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N. 58 - Ottobre 2012 (LXXXIX)

SPORCHI DA MORIRE
Intervista al regista Marco Carlucci

di Leila Tavi

 

Il documentario prodotto dalla Primafilm, presentato al mercato del Festival di Venezia, nella sezione Industry, denuncia i pericoli alla salute provocati dalle nano-particelle che gli inceneritori sprigionano nell’aria. Basato sull’inchiesta del giornalista Carlo A. Martigli, il film ha come testimonial esimi studiosi, associazioni e movimenti civici tra cui: lo statunitense Paul Connett, teorico della strategia “ZeroWaste”; i francesi Jean Michel Calut e Alain Laffont, autori della più importante ricerca al mondo sui danni alla salute che gli inceneritori provocano; il britannico Dick van Steenis, che ha monitorato migliaia di bambini inglesi a contatto con gli inceneritori e che grazie ai risultati della sua ricerca è riuscito a bloccare sedici progetti per la costruzione di nuovi inceneritori nel Regno Unito; alcuni membri del “N.Y. Rescue Workers Detoxification Prokect”, che annovera tra i suoi co-fondatori l’attore Tom Cruise, e della “911 Police Aid Foundation” che si prendono cura delle persone ammalate a seguito dell’inalazione di nano-polveri dopo il crollo delle Torri Gemelli a New York; “Il Movimento per la Decrescita Felice” (MDF), fondato nel 2000 in Italia e basato sull’idea di decrescita teorizzata da Nicholas Georgescu-Roegen; “Greenpeace Italia” e molti altri ancora.

 

Per mettere in luce quanto sia dannoso l’utilizzo degli inceneritori, un problema che gli esperti hanno definito come “invisibile inquinamento del nuovo millennio”, la produzione ha fatto riprese e intervistato esperti in Austria, Francia, Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti d’America.

 

Abbiamo incontrato il regista Marco Carlucci al Festival di Venezia.

 

Le prime domande che vorrei porle sono le stesse che si è posto Carlo A. Martigli, autore di una recente inchiesta sui nefandi effetti degli inceneritori.

 

L’inchiesta di Carlo Martigli in realtà è l’elemento di “finzione” che ho voluto inserire nel progetto proprio per renderlo film-documentario che potesse descrivere i dubbi, le incertezze e la paura della gente rispetto ad una tematica così importante come quella dello smaltimento dei rifiuti.

Carlo rappresenta il cittadino medio che decide di informarsi in modo consapevole ed indipendente su questi argomenti; la sua ricerca nel web diventa film di fatti, persone e luoghi.

Carlo quindi è anche il mio approccio da cittadino al problema.

 

Perché in Italia si continuano a costruire inceneritori quando nel resto del mondo si stanno smantellando? Negli Stati Uniti non si costruiscono più inceneritori dal 1996.

 

Credo perché si sia stata fatta una scelta ben precisa sulla gestione dei rifiuti e l’incenerimento dei rifiuti è stato certificato dai nostri amministratori politici come la giusta soluzione al problema, un “rito purificatorio” che fa sparire l’orrore dei rifiuti senza inquinare creando addirittura energia”. In realtà come sappiamo da qualche secolo nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma ed i problemi legati all’incenerimento restano molti a partire da quelli tecnico-gestionali fino ad arrivare a quelli più importanti che riguardano i pericoli per la salute dei cittadini

 

Cosa sono esattamente le nano-particelle, quando e come nocciono alla nostra salute?

 

E’ abbastanza semplice da spiegare: l’innovazione tecnologica reale è stata quella banale e semplice di aumentare le temperature di trattamento dei rifiuti, questo per non generare diossine ma quello che in realtà accade è frantumare le molecole inquinanti in nano-particelle infinitamente più piccole che non possono essere intercettate da nessun filtro.

Queste nano-particelle una volta assorbite dal nostro corpo restano trattenute dai tessuti creando infiammazioni più o meno gravi che possono creare tutta una serie di patologie.

E’ abbastanza chiaro che è stata creata una nuova forma di inquinamento, invisibile non solo ai nostri occhi ma anche alle normative di legge.

Ma ora tutti sappiamo che questo inquinamento esiste ed è assolutamente pericoloso.

 

Come è nata la collaborazione con il giornalista Carlo A. Martigli?

 

Ho scelto Carlo perché oltre ad essere scrittore è anche giornalista e cronista di conseguenza era assolutamente integrato allo stile del film.

Ero attratto dal fatto di poter descrivere la realtà quasi fosse un romanzo per creare una “provocazione” costruttiva  e di confronto. Così è stato come è vero che a volte la realtà supera la fantasia.

 

Quali sono le difficoltà che ha incontrato nel girare il documentario?

 

Quando si decide di essere “realmente” indipendenti fino alla fine si è consapevoli che la strada da percorrere sarà molto difficoltosa e piena di insidie.

L’importante è credere in quello che si vuole fare e soprattutto essere coscienti fin da subito che il proprio film dovrà essere protetto e sostenuto anche in fase promozionale e distributiva.

Come autore e filmmaker ho deciso di percorrere questa via perché credo molto in progetti che possano informare e intrattenere il cittadino.

 

Come è stato accolto il suo lavoro dalla gente e dalle istituzioni?

 

Dopo l’uscita abbiamo già fatto oltre 200 proiezioni per un totale di 25.000 spettatori.

Proiezioni organizzate in ogni parte d’Italia che hanno sempre visto la partecipazione della gente, ma soprattutto una condivisione propositiva al problema.

Il film sta creando una forte spaccatura tra i giovani amministratori politici di quasi tutti i partiti rispetto alle linee guida avallate dai loro vertici.

Si chiedono  anche loro perché sia stato avallato in modo così semplicistico l’incenerimento dei rifiuti se esistono delle alternative sostenibili ed economicamente vantaggiose. 

 

Ora una domanda che è quasi una riflessione personale, voglia perciò perdonarmi se mi soffermo a lungo sul tema che stiamo per trattare. Sono rimasta molto colpita nel documentario dalla Fernwaerme di Vienna, situata nel quartiere Spitelau. Deve sapere che ho abitato nella capitale austriaca per più di dieci anni e spesso ci passavo davanti in auto per andare a nuotare in una piscina comunale lì vicino, credendo erroneamente che si trattasse di una centrale d’energia. Tra l’altro è stata costruita dal famosissimo architetto viennese Friedensreich Hundertwasser, che ho avuto modo di conoscere nel 1996, secondo i suoi particolari canoni fiabesco-visionari. Non avrei mai pensato che in un paese attento alla tutela dei cittadini come l’Austria si potesse avere un pericolo del genere proprio nel centro urbano più densamente popolato, la capitale. Mai vista una protesta a proposito, mai letto un articolo sui quotidiani… sarà perché in Austria la differenziata si fa da anni e nel modo corretto? Lei che ne pensa?

 

Vorrei risponderle con un'altra domanda:

Se la differenziata è fatta in modo corretto cosa sono tutti quei materiali di plastica, alluminio e porcellana che abbiamo visto sulle griglie pronte ad essere bruciate?

Perché la presenza di tantissimi uccelli all’interno dei padiglioni?  prova questa dell’esistenza di materiali organici tra i rifiuti.

Riguardo la storia dell’architetto credo sia stata un’abile operazione di marketing alla quale lo stesso personaggio, ambientalista tra l’altro, si è prestato forse in modo inconsapevole.

In fondo anche noi in Italia abbiamo messo la faccia del più importante Oncologo nazionale, Il prof. Veronesi, per rassicurare i cittadini sulla pericolosità di inceneritori e centrali nucleari.

La verità è che non devono essere architetti o medici ottantenni a dover certificare certe situazioni, si dovrebbero fare degli studi indipendenti rappresentati da tutte le classi sociali senza connessioni diretto con il mondo politico e finanziario.

Solo così è possibile avere delle risposte reali.

 

Torniamo in Italia, dove ultimamente lo scandalo dell’Ilva e le proteste degli abitanti di Malagrotta e Riano fanno attualità, senza dimenticare come la notizia della mala gestione dei rifiuti a Napoli in tempi non lontani ha fatto il giro del mondo e, scavando ancora nel passato, non possiamo esimerci dal menzionare il killer dell’edilizia, l’eternit. Perché secondo lei nel nostro Paese si è così reticenti rispetto a un sistema di gestione dei rifiuti a impatto zero e a una effettiva tutela ambientale e della salute?

 

Credo che nel nostro paese ci siano problemi cronici che ci portiamo avanti oramai da 50 anni e altri che sono strutturali alla nostra storia più antica.

Sicuramente in Italia abbiamo creato dei mostri incontrollati rappresentati da edilizia selvaggia e inquinamento industriale avallati dalla criminalità ma anche inutile nasconderlo da intrecci tra mondo della politica e quello finanziario.

E’ assurdo pensare che parliamo di uno stato che potrebbe assolutamente voltare pagina puntando sulla creatività, l’ingegno, l’arte e il turismo che sono al top-mondiale  e invece sono sfruttate a bassissime percentuali.

Riguardo un progetto nazionale di raccolta differenziata spinta, a detta dell’esperto mondiale e guru di Zero Waste, Paul Connett, l’Italia potrebbe essere, per la sua capillarità di gestione sociale, il paese in Europa dove si potrebbe attuare nel modo migliore.

La drammatica realtà dell’Eternit che riguarda tutto il mondo, e non solo l’Italia, non è che la prova – provata di quanto una forma di inquinamento nota già da decenni, avallata dalle industrie e dai politici, possa causare milioni di morti prima di essere effettivamente bloccata.

 

Quale scenario si potrebbe figurare in Italia, dove non siamo in grado smaltire correttamente i rifiuti, nell’eventualità di una reintroduzione, questa volta massiccia, delle centrali nucleari?

 

Preferisco non pensare a questo scenario.

Da regista di denuncia mi verrebbe in mente un facoltoso ingegnere che decide di certificare i progetti di costruzione di una centrale nucleare nonostante le percentuali di cemento armato ed acciaio non corrispondano alle normative previste… ma questa è solo la mia immaginazione.

 

Quali potentati e quali interessi andrebbe a intaccare un corretto smaltimento dei rifiuti e una campagna a favore della diminuzione dell’utilizzo di imballi e contenitori? Mi riferisco alla timida comparsa di negozi, cosiddetti “leggeri”, dove si possono acquistare generi alimentari, per la pulizia personale e della casa con vuoto a rendere e senza imballi in cartone e plastica.

 

In uno stravolgimento industriale c’è sempre una azienda che viene danneggiata e un'altra che si sviluppa. Ad esempio oggi viviamo uno stravolgimento nel mercato cinematografico e tutti i colossi della pellicola stanno chiudendo i battenti a favore delle realtà digitali.

Il colosso aveva sue alternative: progettare la sua trasformazione o continuare a monopolizzare il mercato fino al momento di franare su se stessi.

In risposta alla sua domanda ogni stravolgimento industriale e sociale intacca gli interessi di qualcuno ma ormai ci troviamo in una situazione di non ritorno dove dobbiamo decidere se trovare delle alternative e fare business su quelle oppure franare su noi stessi.

 

Ringraziandola per il tempo e l’attenzione che ci ha dedicato le chiedo, in conclusione, di commentare le parole pronunciate dall’oncologo Lorenzo Tomatis a pochi mesi dalla sua morte, nell’aprile 2007, a proposito degli inceneritori: “Difficilmente le nuove generazioni ci perdoneranno per questo suicidio ambientale”.

 

Sono sicuro che questa frase l’abbia detta come un monito costruttivo da dove poter ripartire e reagire.

Dobbiamo essere tutti consapevoli che la terra è un circuito chiuso, siamo pesciolini in un acquario ed non abbiamo un acquario di riserva.

Anche i potenti devono capire che i loro figli e nipoti non hanno un acquario di riserva.

Credo che sia possibile cambiare le cose.

Credo sia un obbligo verso i nostri figli tentare di cambiarle.



 

 

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