STUDENTI IN ARMI
8 aprile 1848, LA BATTAGLIA DI SORIO
di Raffaele Pisani
Nello stesso giorno nel quale le
truppe piemontesi ebbero il loro
primo confronto, vittorioso, con gli
Austriaci a Ponte di Goito, a Est
del quadrilatero, che comprendeva le
città fortificate di Verona,
Legnago, Mantova e Peschiera del
Garda, si svolse un fatto d’armi che
si proponeva di contribuire alla
cacciata degli Austriaci, in quel
momento in serie difficoltà, dal
Regno Lombardo-Veneto. A Praga, a
Budapest e nella stessa Vienna
richieste di radicali riforme si
accompagnavano a violente rivolte.
Il governo imperiale rispondeva con
qualche concessione e,quando la
situazione lo consentiva, con azioni
repressive.
Milano aveva cacciato la guarnigione
austriaca nelle famose Cinque
Giornate, dal 18 al 22 marzo, ma
solo a cose avvenute, sollecitato
dai moderati, Carlo Albert muoverà
le sue truppe contro l’Austria.
Negli stessi giorni anche Venezia
insorgeva e veniva proclamata la
Repubblica di San Marco, nella quale
si mescolavano nostalgie per un
glorioso passato dogale con
aspirazioni di italianità,
monarchica o repubblicana, federale
o unitaria che fosse. In ogni caso,
per poter attuare questi progetti
era necessario liberare il
territorio dalle truppe straniere.
In tale situazione gli Austriaci,
incalzati dai rivoluzionari e dalle
truppe pontificie del generale
Durando, che andando oltre i compiti
assegnati di sorveglianza del
confine, si erano unite nella
guerra federale, pensarono bene
di ritirarsi in Verona. In quasi
tutto il Veneto nelle principali
città si formarono dei governi
provvisori, più o meno collegati con
Venezia.
Vicenza, il capoluogo di provincia
più a Ovest di questa Repubblica
Veneta, credeva di poter dare una
mano ai Piemontesi impegnati a Sud
del Lago di Garda. Idealità
patriottico-romantiche, spirito di
avventura, mescolati anche a impulsi
meno nobili diedero vita a un’armata
di volontari perlopiù costituito di
studenti dell’Ateneo patavino.
Questi erano suddivisi in formazioni
denominate legioni, corpi franchi,
guardie civiche, c’era molta
confusione e i quadri di comando
erano poco definiti.
Il generale Marcantonio Sanfermo,
ufficiale napoleonico e poi
austriaco, comandava questa armata
eterogenea, mentre a capo delle
varie formazioni c’erano più tecnici
e uomini di cultura che ufficiali
regolari. Anche l’abbigliamento era
estremamente vario, l’unico elemento
che accomunava era una croce, in
onore di Pio IX, da cui il nome di
crociati. L’armamento era
estremamente scadente: vecchi
fucili, sciabole arrugginite e
perfino lance ricavate da elementi
di cancellate, c’era pure un paio di
cannoni, che verranno trasportati
con grande fatica da pariglie di
buoi.
Il generale Sanfermo conosceva bene
il territorio e la sua disposizione
delle forze si rivelò ben oculata,
la strada postale che collega Verona
e Vicenza, l’odierna Provinciale 11
Padana Superiore, era la direttrice
privilegiata per spostamenti veloci
di truppe, in un senso e nell’altro,
e la zona tra Sorio di Gambellara e
Montebello Vicentino costituisce un
ampio corridoio che separa i Monti
Lessini dai Colli Berici.
Il controllo del Ponte della
Fracanzana sul torrente Chiampo e
l’occupazione dello sperone roccioso
a monte di Sorio costituivano delle
buone premesse per affrontare
adeguatamente le truppe austriache
del colonello, principe Federico di
Liechtenstein, che avevano messo in
atto una manovra preventiva. Si
rimprovera al generale la sua
eccessiva fiducia nell’arrivo dei
volontari pontifici, invano attesi.
Le forze in campo vedevano 3.000
soldati imperiali contro un numero
di poco inferiore di volontari
italiani; la sproporzione non era
negli effettivi ma nell’armamento e
nella disciplina militare. Chi
comanda dei volontari deve in primo
luogo guadagnarsi la stima di chi ha
deciso di seguirlo nell’impresa; le
situazioni di pericolo possono
provocare ripensamenti e anche
fughe.
Il primo colpo di cannone austriaco
tuonò nella notte tra il sette e
l’otto in una località chiamata
Torri di Confine e questo costrinse
il gruppo di volontaria riparare in
posizioni più arretrate. Sarà sulle
colline intorno a Sorio di
Gambellara che si verificheranno i
più accesi scontri fra le fucilerie
contrapposte e che vedranno ben
presto il prevalere delle armi
austriache. La tenace generosa
azione di quei giovani dovette
soccombere a fronte di armi e
tecniche militari ben collaudate.
I comandi austriaci diedero l’ordine
di non avanzare oltre, permettendo
così al resto delle forze venete di
rientrare a Vicenza, dove nei giorni
seguenti vennero celebrate solenni
esequie ai caduti, circa una
cinquantina da parte italiana.
L’intervento del Vescovo, mons
Giuseppe Cappellari che benedì le
salme, ben esprime il suo spirito
patriottico. Il canonico don
Giuseppe Fogazzaro, zio paterno del
noto scrittore Antonio, pronunciando
un solenne discorso commemorativo,
esaltava e benediva i patri valori
per i quali questi giovani si erano
immolati.
Il presente avvenimento non viene
praticamente considerato dalla
storiografia nazionale e anche
riferendosi al Quarant’otto veneto
passa in secondo piano.
È certo che nella storia ci
sono fatti più o meno rilevanti,
anche se a volte le narrazioni e
magari il nome del narratore hanno
un peso rilevante nella relativa
popolarità.
Nel nostro caso abbiamo le versioni
dei contendenti,da parte austriaca,
nella Relazione Ufficiale della
campagna 1848-49, pubblicata nel
1852, il maresciallo Karl Schoenhals
riporta il seguente testo:
«Mentre si combatteva a Goito,
Radetzky mandò il general maggiore
principe Federico di Liechtenstein
con un distaccamento presso
Montebello, dove si era stabilito un
corpo di crociati […]. Il
combattimento fu breve […].Dié
l’assalto al ponte del Chiampo,
prese due cannoni ed entrò d’assalto
in Montebello dove fu ricevuto a
colpi di moschetto […]. A Sorio
Liechtenstein incontrava qualche
maggior resistenza che però fu
facilmente superata dalle truppe e
pure qui prese due cannoni e volse
il nemico in disordinata fuga verso
Vicenza. In quest’incontro avemmo
due morti e nove feriti. Il nemico
lasciò sul terreno da sessanta a
ottanta uomini e Liechtenstein
condusse a Verona un buon numero di
prigionieri, quali avevano
somiglianza più che di soldati di
una banda di malfattori. […]. I
volontari veneti avevano ricevuto
una lezione».
Il generale Sanfermo redasse
un’ampia relazione alla Repubblica
di Venezia, alla quale la città
berica si sentiva di appartenere,
riportiamo qualche breve tratto:
«Le divisioni mobili erano nella
mattina del giorno 7, così disposte:
300 uomini guarnivano Torre di
Confine, che una compagnia
congiungeva con la Fracanzana; 6
Compagnie della Legione Padovana
presidiavano le alture tra Mason e
Sorio; una Compagnia vegliava sul
ponte della Fracanzana, il rimanente
della Legione era a Montebello. Tra
la Favorita e Lonigo dividevasi la
Legione vicentina. Tra Sarego e
Meledo, la Trevigiana. […] I
Crociati, inquieti, mi accusavano di
inattività, minacciavano di marciare
anche contro i miei ordini.
Inebriati di troppo ardore, e
inesperti, volevano progredire
inconsideratamente, e a renderli più
intolleranti ancora, sopravvennero
piogge ostinatissime e copiose.
Potevo forse ritirarmi? E se lo
avessi ingiunto, sarei stato forse
obbedito?[…] I primi scontri furono
per noi felicissimi, e fino alle tre
pomeridiane le colonne nemiche erano
anche retrocesse. I Crociati si
erano rianimati, ed era forse a
sperare in un esito felice quando il
nemico sboccando con forze di gran
lunga superiori alle Compagnie che
guernivano le colline, le attaccò
violentemente appoggiando l’attacco
con quattro pezzi di artiglieria
volante. La zuffa divenne
caldissima, vi accorsi subito con il
bravo Comandante Bucchia,
conducendovi a stento un altro pezzo
d’artiglieria; ma nel frattempo
volle sfortuna che tutti i Crociati
dalle altre posizioni abbandonassero
ogni difesa, compresi da panico
terrore».
In data 12 aprile 1848 anche il
comandante del Corpo Franco di
Schio, capitano Arnaldo Fusinato,
patriota e poeta, lasciò una sua
relazione al Comitato Dipartimentale
di Vicenza. Segnalando coloro che si
erano distinti coraggiosamente nelle
operazioni, descriveva una
situazione caratterizzata da grande
ardimento nel difendere le posizioni
e nel portare al sicuro
dall’oltraggio dei nemici le insegne
di libertà.
Un anonimo presente, non si sa a
quale titolo, al Ponte della
Fracanzana nelle Memorie di un
proscritto narrava con distacco
ironico le disavventure dei Crociati
e la ritirata precipitosa del
generale Sanfermo, per mettersi al
sicuro.
Negli anni Trenta del Novecento,
Bruno Munaretto, riflettendo su di
un diario inedito di P.M. Cenzatti
di Montebello, ebbe modo di spiegare
lo svolgimento delle operazioni,
delle due formazioni in conflitto
fino all’infelice epilogo per i
Crociati. Nel racconto il
comportamento del comandante,
generale Sanfermo, appare dignitoso
anche nel momento della sconfitta.
Per gli Austriaci, che nello scontro
avevano avuto perdite molto
limitate, le preoccupazioni venivano
dal teatro operativo a Sud e a Est
del Lago di Garda, seguirà nello
stesso mese, la Battaglia di
Pastrengo, il 30 aprile, poi gli
scontri di Curtatone e Montanara e
la seconda Battaglia di Goito 30
maggio, avvenimenti che parevano
mettere in pericolo la permanenza
imperiale nel Lombardo-Veneto. Ecco
quindi l’utilità di azioni come
queste, che potevano distogliere
parte delle forze impegnate nel
conflitto.
Saranno le truppe austriache
provenienti da l’oltre-Isonzo a
riconquistarela terraferma veneta e
Vicenza verrà punita duramente, con
assedi, bombardamenti e anche atti
di barbarie di cui si renderanno
responsabili alcuni reparti.
L’anno successivo all’annessione del
Veneto all’Italia, precisamente
l’otto aprile 1868, venne innalzato
un obelisco sulle alture collinari
che avevano assistito al generoso
sacrificio di questi giovani
patrioti.
Una testimonianza iconica
dell’evento che aveva visto come
protagonisti tanti studenti
dell’Università di Padova si può
ammirare nelle pareti della basilica
di Palazzo Bo. Il trasporto dei
cannoni, gli scontri con armi da
fuoco e armi bianche e gli incendi
dei casolari, già descritti da chi
li aveva vissuti, trovano in questo
luogo di cultura accademica il loro
corrispettivo nelle immagini del
pittore Pino Casarini.
Riferimenti bibliografici:
Kozlovic A., La battaglia di
Sorio. 8 aprile 1848, Edizione a
cura dei Comuni di Gambellara -
Montebello - Lonigo, 1998.
La Marmora A., Alcuni episodi
della guerra nel Veneto. Ossia
Diario del generale Alberto Della
Marmora dal 26 marzo al 20 ottobre
1848. Con documenti ufficiali,
Segati, Milano 1915.
Meneghello V., Il Quarant’otto a
Vicenza. Storia documentata,
Edizioni Giovanni Galla, Vicenza
1898.