N. 147 - Marzo 2020
(CLXXVIII)
spazi
urbani
E
CORONAVIRUS
Confini spaziali, temporali, sociali, simbolici e mentali
di
Leila
Tavi
La
formazione,
l'attraversamento
e la
trasformazione
dei
confini
negli
spazi
urbani
sono
oggetto
di
studio
in
epoca
contemporanea
da
parte
di
filosofi,
sociologi
e
culturologi,
per
tracciare
una
mappatura
delle
identità
che
determinano
l'attuale
"contesto"
urbano.
In
questo
drammatico
momento
di
isolamento
globale,
più
che
mai,
questo
filone
di
studi
è
interessante
e
attuale.
Abbiamo
visto
come
la
limitazione
degli
spazi
urbani
influisca
drasticamente
sulle
interazioni
sociali
degli
abitanti,
con
le
misure
del
contenimento
del
Covid-19.
I
quartieri
rappresentano
una
sorta
di
sintassi
spaziale,
con
un
diverso
grado
di
permeabilità
sociale,
a
seconda
della
loro
posizione
nella
città,
dell’epoca
in
cui
sono
stati
realizzati,
alle
politiche
di
integrazione
o
segregazione,
già
in
atto
prima
della
pandemia.
I
risultati
della
correlazione
tra
le
attività
sociali
e le
politiche
di
integrazione
o
segregazione
messe
in
atto
dalle
istituzioni
e
dai
governi
locali
dimostrano
che
la
configurazione
spaziale
influisce
sull'uso
degli
spazi
urbani
da
parte
delle
persone,
nella
misura
in
cui
i
coefficienti
di
connettività
e di
clustering
sono
importanti
indicatori
delle
attività
sociali
e
dell’utilizzo
degli
spazi
integrati,
intesi
come
risultato
dell’interazione
dell’individuo
con
la
comunità
e
con
il
mondo
esterno.
La
configurazione
spaziale
è il
sistema
di
relazioni
interrelate
tra
gli
spazi
che
compongono
la
città,
il
quartiere
o
l'edificio.
Analizzando
il
concetto
di
sintassi
spaziale,
possiamo
dedurre
che
l'uso
e la
comprensione
del
funzionamento
dello
spazio
sono
influenzati
dalle
relazioni
tra
gli
spazi,
sia
se
si
tratta
di
un’intera
città,
che
di
un
singolo
quartiere
o di
un
solo
edificio.
La
sintassi
spaziale
è,
perciò,
basata
sullo
spazio
che
influisce
sulle
azioni
che
si
svolgono
al
suo
interno.
La
forzata
reclusione
in
casa
ha
drasticamente
mutato
il
comportamento
e le
abitudini
degli
individui.
Lo
spazio,
inteso
come
elemento
oggettivo
e
non
soggettivo,
presuppone
che
esso
sia
intimamente
legato
all'attività
umana
e
non
ne
sia
un
semplice
supporto.
Accettando
questo
postulato,
che
mette
in
luce
come
ci
sia
un’interazione
diretta
tra
lo
spazio
e i
suoi
occupanti,
affermiamo
che
tale
interazione
sia
in
un
certo
senso
“umanizza”.
L'analisi
dello
spazio
porta
inevitabilmente
alla
comprensione
della
società
e
viceversa.
Una
configurazione
spaziale
fornisce
un
probabile
campo
d'incontro
e di
presenza,
dove
l'azione
sociale
può
avvenire
e il
resto
è
solo
l'effetto
della
cultura.
La
combinazione
di
spazio
e
società,
o
configurazione
spaziale
e
attività
umane,
testimonia
la
potenza
della
sintassi
spaziale
come
strumento
analitico.
N
questo
particolare
momento
storico
ci
troviamo
di
fronte
alla
totale
assenza
di
azione
sociale,
in
quello
che
possiamo
chiamare
in-between
space,
uno
spazio
intermedio
tra
l’intimità
della
propria
casa,
per
esempio,
e le
attività
lavorative,
inglobate
in
modo
improvviso
con
lo
smart
working
in
questa
stessa
intimità.
Tale
repentino
cambiamento
ha
rivoluzionato
le
pratiche
sociali
e la
morfologia
urbana.
Questa
pandemia
che
sta
mettendo
a
dura
prova
il
mondo,
sottolinea
punti
di
forza
e
punti
di
debolezza
di
un
determinato
tessuto
urbano,
perché
la
forma
“fisica”
di
una
città,
fatta
di
spazi
pieni
e
spazi
aperti
che
si
alternano
nel
paesaggio
urbano,
può
adesso,
in
un
momento
di
emergenza
sanitaria,
influire
in
modo
determinante
sull’inclusione
o
sull’esclusione.
Saranno
i
quartieri
moderni
o
quelli
tradizionali
e il
loro
tessuto
compatto
o
aperto
a
favorire
un
maggiore
senso
di
comunità?
Certo,
il
senso
di
comunità
non
è
esclusivamente
legato
all'organizzazione
spaziale,
ma
l'integrazione
è
strettamente
legata
al
comportamento
spaziale
umano.
Quanto
peserà
sulle
nostre
relazioni
sociali
questo
lungo
periodo
di
reclusione?
Quanto
sarà
dannosa
la
temporanea
limitazione
dell’interazione
negli
outdoor
in-between
spaces?
Gli
spazi
all'aperto
costituiscono
il
luogo
in
cui
fioriscono
le
relazioni
sociali,
sono
teatro
di
pratiche
sociali,
rappresentano
il
legame
che
collega
lo
spazio
urbano
alla
casa.
La
gravità
della
situazione
ha
portato,
per
la
prima
volta
dal
dopoguerra
in
Europa,
a
una
limitazione
della
libertà
di
movimento,
che
speriamo
non
sia
percepita,
alla
fine
della
quarantena,
come
un
Lebensraum
da
riconquistare
con
forza,
ma
come
una
libertà
condivisa
e
scaturita
da
un
lungo
processo
di
integrazione
e da
una
visione
comune
del
futuro
e
del
progresso.
Per
un
approfondimento:
Boundaries
of
Identity
and
Spatial
Boundaries
of
the
City