N. 70 - Ottobre 2013
(CI)
American Legacy
La SISM ricorda Raimondo Luraghi
di Vincenzo Grienti
La
Società
Italiana
di
Storia
Militare
ricorda
Raimondo
Luraghi
con
un
papers
di
660
pagine.
Classe
1921,
nato
a
Milano,
ma
torinese
d'elezione,
Luraghi
è
stato
professore
emerito
presso
l’Università
di
Genova.
Tra
i
massimi
studiosi
della
guerra
civile
americana,
Visiting
Professor
in
diverse
Università
degli
Stati
Uniti
e
del
Canada,
da
Harvard
alla
Richmond
(Virginia),
a
Notre
Dame
(Indiana),
alla
New
York
University,
alla
University
of
Georgia,
a
quella
canadese
di
Toronto,
Luraghi
medaglia
d’argento
al
valore
militare,
ha
dedicato
una
vita
alle
ricerche
di
storia
degli
Stati
Uniti.
Tra
le
sue
opere,
solo
per
citarne
qualcuna,
Storia
della
Guerra
civile
americana,
Marinai
del
Sud,
ma
anche
Storia
della
Marina
confederata
nella
Guerra
civile
americana
(1993),
che
gli
è
valsa
negli
Stati
Uniti
il
“Premio
Roosevelt”,
ma
anche
La
spada
e le
magnolie
e
tantissime
altre
pubblicazioni.
Una
biografia
interessante
da
approfondire,
così
come
la
sua
produzione
bibliografica
che,
proprio
nel
sito
della
Sism,
la
Società
Italiana
di
Storia
Militare,
è
possibile
rileggere
nei
tratti
più
originali
Quaderno
SISM
2012-2013.
“L’eredità
più
importante
di
Luraghi
è
stata
di
aver
importato
la
lezione
americana
della
storia
militare
come
Kriegsgeschichte
–
spiega
lo
storico
Virgilio
Ilari,
presidente
della
SISM
-.
Questo
è il
modo
in
cui
la
storia
militare
viene
concepita
e
praticata
in
tutto
il
mondo,
tranne
che
in
Italia.
L’enfasi
è
posta
sul
peso
che
la
forza
ha
realmente
avuto
nel
conflitto,
sulle
sue
connotazioni
specifiche,
sul
modo
in
cui
è
stata
prodotta
e
impiegata,
sull’influenza
che
l’esperienza
precedente
ha
avuto
sul
corso
degli
eventi
e su
quella
che
le
interpretazioni
(“lessons
learned”)
hanno
poi
a
loro
volta
avuto
sulla
pianificazione
e la
condotta
dei
conflitti
successivi.
Non
a
caso
la
Storia
della
guerra
civile
americana
di
Luraghi
è il
primo
testo
italiano
in
cui
riscontriamo
un
embrionale
tentativo
di
applicare
dei
concetti
strategici
alla
storia
di
un
conflitto,
in
particolare
le
brevi
e
sparse
osservazioni
sulla
formazione
napoleonica
e
jominiana
dei
generali
americani,
sul
carattere
clausewitziano
dell’occupazione
di
Pittsburg
Landing
da
parte
di
Grant
(nella
battaglia
di
Shiloh)
e
sulla
presunta
visione
“clausewitziana”
di
Lincoln.
Luraghi
non
è
stato
solo
uno
scrittore
–
aggiunge
il
professor
Ilari,
tra
i
più
autorevoli
studiosi
di
storia
militare
-.
Ha
fatto
per
anni
la
guida
sui
campi
di
battaglia
della
guerra
di
secessione:
quello
che
in
inglese
si
chiama
staff
ride,
e in
tedesco
Schlüssreise.
Ha
ricostruito
le
battaglie
integrando
la
ricognizione
del
terreno
e lo
studio
degli
armamenti
e
dei
regolamenti
con
l’interpretazione
delle
testimonianze;
e lo
studio
delle
battaglie
con
quello
delle
campagne
e
del
quadro
strategico.
E ha
integrato
le
determinanti
militari
con
le
determinanti
sociali,
materiali
e
ideologiche.
Un
lavoro
non
diverso
da
quello
che
tre
grandi
storici
militari
tedeschi,
Karl
Marx,
Friedrich
Engels
e
Wilhelm
Rüstow,
fecero
sulle
guerre
dell’epoca
loro,
inclusi
la
guerra
civile
americana
e il
Risorgimento
italiano”.
Proprio
attraverso
le
esigenze
della
Kriegsgeschichte,
infatti,
che
Luraghi
ha
ridefinito
la
determinante
economica
della
guerra
civile
americana,
e ha
potuto
perciò
concepire,
nei
primi
anni
Ottanta,
l’unico
saggio
italiano
sulla
«guerra
industriale»,
un
criterio
interpretativo
della
history
of
warfare
che
era
allora
assolutamente
pionieristico
e
attende
ancora
di
essere
percepito
e
utilizzato
in
tutto
il
suo
potenziale
ermeneutico.
“Altro
aspetto
dell’eredità
americana
di
Raimondo
Luraghi
–
sostiene
il
presidente
della
Sism
-, è
aver
riportato
in
Italia
l’idea,
all’estero
ovvia
ma
da
noi
considerata
bizzarra
se
non
riprovevole,
che
la
storia
militare
debba
essere
in
primo
luogo
critica
dell’arte
e
della
scienza
militare,
siccome
lo
sono
la
storia
della
fisica,
della
medicina,
e
così
via.
Questo
è
stato
il
presupposto
della
sua
partecipazione
al
dibattito
sulla
politica
militare
nell’ultimo
decennio
della
guerra
fredda
e
alle
iniziative
intraprese
sin
dal
1979
dall’allora
tenente
colonnello
Carlo
Jean
per
abbattere
il
muro
di
diffidenza
e di
chiusura
che
allora
esisteva
tra
la
cultura
civile
(che
allora
si
esprimeva
anche
attraverso
i
partiti
politici)
e la
cultura
militare”.
Queste
iniziative
si
concretizzarono
essenzialmente
nell’Istituto
Studi
e
Ricerche
Difesa
(1979),
nelle
Cattedre
di
scienze
strategiche
e di
storia
delle
istituzioni
militari
alla
Luiss
e
all’Università
Cattolica
del
Sacro
Cuore
di
Milano
(1987),
nella
Commissione
Italiana
di
Storia
Militare
(1986),
nel
Centro
Militare
di
Studi
Strategici
(1987),
nella
rivista
Politica
Militare,
poi
Strategia
Globale
(1988),
nella
Libreria
Militare
di
Milano
(1992).
In
quegli
anni
nacquero
il
Centro
Interuniversitario
di
Studi
e
Ricerche
Storico-Militari
(1983),
la
Società
di
Storia
Militare
(1984)
e la
rivista
Limes
(1993).
La
SSM
(che
nel
1998
prese
il
nome
attuale
di
SISM,
con
l’inserimento
dell’aggettivo
“italiana”)
fu
anche
una
“risposta”
di
Luraghi
al
Centro
interuniversitario
di
un
altro
autorevole
storico
come
Giorgio
Rochat.
“La
doppia
appartenenza
fugò
da
subito
il
rischio
di
una
contrapposizione,
ma
le
due
associazioni
conservano
ancora
traccia
dei
due
diversi
caratteri
e
delle
due
diverse
“scuole”
–
aggiunge
il
professor
Ilari
nella
riflessione
dal
titolo
Raimondo
Luraghi
e la
storia
civile
giudicata
dalla
storia
militare
che
apre
il
Quaderno
SISM
2012-2013
dal
titolo
American
Legacy.
La
SISM
ricorda
Luraghi.
Se
il
Centro
furono
i
gesuiti,
noi
della
SISM
fummo
gli
scolopi:
fu
Luraghi
a
decidere
che
ci
chiamassimo
“Società”,
non
associazione,
per
marcare
una
doppia
analogia,
sia
con
la
Società
degli
Storici
Italiani
sia
con
la
Society
for
Military
History
americana.
Luraghi
concepì
la
SISM
come
una
rete
di
collegamento
triplice:
fra
le
varie
componenti
della
storia
militare;
tra
la
storia
militare
e
gli
studi
geopolitici,
strategici
e di
intelligence;
tra
l’università,
i
cultori
non
professionali
e il
ministero
della
Difesa.
Luraghi
fu
inoltre
l’artefice
e il
mattatore
del
XVIII
congresso
della
Commissione
Internazionale
di
Storia
Militare
che
si
svolse
appunto
nella
“sua”
Torino
e
che
segnò
la
prima
maggiore
iniziativa
congiunta
della
CISM
e
della
SISM”.