.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


.

ATTUALITà


N. 94 - Ottobre 2015 (CXXV)

UN VECCHIO OSTINATO
I NAXALITI E JAN MYRDAL

di Filippo Petrocelli

 

Stella rossa sull’India di Jan Myrdal edito da Zambon, potrebbe sembrare il racconto ostinato di un reduce. Un tentativo di revival disperato di un grande classico degli anni Sessanta, oppure una rielaborazione tardiva del libro più riuscito di un importante autore, lontano però dai suoi giorni migliori.

 

E già perché questo testo assomiglia molto a Rapporto da un villaggio cinese, uscito nel 1965 per Nuovo Politecnico Einaudi e diventato un classico della letteratura militante, che ha regalato una discreta notorietà all’autore svedese non solo nel Belpaese.

 

Una fama continuata con Un villaggio cinese nella rivoluzione culturale, scritto a quattro mani con Gun Kessle, sua moglie, che rappresenta il seguito del primo fortunato libro e che descrive le evoluzioni, i miglioramenti ma anche le involuzioni e gli errori, dello stesso villaggio rivisitato dopo una decina d’anni.

 

Invece Stella rossa sull’India è un saggio-reportage molto utile per capire le criticità dell’India contemporanea tra motore economico dei “Bric”, democrazia formale e contraddizioni interne.

 

Perché dell’India purtroppo si ha un’immagine distorta, poco chiara, dove alcuni aspetti vengono enfatizzati e altri dimenticati, in nome di interessi non facilmente identificabili.

 

Per molti è la più grande democrazia mondiale, per altri un paese barbaro e brutale: in realtà è un paese sconfinato, attraversato da notevoli tensioni sociali, disuguaglianze e povertà.

 

Uno stato che dietro il “formalismo democratico”, mantiene in vita l’odioso sistema delle caste, una terra in cui le minoranze – i musulmani, ma anche i gruppi indigeni – subiscono persecuzioni inaudite, in cui è diffuso il lavoro minorile e la condizione femminile è tutt’altro che moderna.

 

E se su paesi come la Cina e la Russia – Bric anch’essi – spesso si indugia sulle deficienze democratiche, sulle violenze e sull’uso spregiudicato della forza statale, sembra che invece queste problematiche siano avulse dall’India contemporanea, raccontata spesso come un paese placido e tranquillo, in un tipico atteggiamento che si potrebbe definire “orientalista”.

 

Questo libro fornisce gli strumenti per decostruire l’immagine posticcia del paese e consente di addentrarsi con più onestà nelle vicende indiane e nelle sue contraddizioni. Il testo scorrevole, organizzato in forma di reportage da Jan Myrdal, si digerisce velocemente.

 

Il racconto ha inizio quando Myrdal viene invitato dal Partito comunista indiano (maoista) nelle zone controllate dai naxaliti, guerriglieri di ispirazione maoista che si battono contro le discriminazione dei dalit, ovvero gli “intoccabili” e degli indigeni adivasi, un gruppo etnico molto diffuso nell’India profonda.

 

In realtà non mancano le considerazioni preliminari, ovvero un breve riassunto dell’insurrezione naxalita, che comincia nel 1967 a Naxalbari, nel Bengala occidentale, quando un’armata di contadini straccioni si solleva contro i privilegi dei latifondisti e una “vita medievale” da servitù della gleba. Qui il focus è centrato proprio sull’estrema ricchezza di questa terre, conosciute con il nome di “cintura tribale”, in forte contrasto con la povertà brutale dei suoi abitanti.

 

Non mancano da parte dello scrittore svedese anche le descrizioni dei maggiori leader naxaliti della storia come Charu Mazumdar e Kanhai Chatterji, ma c’è anche un’intervista a Muppala Lakshman Rao, l’attuale leader del movimento e si affronta il tema del Janathana Sarkar ovvero “il governo del popolo”, lo sviluppo del contropotere naxalita nelle zone controllate dai ribelli.

 

Largo spazio è dedicato all’operazione Green Hunt, scatenata dal governo indiano per riconquistare le zone governate dai ribelli che nel 2009 (anno dell’inizio della manovra) erano praticamente un terzo dei distretti delle federazione indiana.

 

Non è un caso che la questione naxalita sia predominante in India, tanto che l’ex primo ministro Manmohan Singh l’ha definito come: “la più grave minaccia alla sicurezza interna mai affrontata dal paese” e ha designato 75000 militari nella spietata offensiva chiamata in maniera sinistra Green Hunt, ovvero “battuta di caccia”.

 

Insomma per chi è interessato a conoscere una storia non molto raccontata, il reportage di un vecchio con dolori continui alle ginocchia, che non si ferma davanti alla giungla, al freddo, alle notti all’addiaccio e alle marce interminabili nella foresta per restituire un po’ di verità a una rivolta senza tempo, Stella rossa sull’India è il libro giusto.

 

Tanto più perché alla soglia dei 90 anni non è proprio un’impresa banale per Myrdal trascorre sedici giorni nella cintura tribale con una delle guerriglie più longeve del subcontinente indiano. Tutto senza un lamento e con la lucidità di un “giovane” adulto.



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.