[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

175 / LUGLIO 2022 (CCVI)


contemporanea

L’incendio di Smirne
Il tragico epilogo della guerra greco-turca

di Alessio Guglielmini

 

«I fuochi fioriscono in tutto il quartiere armeno. Come milioni di lucciole le scintille volano sopra la città buia inseminando ovunque germi di un incendio».

 

È così che Jeffrey Eugenides descrive l’inizio dell’incendio di Smirne, divampato mercoledì 13 settembre 1922, nel suo romanzo Middlesex. Se questa istantanea inaugura di fatto la saga della famiglia Stephanides, nelle persone di Lefty e Desdemona, fratello e sorella sfuggiti alle fiamme, nella realtà storica la tragedia di Smirne sancisce la fine del conflitto greco-turco innescato dalla Prima Guerra Mondiale.

 

La vicenda si colloca infatti in un complesso scenario strategico e militare. La conquista di Smirne da parte dei greci nel maggio del 1919 è innanzitutto esito dell’avventurismo del primo ministro Eleutherios Venizèlos. Quest’ultimo, come sottolineato da Margaret MacMillan, si presenta in pompa magna alla Conferenza di pace di Parigi, suscitando l’entusiasmo dei suoi interlocutori; il Presidente americano Woodrow Wilson lo etichetta addirittura come “l’uomo più grande che avesse mai incontrato”.

 

Il 3-4 febbraio 1919, il Primo Ministro ellenico illustra le rivendicazioni del suo popolo. Aspirazioni importanti che si rifanno allaMegàli Idèa, la grande idea di una Grecia tornata ai fasti antichi che anima da tempo i circoli patriottici. Benché la Grecia sia intervenuta in maniera discontinua a fianco dell’Intesa, le richieste di Venizèlos sono rilevanti: la parte meridionale dell’Albania, ovvero l’Epiro settentrionale; l’area occidentale della Tracia più alcune isole; un ampio territorio in Asia Minore che lungo la costa meridionale del Mar di Marmara arriva fino a Smirne.

 

Proprio Smirne, appunta Richard Clogg, è, insieme al suo territorio, il sogno principale della Megàli Idèa. Una Smirne che tuttavia fa gola anche agli italiani che, nel marzo del 1919, cominciano a sbarcare i loro contingenti nell’area, provocando l’allarme generale di tutte le potenze confluite a Parigi. Col pretesto di proteggere la popolazione greca locale, Venizèlos, appoggiato da Lloyd George, Primo Ministro britannico che ha ottenuto il parere positivo del suo omologo francese, Clemenceau, e di Wilson, inizia l’occupazione della città; è il 15 maggio.

 

Come temuto da altri esponenti del governo britannico, tra cui Lord Curzon, Ministro degli Esteri, l’invasione ellenica di Smirne destabilizza la zona dove le bande rivali di greci e turchi iniziano presto a darsi battaglia. Sempre Clogg nota in che modo Smirne, da perno fondamentale della Megàli Idèa, diventi anche il catalizzatore del risveglio del nazionalismo turco che porterà alla drammatica riconquista della città da parte delle forze guidate da Mustafà Kemal.

 

Si tratta, ciò nonostante, di un processo graduale e tormentato, e su ambo i fronti. Il Trattato di Pace di Sèvres del 10 agosto 1920 conferma innanzitutto l’occupazione greca, sotto forma di un’amministrazione di Smirne e del suo territorio della durata di cinque anni, sebbene l’area, ufficialmente, rimanga sotto il dominio turco. L’incertezza accomuna tuttavia sia il governo greco che quello ottomano. L’astro di Venizèlos è infatti destinato a decadere temporaneamente: il 25 ottobre 1920 re Alessandro, che era succeduto al padre Costantino nel 1917, muore all’improvviso.

 

Proprio Costantino si ripropone come leader e ha la meglio sul rivale Venizèlos che nelle elezioni successive ottiene solo 120 seggi. Re Costantino torna così dall’esilio mentre Venizèlos abbandona il paese. Anche l’Impero ottomano, nello stesso periodo, vive il contrasto tra una forma autarchica e tradizionale di potere e le aspirazioni di un nuovo assetto governativo. Il sultano Mehmet VI gode ancora di una supremazia nominale a Costantinopoli, ma la sua impotenza, soprattutto in occasione del trattato di Sèvres che ha ratificato la conquista di Smirne da parte dei greci, lascia spazio di manovra a una rivitalizzata politica nazionalista.

 

In tal senso, i Giovani Turchi lavorano da tempo a un programma capace di liberarsi delle spoglie del sultanato e delle sue anchilosate strutture. Già nel 1889, per opera di quattro studenti, nasce il “Comitato dell’unità ottomana”. Nei mesi successivi si forma il Cup, il “Comitato unione e progresso”, che da Parigi raccoglie esuli e pubblica il giornale “Mesveret”, ossia “Consultazione”; il gruppo assume il nome di Jeunes Turcs.

 

Attraverso varie forme ed esperienze, il Comitato è protagonista delle principali stagioni politiche ottomane, tra cui la rivoluzione del 1908 che costringe il sultano Abdülhamid II a ripristinare la precedente Costituzione. Negli anni successivi, il Comitato, che affianca al suo organismo un vero e proprio partito, prova a dirigere l’agenda interna e a giocare la sua parte in un complicatissimo scacchiere che vede coinvolti i dignitari vicini al sultano e figure emergenti dell’esercito.

 

Nel 1913, in seguito alla crisi scatenata dalle guerre balcaniche, il Comitato prende il sopravvento con un colpo di Stato. Sono sempre i Giovani Turchi a guidare le trattative che segnano l’intervento delle forze ottomane nella Prima Guerra Mondiale accanto agli Imperi centrali, partecipazione cementatada un’alleanza particolare con la Germania guglielmina.

 

La capitolazione turca, sancita dall’armistizio di Mudros il 31 ottobre 1918, sommata all’audacia dei greci ispirati da Venizèlos, vivacizza ulteriormente il trafficato momento della politica ottomana: per di più, il sultano Mehmed V muore nel luglio del 1918 e gli succede il fratello, salito per l’appunto al trono con il nome di Mehmed VI. I tentativi di quest’ultimo di ristabilire un legame con l’Intesa falliscono miseramente con il Trattato di Sèvres che, oltre a sancire la perdita dell’enclave di Smirne, sottrae ai turchi la Tracia orientale, sempre a favore dei greci; inoltre, i preziosi Stretti diventano territorio internazionale e nell’Anatolia orientale nasce una Repubblica Indipendente Armena.

 

È in questo scenario che si impone Mustafà Kemal, che è affiliato ai Giovani Turchi dal 1908 e che deve la sua reputazione alla resistenza vittoriosa contro i britannici a Gallipoli. Kemal, già il 19 maggio 1919, ossia quattro giorni dopo l’ingresso greco a Smirne, avvia contatti con gli alti comandi per creare una solida organizzazione nazionale. Il 23 luglio riunisce un congresso a Erzurum che formula gli intenti di unità, protezione e difesa del territorio ottomano ed elegge un Comitato rappresentativo con Kemal presidente. A dicembre, il Comitato si sposta nella più centrale Ankara.

 

Nell’aprile 1920 si forma, ancora dietro iniziativa di Kemal, un’Assemblea Nazionale con compiti esecutivi oltre che legislativi. È un chiaro atto di sfiducia nei confronti del sultano.

 

Sono queste le basi politiche della guerra d’indipendenza condotta tra il 1921 e il 1922 contro i greci. Il primo successo turco a ovest avviene a İnӧnü,il 10 gennaio 1921, e porta a una possibile revisione del trattato di Sèvres. I governi greco e ottomano si incontrano a Londra, dal 21 febbraio successivo. Dopo un nulla di fatto, le ostilità riprendono e l’esercito greco viene fermato ancora una volta sulla linea di İnӧnü ma penetra poi fino all’importante nodo ferroviario di Eskişehir. Kemal assume a questo punto il comando militare e sbarra la strada ai greci a Sakarya, dopo un’estenuante battaglia nel settembre del 1921. Da quel mese, di fatto, i greci rimangono fermi sulla linea Afyon-Karahisar-Eskişehir, senza che si combatta. Gli equilibri vengono rotti il 26 agosto 1922 quando Kemal ordina alle sue forze di attaccare l’esercito greco che cade sull’intera linea eviene costretto alla fuga verso la costa.

 

L’inseguimento prosegue fino a quel tragico 13 settembre del 1922 quando, come hanno confermato gli storici, i soldati turchi appiccano l’incendio a Smirne nel settore armeno. Il disastro viene causato anche dal vento che spira da sud e che alimenta le fiamme in maniera devastante lungo il quartiere greco ed europeo della città.

 

Clogg riassume così l’episodio: «Solo i quartieri turchi ed ebraici scamparono all’olocausto. La “Gavur Izmir”, “Smirne l’infedele”, come la chiamavano i turchi, non era più. Un quarto di milione di profughi atterriti cercarono scampo all’inferno gettandosi in mare, ma le truppe e le navi alleate che stazionavano nella rada mantennero un atteggiamento di studiata neutralità».

 

La chiusura del conflitto tra greci e turchi sancisce un ingente scambio di profughi. Venizèlos, rientrato al potere, alla fine del gennaio del 1923 stipula con İsmet Paşa una convenzione che porta 380.000 musulmani a trasferirsi in Turchia, laddove 1.100.000 cristiani si muovonoverso la Grecia. Lo stesso İsmet Paşa, pochi mesi prima, conclude con il generale britannico Harington un accordo che lascia Istanbul e gli Stretti sotto il controllo inglese fino a data da stabilirsi. I turchi hanno dunque la meglio sulla questione di Smirne mentre, al momento,devono cedere su un altro punto fondamentale.

 

Il prologo di Middlesex a Smirne è solo l’inizio di una saga familiare che ha come protagonisti Lefty e Desdemona Stephanides, scappati alle fiamme fingendosi francesi e quindi riuscendo a salire a bordo di una di quelle “navi neutrali” rievocate da Clogg. La voce narrante del romanzo è la loro nipote Calliope, nata come bambina nel 1960, ma che nel 1974, dopo accurati esami clinici, si riscopre maschio adolescente. La storia del suo sofferto ermafroditismo è forse anche lo specchio di una ricerca della convivenza degli opposti di cui Smirne è stata l’emblema fino a quel drammatico incendio. Un centro nevralgico che ha avuto la sfortuna di entrare in un gioco di rivendicazioni politiche e strategiche molto più grandi della sua fiorente tradizione di città cosmopolita e tollerante.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

E.J. Zürcher, Porta d’Oriente. Storia della Turchia dal Settecento a oggi, Donzelli Editore, Roma 2016.

R. Clogg, Storia della Grecia moderna, Bompiani, Milano 1996.

M. MacMillan, Parigi 1919. Sei mesi che cambiarono il mondo, Mondadori, Milano 2006.

J. Eugenides, Middlesex, Mondadori, Milano 2003.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]