scienze con particolare riferimento alle «scienze pratiche o di valori»; nella stessa raccolta, in un intervento sulla filosofia della storia, Croce, parlando di Bernheim, ne corregge l’interpretazione data sulla posizione di Dilthey nei confronti della filosofia della storia. A proposito di Pasquale Villari conviene fare riferimento al concetto di «connessione logica dei fatti»che può richiamare le osservazioni di Dilthey sul problema relativo alla connessione generale della realtà storico sociale, connessione che non può essere ricavata deduttivamente ma deve fondarsi sul «metodo dell’esperienza».

Sempre nell’ambito dello storicismo tedesco è con Georg Simmel che il giovane Croce trova le maggiori consonanze. Nei Primi Saggi troviamo riferimenti ai Problemi della filosofia della storia di Simmel, opera pubblicata nel 1892 e, soprattutto, il netto rifiuto della narrazione storica intesa come rispecchiamento meccanico di una realtà oggettiva. In effetti è la funzione della individualità che viene riconosciuta sia da Croce che da Simmel, anche se con accenti diversi.

Nel caso di Simmel l’individualità è guidata dalla funzione di quegli apriori psicologici, come la causalità, che consentono l’organizzazione degli eventi e dunque, kantianamente, la costruzione dell’esperienza e, conseguentemente, della narrazione storica. Questo percorso si sottrae completamente a ogni determinazione oggettivistica e meccanicistica e, anche se raffigurato da Simmel come scienza, consente a Croce di poterlo accostare alla sua posizione sul rapporto storia-arte.

Questo, schematicamente, il contesto filosofico e storiografico di riferimento all’interno del quale si confrontano i due saggi: La storia è una scienza? di Pasquale Villari e La storia ridotta sotto il concetto generale dell’arte di Benedetto Croce.

Molti studiosi hanno considerato la Memoria del 1893 come una forma di esordio filosofico di Croce, quasi come l’annuncio del successivo percorso filosofico, eppure lo stesso Croce, nel corso della sua vita, interviene con significativi aggiustamenti nei confronti della tesi del 1893.

Nella mia analisi cercherò di attenermi ai termini della disputa con Villari, confrontando i due saggi e, ove il caso, svolgendo dei riferimenti a testi comunque anteriori alla controversia in oggetto.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]