N. 11 - Aprile 2006
SPAGHETTI SPY STORY
Laziogate: cospirazione o spionaggio all'amatriciana?
di Stefano De Luca
Alle sei di mattina del
9 febbraio scorso tra Milano, Roma, Firenze, Padova e
Novara è scattata un'operazione che ha portato in
manette ben undici investigatori privati, due
marescialli della Guardia di Finanza, un ispettore di
Polizia e due uomini di Telecom Italia. Perquisito
l'ufficio del portavoce dell'ex Ministro della Salute
Francesco Storace, Niccolò Accame, lo scandalo
ha assunto contorni inquietanti con pesanti
ripercussioni sulla credibilità della politica
italiana. Una storia fatta di spioni, di informazioni
personali vendute per quattro spiccioli, di corruzione
e di segreti d'ufficio violati. Una storia che,
notizia del 30 marzo, vede iscritto nel registro degli
indagati quello che era stato individuato da molti
come il 'grande burattinaio', Francesco Storace.
Tutto è cominciato un anno fa
quando un candidato della lista Storace ha denunciato,
durante la campagna elettorale per la Regione Lazio
del 2005, che la lista Alternativa Sociale di
Alessandra Mussolini avesse aggiunto alcune firme
false per raggiungere il minimo richiesto dalla legge
per presentarsi alle elezioni. Per verificare i dati
anagrafici dei firmatari, però, qualcuno si è
introdotto senza autorizzazione nei computer degli
archivi informatici del Comune di Roma. La nipote del
Duce accusò immediatamente Storace di aver violato
ogni regola di correttezza, ribattezzandolo
Storhacker. Cadde una sola testa, quella di
Mirko Maceri, direttore di Laziomatica, società di
informatica della Regione Lazio. Poi il caso sembrò
smorzarsi fino al 9 febbraio 2006, quando sono partite
le ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip
milanese Paola Belsito e la perquisizione dello studio
di Accame.
A
finire in prima pagina sono stati due 007 della Ssi,
una società di investigazioni private al servizio
dell'allora Ministro della Salute Francesco Storace,
Pierpaolo Pasqua e Gaspare Gallo. La Ssi
era stata contattata da Storace per bonificare i suoi
uffici nella sede della Regione Lazio, ma da quanto è
emerso dalle indagini non si è mai limitata a questo
compito. Pasqua e Gallo vennero filmati dai
carabinieri mentre montavano la guardia sotto il
comitato elettorale di Piero Marrazzo in via
Lega Lombarda a Roma a bordo di una Y10, e filmavano
tutte le persone che entravano e uscivano.
La chiamavano vicenda "Qui, Quo e Qua", dove
Qui stava per Alessandra Mussolini, Quo per Piero
Marrazzo e Qua per un personaggio che non è stato
ancora identificato. Con i tre nomi disneyani i
detectives definivano gli oggetti del presunto
spionaggio politico. Questi alcuni dialoghi
intercettati e resi pubblici dagli inquirenti:
24 febbraio 2005, ore 20.08, Nicolò Accame chiama
Pierpaolo Pasqua.
N. "Ciao sono Nicolò come
procediamo?".
P. "Sabato o domenica riusciamo a
fare l'intervento".
N. "Tu hai bisogno di niente da me?
di altre cose che ti dica o sei già arrivato dove
volevi? Hai avuto riscontro su quel nome che ti ho
dato?".
P. "Sto avendo tutti i riscontri
necessari".
26 febbraio, 19,01, Pierpaolo
Pasqua parla con Gaspare Gallo di come condurre
l'operazione "Qui", quella della Mussolini.
G. "Bisogna entrare al momento
giusto e far sparire le cose al momento giusto".
P. "Io te l'avevo detto che prima o
poi ce la chiedevano una zozzata".
3
marzo, ore 4,33, un giorno prima della chiusura delle
liste Pasqua riceve una telefonata di un uomo non
identificato, la Procura sospetta che l'uomo si trovi
nella sede di Alessandra Mussolini.
P. "Quanti ne hai?".
U. "Ne ho fatte 5 per 80 fogli,
quindi 400 fogli con 5 ripetizioni".
P. "Sono 3200 comunque invalidi,
perfetto, sono sufficienti".
5 marzo, 17.30, Pasqua e
Gallo discutono su come denunciare anonimamente le
"irregolarità" della Mussolini.
P. "Hai tu una scheda non
riconducibile a qualcuno? Devo mandare un telegramma
che deve essere anonimo".
G. "Anonimo lo posso fare anche da
un bar".
P. "Però il telegramma ti
addebitano il costo su una bolletta".
G. "Ma scusa se vado alla posta a
farlo e non do i miei documenti?".
P. "Certo che ti chiedono i
documenti, se vado da un pony express ho paura che non
faccio in tempo e in ogni caso mi chiedono i
documenti, porca puttana non so come fare. Tutto fatto
bene tutto lavorato, tutto costruito e adesso non so
come cazzo fare. E se freghi il telefonino a
qualcuno?".
G. "Eh si può fare, lo frego a
qualcuno".
P. "Fai sta cosa e poi glielo fai
ritrovare".
G. "E' un bel casino... lettera
anonima niente?".
P. "Se potevo imbustà 'na lettera
avevamo risolto, ma non gli arrivava domani".
1 marzo, ore 22,06, Pasqua
commenta con la moglie la chiusura dell'operazione
Qui, relativa alla Mussolini, e l'inizio dell'indagine
Quo su Marrazzo:
P. "Fra oggi e dopodomani chiudiamo
Qui, poi bisogna cominciare ad occuparsi di Quo e di
Qua".
C. "Ma non può essere una cosa un
po' pericolosa?"
P. "Un pochetto sì, non c'è niente
di pericoloso"
C. "Speriamo che non si hanno guai"
P. "No basta che rivincano, perché
devono rivincere, perché se no se non rivincono tutti
a casa andiamo..."
C. "Vabbè scusa se non rivincono
loro chi vince? Marrazzo?".
22 marzo, ore 18,15, Gallo parla
col maresciallo Franco Liguori (suo complice) per
scovare i redditi della moglie di Piero Marrazzo
(Roberta Sardoz).
F. "Ueh senti, Sardo Rosarita per
me non esiste, ho provato con Sardo, con Sardi, solo
con Rosa, solo con Rita, in tutti i modi possibili
immaginabili, hai il codice fiscale tu per caso?"
G. "Non ce l'ho dietro, però.
Comunque l'ho verificato, è corretto".
F. "Eh vedi corretto corretto, ma
pure con Marrazzo, alla fine, era Pietro e non era
Piero".
G. (gli detta il codice fiscale)
F. "Allora Serdoz Roberta non
c'entra proprio un cazzo con quella... La data di
nascita corrisponde 10.8.68".
G. "Questa è l'intestazione di un
telefonino, quindi che cazzo hanno scritto... l'hanno
estrapolato probabilmente hanno scritto una cosa per
un'altra". Dieci minuti dopo viene intercettato un Sms
del maresciallo a Gallo: "Ma non facevi prima a dirmi
che era la moglie di Marrazzo?". Sms di risposta: "Non
lo sapevo".
5 aprile, ore 10 e 39, il
maresciallo Liguori chiama Gallo.
L. "Senti un po' ma adesso che ha
perso le elezioni ti paga lo stesso?"
G. "Veramente mi ha già pagato".
Quella che era nata come una storia di semplice, pur
grave, violazione della privacy e della riservatezza
dei dati personali, si è trasformata in un
watergate all'italiana. Di fronte allo scandalo
che ha visto coinvolti i suoi più stretti
collaboratori Storace, dopo aver professato ai quattro
venti la sua completa estraneità ai fatti, il 10 marzo
ha rassegnato le dimissioni da Ministro della Salute
per "evitare ogni strumentalizzazione politica della
vicenda". Una mossa senza dubbio intelligente, che non
ha comunque arrestato lo svolgimento dell'inchiesta.
Quello che risulta subito evidente è la superficialità
con la quale gli 007 hanno agito tanto che non sembra
improprio parlare di spionaggio all'amatriciana,
tanto rudimentale e grezzo quanto minaccioso e
pericoloso per la democrazia italiana.
"Il semplice sospetto – si è difeso
Storace - che io possa aver architettato una manovra
contro i miei avversari politici mi addolora e mi
indigna. Sento il diritto di conoscere in tempi
brevissimi la verità, perché nulla è più importante
del mio onore personale e politico. Non vedo l'ora che
qualcuno si decida a formulare una sola accusa contro
di me". Detto fatto, il 30 marzo il suo nome è stato
iscritto nel registro degli indagati per "concorso in violazione
di sistema informatico".
Nel frattempo i sospetti
diventano realtà:
confessano i due marescialli corrotti
della Guardia di Finanza che spiavano Piero Marrazzo,
confessa il tecnico della Ssi che faceva da
intermediario pagandoli 250 euro per ogni spiata,
confessano gli operatori infedeli di Telecom. Confessa
Gaspare Gallo, l'uomo-chiave della vicenda, che
attribuisce l'onere del mandante ad alcuni
esponenti politici vicini a Storace che avevano tutti
gli interessi a vincere le elezioni del 2005, negando
però ogni coinvolgimento dell'ex Ministro. Rimane l'inquietudine per una
vicenda che, similmente ad un reality show, dimostra
quanto tutti noi siamo spiabili ed alla mercè di
chiunque voglia comprare, con alcune decine di euro,
la nostra libertà. |