N. 12 - Dicembre 2008
(XLIII)
Philipp
Jacob Spener
pietismo e collegia
pietatis
di Francesco Arduini
La forza dirompente delle prediche di Philipp Jacob
Spener, la sua determinazione al cambiamento, il suo
programma di rinnovamento, non nacquero dal nulla.
Egli crebbe in un ambiente che si nutriva delle idee di
Joahnn Arndt, uno degli autori luterani maggiormente
letti nel secolo XVII e XVIII. Joahnn Arndt nacque nel
1555 (l’anno in cui venne sancita la Pace di Augusta) a
Edderitz nello Harz. Studiò teologia a Helmstad, a
Wittenberg, e poi a Strasburgo e a Basilea. Nel 1583
divenne pastore a Badeborn.
Per comprendere appieno la figura di Spener è necessario
spendere alcune parole sulla predicazione di Arndt: cosa
aveva di tanto particolare?
Egli mise in risalto il carattere pratico legato alla
fede cristiana da lui intesa come quotidiana imitazione
della vita di Cristo. Rifacendosi alla mistica medievale
di Bernardo di Chiaravalle, Taulero, ed altri,
sottolineava l'importanza della configurazione interiore
della religiosità.
La sua opera più diffusa, in più volumi il cui primo
edito nel 1605, era intitolata: “Quattro libri del vero
cristianesimo, della salutare penitenza, del sincero
dolore dei peccati, della vera fede, della vita santa di
coloro che sono autenticamente e veramente cristiani”.
Fino quasi alla fine del secolo XVIII quest'opera, nota
con il titolo breve Del vero cristianesimo venne
stampata decine di volte e fu tradotta e letta in
moltissime lingue. In essa ebbe a scrivere: “Quale grave
e vergognoso abuso del santo Evangelo sia stato commesso
in quest'ultima generazione lo attesta a sufficienza,
caro lettore cristiano, l'empia e impenitente vita di
coloro che si gloriano di Cristo e della sua parola con
la bocca ma conducono una vita niente affatto cristiana,
come se vivessero non tra cristiani ma tra pagani”. E
ancora: “Molti ritengono che la teologia non sia
nient'altro che una scienza, un'arte oratoria; viceversa
essa è un'esperienza vivente, un esercizio pratico. Oggi
dì ognuno studia per poter diventare celebre e famoso
nel mondo, ma nessuno vuole imparare ad essere pio...
dal nostro unico dottore e maestro Gesù Cristo nessuno
vuole imparare la mansuetudine e l'umiltà... Molti,
direi la maggior parte, si vergognano del santo esempio
di Cristo, ossia della sua umiltà e del suo
abbassamento... a proposito di questo il Signore dice: -
Se uno si vergogna di me in questa generazione adultera,
il Figlio dell'Uomo avrà vergogna di lui quando verrà
nella sua gloria”.
Arndt visse e predicò nella convinzione che “il vero
cristianesimo non consiste in parole o manifestazione
esteriori, ma nella fede vivente da cui scaturiscono i
buoni frutti ed ogni sorta di virtù, come da Cristo
stesso”; lo Spener riuscì a trasformare in realtà
tangibile il pensiero di Arndt e a dare corpo alle sue
idee, indubbiamente aiutato dal clima di “malessere”
spirituale che era tornato, se mai se ne andò, a
dilagare un secolo dopo la Riforma.
Joahnn Arndt morì nel 1621; quattordici anni dopo, il 13
gennaio del 1635, sarebbe nato Philipp Jacob Spener, a
Rappoltsweiler, nell'Alsazia superiore vicino a Colmar,
una zona e un paese che ancora oggi sono in grado di far
rivivere i tempi medievali con i loro antichi ambienti
inalterati. Fu indirizzato dai genitori alla carriera
ecclesiastica ed ebbe una profonda educazione religiosa
ispirata, come abbiamo visto, dalla figura di J. Arndt,
ma anche da alcuni puritani inglesi come Sonthomb, Bavly
e altri.
Nel 1651 si iscrisse all'Università di Strasburgo.
Studiò storia, filosofia, lingue e teologia. All'età di
ventinove anni, sposò Susanna Erhardt, da cui ebbe
undici figli. L'attività principale di Spener fu quella
della predicazione, accompagnata da un grande impegno
nell'educazione religiosa della gioventù. A trentuno
anni, nel 1666, accettò la nomina di decano dei pastori
di Francoforte sul Meno.
Colpito dalla povertà spirituale dei suoi parrocchiani,
iniziò un'energica azione moralizzatrice cercando di
rendere più vivo l'insegnamento catechistico e
organizzando, dal 1670, i collegia pietatis,
piccole comunità di devoti cristiani che si radunavano
allo scopo di edificare la propria fede e che furono poi
chiamati per dileggio “pietisti”.
Questi collegia pietatis, rapidamente
moltiplicatisi, allarmarono ben presto le autorità
costituite, che sostanzialmente temevano di perdere la
loro influenza “spirituale” e intravedevano il pericolo
di scissioni e formazioni di nuove chiese. L'opposizione
al pietismo fu vasta e accalorata, sebbene non
rappresentata da personalità che potessero competere,
per serietà e preparazione spirituale, con i seguaci di
Spener.
Questa “nuova” corrente cristiana esigeva la conversione
del cuore, da tradursi in buone azioni quotidiane, in
beneficenza e proselitismo; richiedeva uno sforzo
assiduo in vista della perfezione morale. In ogni
adunanza di credenti ciascuno aveva l'onere di assolvere
l'opera di edificazione e di elevazione religiosa.
Lo Spener riesce a fare “del pentimento cosciente e
dell'aspirazione spirituale alla santità, la condizione
preliminare indispensabile della partecipazione alla
grazia”. La santificazione personale la si raggiunge,
secondo Spener, attraverso un programma che include la
rinuncia agli inutili “diletti del mondo” e
l'apprezzamento per lo spirito missionario. E come tutti
i grandi movimenti ascetici, il pietismo si colora di
fervide aspettative escatologiche.
La forza del pietismo divenne inarrestabile quando,
cinque anni più tardi, nel 1675, Spener pubblicò il suo
famoso scritto Pia desideria, concepito come
prefazione alla ristampa di una raccolta di prediche di
J. Arndt, nel quale analizzava criticamente la
situazione della chiesa e proponeva un programma di
riforme. Quest’opera divenne il “manifesto” o la
Magna Charta del pietismo.
Dopo la pubblicazione, iniziarono gli attacchi contro
l'autore, soprattutto a proposito della costituzione di
queste piccole comunità devote che si raccoglievano
liberamente e che con questo scritto ricevevano forma e
vigore.
Anche i rapporti con le due Università sassoni, Lipsia e
Wittenberg, furono presto turbati in quanto Spener
criticava la scarsa preparazione teologica dei candidati
sassoni al ministero, che studiavano in quelle
Università. Ma le condizioni della Germania erano tali
che il pietismo venne comunque accolto con entusiasmo
anche dai ceti medi e alti. Sorsero ovunque gruppi di
studio biblico in cui fiorì una calda pietà cristiana; i
laici s'impegnarono fortemente nella chiesa, la moralità
si risollevò.
Con la ferma e pubblica convinzione di non concedere
spazio a scismi o eresie, esso divenne una realtà
intraecclesiale che, con il trascorrere del tempo,
penetrò nei Paesi Bassi, in Scandinavia, nella Russia, e
infine costituì un elemento fondamentale nella
colonizzazione del Nordamerica. Anche se ci furono
spinte separatiste, esse rimasero sempre piuttosto
deboli e la polemica nei riguardi della chiesa
costituita non assunse mai toni troppo aspri al punto da
incoraggiare scissioni; l'obiettivo era “rinnovare sé
stessi”.
Le sei esigenze fondamentali, evidenziate dallo Spener
nel suo scritto, furono:
maggiore diffusione e conoscenza della Scrittura;
più spazio per i laici;
onorare le virtù non meno delle dottrine;
rinuncia alle controversie;
più preparazione pratica e meno teologica nei pastori;
più predicazione edificante rispetto a quella
intellettuale;
Il caloroso invito che Spener rivolse a tutti coloro che
erano ben disposti, fu il seguente:
“Ponderate dunque se non sia un rimedio conveniente per
questo tempo che i predicatori cristiani stessi, nel
timore del Signore, sia per mezzo di uno scambio di
scritti tra loro stessi, sia pure attraverso la pubblica
stampa ... meditassero insieme su questi importanti
argomenti ed esaminassero attentamente ciò che forse può
essere utile alla comunità ... applichiamoci perciò
sempre più a individuare i nostri difetti e quelli del
resto della chiesa e a conoscere le malattie, ma anche a
cercare e a considerare i rimedi con zelante invocazione
di Dio e con la luce del suo Spirito... sforziamoci di
mettere in pratica, come ognuno può nella sua comunità,
ciò che abbiamo individuato come necessario ed utile”.
Come lo Spener spesso ricorda, la condizione ideale del
cristianesimo, verso la quale protendere tutti gli
sforzi, era quella delle origini, quando esso era
formato da piccole comunità che professavano un ideale
morale rigoroso, in un contesto politico avverso o
addirittura violentemente contrario; in tal senso Spener
arriva ad affermare che le persecuzioni erano il
migliore fermento della vita cristiana e in questo,
seppur non citandolo direttamente, pare di intravedere
una sua condivisione del pensiero di Tertulliano:
sanguis marthyrum, semen christianorum.
Spener morì a Berlino il 5 febbraio 1705; il pietismo
era ormai divenuto oggetto da una parte di esaltazione,
dall'altra di disprezzo. La sua influenza rimase
comunque notevole per tutto il Settecento e il suo
ideale è ancora oggi presente in certi ambienti
protestanti. Concezioni tipiche del pietismo come la
conversione personale, la nuova nascita, la
santificazione, l'evangelizzazione, entrarono a far
parte del patrimonio comune del protestantesimo
ortodosso della Germania.
A Wurttemberg sono avvenute anche le manifestazioni più
radicali del movimento, come lo stretto biblicismo e le
attese escatologiche. Il diffuso entusiasmo
escatologico, culminante nell'attesa di un imminente
ritorno del Cristo, dava luogo ad insofferenza nei
riguardi della chiesa ufficiale e a difficili rapporti
con l'ordine costituito. Di qui, la decisione di molti
di andare ad attendere la parousìa in zone remote
del mondo e la conseguente emigrazione verso la Russia e
l'America.
Conformemente alle predicazioni di Bengel, noto per la
sua edizione del NT pubblicata a Tubingen nel 1734, il
ritorno del Signore era atteso per l'anno 1836.
Come giustamente scrive il Menozzi: “Chi voglia capire
perché la Germania devastata e imbarbarita dalla guerra
dei Trent'anni sia divenuto il paese di Bach e di Kant,
non può ignorare l'impalpabile forza modellatrice del
messaggio pietista della conversione, dell'accentuazione
del valore inestimabile della rigenerazione nella vita
dei credenti”, ma spingendoci anche oltre, non si deve
temere di riconoscere la stessa “forza modellatrice”
nella maggior parte dei movimenti religiosi sparsi per
il mondo che nacquero e si diffusero nel periodo dei
Risvegli e dei Revivals, così come nella vita
e nelle arti di tutti coloro che respirarono le idee di
Philipp Jacob Spener.
Riferimenti bibliografici:
R.
Osculati, Pia desideria, Claudiana editrice,
Torino 1986.
U. Gastaldi, I movimenti di risveglio nel mondo
protestante, Claudiana editrice, Torino 1989.
E. Campi, Protestantesimo nei secoli, fonti e
documenti, Claudiana editrice, Torino 1991
Filoramo-Menozzi, Storia del Cristianesimo, vol.
III, Ed. Laterza, Bari 2001.
E. Buonaiuti, Storia del Cristianesimo, Ed.
Newton & Compton, Roma 2002. |