N. 111 - Marzo 2017
(CXLII)
SULLO
SQUADRISMO
NEOFASCISTA
F.A.R.,
ORDINE
NUOVO,
AVANGUARDIA
NAZIONALE
di
Filippo
Cerantola
Nell’orbita
del
M.S.I.,
fin
dalla
sua
fondazione,
gravitarono
molti
gruppi
minori
di
carattere
più
o
meno
legale.
Una
formazione
costituita
prevalentemente
da
giovani
reduci
della
R.S.I.
nacque
ufficialmente
addirittura
prima
del
Movimento
Sociale,
nell’ottobre
del
1946
(il
gruppo
era
in
realtà
attivo
già
dal
1945).
Il
gruppo
era
stato
denominato
F.A.R.
(acronimo
di
“Fasci
di
Azione
Rivoluzionaria”).
I
fondatori
di
questa
organizzazione
furono
Giorgio
Almirante,
Roberto
Mieville
e
Pino
Romualdi.
Nonostante
la
carenza
di
mezzi
economici
che
li
contraddistingueva,
i
F.A.R.
idearono
molti
gesti
dimostrativi
che
ebbero
particolare
risalto
sui
quotidiani
dell’epoca.
La
loro
azione
più
famosa
si
svolse
nella
notte
del
30
aprile
1946.
Cinque
persone
armate
con
pistole
e
bombe
a
mano
fecero
irruzione
in
una
stazione
radio
di
Monte
Mario
e,
dopo
la
trasmissione
del
giornale
radio
delle
23
trasmisero
l’inno
fascista
“Giovinezza”,
a
cui
fecero
seguire
una
«grottesca
commemorazione
dell’ex
duce».
Prima
di
dileguarsi
lasciarono
un
foglio
su
cui
era
disegnato
un
fascio
littorio
ed
era
scritto
il
grido
squadrista
«A
noi!».
Nella
stessa
nottata
vennero
inoltre
lanciate
due
bombe
contro
la
sede
centrale
del
Partito
Comunista
e
sparati
quattro
colpi
di
rivoltella
contro
la
sede
de “l’Unità”.
Gli
atti
compiuti
in
quel
periodo
non
furono
oggetto
di
indagini
accurate,
e i
responsabili
non
furono
assicurati
alla
giustizia.
Dopo
un
lungo
periodo
di
sostanziale
inattività,
i
F.A.R.
organizzarono
dei
nuovi
attentati
dinamitardi
nel
1951.
In
questo
caso,
però,
le
indagini
ebbero
successo,
motivo
per
cui
trentasei
aderenti
alla
formazione
clandestina
furono
incriminati
per
ricostituzione
del
partito
fascista.
Vennero
comminate
condanne
relativamente
miti
e
l’esperienza
dei
F.A.R.
terminò
in
seguito
a
questo
processo.
La
militanza
nei
F.A.R.
di
esponenti
di
rilievo
del
M.S.I.
può
far
ipotizzare
che
esistesse
un
vero
e
proprio
“livello
illegale”
del
Movimento
Sociale,
operante
nell’ombra
ma
non
per
questo
indipendente
dal
partito.
Il
filosofo
Julius
Evola,
anch’egli
coinvolto
nell’esperienza
dei
F.A.R.,
nella
sua
autobiografia
sostiene
che
il
M.S.I.
fosse
una
vera
e
propria
filiazione
dei
F.A.R..
Un
paio
di
anni
più
tardi,
nel
1953,
si
formò
un
gruppo
interno
al
M.S.I.,
il
cosiddetto
“Centro
Studi
Ordine
Nuovo”.
Questa
frangia
del
M.S.I.
includeva
l’ala
spiritualistica
del
partito,
che
si
rifaceva
alle
teorizzazioni
del
filosofo
Julius
Evola.
Organo
del
gruppo
era
il
periodico
“Ordine
Nuovo:
mensile
di
politica
rivoluzionaria”,
il
primo
numero
del
quale
uscì
nell’aprile
1955.
Nel
1956
Ordine
Nuovo
uscì
dal
partito
in
seguito
a
delle
divergenze
sorte
durante
il
convegno
nazionale
di
Milano
con
il
segretario
del
partito,
Arturo
Michelini.
Nonostante
Ordine
Nuovo
avesse
un
carattere
preminentemente
culturale,
alcuni
membri
del
movimento
vennero
coinvolti
in
degli
episodi
di
violenza.
Ordine
Nuovo
rientrò
infine
nel
M.S.I.
il
16
novembre
1969,
in
corrispondenza
del
ritorno
di
Giorgio
Almirante
alla
guida
del
partito.
Un
altro
gruppo
contiguo
al
M.S.I.
fu
Avanguardia
Nazionale
(il
nome
ufficiale
era
Avanguardia
Nazionale
Giovanile),
formazione
avente,
rispetto
ad
Ordine
Nuovo,
un
carattere
più
militare
che
ideologico.
Avanguardia
Nazionale
nacque
il
26
aprile
1960,
su
iniziativa
di
Stefano
Delle
Chiaie,
un
ex
ordinovista.
Avanguardia
Nazionale
fu
la
«massima
protagonista
dello
squadrismo
neofascista
degli
anni
’60»,
circostanza
causata
dalla
sua
impostazione,
per
l’appunto,
«neo-squadristica»,
unita
alla
mancanza
di
una
vera
e
propria
preparazione
teorica.
La
condotta
degli
avanguardisti
non
passò
inosservata,
tanto
che
già
nel
1962
Stefano
Delle
Chiaie
venne
condannato
ad
un
anno
di
reclusione.
Appena
uscito
dal
carcere,
però,
egli
riprese
l’esercizio
della
politica
tramite
metodi
poco
ortodossi.
Nel
1966,
a
causa
dell’intensificarsi
dell’opera
preventivo-repressiva
dell’autorità
pubblica,
i
dirigenti
di
Avanguardia
Nazionale
decisero
di
sciogliere
il
movimento
per
non
incappare
in
controversie
legali.