contemporanea
SPANGLISH
UN INCONTRO (LINGUISTICO) TRA CULTURE
di Luigi De Palo
Il termine Spanglish fu coniato
negli anni Quaranta del Novecento dal
linguista portoricano Salvador Tió e
unisce le parole “Spanish” e “English”.
Non a caso a coniare il termine fu
un’abitante di una nazione con una forte
tradizione bilingue inglese e spagnola e
dunque terreno fertile per la nascita di
una nuova lingua derivante da questo mix
di culture.
Dopo che Porto Rico divenne un
territorio degli Stati Uniti nel 1898,
l’esercito degli Stati Uniti e la prima
amministrazione coloniale cercarono di
imporre la lingua inglese ai residenti
dell’isola. Tra il 1902 e il 1948, la
lingua principale di insegnamento nelle
scuole pubbliche era l’inglese.
Attualmente Porto Rico è uno dei pochi
stati ad avere sia l’inglese che lo
spagnolo come lingue ufficiali, di
conseguenza molte parole dell’inglese
americano si trovano ora nel vocabolario
dello spagnolo portoricano.
La presenza di culture così diverse ha
dunque portato alla nascita di un
linguaggio ibrido che si è venuto a
formare dall’influenza della lingua
spagnola con la lingua inglese.
Conseguenza di questa influenza è che lo
Spanglish viene parlato al giorno
d’oggi da moltissime persone, sia da chi
ha come lingua madre lo spagnolo, e
parla anche inglese, sia da chi ha
l’inglese come lingua madre e ha
imparato lo spagnolo. Non si tratta
dunque di un uso sporadico di parole
inserite a caso nello spagnolo o
nell’inglese, bensì di un’autentica
fusione delle due lingue, soprattutto
nel linguaggio colloquiale.
Negli Stati Uniti lo Spanglish
viene usato da una buona parte della
popolazione di origine ispanica e tra i
giovani si è diffuso soprattutto grazie
a internet. Non a caso proprio negli
Stati Uniti, dove sono presenti più di
35 milioni di latini. Il motivo è che
spesso lo Spanglish in un dialogo
viene utilizzato per colmare le carenze
di vocabolario da parte di uno dei due
interlocutori, per cui è nato questa
sorta di ibrido linguistico, il tutto
ovviamente a discapito della purezza
linguistica come, e lo vedremo a breve,
molti detrattori dello Spanglish
sostengono.
Lo Spanglish era presente fin dai
tempi coloniali, in particolare con la
colonizzazione americana del Messico nel
XVII secolo, diffondendosi
successivamente con la massiccia
migrazione dei latino americani negli
Stati Uniti d’America nel secondo
dopoguerra. Nell’Ottocento i messicani
iniziarono a introdurre termini spagnoli
come simbolo di resistenza ai dominatori
americani, mentre nel Novecento la
convivenza tra latini e americani diede
come risultato una naturale
contaminazione delle due lingue, a
dimostrazione di ciò la popolarità che
ha guadagnato negli ultimi anni con una
presenza sempre più massiva nei media,
in televisione, in letteratura (Yo-Yo
Boing! di Giannina Braschi
(1998) è il primo romanzo in
Spanglish); nel cinema (pensiamo ad
esempio al film Spanglish del
regista James L. Brooks); e nella musica
(un esempio sono i Molotov, un gruppo
metal/rap che canta appunto in
Spanglish).
Addirittura negli Stati Uniti sono nati
corsi universitari dedicati proprio allo
Spanglish, rendendo evidente che
non è solo un fenomeno orale o
minoritario, ma un vero e proprio modo
di esprimersi con una sua dignità. Un
altro esempio di contaminazione lo
possiamo riscontrare anche nella
gastronomia con la nueva cocina
latina, un mix di sapori e prodotti che
altro non è che l’incontro di culture
diverse.
Lo Spanglish presenta due
principali varianti: spagnolo, con un
elevato uso di termini provenienti dalla
lingua inglese (tradotti e non); o
inglese, con elevato uso di vocaboli
provenienti dalla lingua spagnola. In
generale la stragrande maggioranza dei
latini che vive negli Stati Uniti si
caratterizza per essere bilingue e usare
quotidianamente entrambi i linguaggi.
Questa caratteristica ha portato a
continui contatti tra le due lingue,
influenzandole entrambe eportando a una
fusione culturale innegabile:
l’ispanizzazione degli statunitensi e la
forte inglesizzazione degli ispanici.
I linguisti hanno ovviamente studiato a
fondo tale fenomeno, indentificandolo
come code-switching, ovvero un
alternarsi di entrambe le lingue quando
si parla, con poche regole e molte
varianti lessicali, morfologiche,
sintattiche e discorsive, ma ha
scatenato anche tante polemiche, in
particolare se può essere considerato un
linguaggio legittimo e sul concetto
stesso di linguaggio.
I più conservatori ritengono che non si
può considerare una vera e propria
lingua, dato che non è la lingua madre
di nessun popolo, al contrario delle
lingue da cui proviene. Molti linguisti
infatti ritengono lo Spanglish
una volgarizzazione dell’inglese e dello
spagnolo e per questo motivo non può
rientrare nella categoria né di lingua
né di dialetto. Viene insomma percepito
come una semplice sovrapposizione di
inglese e spagnolo e per questo non
potrà mai avere la dignità di lingua.
Altri invece la reputano una vera e
propria lingua in considerazione della
quantità di persone che la parlano.
Originariamente parlato per lo più nelle
zone di confine tra Messico e Stati
Uniti (Colorado, Texas, California e
Arizona), lo Spanglish si è poi
diffuso nelle zone americane con una
grande concentrazione di ispanici (ad
esempio New York). Essendo parlata da
milioni di persone ed essendo ormai
sdoganato il suo utilizzo in diversi
ambiti, lo Spanglish è da
considerare a tutti gli effetti come una
lingua.
A tal
proposito l’artista e scrittore
messicano Guillermo Gomez-Pena ci parla
così del suo rapporto con lo
Spanglish: «Molti
messicani che, come me, hanno vissuto
vari anni negli Stati Uniti e poi
tornano alla loro terra di origine si
sentono e sono stranieri. Il Messico ci
dice che non siamo messicani e gli Stati
Uniti ci ripetono ogni giorno che non
siamo anglosassoni. Solo lo Spanglish e
la sua cultura ibrida mi hanno conferito
quella cittadinanza che entrambe le
nazioni mi hanno negato».
Vediamo ora alcuni esempi. Possiamo
vedere come nella forma scritta dello
Spanglish molte parole inglesi
vengono “ispanizzate”: è il caso di
“night” che diventa “nait”; “trouble”
che diventa “tràbol”; oppure “meeting”
che diventa “mitin”.
Il lessico dello Spanglish è veramente
molto ricco ad esempio nell’informatica:
-
la
parola inglese chat in Spanglish
diventa “chatear”.
-
ll
verbo inglese to click in
Spanglish diventa “clikear”.
-
il
verbo inglese to print in
Spanglish diventa “printear”.
-
È interessante sottolineare questo
utilizzo in un ambito globale come
quello dell’informatica, a dimostrazione
della grandissima forza e personalità
della lingua spagnola che, piuttosto che
lasciarsi sopraffare dall’uso smodato di
termini inglesi, preferisce adottarli
apportando loro alcune modifiche, con
soluzioni molto particolari e
interessanti.
Nella lingua parlata poi sono
innumerevoli gli esempi:
-
il
termine glass (inglese), vaso
(spagnolo), diventa “glasso”.
-
il
verbo start (inglese), prender
(spagnolo), diventa “startear”.
-
il
verbo to shop (inglese), ir de
tiendas (spagnolo), diventa
“chopear”.
Oppure l’uso di copiare espressioni
inglesi e spagnolizzarle:
-
“seeyousoon”
trasformato in “te veo”.
-
“I’ll
call you back” trasformato in “te
llamo para atras”.
-
“He’sgoing
to run for president” trasformato in
“va a correr para la presidencia”.
In conclusione possiamo dire che,
nonostante l’avversione di molti
linguisti nei confronti dello
Spanglish e della sua natura ibrida,
il fenomeno culturale e linguistico ha
assunto un’importanza tale da non poter
essere semplicemente ignorato.
La questione non è semplice, se
consideriamo infatti lo Spanglish
come lingua dobbiamo però anche tenere
in considerazione che ancora oggi non ha
delle regole grammaticali o di
ortografia definite, anche perché non
esiste un solo Spanglish: lo
Spanglish parlato dai portoricani a New
York è ad esempio diverso da quello
parlato dai messicani o dai cubani a
Miami. E se ci pensiamo anche in Europa
abbiamo un nostro esempio di
Spanglish, ossia a Gibilterra dove
si parla un mix di inglese e spagnolo.
Ma al tempo stesso dobbiamo anche
considerare che lo Spanglish è
una lingua nuova, in qualche modo una
lingua del futuro, alla quale non per
forza si devono applicare le stesse
regole delle “lingue vere”, in quanto
quest’ultima è chiaramente una lingua
dinamica e in continua evoluzione: essa
è l’incontro di culture diverse e
l’evolversi costantemente fa parte del
suo DNA. |